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mercoledì 3 luglio 2013
martedì 2 luglio 2013
Zoo a due di Marino Magliani e Giacomi Sartori con prefazione di Beppe Sebaste (Perdisa Pop). Intervento Nunzio Festa
Andiamoci piano. Perché il
pregiato libro che abbiamo sotto le mani va ‘descritto’ con meticolosità;
almeno nella dose usata da chi l’ha fatto: dagli autori dei racconti che lo
compongono, all’autore della prefazione ai professionisti tutti dell’editrice che
l’ha portato in stampa. Intanto – appunto - la copertina, di “Zoo a due”,
firmato da Marino Magliani e Giacomo Sartori. Perché è sviluppata su un disegno
d’Andrea Pazienza. Dove due volatili in bianco e nero si coccolano appoggiati a
un ramo. Evidentemente a simboleggiare l’amore. Ma potremmo (pure) allargarci
indicando, quale emozione e sentimento, insomma un (po’) valore, persino
l’amicizia. Mentre la prefazione dello scrittore Beppe Sebaste, competente e
impeccabile come un riuscito saggio breve – a presentare la voglia di vivere
del volume. E Sebaste, sia chiaro, indugia soprattutto su un elemento. Insomma
ci tiene a spiegarci, precisare che il motivo del libro appartiene al catalogo
delle forze storiche della letteratura. L’animale non è che uomo in sedicesimi.
Oppure il contrario. O, detto in maniera più rozza, ogni vicissitudine che gli
animali dimostrano di sopportare e portare a noi la conosciam bene in quanto fa
parte delle nostre stesse vite. Non per niente, lo scrittore Beppe Sebaste
parte citando scrittori che non sono “classici” per vezzo delle critica, ma
sono considerati tali da chiunque apra un loro romanzo. Da Tolstoj a Kafka.
L’antologia è formata da sedici racconti; quattordici brevi di Sartori e due
più lunghi di Marino Magliani. Il libro è aperto da “Pipì”, di Giacomo Sartori,
storia d’un cane che racconta il suo legame col padrone, un barbone che gli
vuole tanto bene. Ma sono le due novelle di Magliani a fare da controcanto a
tutti i personaggi, sempre del mondo animale, che passano nello scorrere della
raccolta di voci. Dopo aver lasciato il canarino nella sua sicurissima gabbia,
incontriamo, per fare solamente qualche esempio delle micro-storie di G.
Sartori, una formica che un giorno esula dal compito di seguire tutte le
indicazioni del collettivismo formichista. Per una volta si sposta dalla massa
che esegue militarmente. Raccontandoci in prima persona che si prova
nell’impresa. “Se fosse durata sarebbe stata la quinta estate sotto le palme.
Ma il padrone teneva le bestie solo per un periodo e poi le abbandonava. E un
giorno toccò anche a Cobre”, è l’incipit del primo dei racconti di Magliani.
Quello del cane che tenta di tornare dal suo padrone, lungo la costa ligure
madre dell’autore. Che troverà quello dell’altro cane, il figlio, in cammino
nella risalita contraria. La penna è quella del Magliani in stato di grazia,
che con “Quella notte a Dolcedo” aveva incantato. La scrittura di Giacomo
Sartori deve invece fare i conti, giustamente, con la difficoltà di non cedere
alla barzelletta: traguardo raggiunto grazie all’invenzione d’un orso polare
freddoloso della stessa squadra dell’unicorno abitante d’un libro eccetera. Un
libro, insomma, su paure, desideri e ambizioni tutte umane. Nel manifestarsi di
sentimenti certamente animali.
Muddhriche di Mino De Santis (Ululati, Lupo editore) visto da Vittoria Coppola
Salento, voce e canto. Non solo
parole, quelle di Mino De Santis. In lui sono racchiusi pezzi di cuore legato
ad una terra rossa e carnosa. Il cantautore salentino è appena tornato con
“Muddhriche”, album prodotto dalla giovane etichetta musicale Ululati, dopo
Caminante (2012). Mino De Santis si fa ascoltare, con voce piena e puntuale
quanto le sue idee, che si traducono in testi ricchi di significato, storia e
senso di vita. In lui e grazie a lui, vive il Salento. Non quello che balla
quando suona un tamburello, ma quello che danza al ritmo naturale della vita,
che scorre attraverso gli anni, incontra preti, “pizzoche” e “sbergugnate”. Ed
ha sempre tempo per l'amore, il cuore. Il corteggiamento. E c'è l'incanto della
natura, degli ulivi pieni di nodi, dalle bellissime fronde. Ci sono i fichi e
le mandorle. E nella bocca arriva il sapore della semplicità, quella sublime. Tanto
di più viene nella mente, se si lascia aperta la porta del cuore e ci si lascia
andare al canto. È un grande ritorno, quello di Mino De Santis. Il tempo
danzerà assieme a lui e ci coinvolgerà uno per uno. Mino De Santis lo sa: siamo
tutti - ma proprio tutti - sullo stesso palco. E briciola dopo briciola si
assapora il pane, simbolo unico di dignità.
