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domenica 9 maggio 2010

Il libro del giorno: QUOTIDIANO DEI POETI di Antonio Leonardo Verri (Kurumuny)


















Quando Atonio Verri pensò al Quotidiano dei Poeti, le sue intenzioni erano quelle di dare vita ad un’esperienza che fosse breve nel tempo. Si trattava di dimostrare che era possibile stampare e diffondere in questo paese, partendo dal profondo di una delle provincie apparentemente più lontane dal centro Italia, Lecce, un giornale che fosse solo di poesia e che sapesse parlare la lingua dei poeti […] Il Quotidiano dei Poeti ebbe due versioni. La prima (1 marzo 1989) fu quella cosiddetta “elefante rosso”. Per la sua realizzazione Antonio chiese aiuto a Francesco Saverio Dòdaro, il quale gli propose un giornale in formato A2 (42x59.4) con “modularità dattilo A4”. Per risolvere il problema del ristretto organico redazionale (Verri, Dòdaro, Nocera) optò per l’uso del dattiloscritto dell’Autore, sic et simpliciter, evitando così la composizione tipografica dei testi. Uscì a cura del Centro culturale Pensionante dè Saraceni di Caprarica di Lecce, mentre la redazione fu a Lecce, in casa di Ada Donno.Redattori: da Milano Bruno Brancher, da Parigi Geoges Astalos. A partire dal maggio 1991, il Quotidiano dei Poeti stampato con inchiostro nero e seguendo canoni più classici, si intersecò con un’altra testata, Ballyhoo-Quotidiano di comunicazione. Uscì per dodici numeri (nei giorni 17-18-19-21-22-23-24-25-26-28-29-30 maggio 1991. Il 20 e 27 maggio sono due lunedì, e come tutte le vere redazioni, Verri non ci fece lavorare). I diffusori furono: da Milano Bruno Brancher, da Bari Giuseppe Cazzolla, da Perugina Luigi Cosi, da Trento Marina Giovannini, da Belluno Alfonso Lentini, da Matera Roberto Linzalone, da Napoli Antonio Iaccarino, da Roma Franco Falasco. Il Quotidiano venne piegato e impacchettato nella redazione di Lecce. Come Verri aveva previsto, i diffusori si rivelarono molto importanti, perché ogni mattina il giornale giunse e venne diffuso nelle più importanti città italiane, grazie ad un marchingegno di trasporti che Verri si inventò attraverso una rete di collaboratori strategici nei capoluoghi di regione. Infine, nel 1989, Antonio Verri per una collana “spaginata”, ideata e strutturata da F.S.Dòdaro, pubblicò anche dieci Spagine, tutte di colore verde e numerate da una a dieci con dimensioni: 30x50. Questa del Quotidiano dei Poeti è stata una bellissima pagina letteraria di Antonio L. Verri, che oggi, debitamente rilegato e impreziosito dalla sovraccoperta con lo splendido ritratto di Antonio Massari, vede la luce quale omaggio al suo ideatore. (Maurizio Nocera)

Ma la figura di Antonio Verri non si circoscrive alla sola definizione di aurore. Tutte le testimonianze esaltano le sue capacità di catalizzatore, ideatore, esortatore di azioni, sconfinatore di rotte provinciali. Ora, la storia culturale universale ci insegna che movimenti, fermenti, situazioni di vera creatività nascono spesso proprio così:in fervorose azioni di gruppo, attorno a persone di tal sorta, con semi gettati nel cuore e nella terra, con stimoli lanciati dal sogno e dalla parola, con azioni brevi e intense capaci di scombussolare - anche con una risata di derisione, anche con deliri astrusi – il quieto sopore ufficiale. Figura come quelle di Antonio Verri confermano l’esistenza di un paradigma esistenziale e creativo che è valvola di sicurezza della poesia. Senza persone come loro la poesia morirebbe asfittica. Non a caso, parlando dei poeti pubblicati nella sua “babele di iniziative…, Antonio Verri, nel 1990, dichiarava: Si tratta di poeti che appartengono a una specie diversa a volte primitiva e barbara, a volte così fine, meticolosa, spigolosa. Facili a perdersi, a divorare a disperdersi. Insomma, di poeti che scuotono la sonnolenta pratica poetica. Quanto di questa vulnerabilità a perdersi e disperdersi si trova minacciata dalle difficoltà oggettive? Intervistato sulle difficoltà incontrate, Antonio Verri ammetteva: difficoltà a non finire, da non credere. Assessori che ti fanno perdere l’allegria, accademici spenti, lettori che puntualmente disertano le librerie. Di positivo c’è solo di poter operare in una terra vergine, come vecchi-giovani pionieri. Messaggio più chiaro non poteva esserci. (Toni Maraini)

Kurumuny

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