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domenica 27 ottobre 2013
sabato 26 ottobre 2013
IL LIBRO DELL’AMORE PROIBITO DI MARIO DESIATI (MONDADORI). In libreria!
Francesco, detto Veleno, timido e
solitario, fino ai quattordici anni è vissuto immaginando vite eroiche e
ammirando i coetanei più intraprendenti. Il suo universo quotidiano, nel paese
pugliese dove vive, è quello della scuola, con regole e muri che sembrano fatti
per essere invalicabili, non certo per nascondere gioie proibite. Fino
all’incontro con Donatella Telesca, professoressa di Educazione tecnica. Lei ha
il doppio degli anni di Veleno, eppure veste in modo più simile a lui e ai suoi
amici Mimmo e Nappi che alle altre insegnanti. Ha la pelle candida, ma nasconde
un’ombra che agisce come una calamita sui suoi giovani allievi, siede tra i
banchi, ascolta i ragazzi, li guarda come nessuno ha mai fatto prima. Nasce
un’attrazione irresistibile, destinata a essere scoperta nel clamore dello
scandalo. Veleno scopre allora una solitudine più profonda, l’isolamento di chi
supera la linea d’ombra dei sentimenti leciti, e contro la famiglia, contro la
norma che gli impedisce di amare, costruisce il suo onore, il futuro, la sua
legge che non umilia né separa. Veleno saprà aspettare, costruirà tutto intorno
al silenzio dell’attesa, e con gli occhi rinnovati dal desiderio si accorgerà
di essere circondato da amori che sono tali proprio perché proibiti... Scritto
per frammenti affilati come gli spigoli d’ombra che si stagliano nel sole del
Sud, rapsodico ed emozionante come la memoria di una stagione perduta, Il libro
dell’amore proibito è un romanzo sul desiderio, sugli amori impossibili e la
cieca, folle fedeltà a un sentimento che non ha barriere
MARIO DESIATI (1977), è cresciuto
a Martina Franca e vive a Roma. Ha pubblicato la raccolta di poesie Le luci
gialle della contraerea (Lietocolle 2004, Premio Viareggio per l'opera prima).
Come narratore ha esordito nel 2003 con Neppure quando è notte (peQuod) e ha
pubblicato in seguito, con Mondadori, Vita precaria e amore eterno (2006), Il
paese delle spose infelici (2008) e Ternitti (2011, finalista Premio Strega).
COLLANA Omnibus italiani
PAGINE 200
PREZZO 17,50 euro
Un estratto - “Se voi della
giuria non ritenete le vostre passioni al di sopra di ogni divieto, vuol dire
che non avete mai amato. Non avevo l’età per simili certezze quando, il primo
giorno di terza media, fui invitato dal professore di Storia e Geografia a
sedermi nel primo banco assieme al pluriripetente e scapestrato Cosimo Nappi.
Da tale trascurabile azione sarebbe poi scaturita una serie di eventi
conflagrati nello scandalo cittadino di tutti gli anni a seguire. Per
raccontarvelo sono venuto nel luogo delle mie preghiere, laddove mi arrovello
su bellezza e desiderio. Quando sono in imbarazzo faccio un gioco
d’immaginazione e penso di stare tra i banchi di una chiesetta, un posto in cui
m’inebrio di una delle tante forme d’amore che ho imparato a scoprire, nascoste
agli occhi di voi giurati, uomini retti immuni da ogni scandalo, e forse
passione. In questo rifugio torna incessante un insegnamento che serbo come un
gioiello antico tramandato dai miei antenati. Quando ero bambino restavo a
lungo da solo. Una volta, eravamo nei nostri trulli, mia nonna Comasia, dopo
avermi condotto innanzi a un muro, mi confidò che se volevo conoscere fino in
fondo cos’era la gioia avrei dovuto trovare un ostacolo da scavalcare. Ero
cresciuto circondato da mura, chiuso in casa o nel recinto di pietre a secco
della campagna in cui vivevamo durante l’estate. Avevo imparato a farmele
amiche. Amavo i muri che dividevano la vigna dalla strada. Costruiti pietra su
pietra senza malta o stucco, erano mondi a parte perché tra gli interstizi
vivevano bisce, lucertole, scoiattoli, porcospini, colonie di formiche che
disegnavano percorsi insondabili, rovi di more e cespugli di corbezzoli. E così
quel muretto a secco alto un metro e mezzo era la vita. Il segreto più
importante che mia nonna rivelò indicando l’erba rampicante che da terra
risaliva lungo la pariete era proprio lì davanti ai miei occhi. E, con
l’autenticità di certi insegnamenti che arrivano a segno quando sono impartiti
senza piena consapevolezza, disse: «Prendi la gioia più grande, l’amore.