lunedì 1 luglio 2013
domenica 30 giugno 2013
sabato 29 giugno 2013
“Vota Socrate” … per smascherare l'ignoranza e diffondere l'amore per la ricerca e il vero sapere. Il libro ethos/compatibile di Ada Fiore edito da Lupo
Nell’atrio
del Castello di Corigliano d’Otranto il 30 giugno 2013 sarà presentato ore
20,30 il libro di Ada Fiore (Sindaco del Comune di Corigliano ) edito da Lupo
editore dal titolo “Vota Socrate”. Interverranno insieme all’autrice il
filosofo Mario Carparelli, il magistrato Roberto Tanisi, l’Avv. Gianluigi
Pellegrino, l’assessore alla cultura Dott.ssa Dina Manti. Modera l’incontro il
Dott. Rosario Tornesello (caposervizio cronaca del Nuovo Quotidiano di Puglia)
"Corigliano d’Otranto pensa di essere
il paese più filosofico d’Italia. Ergo, lo è."
John Hooper, The Guardian
"Scommettere sul pensiero
per superare la crisi"
Repubblica
Ecco
quali sono i punti del programma al quale i lettori sono invitati ad aderire,
liberamente, in occasione della prima nazionale di “Vota Socrate” di Ada Fiore,
che si terrà il 30 giugno prossimo a Corigliano d'Otranto.
“Vota
Socrate” nasce mettendo a frutto un'esperienza unica nel suo genere, su un
territorio ad alta vocazione filosofica, “Vota Socrate” cerca di realizzare il
sogno di costruire una nuova umanità, un'umanità che “Smaschera l'ignoranza e
promuove l'amore per la ricerca e il sapere, si prende cura dei giovani,
rispetta le leggi e onora la giustizia, ricava ricchezza dalle virtù,
ricostruisce un mondo di veri valori”.
Tutto questo è “Vota Socrate”, un libro che
propone un pensiero innovativo, con radici salde che affondano nel pensiero
antico, per aiutare nel popolo dei lettori la maturazione di una svolta
'ethos'-compatibile.
VOTA
SOCRATE, Ada Fiore
E se un
giorno Socrate si fermasse davanti ai cancelli del Paradiso per discorrere di
vizi privati e pubbliche virtù con San Pietro? Ada Fiore, filosofa dell'era
2.0, immagina questo curioso e particolare siparietto, alle soglie del terzo
millennio, che vede coinvolti due dei massimi protagonisti, involontari, della
controversa querelle tra fede e ragione che anima il dibattito culturale e
filosofico da millenni. Socrate, dopo la morte, ottiene il premio della vita
eterna tra i meritevoli, ma un disguido gli impedisce di varcare la soglia
dell'Empireo e deve attendere più di 2400 anni perché qualcuno si accorga di
lui. E quel qualcuno, naturalmente, è proprio il custode delle chiavi, il santo
a cui il Cristo ha affidato la custodia del Regno dei Cieli. Da quell'incontro
casuale scaturisce un intenso e fitto dialogo sulla società dei nostri giorni,
sui mali di cui essa si alimenta quotidianamente e sull'incapacità del genere
umano di sfuggire al lento declino a cui sembra destinato. Con un'agile e
fruibile prosa l'autrice prende per mano il lettore e lo avvicina
all'affascinante mondo dell'arte del pensiero. La filosofia diventa così
scienza alla portata di tutti, che si apre alla verifica della quotidianità e
diventa strumento per la sua comprensione. Alternando alla narrazione estratti
dei testi originali, Ada Fiore ci introduce nel mondo e nel pensiero di
Socrate, filosofo tra i più significativi dell'Occidente e figura attualissima
che si distingue per l'integrità morale della sua vita.
Il
pensatore ateniese, più vivo che mai, sembra avere una risposta a ogni
preoccupazione di San Pietro, comprese quelle inerenti le pericolose derive
della politica nostrana. E se in mezzo a proclami elettorali e promesse di ogni
sorta, i politici contemporanei appaiono privi di proposte convincenti, il
"manifesto" di Socrate si caratterizza per la riscoperta di ideali a
lungo sopiti, che mettono in comunione, per una volta, i credi più disparati.
