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martedì 7 agosto 2007

L'11 settembre di Noam Chomsky






























L’11 settembre 2001 rappresenta per l’attuale storia contemporanea internazionale, il giorno in cui si è verificata la più grande catastrofe psico-cosmica (parafrasando Manlio Sgalambro) per l’umanità: gli Stati Uniti d’America subiscono la distruzione del loro simbolo economico più grande, ovvero il World Trade Center, e del loro simbolo militare più importante ovvero il Pentagono. Noam Chomksy nei suoi due lavori, 11 settembre – le ragioni di chi e Dopo l’11 settembre – potere e terrore editi per i tipi della Marco Tropea editore, riflette e cerca di cucire una fitta trama di riflessioni sulle possibili cause che hanno determinato un atto ad alta densità terroristica come quello, tentando di esaminare tutta quella politica estera americana degli anni passati, provando inoltre a far comprendere ai suoi lettori come mai, una nazione così potente come gli U.S.A, che più volte istituzionalmente si è professata portatrice di grandi ideali, come giustizia, uguaglianza, pace, in realtà non riesca a riscuotere grandi favori nel mondo. Innanzitutto, dice Chomsky, è la prima volta dal 1812 ( si fa riferimento alla guerra anglo-americana combattuta ai confini con il Canada quando la Casa Bianca venne incendiata) che gli Stati Uniti sono stati sotto attacco esterno. Qualcosa di certo non è andata per il verso giusto. E’strano… i migliori servizi di intelligence come la C.I.A e l’F.B.I , non erano stati in grado di disporre di una serie di informazioni, con largo anticipo, utili per sventare l’attacco? E’ strano … possibile che nessuno dei loro informatori, distribuiti come infiltrati nei più svariati ambienti legati al “mondo del terrore” internazionale, magari anche da loro ben pagati, non abbia perlomeno fatto suonare un piccolissimo campanello d’allarme che qualcosa di grosso bolliva in pentola? Di certo non è il momento di fare banali supposizioni, peraltro da tempo messe nero su bianco sulle più importanti testate nazionali e internazionale, a tutt’oggi. Quello che sostiene Chomksy, fondamentalmente, è che pur se in molti in America e non solo hanno con rabbia gridato alla vendetta, contro Al Qaeda e il suo capo Osama Bin Laden, adducendo tra l’altro deboli prove riguardo ad uno suo coinvolgimento diretto, ricordando che comunque Al Qaeda risulta essere un’organizzazione terroristica piuttosto decentralizzante tutti quei “lavori” di coordinamento per possibili attacchi o azioni terroristiche, l’America si è puntualmente comportata come sempre ha fatto nel corso della sua storia: sul banco degli imputati espone le sue tesi, costruisce delle prove, fa la sua doverosa distinzione tra buoni e cattivi, utilizza tutti quei mezzi di comunicazione di massa ( un esempio potrebbe essere la MSNBC) in qualche modo legati al governo per iniziare una lavoro di controllo delle coscienze (la tecnica usuale nel produrre terrore e angoscia nella gente è che occorra essere i primi ad attaccare - guerra preventiva, ndc - prima che un nemico terribile distrugga la nazione), dare un nome roboante e che instilli in chiunque la sottomissione al dogma dell’uso della forza contro chi odia la civiltà, la pace e la giustizia ( penso a “Infinity Justice” chiamata poi per questioni più politicamente corrette di propaganda “ Enduring Freedom”) e chiedere sostegno ad altri paesi amici ( la Gran Bretagna in prima linea, la Turchia subito dopo) nella lotta contro il Male (Afghanistan, Iraq, Iran etc). Peccato che ad esempio l’Iraq di Saddam Hussein sia stato prima oggetto di aiuti e “cure” da parte degli Stati Uniti nel periodo in cui commetteva orribili stragi contro i curdi, e peccato che la famiglia Bin Laden abbia fatto grandi affari con la famiglia Bush ( basterebbe guardare il film di Moore, 9/11 per rimanere senza fiato per quello che viene dichiarato e per ciò che si vede), oppure che gli stessi terroristi di Al Qaeda provengano dalle fila di quei fondamentalisti addestrati circa vent’anni fa dalla Cia per contrastare l’Unione Sovietica in Afghanistan . In verità i due libri analizzati in questa sede, aprono veramente gli occhi a quanti vogliono sapere perché ad esempio Israele, da quando ha costituito per gli U.S.A una solida barriera in quella regione contro i paesi fondamentalisti arabi, goda di tanta protezione, nonostante la costante pressione militare ( terroristica?) sulla Palestina, o perchè magari nonostante le diverse risoluzioni dell’Onu contro l’impiego della forza per la soluzione dei conflitti, proprio in quella sede ci sia stata sempre l’astensione di Israele e degli stessi Stati Uniti. Si sa ad esempio che numerose accuse di terrorismo internazionale sono state rivolte agli Stati Uniti da altrettanto numerosi paesi nel mondo (uno di questi è stato il Nicaragua), anche in sedi legali internazionali come la Corte Suprema dell’Aia? Ad ogni modo Chomsky insiste sulla necessità di scavalcare qualsiasi forma di protesta nei confronti del potere costituito, creando momenti di incontro orizzontali tra la gente, di discussione, proposizione e azione, ricordando come sia inutile dire al Potere, la Verità, che già sa e che ciecamente e volutamente ignora.

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