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venerdì 7 dicembre 2012

“Come fece come non fece” raccolta di fiabe salentine (Kurumuny Edizioni) con LUIGI Chiriatti all’ HulaHoop Club di Roma



Sabato 8 dicembre 2012 dalle 19,30 all’HulaHoop Club di via L.F.De Magistris 91/93 a (Roma-Pigneto) per la rassegna de “Il ritmo che cura” Kurumuny presenta nell’ambito del tema letterario di dicembre “La fiaba” il libro “Come fece come non fece” raccolta di fiabe salentine con l’autore LUIGI CHIRIATTI.  Come fece come non fece è una raccolta di fiabe fatte di immagini, luoghi, atmosfere, suoni di paesi e città, voci di uomini e di animali, odori antichi di case umili o profumi esotici di sfarzosi castelli, di malìe e incantamenti alla controra.  Immagini lontane, nel tempo e nello spazio, di principi e principesse che vivono e rivivono tra gli ulivi contorti e tra gli spinosi fichi d’India. Dietro ogni favola c’è il volto rugoso di un vecchio che fu bambino, la sua voce sfiatata e i gesti delle sue mani nodose che raccontano storie vere, camuffate da fiabe.  Un libro attraverso cui i bambini possono apprendere gli strumenti per affrontare la vita, perché si narra di grandi difficoltà e pericoli da superare, di magie e incantesimi buoni e cattivi, di viaggi straordinari; ma Come fece come non fece è anche un libro per gli adulti che possono svegliare i ricordi custoditi in un angolo della memoria e ritrovare il tempo in cui furono bambini attraverso la fascinazione di un racconto. Le favole qui pubblicate fanno parte di un lavoro di ricerca e documentazione più ampio e complesso condotto dall’autore sulla cultura orale salentina. Le favole sono state registrate direttamente dalla viva voce dei narratori in dialetto salentino e sono state trascritte mediante una traduzione libera dove si combinano le immagini e i giri di frase più espressivi caratteristici della lingua dialettale con un impianto linguistico italiano, in questo modo la lingua è parte integrante del paesaggio perché contribuisce in modo determinante a identificare i luoghi in cui si svolgono le azioni e i personaggi stessi delle favole.
Luigi Chiriatti Ricercatore della storia orale, scrittore, editore, da decenni si dedica all’attività di ricerca nel campo delle tradizioni popolari del Salento. Possiede uno dei più estesi archivi sonori privati della Puglia. Ha curato e pubblicato numerosi lavori di rilevante interesse storico e culturale sul tarantismo e la cultura popolare salentina, prima con le edizioni Aramirè e poi con Kurumuny, casa editrice da lui fondata e diretta.


MERCATI GENERALI

“La luna gira il mondo e voi dormite.” Di Matteo Salvatore

Da un’idea di Umberto Papadia, nasce “Mercati generali”, un racconto musicale delle esperienze di vita di due ragazzi, ‘u Papadia e Guitarmando, divisi da centinaia di Km, ma accomunati dalla passione per la musica e dalla loro esperienza lavorativa ai mercati generali di Roma e di Lecce.
Un viaggio divertente che congiunge due mondi diversi, il Salento e Roma, guidato dai sogni di due ragazzi alla fine degli anni ’70, ambientato nella notte che vive e lavora, mentre le città dormono ignare. Mentre i racconti si intrecciano con le note e con il ritmo, i veri protagonisti di questo spettacolo sono tre: la musica la notte e il lavoro, il lavoro del popolo.

Umberto Papadia, in arte ‘u Papadia:
Salentino del Capo di Leuca, esule sin dalla nascita, virtuoso del tamburello, percussionista autodidatta ed eclettico cantastorie. Autore del progetto folk rock “La Peronospera”, e della “filosofia furese” ad esso associata. Reduce del successo della scorsa estate con oltre 25 concerti in Salento e un Festival dedicato al suo progetto, “L’alba della Peronospera”. È stato percussionista e vocalist di Teresa De Sio dal 2004 al 2011. Vanta collaborazioni con nomi illustr,i italiani e internazionali, tra i più noti: Lucilla Galeazzi, Ambrogio Sparagna, Nando Citarella, Uccio Aloisi, Arakne Mediterranea, Mike Mainieri, Hector Zazou.
Armando Serafini, in arte Guitarmando:
Romano della Garbatella, portatore di quella “romanità” ormai in via d’estinzione. Chitarrista e percussionista appassionato di strumenti etnici. Produttore naturale di groove, in grado di far suonare qualsiasi oggetto a sua disposizione. Inventore del nocche'n'roll dapprima sulla Ciquita Grooving Box, e poi sulle sue evoluzioni successive: la Guitarmandrum e il Rullandoro.
Umberto e Armando collaborano da oltre 5 anni.