Arriverà,
forse, dalla filosofia il germoglio di speranza per un futuro roseo?
Ai
posteri, anzi agli avi, l'ardua sentenza.
Info
venerdì 28 giugno 2013
MUDDHRICHE Di Mino De Santis (Ululati di Lupo Editore) ad Alezio domani 29 giugno 2013
La presentazione del nuovo
album Muddhriche di Mino De Santis (Ululati, Lupo editore) è prevista domani 29
giugno 2013 alle 22,00 ad Alezio al Piazzale Santa Maria della Lizza. Introduce
la scrittrice Vittoria Coppola.
Ogni qual volta si ascolta
Mino De Santis, si hanno ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali
e i suoi ascolti al juke box. La voce e l’ironia amara di De Andrè, ma anche
l’impegno di Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non
abbandonarsi a facili semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere
play.
Mino De Santis è a tutti gli
effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora raccontare e lo
fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un pittore impressionista
nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel riferire vizi e virtù
della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche”
prodotto dall’etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono
piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed
essenziali, messe insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le “macchiette”,
i personaggi del paese: “Lu prete”
scaltro e smaliziato o la “La bizoca e la
svergognata”, apparentemente diverse ma “le
stesse e l’hanno sempre saputo”. C’è la bellezza e la malinconia degli “Anni” passati tra casa, chiesa e sogni
di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti”(feat.
Nandu Popu / Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra “patruni e capurali”, senza diritti o
assistenza, pagati venti euro alla giornata me definiti lo stesso invasori. E
tra mandolino e fisarmonica, si continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare
definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare. A poco a poco le “Muddhriche” compongono il quadro di un
uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del disco, dall’alto, osserva,
riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le piccole cose che continuano
a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira
a pieni polmoni l’aria scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone
perché è il suo modo di continuare a credere al sogno di anarchia.
Mino De Santis
Il Salento trova nuove parole,
quelle puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto
l'animo e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa
riverenza. Mino De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero.
(Mauro Marino)
Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca)
Autoironico e impietoso … lo definirei un "verista" per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. E' un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità "popolare" oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis)
Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca)
Autoironico e impietoso … lo definirei un "verista" per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. E' un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità "popolare" oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis)
giovedì 27 giugno 2013
Massimo Donno presenta Amore e Marchette (Ululati, Lupo editore) a Corigliano D’Otranto
Venerdì 28 Giugno 2013 ore 21,00
presso "Le terrazze del Castello" di Corigliano d'Otranto (LE).
Presentazione ufficiale del disco "Amore e Marchette", in quartetto
con Morris Pellizzari (chitarra), Francesco Pellizzari (percussioni), Stefano
Rielli (contrabbasso). Special guest: Gianluca Milanese (flauto traverso);
Francesco Del Prete (violino); Andrea Doremi (susafono); Valerio Daniele
(chitarra e fonico); Marcello Zappatore: (chitarra elettrica); Ovidio Venturoso
(percussioni); Alessia Tondo (voce). L’evento è realizzato grazie al patrocinio
del comune di Corigliano d'Otranto ed al sostegno di Bakè Torre dell'Orso, Illy
caffè, Pasticceria Donno - Korianì.
“Massimo Donno è un gatto che
salta sui tetti della canzone d'autore italiana prendendosene la parte più
nobile. Come un gatto ci fa le fusa, ci conquista per poi graffiarci quando
meno ce lo aspettiamo. Come un prestigiatore muove le parole tra surrealismo e
neorealismo. Ci concede una musica tra sogno e realtà. Il disco in ogni traccia
è una capriola, una giostra un pugno e uno sberleffo un bacio e uno schiaffo.
