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giovedì 14 settembre 2017
Tutto è possibile di Elizabeth Strout. Traduttore: S. Basso (Einaudi)
La vita può lasciare
senza fiato. Tutta quanta la vita, non solo quella di chi se n'è andato, come
Lucy Barton, lasciandosi ogni cosa alle spalle. Anche la vita di chi è rimasto,
la vita piccola e ordinaria della provincia americana, pur brulicante di
emozioni impetuose sotto la cappa dell'immobilità
La vita di Pete Barton,
ad esempio, un bambino di mezza età, eterno custode e prigioniero nella casa di
famiglia. O le vite deragliate delle «Principessine Nicely», nomignolo ormai
grottesco per promesse giovanili non mantenute. Riprendere quelle vite dopo
molto tempo, conoscerle e riconoscerle, dà la stessa lancinante felicità di
ogni ritorno a casa. Ad Amgash, Illinois, le vetrine dell'unica libreria
ospitano l'ultima fatica di una concittadina, Lucy Barton, partita molti anni
prima alla volta della sfavillante New York e mai piú ritornata. E non vi è
abitante del paese che non voglia accaparrarsene una copia. Perché quel libro,
un memoir a quanto pare, racconta senza reticenze la storia di miseria e
riscatto di una di loro, e insieme racconta la storia di tutti loro, quelli che
sono rimasti fra le distese di mais e di soia del minuscolo centro del Midwest,
con il suo carico di vergogna e desiderio, di gentilezza e rancore. A Patty
Nicely la lettura di quelle memorie regala una dolcezza segreta, come avesse
«un pezzo di caramella gialla appiccicata in fondo alla bocca». Patty, da
bambina tanto graziosa da meritare, insieme alle sorelle, l'appellativo di
«Principessina Nicely», è oggi una vecchia e grassa vedova, ancora tormentata
dalla vergogna di un antico scandalo familiare e zimbello dei ragazzini della
zona. Eppure lei, dal libro di Lucy Barton, si sente finalmente capita. Livida
e aggressiva appare invece la reazione di Vicky, sorella maggiore di Lucy,
quando, con il fratello Pete, invecchiato in solitudine senza mai davvero
crescere, i tre si ritrovano nella casa di famiglia per la prima volta dopo
diciassette anni. Vicky, rimasta al palo delle occasioni mancate, non perdona
alla sorella scrittrice di aver tagliato i ponti con un passato insopportabile,
di avercela fatta, e le parole che i tre fratelli si scambiano sono coltelli
che affondano nella carne viva dei loro ricordi di bambini. Eppure Vicky si è
presentata all'incontro con un commovente velo di rossetto sulle labbra, e
Pete, nel disperato tentativo di rendere la casa casa, ha comprato un tappeto
nuovo. Certo, le cicatrici sono quasi piú della carne, per i personaggi di
questi racconti, queste storie-capitolo di un'unica biografia collettiva, in
dialogo serrato fra loro e con il romanzo che li ha preceduti, Mi chiamo Lucy
Barton ; certo, «siamo tutti quanti un casino, e anche se ce la mettiamo tutta,
amiamo in modo imperfetto». Ma se ci si può rinnamorare ben oltre i
settant'anni su un lungomare italiano, come capita a Mississippi Mary; se si
può trovare sollievo dal dolore indicibile dell'esistenza in un momento di
assoluta condivisione nella stanza anonima di un bed and breakfast, come capita
a Charlie Macauley; se si può scovare un amico, un amico vero, nel retro di un
teatrino amatoriale, proprio alla fine di ogni cosa, come capita a Abel Blaine,
allora tutto, ma proprio tutto, è possibile.
mercoledì 13 settembre 2017
L’Editore racconta … chiamata alle armi!
Quello che sto per scrivere non nasce dall’essere incluso o meno nel circuito editoriale italiano, dall’avere o meno una distribuzione prestigiosa, dal frequentare certi salotti letterari o meno dall’essere o meno recensito su testate giornalistiche di prestigio … no nulla di tutto questo! Piuttosto si tratta di un dichiarare la mia totale disponibilità come editore e operatore culturale a collaborare e fare rete (ma che sia rete di intenti collaborazioni attive, operative, dense di senso) con intellettuali, giornalisti colleghi editori del Bel Paese che vogliano dire la loro e fare la loro parte con azioni, operatività e scritture che attivino circuiti virtuosi tali da ridare dignità all’intera filiera editoriale dalla nano alla medio/piccola editoria italiana! Questo non è uno sfogo (ma un mio personalissimo parere!!!) a partire da alcune considerazioni giuste, forti, chiare e trasparenti (che dovrebbero far tremare i polsi ma ahimè generano qualche brusìo e nemmeno troppo rumoroso) fatte in momenti diversi sui social dallo scrittore Roberto Saporito e dallo scrittore critico e giornalista Gian Paolo Serino, sulla deriva che stiamo subendo perché imposta da certe porzioni di economia editoriale ( e non uso un termine improprio), del fare creare pensare l’editoria che non è e non può essere quella che sta circolando oggi nel nostro Paese! Io ci sono, e continuerò nella mia scelta di fare libri per guadagnarmi la pagnotta con le mie forze, il mio sangue e le mie esigue risorse, perché amo il libro, amo le belle lettere, amo la cultura … e perché in fondo le mie decisioni di vita le ho già prese… senza se e senza ma!
