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martedì 14 marzo 2017
lunedì 13 marzo 2017
Festival internazionale di Poesia Europa in versi - venerdì 7 /sabato 8 aprile 2017. Poesia, scienza e tecnologia VII edizione (Villa Gallia, Como)
Monica
Aasprong,
norvegese, Victor Rodriguez Nunez,
cubano, Haydar Ergülen, turco: sono
alcuni poeti internazionali che parteciperanno a “Europa in Versi”, il festival
di poesia che da sette anni si tiene a Como, quest’anno nella splendida cornice
di Villa Gallia, e che nel 2016 ha registrato la presenza di circa 1.500
persone.
Tema dell’edizione 2017 “Poesia, scienza e tecnologia”: –”Poeti e scienziati hanno le
stesse capacità intuitive, la stessa potenza immaginativa, la stessa sete di
conoscenza che li spinge a porsi le domande fondamentali dell’esistenza: chi
siamo, da dove veniamo e verso dove andiamo, come sono fatti il mondo e l’Universo in cui viviamo.” sostiene Laura
Garavaglia, ideatrice e promotrice dell’iniziativa.
Il via ufficiale al festival – organizzato da
“La Casa della Poesia di Como” – è
venerdì 7 aprile con un incontro che unisce studenti, i poeti ospiti di “Europa in versi” e i professori
dell’Università dell’Insubria. Sempre venerdì gli stessi poeti si spostano a
Lomazzo, presso il parco scientifico tecnologico di ComoNext, per un incontro con il pubblico.
Sabato 8 aprile i poeti incontrano gli
studenti dei licei di Como, per un dibattito che – nelle scorse edizioni – si è
sempre rivelato appassionato.
Al pomeriggio e alla sera il festival vero e
proprio. Ecco l’elenco dei poeti: i già citati Monica Aasprong, Vìctor
Rodrìguez Núñez e Haydar Ergülen.
Poi Helen Soraghan Dwyer (Irlanda), Francoise Roy (Canada), Giovanny Gomez (Colombia), Ruben Dario Lotero (Colombia), Ion Deaconescu (Romania), Marta Markoska (Macedonia), e gli
italiani Giovanni Darconza, Bruno Galluccio e Cinzia Demi.
Durante il festival sarà organizzata una “Bottega di poesia”, già collaudata
negli anni. Gli “aspiranti poeti” potranno chiedere gratuitamente un parere sui
loro versi al poeta Mario Santagostini.
Da questa esperienza negli anni sono emersi piccoli talenti, poi pubblicati.
Accanto
al festival altri momenti culturali, come la mostra delle opere degli allievi
dell’Accademia Aldo Galli,
realizzate ispirandosi alle poesie presentate. Un intervallo musicale sarà a
cura del Conservatorio di Como.
Dopo il successo della I edizione, prosegue il “Premio Internazionale di Poesia e
narrativa Europa in versi”, legato al festival e articolato in varie
sezioni, tra cui un’ampia sezione dedicata ai giovani: in serata premiazione
dei vincitori.
Come per l’edizione precedente sarà pubblicata
un’antologia da iQdb edizioni di Stefano Donno che raccoglie alcune poesie dei
poeti partecipanti al Festival e dei vincitori del Premio.
Per ulteriori informazioni:
venerdì 10 marzo 2017
Il borghese. Tra storia e letteratura di Franco Moretti (Einaudi)
La mappa delle
vicissitudini della cultura borghese, esplorando le cause della sua storica
debolezza e della sua attuale irrilevanza. «Gli studiosi di storia sociale
hanno talvolta dei dubbi sul fatto che un bancario e un fotografo, o un
costruttore di navi e un pastore, facciano realmente parte della stessa classe.
Cosí è in Ibsen; o almeno, essi condividono gli stessi spazi e parlano la
stessa lingua. Qui non c'è nulla del mascheramento della classe
"media" inglese; questa non è una classe di mezzo, offuscata da
quelle che le sono sopra, e ingenua riguardo al corso del mondo; questa è la
classe dirigente, e il mondo è come è perché sono loro ad averlo reso tale.