Cartina tornasole delle nostre vite imbarcate su fragili vascelli. Semantica
del testo e sintassi musicale si armonizzano perfettamente nel suo creato di
opposizioni binarie. Dalle quali scaturisce una bellisima opera, un'opera
aperta. Un'opera che perdere è come fare peccato.” (Oliviero Malaspina)
Già disponibile su iTunes
MASSIMO DONNO … DI VITA, DI PALCO E DI NOTE - Inizia lo studio della chitarra a tredici
anni, a Corigliano d’Otranto, in Salento. Parte dal Blues, Funky, Rock, ma nel
corso degli anni si fa forte l’avvicinamento al genere cantautoriale italiano e
non. Grazie ai cantautori si fa grande la passione per i suoni acustici, sia
del jazz che della musica etnica. Questa passione è ulteriormente accresciuta
dalla terra in cui Massimo nasce. La prossimità di quella fascia di Sud, alle
tante sfumature ed anime della musica mediterranea, rende ovvia la prossimità
dei musicisti alla musica tipica di queste zone e alle varie contaminazioni che
questa negli anni ha subito. Intorno al 2000 – 2001 Massimo, insieme a Luca
Barrotta e ad altri amici – musicisti, da vita al suo primo progetto di folk
d’autore: Allegra brigata Bodhran. In questo ensemble vengono elaborati suoni
tradizionali del sud Italia, dei Balcani, i ritmi tradizionali ebraici del
klezmer, uniti ai testi di cui Massimo è l’autore. Allegra Brigata viaggia
spesso, da Milano a Teramo, da Roma a Pescara, a Parma, Prato, Cremona,
Bologna, fino alla semifinale del “premio de Andrè”, a Messina, grazie a due
brani scritti e musicati da Massimo. In questi live spesso la band ha avuto il
piacere di ospitare musicisti di tutto rispetto nell’ambito della musica
popolare, da Guido Sodo a Maurizio Deho. Con Allegra Brigata Bodhran realizza
tre lavori: “Memorie” (2001), “In cerca d’autore” (2003), “Demo” (2006).
Diversi brani di Massimo inoltre faranno parte negli anni di varie compilation
di musica etnica e word music: ad esempio un brano composto a quattro mani con
Gianluca Milanese (flauto traverso) confluisce nel 2005 nella compilation
“Musichetnia 2”,
prodotto dalla RedLand di Bari. In questi anni va inoltre avanti l’attività
didattica di Massimo: si trasferisce a Bologna, dove vive dal 2003 e studia con
chitarristi del calibro di Romano Trevisani (chitarrista di Vasco Rossi, Dalla,
Nannini,ecc.), Guido Sodo, con cui affronta un approccio centrato sulla musica
popolare del sud Italia, Maurizio Geri (Riccardo Tesi, Banditaliana,ecc.) con
cui approfondisce lo studio della musica Manouche, un genere di confine tra il
jazz, la musica zingara, il Walzer musette francese. Ha studiato scrittura
creativa con lo scrittore e critico Michelangelo Zizzi e lettura
espressiva/dizione con Paolo Magagna al teatro dell’ascolto nell’anno
2010/2011. Si laurea in Sociologia nel 2008, presso l’ Alma Mater Studiorum –
Università degli studi di Bologna. Parallelamente Massimo sviluppa un’altra
sensibilità, parallela a quella delle piazze e dei centri in cui si esibisce, e
cioè la passione per gli ambienti intimi e raccolti in cui incontrare il
pubblico da vicino: scrive per teatro diversi copioni, facendoli interagire con
musiche inedite e composizioni cantautorali di De Andrè, Bertoli, Guccini, ecc.
Negli anni che vanno dal 2005 ad oggi, realizza diversi spettacoli: “Ti saluto
dai paesi di domani …” sulla vita di
Fabrizio de Andrè; “A ruota libera” sull’arte come espressione dei cosiddetti
diversi, per natura e per cultura; “Le Otto ore” ispirato alle musiche
tradizionali di lavoro e immigrazione di tutta Italia; “Incanti di Tango”
orientato alla reinterpretazione di musica cantautorale in chiave tango/jazz;
“One hand Jack”, tratto da un monologo di Stefano Benni, con musiche di Fred
Buscaglione; “Ognuno ha l’inverno che merita” in cui alla sua prosa intreccia
composizioni cantate e strumentali inedite. Inoltre realizza, scrivendo i
monologhi e arrangiando i brani di Fabrizio De Andrè, presso il Teatro
dell’Ascolto di Bologna, una trilogia di spettacoli: “… e tutto ciò lo chiamavo
luna”, ispirato all’album “La Buona Novella”; “Dall’inizio alla fune”, ispirato
all’Album “non al denaro, non all’amore, né al cielo”; “L’uomo che imparò a
volare”, ispirato a “Storia di un impiegato”. Negli anni inoltre Massimo è
spesso ospite di progetti altrui, in cui opera da turnista: dalle performance
popolari con i più grandi cultori della musica tradizionale salentina e non
(Emanuela Gabrieli, Gianluca Milanese, Marcello Zappatore, Ovidio Venturoso,
ecc.) alle pièce teatrali di vari registi in cui Massimo canta e suona la
chitarra ( “Navigammo su fragili vascelli” , “stasera è più forte il dolore”,
“Compagno cittadino …” di Alberto Minafra). Nel 2007 ha suonato circondato
dalle coreografie del Maestro Tony Candeloro, uno dei più grandi rappresentati
della danza contemporanea nel mondo. Nel 2009 collabora con l’attore Simone
Franco per la realizzazione di uno spettacolo sulla musica e la letteratura
argentina. Esperienza forte è anche l’incontro con Alberto Bertoli, figlio di
Pierangelo Bertoli, incontro avvenuto nella casa del cantautore scomparso nel
2002. Nasce un’intensa amicizia e collaborazione tra i due: Alberto è spesso
ospite negli spettacoli di Massimo e viceversa, dividendo il palco con artisti
del calibro di Franco Mussida (Premiata Formeria Marconi), Luca Bonaffini, ecc.