L’amore è come l’edera, ha bisogno di un muro per crescere». La via nera di
pietra lavica sale verso il porticato, sulla sinistra uno spigolo di calce
bianca sorvegliato da un lampione di ferro battuto. La porticina somiglia a una
bocca e la facciata a un tetragono monolite dell’Isola di Pasqua. Varcato
l’ingresso della chiesa, nella navata spicca la sobria solennità dei semplici:
stucchi, noce e incenso. I banchi smaltati scintillano, l’altare di pietra
d’Apricena acceca, un pulpito di legno nasconde una scaletta. Percorrendola si
arriva alla postazione dell’organo elettrico. La chiesa è dedicata
all’Addolorata. Cercatela pure con lo sguardo, ma non troverete nessuna statua della
Madonna. È il tesoro, e come tutti i forzieri preziosi viene tenuto lontano da
occhi indiscreti e soprattutto infedeli. L’Addolorata è una cappella di
identiche dimensioni della chiesa, un perfetto doppione costruito pietra su
pietra, sedile su sedile, altare su altare, e addirittura tabernacolo su
tabernacolo. Vi si accede da una scala segreta dietro una parete mobile, con
gradini così ripidi da doversi aiutare con le mani. Chi mi precede assume la
posizione di un alpinista o uno scimmione, non di un fedele. Il corrimano pare
una pertica, il soffitto basso incombe con la gravità delle caverne. La
cappella al piano superiore è azzurra, forse chi l’ha dipinta ha pensato che
fosse meno distante dal cielo. I banchi sono verni ciati d’azzurro e anche il
soffitto è azzurro, come il mozzetto – il copricapo che indossano i confratelli
nelle lunghe, estenuanti processioni. L’altare è bianco, una lastra di
superficie candida, effetto ghiaccio, posata su un tronco di legno glitterato.
Accanto all’altare, una grande teca di legno, ancora azzurra, e lì Maria
Addolorata. È una donna sui venticinque anni, non sembra addolorata, ma altera,
una smorfia sulle labbra, lo sguardo avanti, l’acconciatura del velo nero che
si articola in una dozzina di pieghe, i pizzi e i broccati che avvolgono le
spalle e scendono sul busto e sulle gambe con l’esuberanza di una colata d’oro
fuso. Indossa il mantello viola che richiama il tempo ordinario dell’anno
ecclesiastico. Ogni mese due uomini salgono nella chiesa azzurra, preparano la
celebrazione della domenica successiva, che si svolgerà a piano terra. La messa
qui è un rito speciale, partecipano soltanto i maschi più vigorosi della
congrega, gli stessi dotati della forza e resistenza necessarie per trasportare
la statua della Madonna lungo la processione al termine della Quaresima, che
dura due giorni. Sono votati ai Dolori di Maria, come dichiara il decreto
istitutivo dell’oratorio. I due uomini che si stanno per occupare della
manutenzione della statua sono entrambi volontari di un’associazione di
genieri. Hanno con sé una valigia, da lì estraggono robe che profumano di
sapone e pulito, le depongono sulla prima panca sotto l’altare. Aprono il chiavistello
di ferro della teca e, mentre la portafinestra si spalanca con un cigolio,
trascinano fuori Maria Addolorata per spogliarla. Compiono i gesti con
lentezza, immettono in ogni movimento una precisione che per loro è devozione.
Il mantello, i broccati d’oro, i pizzi, l’abito cadono giù, la statua resta
nuda, sembra il manichino di un supermercato, ha perduto il fascino e lo
sguardo altero. Il miracolo della statua è nei vestiti che indossa. Il
sacerdote ha fatto irruzione, «No» li rimprovera. «Vestitela abbasc’» comanda
ai confratelli senza rivolgere uno sguardo alla Regina, intimorito di poterla
vedere senza abiti. I due uomini sono tarchiati, rubizzi. Stavano al
radiocomando dell’Italsider, guidavano il carroponte, sovrintendevano agli
spostamenti all’interno della fabbrica, hanno visto alcuni loro amici tranciati
dalle lame d’acciaio nella notte. Si sono votati in tempo all’amore mariano,
prima che calasse la lama della sorte. Affidarsi all’Addolorata per loro è una
religione, dedicarsi alla cura di una statua di legno e dei suoi vestiti. La
pregano, si segnano e portano quei vestiti impregnati di umido, incenso,
polvere alla moglie o alla madre. Se la messa è abbasc’, a loro spetta un
compito che pochissimi uomini riescono a portare a termine. Produce
inquietudine e un piccolo, segreto piacere da non condividere: il senso di
responsabilità, compiere un gesto che nessuno deve conoscere. La Madonna è
troppo alta per passare per le scale, e i genieri la spostano al centro della
chiesa azzurra, nello spazio tra l’altare e i banchi, uno le tiene ferme le
gambe, l’altro l’avvolge con le braccia, come volesse danzare con lei. Il
geniere più anziano vive da solo, si è consacrato a Maria, l’unica donna della
sua vita. La sua dedizione sfocia quasi nella mania che hanno i solitari, i
puri di cuore, i pazzi. Le dà un bacio alle ginocchia, poi l’altro spinge il
corpo. S’avverte un colpo secco, il giro in senso antiorario, la statua che stride.