INGRESSO COMPRESA CONSUMAZIONE o TESSERA 5 euro


mercoledì 5 dicembre 2012

GoodMooning

 

Book trailer di: "GoodMooning! Andare sulla Luna è una cosa molto seria! ...o forse no? Il programma spaziale segreto che portò l'uomo sulla Luna"

Libro scritto e disegnato da Stefano Saldarelli, grafico libero professionista di Prato, da sempre appassionato di grafica, disegno, fantascienza e missioni spaziali. Unite il tutto e aggiungete altri due ingredienti: umorismo e l'ironia e otterrete GoodMooning!

GoodMooning! racconta di una missione spaziale sulla Luna avvenuta nel 1969, tre mesi prima della missione Apollo 11.
Storie surreali, umoristiche, divertenti, pensate per regalare un sorriso. Definite "fiabe per bambini cresciuti", narrano le vicende di un astronauta alle prese con mille situazioni e difficoltà. GoodMooning! è una metafora della vita in chiave "spaziale".

Il libro GoodMooning! Esce a metà dicembre 2012 e sarà disponibile su www.goodmooning.it e sui principali siti web di vendita di libri.

Blog: www.goodmooning.it

"Cuore russo" di Carla Piermarini (Phasar Edizioni)




Cuore Russo è una raccolta di poesie che descrivono un percorso, quello umano dell’autrice, dall’adolescenza alla prima maturità. Si passa lentamente dal romanticismo e dall’innocenza dei primi componimenti a composizioni più amare ma più sincere, nelle quali le parole non vengono selezionate per ammaliare il lettore bensì per destarlo dal torpore e dall’indolenza della contemporaneità. Ogni affermazione è netta, diretta, a volte spietata. Il tema dell’amore è un filo conduttore, anch’esso comunque indagato da più angolazioni, senza retorica. La Russia appare, scompare, per poi ricomparire come sfondo di una vicenda umana tutta al femminile. Poesie come appunti di viaggio, con tante immagini simili a scatti fotografici, scritte di getto e con semplicità per permettere attraverso la lettura di ricordare nitidamente l’esperienza vissuta e poter volgere lo sguardo sempre e comunque verso il futuro.
Carla Piermarini nasce a Fermo nel 1979. Nel 1998 si diploma presso il Liceo Scientifico “T. Calzecchi Onesti”, dove, durante il triennio, ha l’opportunità di studiare la lingua russa. L’interesse e la passione che la civiltà letteraria russa suscita nell’autrice la spingono a laurearsi nel 2004 in Lingue e Letterature Straniere, presso l’Università “La Sapienza” di Roma, con una tesi sulle liriche italiane di Nikolaj Gumilëv, raffinatissimo poeta russo del primo Novecento. Le lingue, la poesia e l’amore per i viaggi sono le passioni che hanno guidato fino ad oggi le scelte umane e professionali dell’autrice, che attualmente lavora come insegnante nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.

"Cuore russo" di Carla Piermarini (Phasar Edizioni), 2009, €7, pp. 56
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Il caso Krolevsky a cura di Alessio Gambaro e Christian Zecca (EDIZIONI FALSOPIANO). Dal 15 dicembre 2012 in distribuzione