In uno di questi live conosce il compianto Andrea Parodi, con il quale avrebbe
diviso il palco in un concerto troppo a ridosso della sua prematura scomparsa.
La collaborazione porta Massimo ed Alberto, accompagnati sempre da Luca
Barrotta alla fisarmonica, ad esibirsi
in festival e teatri, da Mantova a Firenze, fino alla provincia di Lecce. Nel
2010/2011 collabora con l’Osservatorio Astronomico di Bologna e l’Associazione
per la Divulgazione delle Scienze Sofos, per la realizzazione dello spettacolo
di osservazione astronomica/divulgazione scientifica dal titolo Racconti di
cielo – Armonie tra mito e scienza. Porta attualmente in giro diverse
performance live, dalla musica etnica, alla cantautoriale, allo swing, al
tango, ecc. fino alle esperienze da solista accompagnato solo da chitarre e
loop machine. Collabora come chitarrista con la cantante Afro – Brasiliana
Nilza Costa e con il polistrumentista messicano Carlos la Bandera. Insieme al
cantautore Gigi Marras, con cui collabora, guadagna la finale al premio Bindi
2011 e la finale al Premio Musicultura
2012 (Ex Premio Città di Recanati), entrando nel cd ufficiale con i brani dei
16 finalisti. A giugno, con un suo brano “Amore e Marchette”, vince “Promo”,
mini-concorso su Ciao Radio, radio Emiliana, ricevendo il maggior numero di
voti. A luglio 2012 è stato finalista al Premio Bindi riscuotendo ottimi
risultati di pubblico e critica. A settembre 2012 è stato finalista al Festival
delle Arti di Bologna, contest organizzato da Andrea Mingardi. È stato
finalista alla 14a edizione di Biella Festival Autori e Cantautori 2012,
classificandosi tra i primi cinque. E' stato semifinalista al Tour Music Fest,
il più grande festival europeo dedicato alla musica emergente, con la
commissione artistica presieduta da Mogol. In Ottobre 2012 termina la
registrazione del suo album solista in uscita nella primavera del 2013 per
l’etichetta Ululati (Lupo Editore). Il Cd contiene numerose collaborazioni, da
Maurizio Geri a Francesco del Prete, da Guido Sodo (Cantodiscanto) a Nilza
Costa, Ovidio Venturoso e Giuseppe Spedicato (Bandadriatica), ecc.
MASSIMO DONNO IN PUNTA DI … PENNA -
Coltiva la primordiale passione per la scrittura. Nell’ottobre 2009
risulta tra gli autori scelti per il concorso indetto dal centro studi Kairos
di Lecce che entreranno a far parte di un testo – raccolta delle opere vicine
al tema della resistenza dal titolo “Lenti spiriti”. Il titolo dell’opera di
Massimo è “Sogni al risveglio”, racconto metropolitano sulle forme di
quotidiana ed individuale resistenza. Nel marzo del 2010 guadagna un secondo
posto, con il racconto “Victor”, al concorso letterario “Lettere Matte –
Scrittori per Talitha”, entrando così di diritto nel volume che comprenderà
tutte le composizioni dei finalisti. Ad aprile 2010, con tre racconti “Pensieri
macchiati di rosso”, “Victor”, “l’uomo che imparò a volare”, giunge tra i
finalisti, guadagnando il titolo di “Segnalato” nel concorso letterario “La
vita in prosa”. A settembre 2010 pubblica per l’Agenzia di Comunicazione IKOS
di Bari un racconto nella raccolta di racconti “Cento storie per cento disegni”
edito da Di Marsico.
Info e contatti:
UFFICIO STAMPA OVERECOAGENZIA
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