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domenica 3 giugno 2012

Fabrizio Lupo di Carlo Coccioli. Prefazione di Walter Siti (Marsilio). Intervento di Nunzio Festa


Era già il 1978 quando uscì in Italia, anzi tradotto in italiano in quanto inizialmente il romanzo era stato scritto in francese, "Fabrizio Lupo", opera che appunto la Francia, fra polemiche e acclamazioni, aveva accolto nel '52. Prima che della lingua spagnola per il Messico. Era comunque la settima prova letteraria di Coccioli. E Carlo Coccioli con il suo Fabrizio Lupo aveva nuovamente sconvolto lettrici e lettori. Diversamente, è chiaro, dall’esordio con “Il migliore e l’ultimo”, sulla Resistenza, come in maniera differente ancora da “Il cielo e la terra”. Combattente antifascista e giornalista, Coccioli, che scriveva magistralmente in tre lingue, subì il destino di dover lasciare l’Italia seppur questa non fosse la sua prima e vera e unica decisione. Nel leggere Carlo Coccioli non si può fare i furbi. Perché intanto scrittura e argomenti catturano persino l’attenzione più bassa e superficiale. Che si tratti di “Piccolo Karma” o del recentemente ripubblicato in edizione italiana “Requiem per un cane”, figuriamo per il poderoso e intransigente Fabrizio Lupo: romanzo dell’intimità e dell’universalità al contempo. E non lo sia per dovere intellettuale. Un'opera, comunque, sconfitta. Dal mercato, s'intende. E anche oggi. Ma dovremmo analizzare, allora, le ragioni della sconfitta per scoprire perché quest'è giunta, e nuovamente. Cosa che ci va di fare. Questo romanzo non si consiglia e se ne parla poco in quanto si tratta innanzitutto d'un testo che mette in grande difficoltà e quindi imbarazzo chi legge. Chi deve, o dovrebbe, scriverne. La critica ufficiale in primis. Il libro in realtà è composto da tre libri. Nella prima parte del romanzo, la storia narrata in prima persona ci racconta d'esser uno scrittore che dopo aver scritto un romanzo riceve una strana pagina bianca, firmata proprio "Fabrizio" (lo scrittore é Carlo Coccioli). All'uscita del secondo romanzo, un lettera identica. Fino a una terza missiva dove l'autore invoca l'aiuto dell'amato scrittore. Aggiungendo che sta per morire. Lo scrittore riceve e va incontro a Fabrizio Lupo, pittore che in realtà aveva già avuto modo d'apprezzare a Venezia nell'occasione d'una sua mostra. Fabrizo Lupo, lo si vede meglio nella parte centrale del poderoso romanzo, non chiede che lo scrittore, Coccioli al fine, di pubblicare la storia-romanzo della sua vita. Un Fabrizio Lupo che paurosamente somiglia a Carlo Coccioli. E che destina a chi ascolta tutti i suoi ricordi d'adolescenza. I turbamenti del mentre cercava una finta fidanzata al fine di sconfiggere la vera omosessualità. Fino, almeno, all'incontro con Laurent. L'innamoramento. L'amore assoluto di Fabrizio Lupo. Un amore gigante buono per ciascuno e ognuno. Romantico, a dir poco. Mentre scorre dio. Il disincato dal cattolicesimo.  "Al centro del libro di Coccioli - scrive a proposito Bartolomeo Di Monaco - non vi è tanto una storia sentimentale tra due omosessuali, quanto l’amore: la sua difesa contro ogni limitazione e distinzione che ne fa artificiosamente la società (ed anche la Chiesa) in contrasto con la volontà di Dio". Perché, nonostante tutto, "l’amore descritto da Coccioli è strettamente legato a Dio". Ed è quello, appunto, che la Chiesa non capisce, che la Chiesa ufficiale non accetta. Neppur oggi. Nella parte centrale del romanzo, nella narrazione sottratta all'identità di F.L., incontriamo il Ragazzo. Prima, naturalmente, di rivedere la fine di F.L. Carlo Coccioli, scrittore tra i meno telefonati di sempre, alterna il suo canto a controcanto del soggetto inventato. Sino al contrario. Certo nella lingua ci sono sperimentazioni da Gruppo '63. Però mentre scorre il sangue del tempo. Che deve ragionare delle vite vere, di persone in carne e ossa. E sono tante, le vite messe in questo romanzo. Partendo dall'esistenza dell'autore. Il romanzo deve esser poggiato in mezzo alle opere immortali.   



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