Ecco perché Ibsen si trova all'epilogo di questo libro: le sue opere teatrali
sono il grande regolamento dei conti del secolo borghese, per usare una delle
sue metafore. Ibsen è l'unico scrittore che guarda il borghese in faccia e gli
chiede: Allora, dopotutto, che cosa hai portato al mondo?» «Il borghese… Non
molto tempo fa, questo concetto sembrava indispensabile all'analisi sociale;
oggi invece possono passare anni senza che se ne parli. Anche se il capitalismo
è piú potente che mai, la sua incarnazione sembra essere svanita nel nulla.
"Io sono un membro della classe borghese, mi sento tale e sono stato
educato alle sue idee e ai suoi ideali", scriveva Max Weber nel 1895. Chi
potrebbe ripetere oggi quelle stesse parole? Le "idee" e gli
"ideali" borghesi: ma che cosa sono?» Inizia cosí lo studio di Franco
Moretti sulla presenza della borghesia nella moderna letteratura europea. Nel
saggio, la galleria dei singoli ritratti si intreccia con l'analisi di
specifiche parole chiave («utile» e «serio», «efficienza », «influenza»,
«comfort», la «roba»), con le mutazioni formali riscontrabili nella prosa di
celebri opere romanzesche (da Defoe, Austen e Flaubert a Goethe, Verga e Pérez
Galdós), e con alcuni riscontri paralleli nella coeva arte europea (da Vermeer
a Manet). A partire dal «padrone lavoratore» del primo capitolo, passando
attraverso l'etica espressa da alcuni romanzi ottocenteschi, l'egemonia
conservatrice della Gran Bretagna vittoriana, le «malformazioni nazionali»
delle culture periferiche, e chiudendosi con l'autocritica radicale messa in
scena dai drammi di Ibsen, il volume traccia la mappa delle vicissitudini della
cultura borghese, esplorando le cause della sua storica debolezza e della sua
attuale irrilevanza.
giovedì 9 marzo 2017
Storie di Parigi di Franco Ricciardiello. Per Odoya in Libreria dal 30 marzo 2017
“Per il perfetto
flâneur, per l’osservatore appassionato, è una gioia immensa eleggere domicilio
nel numero, nel mutevole, nel movimento, nel fuggitivo e nell’infinito” Charles
Baudelaire
Ispirato dai numi tutelari della flânerie
ovvero Charles Baudelaire e Walter Benjamin, Franco Ricciardiello stila un
completo diario di una settimana a zonzo per Parigi. Partendo dal XX
Arrondissement (Ménilmontant) ed arrivando fino al I (Louvre), il lettore potrà
approfondire tutte le curiosità di questi luoghi carichi di cultura. Erudito
conoscitore di cinema, musica, storia e letteratura, l’autore collega la
cultura francese ai luoghi della Ville Lumière
creando approfondimenti gustosi adatti per ogni visitatore, anche il più
ferrato. E se questa guida è utile solo in parte per trovare la migliore
boulangerie del XX Arrondissement, si potrà scegliere quella in cui si recava Serge Gainsbourg. Chi visita il celeberrimo Café de Flore,
luogo simbolo dell’esistenzialismo, deve anche sapere che fu teatro
dell’incontro tra Jean d’Halluin editore di Tropico del Cancro e Boris Vian nel
1946. Da quell’incontro nacque Sputerò sulle vostre tombe: un supplemento di
successo e di scandalo per il brillante e spregiudicato editore. A proposito di
tombe: tra le storie più gustose ci sono
quelle della Parigi sotterranea. Il 2 Aprile 1897 alla “rotonda delle tibie” meglio conosciuta
come “Cripta della passione” si tenne un concerto clandestino ancora oggi
commemorato da un’incisione. I brani suonati? La Marcia funebre di Chopin e la
