mercoledì 3 marzo 2010

Brooklyn brucia per il rock. Intervento di Maria Beatrice Protino



















Al Market Hotel
(www.myspace.com/markethotelnyc),
uno dei locali più cool della scena indie-rock di Brooklyn, alle nove di sera, in un grande loft con colonne di cemento armato tipicamente newyorkesi, luci basse e vecchi divani, si suona rock’n roll dietro un organizer attento come Todd P (ovvero Todd Patrick). Todd P è un 34enne del Texas laureato in letteratura inglese trasferitosi a New York nel 2001 che ha scelto di fare proprio questo nella vita: far suonare le band. Quando arriva a Brooklyn non c’era il fermento musicale che è riuscito a creare col suo lavoro di promoter di eventi in questi anni, anzi, al contrario, ormai il rock’n roll non era più considerato coinvolgente se suonato nei locali. L’idea è stata, quindi, di spostare i concerti dai club a locations davvero underground, forse giocando un po’ sul limite della legalità, ma con l’idea di divertire facendo musica e dal “do it youself”, ovvero dell’etica del “fallo da solo”, organizzando, cioè, tutto in prima persona.

La risposta è stata senz’altro superiore alle aspettative: Todd P riceve moltissime e-mail al giorno di gruppi che mandano i loro pezzi chiedendo di potersi esibire. Probabilmente è una delle migliori cose capitate alla musica rock americana dopo gli anni ottanta-novanta: i tempi di Patti Smith, Debbie Harry e Talking Heads.

Oggi il rock ha lasciato la costosissima Manhattan per trasferirsi proprio dall’altra parte del ponte, dove suonano bands dai nomi più fantasiosi e ossessionati dall’idea di autenticità, come i Dirty Projectors, gli Animal Collective, i Liars. La critica è in estasi e le feste e i concerti di ogni sera creano un fermento creativo sistemico e tipico di Brooklyn, per cui le bands vogliono far parte della comunità e si trasferiscono qui da tutti gli Stati Uniti in cerca di posti in cui suonare. Si sta addirittura studiando un sistema in grado di fare maggiori profitti in modo da prevenire il rischio di perdere le bands accattivate dalle major: un’istituzione centrale, una fondazione sponsorizzata sia dal pubblico che dal privato che mantenga le caratteristiche e la filosofia che hanno decretato la fortuna di questa nuova scena musicale e soprattutto… in jeans stretti rigorosamente hipster.

1 commento:

  1. Che bello! Magari si sviluppasse anche a Milano una scena del genere... potrebbe essere un'idea...

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