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martedì 20 aprile 2010

Enrica Morgese, “Controversi Oltrelatoga”. (Perrone Lab)

“La raccolta di versi di Enrica Morgese si apre in modo insolito con una dichiarazione di attenzione nei riguardi del lettore, nella quale è implicita una promessa di comunicazione, di consegna delle emozioni attraverso l’intelligenza conoscitiva della scrittura poetica.
L’esperienza esemplare della poesia, così come dovrebbe essere, fuori dalle acrobazie retoriche o le lettere morte della vacua letterarietà, si traduce in un “sentire” e uno “stare” nelle cose, e di conseguenza, in un tipo di scrittura che garantisca che “la realtà del mondo non sarà sottovalutata”, per usare le parole di Neruda. Non a caso in queste poesie una lingua vibrante e concreta cattura la realtà, come in “Consegnarsi” dove l’esperienza del dolore viene filtrata nella descrizione del bagliore carnale di un pomodoro squarciato, nel lucente rosso che trasla, in metafora psichica, la vulnerabilità dell’anima o la ferita di un abbandono.
Partendo dal dato fenomenico di un ortaggio, attraverso la poesia, si attua la trascrizione simbolica di un “patire”, creaturale insieme con il mondo, che sarà poi contrappunto di tutta la raccolta. Percorso iniziatico, sulla via di uno scavo esistenziale, che diventa sguardo straniante e rielabora un modo nuovo di guardare anche sé stessi: (“Disconosco”) Quella donna, / la vedete anche voi? / quella dalla sagoma fuori contesto… Trasalgo./Quanto a me, io non la (ri)conosco”. L’autrice ci dice che la dimensione poetica, essendo altro dal linguaggio della prassi, è in grado di rivelare zone latenti dell’interiorità e stabilire un contatto profondo con ciò che giace nascosto. Partendo dall’osservazione e dall’auto-auscultazione, si sommano visioni e ricordi, attraverso l’uso ben calcolato del correlativo oggettivo, espediente novecentesco, che rende palpabile il sentimento di disagio, o per meglio dire tutto il peso di una coscienza che lucidamente si interroga, come “un’anima di lana” ingolfata nella gravità delle cose: “Piove,/piove da giorni,/mi pare che piova da epoche,/da ogni versante della Rosa dei Venti./…………………/Cosa vuoi che mi accada?/È un pezzo/che sono/infeltrita.” Poesia, dunque, come radice, substrato dell’esistenziale, guida allo scavo interiore, sebbene ad ogni passo l’immaginario tenda a staccarsi dai fatti, rivelando tutta la complessità emotiva soggiacente. L’avvenimento è un campo di forza che dirama in immagini, amplificando le potenzialità della percezione, così in alcune poesie, ad esempio, la potenza di un sentimento di paura prende le mosse dall’astrazione di un colore: devo fare i conti con/la paura del blu,… e, a braccio, mentirgli/di coralli colorati; mentre altre volte sarà l’acuta dissonanza di una nota musicale a spalancare scenari inaspettati. In versi come questi tutto sembra dirci che con la poesia non si soccombe di fronte alla menzogna, perché essa è carne che dà corpo, prima di tutto alle proprie verità, e poi alla costruzione di un’esperienza di senso….” (dalla prefazione di Letizia Leone)

Enrica Morgese - “controversi oltrelatoga” - Ed. Perrone Lab. Prefazione di Letizia Leone

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