Dalla Chiesa. Storia del generale dei carabinieri che sconfisse il terrorismo e morì a Palermo ucciso dalla mafia di Andrea Galli (Mondadori)
Giovanissimo incursore
durante la Seconda guerra mondiale, dopo l'8 settembre partigiano sulle coste
adriatiche, poi in Sicilia a caccia di latitanti nelle campagne dove
spadroneggiava il bandito Giuliano, quindi a Milano alle prese con alcuni
grandi delitti «mediatici» in una città in pieno boom economico. Per il
generale Carlo Alberto dalla Chiesa questi furono gli esordi di una
straordinaria carriera da comandante, sempre in prima linea nella lotta alla
criminalità e al servizio dello Stato. Nella lunga battaglia contro la mafia,
quando sfidò il sistema di potere dei boss e si scontrò con la loro capacità di
«aggiustare» i processi ed evitare condanne, e poi negli anni bui del
terrorismo, quando fu chiamato a guidare la ferma reazione delle istituzioni
contro la minaccia eversiva delle Brigate rosse, il generale fu sempre sul
campo accanto ai propri uomini, e unì carisma, intuito, coraggio a un metodo
d'indagine che avrebbe fatto scuola. Marito e padre affettuoso, fine psicologo
(i principali pentimenti di brigatisti furono merito suo), Carlo Alberto dalla
Chiesa è stato, innanzitutto, un carabiniere. E il congedo dall'Arma, in
occasione della sua nomina a prefetto di Palermo, fu un dolore che faticò a
descrivere: scelto ancora una volta dalla politica come uomo della provvidenza,
nella stagione più sanguinosa della guerra di mafia fu lasciato solo, quando
Cosa nostra decise di eliminarlo perché in poco tempo aveva svelato interessi
criminali che solo anni dopo sarebbero emersi con chiarezza dalle inchieste
giudiziarie. Attingendo a rapporti e informative, visitando i luoghi che lo
videro cogliere successi investigativi, tra pedinamenti e arresti, e
soprattutto condividendo segreti operativi e retroscena inediti degli uomini
che gli furono accanto, Andrea Galli ha ricostruito in queste pagine la vicenda
umana e professionale del più famoso carabiniere d'Italia, trentacinque anni
dopo il tragico attentato di via Carini a Palermo, il 3 settembre 1982, e
insieme ha tracciato un racconto che, dal secondo dopoguerra a oggi, segue il
filo rosso della drammatica e spesso misteriosa storia del nostro Paese,
ripercorsa attraverso la biografia di un suo indimenticato protagonista
chiamato a «essere al centro della fiducia e della credibilità dello Stato».
A cosa servono gli occhi di Laura del Lama (LeonardoLibri.com)
Laura Del Lama ha il
dono della scrittura, ma anche quello della leggerezza, una delle “sostanze”
fondamentali della narrativa. Può raccontarci vicende dolorose accompagnandole
con il piacere della conoscenza. Ma la letteratura è proprio questo: un
“attrezzo” che aiuta a scoprire il mondo. Questa raccolta è un viaggio nella
verità dei sentimenti, una luce che riesce a illuminare ciò che di solito resta
nascosto nel buio. Ma non è mai una lezione, piuttosto una condivisione. La
tensione principale della narrativa di Laura Del Lama, ma potrei dire la sua
dolce ossessione, è quella del distacco, in ogni sua possibile forma. Una
scrittrice destinata a grandi romanzi. (Marco Vichi)
Sei racconti moderni,
incalzanti, densi: ognuno un romanzo. Martellano implacabili, pesano, si
lasciano meditare, aprono a intime riflessioni toccando temi assolutamente
attuali.
Laura Del Lama è nata
nel 1975 a Firenze ed è operatore tecnico comunicazione LIS (Lingua dei Segni
Italiana). Ha pubblicato il romanzo Non so dove ho sbagliato (Cult/Barbes,
2009) oltre a racconti su riviste e antologie tra cui Drugs (Guanda, 2011) ed È
tutta una follia (Guanda, 2012).
martedì 12 settembre 2017
Aspettami fino all'ultima pagina di Sofía Rhei. Traduttore: T. Bernardi (Newton Compton)
Quale libro può curare
il mio cuore? Nei libri si nasconde la chiave del passato e la luce del futuro.
Dalla Spagna arriva il romanzo bestseller sul potere terapeutico dei libri. Silvia
ha quasi quarant'anni, vive e lavora a Parigi e ha una relazione difficile con
Alain, un uomo sposato che da mesi le racconta di essere sul punto di lasciare
la moglie. Dopo tante promesse, sembra che lui si sia finalmente deciso, ma la
fatidica sera in cui dovrebbe trasferirsi da lei, le cose non vanno come
previsto. E Silvia, in una spirale di dolore e umiliazione, decide di farla
finita con quell'uomo falso e ingannatore e di riprendere in mano la sua vita.
Alain però non si dà per vinto, e Silvia non è abbastanza forte da rimanere
indifferente alle avances dell'uomo che ama... Dopo giorni e notti di
disperazione, viene convinta dalla sua migliore amica a fare visita a un
bizzarro terapeuta, il signor O'Flahertie, che sembra sia capace di curare le
persone con la letteratura. Grazie ad autori come Oscar Wilde, Italo Calvino,
Gustave Flaubert, Mary Shelley, e al potere delle loro storie, Silvia comincia
a riflettere su chi sia realmente, su quali siano i suoi desideri più profondi
e su cosa invece dovrebbe eliminare dalla sua vita...
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