Di Andrea Pazienza non si parla mai abbastanza. Artisti come lui meritano continue riletture, una vita se pur breve, intensissima da tutti i punti di vista. Una vita così vicina e astratta dalla realtà che finisce per sconfinare e invadere anche il suo immaginario artistico. Ecco che è possibile ricostruire vita e opera di Andrea Pazienza con un registro che sembra essere letteratura e cronaca dei fatti al contempo. Quando si dice una vita da romanzo, o in questo caso, una vita da fumetto. E tre sono i personaggi raccontati in queste pagine, tre capitoli, tre periodi della formazione umana e artistica di Andrea. Pentothal, Zanardi e Pompeo. “Il giogo mentale di Pentothal, la valvola di sfogo di Zanardi”, e poi la liricità di Pompeo “il ritorno alla carne, al dolore, a una testimonianza sincera e senza mediazione”. Emozioni e vita insieme. Pentothal incarna il Pazienza del 77, il suo utopismo in controtendenza con l’ideologismo del tempo, Zanardi è la perdita dell’innocenza, il lato oscuro di Andrea, quello malato e poi Pompeo, la fine, l’ultimo capitolo di una vita e di un’opera. E in tutto questo c’è la sperimentazione, la voglia e la capacità di oltrepassare il limite per trovare nell’equilibrio o disequilibrio tra immagini e testo nuove forme per l’illustrazione. Fumetti di evasione è un bel libro, si legge come un “film”, nel suo associare immagini a una storia speciale. “Il fumetto è evasione, è sempre evasione, deve essere evasione, del resto la parola evasione è una bellissima parola, evadere è sempre bello, la cosa più saggia da fare... Poi se c’è qualcos’altro ben venga.” (Andrea Pazienza, 1984)
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