Ricordo che l’ultimo libro che ho letto di quest’autore è stato "Un uomo nel buio", e devo dire che mi aveva lascito senza fiato. Poi quest’ultimo libro denso, dove l’autore fa agire i suoi personaggi in maniera immensamente lucida, anche nelle situazioni più bizzarre. E questa non può essere che definita grandezza totale. La storia vede come attore principe un poeta americano, Adam, (siamo nel 1967) che scrive le sue memorie ancor prima di morire. Auster è geniale nel far dubitare sulla veridicità delle cose scritte dal poeta in questione, sino all’ultimo. Adam è incestuosamente innamorato della sorella, Adam scopa con la francese Margot più matura di lui e che ha un amante di nome Born. Un “quadrangolare” che offre innumerevoli scenari, e che questo grande scrittore riesce a comporre e scomporre a suo totale piacimento. Che Paul Auster sia difficile da capire è fuori questione, soprattutto perché la sua è una tipologia narrativa complessa, piena di innumerevoli zone d’ombra, che paiono create per disorientare più che guidare il lettore pagina dopo pagina.
Ma per noi è più che sufficiente quanto sostenuto da Clancy Martin del New York Times sull’ultimo lavoro di questa grande, grande penna: «Appena finito di leggere Invisibile, lo si vorrebbe leggere di nuovo perché il romanzo si muove velocemente, con disinvoltura, quasi sinuosamente, e finisci per preoccuparti di avere letto alcuni buoni passi troppo in fretta. La prosa è un esempio della scrittura americana contemporanea al suo meglio: fresca, elegante, vivace. Dà quella illusione di facilità che viene solo da una ferrea disciplina. E come accade spesso quando si è nelle mani dei maestri, si legge la frase successiva quasi senza avere finito quella precedente. Se, come nel mio caso, una delle ragioni per cui leggete è il grande piacere di innamorarvi di una storia, allora leggete Invisibile. È il romanzo più bello scritto da Auster».
Nessun commento:
Posta un commento