L’uomo che tiene in basso le gambe suda, abbracciato al mistero che nei giorni
della settimana santa percorre la città e fa segnare migliaia di uomini e
donne. L’uomo consacrato a Maria sta facendo girare il busto dal bacino, che
ruota fino a svitarsi. I respiri dei due maschi si fanno concitati e pesanti,
il fiato caldo della fatica è come se arrivasse sotto forma di vapore alle mie
narici, mi scalda i capillari del viso. Maria Addolorata è divisa in due,
smontata, il meccanismo carrucolare in mostra, un dente di legno che spunta dal
grembo aperto. L’uomo in ginocchio, innanzi alle gambe di Maria, non è
consacrato alla Madonna come l’altro confratello anziano, ha una moglie, una
sorella e dei nipoti. Uno sono io, assisto alla vestizione e alla scomposizione
della Maria Vergine Addolorata da anni. Sin dalla prima volta, quando ero un
bambino, ho imparato che esistono amori impossibili, ma talmente grandi e
innominabili che non si possono spiegare. L’uomo tremante davanti a Maria
Vergine Addolorata, che ogni anno nelle feste di devozione si veste con un
sacco bianco e la mozzetta azzurra, la corda stretta in vita, è innamorato di
una statua, ma non potrà mai raccontarlo a nessuno. Deve accontentarsi di metterlo
in scena durante la settimana santa.”
venerdì 25 ottobre 2013
IL GIOCO DELL’INGANNO di Adele Vieri Castellano (Leggereditore). In libreria dal 31 ottobre - €10 (ebook – data da definirsi)
Venezia, 1796. Lorenza, la giovane
figlia del barone Marianin, sa che la attende un matrimonio senza amore e vuole
concedersi un’ultima giornata di libertà tra le calli invase dalla folla
colorata e festante del Carnevale. Bellissima e spavalda, non sa che la
frenesia e la confusione nascondono grandi pericoli per una ragazza sola e sta
per essere vittima della violenza di due uomini mascherati. Ma in suo soccorso
arriva la più fosca e sinistra delle maschere: la baùta. Chiunque si nasconda
dietro quel volto di cartapesta, ha negli occhi e nella voce il fascino della
notte che è insieme rifugio dei briganti e covo delle stelle. Aristocratico o
spia, la baùta non vuole rivelare il suo nome, trincerandosi dietro la sua
fermezza elegante e decisa. Lorenza sa che non riuscirà a dimenticarlo, senza
immaginare che poco tempo la separa dall’incontrarlo di nuovo… L’uomo
misterioso è un’ombra tra le ombre che si muovono nella fitta rete di inganni
della politica veneziana, in cui Lorenza sarà presto coinvolta in un crescendo
di rivelazioni fatali e infuocata passione.
AMORE E MARCHETTE di Massimo DONNO alla Feltrinelli Point di Lecce il 27 ottobre 2013
Libreria Feltrinelli Point Lecce - Via
Cavallotti 7/a – Lecce, domenica 27 ottobre 2013, Start ore 19,00
Nelle undici tracce che
compongono l'esordio di Massimo Donno c'è il segno di un cantautore che conosce
la materia umana, e che ama mescolare l'ironia e la poesia alla quotidianità
surreale dell'amore, fino a includere non solo le atmosfere - in un dialogo
costante - ma anche le voci del passato prossimo di Pier Paolo Pasolini (nel
brano "Tango") o del grande Alberto Sordi (in "Bologna A.D.
2012"), mescolandole al presente delle sue suggestioni autobiografiche,
come fa ad esempio nella traccia dal titolo "Il mio compleanno". Un
cantautore, Massimo Donno, che non ha paura di guardarsi e, soprattutto,
guardarci dentro con il ritmo di una musica leggera e ironica. "Amore e
marchette", nuova produzione dell'etichetta Ululati, vanta, tra le
collaborazioni di eccellenza, quelle con Massimo Geri (presente anche nel video
del singolo "Amore e Marchette", realizzato dal talentuoso regista
Gianni De Blasi), Nilza Costa (nel brano "Il bianco ed il nero") e
Guido Sodo, nel brano intitolato "La colpa".