Danza macabra di Saint Saens, ovviamente. Ricciardiello utilizza i luoghi come
macchine del tempo, così la descrizione dei pressi della Sorbona è utile per
tornare all’epoca in cui i surrealisti aiutarono Buñuel con la promozione di Un
chien andalou (1929). Al cinema Studio des Ursulines assistettero alla prima
Picasso, le Corbusier e Cocteau! Ma molte cose sono ben più che immaginabili,
come le poco conosciute statue della libertà di Frédeéric Bartholdi, autore di
quella a Liberty Island: la prima è il calco originale alto 2,86 metri
conservato al Musée des Arts et Metiers (citato anche da Umberto Eco ne Il
pendolo di Foucault); la seconda è uno studio in bronzo inaugurato nel 1900 nei
Jardins du Luxembourg; la terza, alta 11,5 metri, e questa dell’Ile aux Cygnes,
che si vede nel film di Roman Polansky Frantic. E se in Rue Bleue l’autore
ricorda Momo di Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (2001) di Eric-Emmanuel
Schmitt, la stazione di Saint Lazare e Parc Monceau evocano con forza Raymond Quenau e i suoi Esercizi di Stile. Il
IX è l’arrondissement di Marcel Proust, mentre l’attento lettore seguirà
Ricciardiello giù per via Chemin Verte fino al 132 di boulevard Richard-Lenoir
dove Simenon colloca della casa di Louise e Jules Maigret. Il civico è svelato
in un unico libro… Non mancano gli accenni alla Parigi di Pennac e della saga
Malaussène e a quella di Cortázar ben descritta in appendice de Rayuela… E se
l’autore non si scorda di seguire la carrozza di Robespierre in via St. Honoré,
sarà ancora più emozionante immaginare l’enorme barricata che sorgeva dove rue
du Temple sfocia in place de la Republique descritta da Victor Hugo nel suo
monumentale Les misérables. Per tutto il resto, c’è Lonely Planet.
Franco Ricciardiello
(Vercelli 1961) a pubblicare fantascienza a vent’anni. Nel 1998 vince il premio
Urania per il miglior romanzo di fantascienza italiano con Ai margini del caos
(Mondadori), tradotto in Francia da Flammarion. Ha insegnato per quasi
vent’anni Scrittura creativa a Biella, Vercelli e Genova, e tiene seminari
sulla letteratura a Torino, Napoli, Cosenza e Novara. Ha collaborato
all’enciclopedia a dispense Scrivere della Rizzoli con una serie di schede su
celebri opere della letteratura mondiale e con il volume dedicato allo “Stile
letterario”. Oggi ha all’attivo tre romanzi di fantascienza, due gialli, un
thriller e un romanzo contemporaneo, più tre volumi che raccolgono la maggior
parte dei suoi racconti apparsi in riviste e antologie in Italia, Francia,
Grecia e Argentina.
Dal 9 marzo in libreria per Novecento Editore I RAGAZZI DELLA BOMBA di Riccardo Besola
Una fuga contro il
tempo nella Milano degli anni Settanta. “Lucio mi ha lasciata. Due giorni fa.
Gestisce il collettivo del liceo. Stamattina alle otto e mezza ha organizzato
un’assemblea in aula magna, dovevano mettere ai voti l’occupazione, e allora io
volevo fargliela pagare. Non doveva lasciarmi, allora con Renata stamattina ci
siamo trovate al bar e mentre lei distraeva il barista io mi sono messa a fare
quella chiamata. C’è una bomba, ho detto. Ho recitato bene. Sono arrivati i
poliziotti e hanno fatto sgomberare la scuola. Hanno mandato a puttane
l’assemblea, vaffanculo, così si impara a lasciarmi, quello stronzo! Ma poi
qualcosa è esploso. C’era davvero una bomba!”
IL LIBRO - Milano 1978.