“E’ davvero sorprendente come con poco, anzi con niente, Max Frisch abbia manipolato il concetto di esistenza, rivoluzionandolo. E lo ha fatto attraverso i suoi scritti, la sua arte, la sua vita. Nel 1986, quando il romanziere e drammaturgo svizzero Max Frisch ha vinto il Premio Neustadt, il New York Times lo ha descritto come “candidato al Premio Nobel a vita”. Qualche anno dopo muore, ma senza il Nobel. Da anni tento di indagare sul caso Max Frisch, ma chissà come tutti gli indizi portano a Krolevsky. Il problema dovrà essere affrontato in ogni suo minimo aspetto, scandagliando ogni singola parte evitando tutte le aporie del caso… pardon del caso Krolevsky!” (Stefano Donno)
“Film anomalo, Il caso Krolevsky di Alessio Gambaro e Christian Zecca. Sperimentale e colto, di forte impianto teatrale e, al contempo, profondamente cinematografico; un’opera di finzione che, nella sostanza, si discosta per temi, realizzazione e struttura da gran parte della produzione italiana corrente. Un’estraneità, un essere nobilmente - e del tutto volontariamente, va detto – fuori dal coro che sfida le consuetudini del tempo presente e affonda le radici in una derivazione letteraria curiosa e vagamente demodé: alla base del progetto vi è infatti Biografia, testo teatrale dello svizzero Max Frisch datato 1967, complessa riflessione sulle possibilità di manipolazione consapevole dei percorsi biografici, fosca metafora del riflesso della personalità umana sulle azioni che compongono, volenti o nolenti, le nostre storie individuali.” (Massimo Lechi)
“Dopo la prima sequenza siamo trasportati in un luogo neutro, onirico, bianco: un non-luogo, dove in un contesto altrettanto irreale, ma del tutto differente del precedente ogni scelta della vita di Kurmann è contrappuntata da un movimento sulla scacchiera. E allo stesso tempo questa partita immaginaria o immaginata è riportata al suo incipit, tutto è già compiuto nel momento stesso in cui si dipana. La sfida prosegue fino al suo epilogo, moltiplicando il gioco di specchi e di rimandi ancora una volta, e mi scuso nel ripeterlo, di simboli: nulla è canonico, l’intervento di un presunto regista in scena che guida i due attori, è in realtà un bambino che pure parla con la stessa voce del Registratore… Gioco scenico nel gioco narrativo che pure era la cifra del testo originario.
Gli attori diventano le pedine della partita e tutta l’operazione gioca con eleganza (ma fino in fondo su questo registro) nell’uso degli elementi: pedine, scacchiera come orizzonte esistenziale, regine re e pedoni, ma anche partita che conduce alla vittoria o alla sconfitta a partire in maniera ineluttabile dalle proprie mosse o scelte. Kurmann sa tutto questo eppure tenta di giocare se non la partita immortale, la partita impossibile, la vittoria senza costo, l’equilibrio degli opposti e fallisce, pur tentando di rigiocare infinite varianti. Arriverà sempre alla stessa conclusione: Non può che perdere. Nel film tutto questo è reso in maniera esplicita, attraverso una compresenza del linguaggio cinematografico e della lettura scenica, e non solo: ne deriva un testo veramente multilivello che supera i limiti di un solo codice linguistico e ne attiva molti di più, che può in sostanza essere letto in molti modi e con molti linguaggi.” (Giovanni Robbiano)

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EDIZIONI FALSOPIANO

Esercizi sulla madre, di Luigi Romolo Carrino (Perdisa Pop). Intervento di Nunzio Festa



Vi potrebbe costringer a farvi male, l'ultimo romanzo di L. R. Carrino, "Esercizi sulla madre". E' un romanzo che fa veramente male, l'ultima opera di Carrino. E per volerci un po' bene cominciamo con tatto; parliamo infatti della scrittura, della lingua del nostro Carrino: ché Carrino è 'nostro'. Autore, poeta di talento tra l'altro, che ha imparato la segreta legge della letteratura: devi avere uno "stile": esser riconoscibile. O la giustizia delle lettere alla lunga ti toglie dall'archivio delle pagine da difendere (lo facciamo con le nostre misere librerie - in fondo). Rompe i tempi verbali, l'autore. Ché Carrino deve correre, lentamente, avanti e indietro nel tempo-storia. Ragionare con periodi che san d'acqua limpida ma poggiata nelle bruciature d'un rogo di numeri di scrittura. Una certa disaffezione alla lingua perfetta, si potrebbe facilmente sintetizzare. Che però si trova nella lana d'un torrido inverno di spazientita e, a spicchi lamentevole, voglia di parola. Due voci, anzi una e mezza usa oggi lo scrittore. Ché la protagonista femminile della presenza/assenza deve aver tutto il campo e insieme tutte le colpe. Quindi gli sfoghi della voce femminile son prudenti, forse. Sicuramente meno tormentati, se possibile, degli editti affermati dalla maschile. Il tono di Carrino è perentorio. Seppur siamo infine in un romanzo. A mosaico, certo. Eppero senza dubbio in un testo pieno di se stesso. La narrazione, è quella degli Impazziti. Seguiamo quest'autore napoletano, classe '68, da "Acqua Storta" (Meridiano Zero). Da allora, lo apprezziamo. Autore anche di versi e testi teatrali, Carrino ha esordito nel 2006 con due racconti in "Men on Men 5" (antologia mondadoriana del 2006). Poi son arrivati, tra le altre cose, il libro di poesie "Certi ragazzi" (Liberodiscrivere) e "Pozzoromolo". "Sei dietro le mie spalle, nel vialetto, con le buste della spesa, stai andando nella direzione sbagliata. Non vedi che la casa è qui? Madre, sono qui". Questo liquido infetto di Esercizi sulla madre, c'infetta. Il quarantaduenne Giuseppe, adesso internato in un ospedale psichiatrico giudiziario, ripercorre la sera interminabile di decenni prima, la sera del 23 febbraio 1976 quando suo madre l'abbandonerà con la scusa di normali compere. Mentre il figlio attendeva, invano, il ritorno. Carrino ci fa male costringendoci a ricordare intanto insieme a Giuseppe la ragione del suo internamento - ha commesso un crimine che neppure ricorda -. Dieci ore d'attesa del figlio diventano dieci esercizi di scrittura e memoria del Pazzo. Il lettore più forse più attento e acuto di L. R. Carrino, Francesco Durante, ha detto che questo romanzo è matrice di Pozzoromolo. L'esperimento di psichiatria al quale è sottoposto il 'maturo' Giuseppe, inventa nel Giuseppe "ragazzino" dieci diverse figure di Madre riprese dall'uomo. (Con l'innesto d'una sorpresa: un racconto d'un'altra figura - tra l'altro importantissima, seppur estemporanea in forma d'apparizione - per la storia). Dalle Macchie rinasce l'innocente crimine.