"Massimo Donno è un gatto
che salta sui tetti della canzone d'autore italiana prendendosene la parte più
nobile. Come un gatto ci fa le fusa, ci conquista per poi graffiarci quando
meno ce lo aspettiamo. Come un prestigiatore muove le parole tra surrealismo e
neorealismo. E' una capriola, una giostra un pugno e uno sberleffo un bacio e
uno schiaffo. Cartina tornasole delle nostre vite imbarcate su fragili
vascelli" Oliviero Malaspina
Info
LE LOBBY DEL VATICANO di Carlotta Zavattiero. Prefazione di Ferruccio Pinotti (Edizioni Chiarelettere)
“I cammini paralleli sono
pericolosi! Quando ci si avventura andando oltre la dottrina e la comunità
ecclesiale e non si rimane in esse, non si è uniti al Dio di Gesù Cristo.” Papa Francesco, 19 maggio 2013, Giornata
dei movimenti ecclesiali.
“I movimenti possono dare molto
alla Chiesa… Ma quando in essi prevalgono le dinamiche del potere e del
profitto, la Grazia può andare perduta e la Chiesa, invece di arricchirsi di
nuova energia spirituale, sperimenta emorragie debilitanti.” Il cardinale Carlo Maria Martini sul
Rinnovamento nello Spirito, 30 ottobre 2011.
“Qualcuno è arrivato a cedere terreni o
appartamenti. Io ho donato un anello con brillanti che avevo ricevuto da mio
marito... La continua richiesta di denaro è stata una delle ragioni che mi
hanno spinta a uscire.” Marina
Bonaccorso, fuoriuscita dal Cammino neocatecumenale insieme al marito Concetto.
“Poco a poco si impara a mentire
a se stessi, e lo si fa talmente bene che alla lunga diventa quasi impossibile
riconoscere i propri pensieri, le proprie emozioni e la propria autentica
natura.” Donatella Lai, fuoriuscita dal
movimento dei Focolari.
“C’è un cardinale la cui testa
dovrebbe rotolare: Angelo Sodano. Le sue dimissioni sarebbero il miglior modo
per ripudiare la sordida maniera con cui padre Marcial Maciel fu protetto per
tanti anni a Roma.” Austen Ivereigh
della rivista dei gesuiti statunitensi «America» denuncia le protezioni di cui
ha goduto in Vaticano il fondatore dei Legionari di Cristo.
“Dobbiamo apparire più di quello
che siamo. È il nostro miracolo. Il grande bluff.” Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
“Il compito di fare pressione
sulla politica è passato ai movimenti laicali come l’Opus Dei, il Cammino
neocatecumenale e Comunione e liberazione, che oltretutto si stanno
impadronendo di settori importanti dell’insegnamento cattolico.” Francisco Delgado, presidente
dell’associazione Europa laica.
Un libro che mancava. Il racconto
dall’interno dei principali movimenti che si contendono potere e prestigio
nella Chiesa. Non solo. Questi movimenti, di cui l’autrice traccia la storia e
l’incredibile ascesa, appoggiata dal Vaticano, sono anche un’occasione per
capire quanto la politica italiana sia dominata dal mondo cattolico più integralista.
Gli esempi sono tantissimi. Dal
premier Enrico Letta, cattolico di ferro, che appartiene all’Intergruppo per la
Sussidiarietà, espressione di Comunione e liberazione, ai ministri Maurizio
Lupi e Mario Mauro, di Cl. Contiguo a Cl è anche il ministro Flavio Zanonato.
Paola Binetti è numeraria dell’Opus Dei; l’onorevole del Pd Maria Letizia De
Torre è dei Focolari; Raffaello Vignali del Pdl è stato presidente della
Compagnia delle Opere. Formigoni è memor domini di Comunione e liberazione e
Raffaele Bonanni, sindacalista della Cisl, fa parte del Cammino
neocatecumenale, come il ministro Graziano Delrio. La lista è lunga.
I movimenti raccontati in questo
libro, insieme ai loro leader carismatici (da Marcial Maciel Degollado dei
Legionari di Cristo, condannato alla damnatio memoriae per reati sessuali, a
Kiko Argüello e Carmen Hernández dei Neocatecumenali), rappresentano una delle
sfide più ardue per il nuovo papa. Francesco lotta per una Chiesa aperta, dalla
parte dei poveri e degli ultimi, oltre ogni lobby. Ce la farà? Solo la storia
potrà dirlo. L’importante però è conoscere, per capire. E questa preziosa
inchiesta consente di farlo.
Carlotta Zavattiero, giornalista e scrittrice, collabora con il
“Corriere della Sera”. È autrice di diversi libri, tra i quali ricordiamo
Giorgio Perlasca. Un italiano scomodo (Chiarelettere 2010), Lo Stato bisca
(2010) e Poveri padri (2012), pubblicati da Ponte alle Grazie.
giovedì 24 ottobre 2013
David De Angelis Come Sono Guarito dalla Miopia
Norman Walker La Salute dell'Intestino - Il Colon
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