martedì 23 marzo 2010

Il dolce cammino di Fabrizio Buratta e Faraòn Meteoses (Aracne edizioni)

Ho avuto l’opportunità di conoscere Faraòn Meteosès con la sua silloge “Psicofantaossessioni” portato alle stampe dall’editore Lietocolle e subito ho riconosciuto una forte peculiarità nel modo di scrivere versi: la capacità di incantare con una pienezza di cromaticità affioranti da una vasta varietà di grammatiche, articolate attraverso una metrica personalissima. Con piacere seguo i passi di questo poeta, vedendolo impegnato in numerosissime uscite pubbliche per l’Italia, a testimonianza di un’indomita passione per la performatività. Ora per i tipi di Aracne, esce “Il dolce cammino…” un libro a due voci fondamentalmente, con il fotografo Buratta, compagno di viaggio in quest’avventura che attraverso due tipologie espressive tenta di seguire un comune approccio semantico ed estetico. I due protagonisti di questa esperienza editoriale vogliono farsi sentire con il loro grido di protesta che apre gli occhi della gente che avrà la fortuna di leggere questo libro su alcuni aspetti della vita di oggi come l’artificialità dei nostri tempi, le morti sul lavoro accanto alla categoria dello Sfruttamento a qualsiasi latitudine lo si voglia intendere. Ora che sia un libro di poesia che raccontano delle foto, o viceversa poco importa, dal momento che le 32 sequenze fotografiche di Fabrizio Buratta e le 32 “Fermate a richiesta” di Faraòn Meteosès sono il risultato di un’esplosione di energia incredibile la cui utilizzazione è prettamente di azione ermeneutica sul reale, sul circostante, sull’interiore, sull’utopico. Faraòn Meteosès ovvero Stefano Amorese si presenta al suo pubblico in maniera più matura arrivando a sfruttare la potenza delle parole sino al midollo, arrotandole, ritmandole per descrivere frammenti di mondo che debbono essere lacerati perché non sussistano più né inutili ipocrisie o superficiali fraintendimenti. Così si presenta Fabrizio Buratta al suo ipotetico pubblico a pag. 88: “Ho fatto politica, letto libri, visto film, mostre, teatro, eppure cado dalle nuvole! (…) L’affresco che si vede è per forza di “cose” doloroso, ma dal disagio nasce sempre la consapevolezza”. Amorese invece controbatte in questo modo: “ora sì che posso lasciarmi andare/ più liberamente e al mio diletto/ sorvolando tutti gli ammassi informi delle nuvolaglie/ e i bassipiani depressi sulle superfici/ frattanto che dabbasso la terra trema/ qui mi trastullo/ lontano dal mio dolore e dal mio travaglio/ dissolvo ogni inquietudine del mondo fisico/ che mi attanaglia/ sono felice nell’egoismo sano della pura morte”. Il volume presenta i contributi di Fabrizio Buratta, Faraòn Meteosès (Stefano Amorese), Plinio Perilli, Eugenio Maria Costantini, Ugo di Toro, Luca Cremonesi, Giacomo Cerrai. That’s all folk!

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