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mercoledì 3 agosto 2011

L’asso nella neve. Poesie 1990-2010, di Anna Maria Carpi, postfazione di Fausto Macovati ((Transeuropa). Intervento di Nunzio Festa











“Io perché non ne ho voglia? / Perché non mi riprendo come la mia azalea? / Era appassita, i fiori come stracci, / Le era mancata l’acqua, io gliel’ho data / senza speranza, e invece stamattina / è ritta viva ignara risplendente.” Questi versi sono una delle chiuse migliori di “L’asso nella neve”, l’ultimo libro della poetessa, scrittrice, traduttrice e docente universitaria Anna Maria Carpi. Un volume, iniziamo a precisare, che spiega parola per parola come Carpi sia una delle migliori voci poetiche che abbiamo; poetessa elegante, ma intransigente, potremmo aggiungere di già. La pubblicazione che leggiamo e rileggiamo, in quanto ci convince dall’inizio alla fine, persino nella sua struttura - ‘organizzativa’ - , è raccolta che contiene poesie più recenti di Anna Maria Carpi (amante del Nord e dell’Est soprattutto ex Sovietico) insieme a una selezione dei testi considerati più “significativi dell’autrice”. Un percorso che sintetizza un percorso, la vita poetica dell’autrice. Ma, approfittando del titolo, che è omaggio a figure estratte dal passato appunto sovietico, ovvero una scena ripresa nel mentre della sconfitta dei tedeschi in Urss eppure più esattamente dove tre soldati della Germania s’erano rintananti nel gelo a giocare a carte e allo stesso tempo avevano cestinato nel freddo l’asso – non volendolo cedere al Nemico. Per lo mezzo, inoltre, righe che sono ideale discorso aperto con figure tipo Bobbio e Brecht, per dire. Veri maestri, forse questi, e forse alla stregua della Russia che offre un’opportunità di creazioni che è territorio apertissimo e più volte alimentato dalla poetessa milanese di nascita. I primi componimenti ci permettono, fin da subito, di scorgere il motivo ideale che dice ad Anna Maria Carpi quale foga sperimentare nelle scrittura: dove i versi spaccano la realtà per trarne da essa esempi di crisi interiore. Una difficoltà, verrebbe da dire, tanto individuale che sociale. In pratica un’analisi, ridetta in forma poetica, delle sfioriture che questo mondo aiuta a tenere in vita. Fra un segno personale che tante volte diventa vaghezza di ricerca senza obiettivi e una stagione di collettiva o comunitaria prossimità alla desolazione. Fra l’Io e il resto della vita, sempre. L’asso nella neve, come poche altre opere poetiche in circolazione, è un lascito ai tempi moderni del tempo modernizzato. Il verso pienamente allusivo dell’autrice, d’altronde, spiana suoli e sottosuoli a farli pronti nell’accoglienza di questo ragionamento. Il verso di Anna Maria Carpi è, quando più descrittivo-discorsivo-prosastico/quasi, forte e solido a definire atteggiamenti e sentimenti pensati e riposizionati nel presente. Quando è più secco, solitamente, fra un accenno e/o inizio di frammentazione, il verso di Anna M. Carpi fa fortemente male. E’ cruento. Ma la cruenta eleganza di Carpi fa amare ogni puntino delle sue poesie.

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