Alice, 17 anni, capelli biondi e giacca a vento azzurra, chiama la polizia per
vendicarsi del fidanzato che l'ha appena lasciata: “C'è una bomba al liceo
Beccaria nell'aula magna!”. Lo dice con voce cattiva e tranquilla, come ha
provato tante volte nella sua stanza sotto il poster del suo calciatore
preferito. Ma il più classico degli scherzi telefonici diventa l'inizio di un
incubo. Perché la bomba c'è davvero ed esplode. Nella sua fuga, Alice, creduta
ormai una terrorista, incrocia la strada di Ennio Vara, spilungone fotofobico
con la faccia da buono che continua a fare cose che non dovrebbe, visto che già
una volta l'hanno messo nei guai. Ennio vuole solo rigare dritto per non finire
di nuovo in gattabuia, ma i guai, si sa, vengono sempre a multipli di tre. La
sua 127 ancora da pagare è il mezzo in cui si nasconde la piccola Alice nella
sua fuga. La ragazza ha solo una possibilità: scoprire chi ha messo quella
bomba. Ci riuscirà prima di essere catturata? Colpo di scena dopo colpo di
scena, il nuovo romanzo di Riccardo Besola è un libro che non si riesce a
mettere giù, con una galleria di riuscitissimi personaggi che si guadagnano il
loro spazio nella memoria: la feccia del bar Minerva, la dolce Marisa Galli che
rapisce il cuore di Ennio, il commissario Argento e la sua lotta contro il
tabagismo.
mercoledì 8 marzo 2017
martedì 7 marzo 2017
Il tribunale del Duce. La giustizia fascista e le sue vittime (1927-1943) di Mimmo Franzinelli (Mondadori)
«Rammento le notti
passate a Regina Coeli in attesa del processo. Tutte le sere prima di
addormentarmi dicevo tra me: quando il presidente avrà terminato di leggere la
sentenza e avrà pronunciato la condanna io devo gridare "Viva il
socialismo e abbasso il fascismo".» - Sandro Pertini
Novant'anni fa, il 1°
febbraio 1927, s'insediava a Roma, nell'Aula IV del Palazzo di Giustizia, il
Tribunale speciale per la difesa dello Stato, un organo composto da magistrati
e giudici in camicia nera reclutati tra gli squadristi. Mussolini, dopo il discorso
del 3 gennaio 1925 e l'introduzione delle «leggi fascistissime» - che avevano
soppresso la libertà di stampa, di associazione e il diritto allo sciopero -,
mostrava il suo vero volto, quello di un dittatore disposto ormai a tutto. Per
i nemici del regime, ma anche per i semplici cittadini che osavano criticarlo,
non c'era più spazio per il dissenso. Anzi, non c'era più spazio per la
libertà. Agli imputati, condotti di fronte alla corte e rinchiusi in un
gabbione, non rimaneva che attendere il verdetto: d'altra parte, come potevano
difendersi se l'istruttoria era segreta? Fino al luglio 1943 la magistratura,
sottoposta agli ordini del duce, processerà migliaia di oppositori politici
(tra loro, Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Altiero Spinelli, Sandro
Pertini, solo per citarne alcuni) e persone comuni, accusate di spionaggio,
contrabbando valutario, mercato nero... Le condanne a morte, mediante
fucilazione alla schiena, saranno un'ottantina. Eppure, la storia del Tribunale
speciale dello Stato è rimasta sostanzialmente sconosciuta. Poco studiata.
Persino l'imponente biografia mussoliniana di Renzo De Felice, punto di
riferimento irrinunciabile per chiunque si occupi del Ventennio, gli dedica
meno di due pagine. Il libro di Mimmo Franzinelli, basato su fonti d'archivio
sinora inesplorate, riempie questo «vuoto», e lo fa documentando attività e
funzioni del Tribunale, svelando l'intreccio tra persecutori e perseguitati,
raccontando i segreti, assai poco commendevoli, della magistratura di regime:
gli scandali su cui fu imposto il silenzio, le ruberie dei giudici, la
corruzione degli avvocati, le sentenze palesemente truccate, la terribile
situazione in cui vennero a trovarsi le donne, vittime di una giustizia
ferocemente maschilista (il solo essere figlia, sorella o moglie di un
sovversivo comportava l'arresto, senza riscontri oggettivi di reato). Ma
Franzinelli dedica pagine efficaci, ricche di dettagli e informazioni, anche ad
altri aspetti, non meno inquietanti, dell'intera vicenda, come il potenziamento
del Tribunale speciale durante la seconda guerra mondiale e, soprattutto, il
colpo di spugna che dopo il 1945 «perdonerà» quasi tutti i responsabili. In
nome della continuità dello Stato, si doveva archiviare (e dimenticare) un
passato troppo scomodo.
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