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sabato 10 agosto 2013

La grande armata dei dispersi e visionari. Vita dello scrittore Stefano Terra, di Massimo Novelli, prefazione di Diego Zandel (Ediesse). Intervento di Nunzio Festa

Al secolo Giulio Tavernari, Stefano Terra, pseudonimo preso in parte dall'elemento assoluto, ovvero “terrestre” - della 'terra' in quanto tale -, trotzkista quando i trotzkisti erano largamente perseguitati persino a sinistra e anti-titino quando il 'titismo' era una bandiera perfino della sinistra che purgava i non dogmatici ai propri culti, è stato uno scrittore e, innanzitutto, un reporter irregolare; ché tra l’alcol e le sigarette ha posizionato la visione (sua) del mondo: trovando in ogni angolo di mondo, sia detto, luoghi, sempre naturali, umani o non umani quindi, con la propria infedeltà alla certezze purificanti di dogmi e principi idealistici. Dunque il suo nome andrebbe riconsiderato. Se oggi ci fosse onestà, nel mercato editoriale. Ma il business non accetta compromessi con la verità. Allora diciamo che quel Terra blandamente accostato all’indomabile altro avventuriero, seppur di tempra, per scelte, molto diversa, Alberto Ongaro, fu una delle interpreti letterari che seppe decodificare, in maniera perfettamente controcorrente, i tempi che viveva. Facendo della sua biografia appendice e tema vitale dei suoi romanzi. A buon conto, allora, il meritevole Massimo Novelli, figlio del Novelli giornalista di quella Stampa che fu pure di Terra, annovera Tavernari nella “grande armata dei dispersi e visionari”. Ma realizzando un lavoro impeccabile. In quanto frutto d’una dedizione assoluta e, a tratti, estrema, alla causa. Quella di riconoscere, ché il tempo non è utile non è mai finito, tutti i meriti di Giulio Tavernari. Quel Terra che davvero poco riuscì a resistere nella redazione del Politecnico d’Elio Vittorini, ma che di contro lungamente fece resistenza pura sostenendo l’antifascismo militante, con la pratica, e quello colto con giornali e pubblicazioni tenuti in considerazione in Giustizia e Libertà, che fu pure “editore” ecc., oltre chiaramente. A moltissimo altro ancora. Vastamente apprezzato dalla critica (Bo, Pampaloni, Falqui per fare solamente qualche nome) Terra in Italia pubblicò presso Mondadori, Einaudi, Bompiani e Rizzoli. Uomo del Levante, ma non alla stregua del pacifista Terzani in quanto più battagliero sul campo, nel senso proprio di combattente, già prima con le vesti imposte di tenente italiano ovviamente poi Disertore, innamoratissimo della Grecia, tanto che le sue spoglie là giù rivivono, la biografia di Terra per prima cosa racconta appunto l’avversione, seppur diciamo da sinistra, al regime di Tito come, chiaramente, l’opposizione dura pura e frontale alla “dittatura dei colonnelli” delle sponde del Peloponneso. Il poeta Stefano Terra menziona in forma lirica, si da il caso, incontri e amicizie, certezze d’opposizione e regola di vita intransigente e finemente battagliera. E Novelli sceglie di scovare, per riportare in vita Terra, persone e luoghi. Quel passato che mai dovrebbe passare. Usando dialoghi con chi ha conosciuto meglio lo scrittore, in primis la sua ultima moglie, e, naturalmente, le righe di narrativa e poesia dello scrittore. Ci sarebbe davvero troppo da dire. Epperò non è concepibile che romanzi dal titolo, per dire, “Albergo Minerva” e “Alessandria” e “Le porte di ferro”, risultino oggi introvabili. Il cancro uccise Giulio Tavernari. L’irriconoscenza della spietata e perduta Italia ha ammazzato lo scrittore Stefano Terra.

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