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mercoledì 10 febbraio 2010

Quel che rimane ... di Vito Antonio Conte


Sul tavolone -che funge da scrivania- nello studio di casa mia, dopo i mandorli in fiore nei campi adiacenti la strada che ho percorso e amato (insieme a te), lo spazio è quasi ormai colmo. Pile di libri, fotografie, agende e altro, molto altro, a consumare ritagli di legno residuo. Ho acceso un incenso (Goloka, varietà Nagchampa Agarbathi), il suo profumo si sposa bene col the bollente al limone che sto bevendo, intanto che per cinque minuti son venuti giù fiocchetti di neve. Scrivo il mio nome il mio indirizzo e il mio numero di cellulare sulla Moleskine intonsa, a fogli bianchi (senza righi, né altro, intendo), con la copertina cartonata rigida di colore rosso. Sotto, accanto alla dicitura “As a reward: $”, aggiungo “0”. Tanto vale oggi il ritrovamento e la riconsegna a me, semmai dovessi perderla (la Moleskine nuova, intendo). Lo stereo diffonde le note di quel che la copertina del CD assicura essere The Very Best Of Charles Mingus. È quel che ci vuole a quest'ora. Adesso. Faccio un po' d'ordine: ripongo nella libreria qualche libro: “Il mio nome è rosso” di Orhan Pamuk. Ne ho letto appena un ottavo: non è momento. Una raccolta di storie a fumetti di Milo Manara (eros d'autore: molto interessante...). Un altro fumetto: “Alan Ford Story” di Max Bunker (ritorno all'infanzia e uno scambio di battute d'attualità: il suicida, sulla spalletta di un ponte, dice: “Voglio buttarmi, sono un fallito! Non merito di vivere, voglio buttarmi”, Alan, rispondendogli, osserva: “Qui non otterrà niente, l'acqua è alta sì e no mezzo metro. Più avanti, di là, la profondità sarà di almeno sei metri, e allora...”, al che il suicida: “Grazie, grazie buon giovane! Un po' di calore umano fa sempre piacere ai morituri!”, pag. 103 del n. 1 di Alan Ford – Il Gruppo TNT del maggio 1969). Ripongo sulla libreria anche “Lo schiavo del manoscritto” di Amitav Ghosh: sono giunto a pag. 53 e non riesco proprio a continuare... Verrà il suo tempo anche per questo! Forse. E, forse, avrei dovuto iniziare la lettura di questo Autore con “Mare di papaveri”, di cui avevo letto un'ottima recensione su un vecchio “Style”, il noto supplemento del Corriere della Sera. Via anche “Letteratura del Novecento in Puglia 1970-2008”, edito da Progredit, a cura di Ettore Catalano, 526 pagine (indice dei nomi escluso) ricche di spunti e notizie sul panorama letterario pugliese degli anni indicati nel titolo del libro, ma decisamente deludente e confusionario nei capitoli XIII e XIV, curati, rispettivamente, da Antonio Lucio Giannone e da Maria Ginevra Barone e Fabio Moliterni. Quel che desta perplessità non è tanto il ritrovare menzione della tale rivista o del tale Autore, che -indubbiamente- è frutto di scelta dettata da una qualche motivazione, quanto la farraginosità dei capitoli nella disamina e nella descrizione del tema di cui si occupano, nonché alcune pesanti assenze, le cue conseguenti lacune sono inspiegabili. Frutto di scelta. Sarebbe interessante capire quale! Se qualcuno vorrà dirmelo, spiegherò meglio quanto sopra. Rimane su questo grande tavolo “Antigua, vita mia” di Marcela Serrano: lo leggerò intanto che rammento “Nostra Signora della Solitudine”, della stessa Autrice, letto diversi anni fa. M'era piaciuto! E mi accendo un'altra sigaretta... per chiudere questo pezzo, che non è una recensione, né altro, ma soltanto un'incursione nel mio tempo che scivola via, come questo giorno. Di cui rimane (come di versi) una parvenza di neve, mandorli in fiore e un libro da leggere...


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1 commento:

  1. Ciao Tonio. Che bello il tuo scrivere! Qualunque esso sia è riconoscibile. Come una qualsiasi opera dotata di una sua idenità. Sia essa una storia importante, sia essa "un'incursione nel tempo che scivola via...". Importante... comunque...
    Tonio Bisconti

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