“Kurumuny” e “Il ritmo che cura” a Roma dal 7 al 9 dicembre 2012



A Roma un intero fine settimana dedicato al Salento. Una rassegna che tocca 3 quartieri popolari e simbolici di Roma, per trattare argomenti diversi, tutti legati al Salento, in cui l’approfondimento culturale e sociale, la musica e il racconto, nei suoi molteplici aspetti, si mescolano.  La città di Roma ha dimostrato negli ultimi anni un forte interesse per il Salento, e viceversa moltissimi salentini hanno trovato la loro realizzazione lavorativa nella città di Roma, portandosi dietro inevitabilmente le loro tradizioni. La rassegna è organizzata dal cantautore Umberto Papadia e da Francesca Malerba, entrambi salentini a Roma, dove si occupano proprio della diffusione della cultura salentina nell’ambito del progetto da loro ideato “Il ritmo che cura”. Il tutto è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione con la casa editrice Kurumuny nelle persone di Luigi e Giovanni Chiriatti: scrittore della cultura orale e profondo conoscitore dell’antropologia salentina il primo, editore il secondo.

Si parte Venerdì 7 Dicembre alle 21,30 al Cantiere in via Gustavo Modena 92, tema della serata sarà: Taranto, il cambiamento di una città di contadini e pescatori con l’avvento dell’industria siderurgica, (Italsider prima, Ilva dopo). Le contraddizioni di una società di “metal mezzadri”, del ricatto occupazionale di una popolazione divisa tra necessità e rifiuto, tra lavoro e salute, tra vita e morte. Verrà presentato il libro Invisibili. Vivere e morire all’Ilva di Taranto di Fulvio Colucci e Giuse Alemanno, edizioni Kurumuny. Seguirà un dibattito, condotto dal giornalista Sebastiano Gulisano, a cui è invitato a partecipare anche il pubblico.
La serata sarà chiusa dallo spettacolo Venticinquemila Granelli di Sabbia di Alessandro Langiu. L’attore e regista ci racconta Taranto negli anni Settanta, anni nei quali sono stati edificati i rioni accanto all’Italsider. È la storia di tre ragazzi che crescono tra le nuove palazzine del rione Tamburi, giocando tra la polvere di metallo che si sparge nell’aria e ricopre strade, case e persone.

La serata centrale, sabato 8 dicembre dalle 19.30, presso HulaHoop Club via L.F.De Magistris 91/93, avrà come tema “il racconto” dalla fiaba alla vita.
Il pre-serata sarà dedicato alla presentazione del libro Come fece, come non fece, una raccolta di fiabe salentine (Kurumuny), raccontate dall’autore Luigi Chiriatti.
Si passa dalla fiaba alla vita vissuta, con la prima assoluta del nuovo spettacolo, il racconto musicale Mercati Generali di Umberto Papadia, reduce del successo estivo con il tour “La Peronòspera”.
Mercati generali è la storia musicata delle esperienze di vita di due ragazzi, ‘u Papadia e Guitarmando, divisi da centinaia di Km, ma accomunati dalla passione per la musica e dalla loro esperienza lavorativa ai mercati generali di Roma e di Lecce. Un viaggio divertente che congiunge due mondi diversi, il Salento e Roma, guidato dai sogni di due ragazzi alla fine degli anni ’70, ambientato nella notte che vive e lavora, mentre le città dormono ignare. Sarà infatti proprio Sabato che la “salentinità e la “romanità” si incontreranno… ai Mercati Generali ortofrutticoli di Roma Ostiense!

La serata conclusiva si svolgerà domenica 9 Dicembre alle ore 17.30 nel quartiere Quadraro, presso Officina Culturale Via Libera in via dei Furi 25. Il tema trattato sarà l’ANTROPOLOGIA visiva, con la proiezione di filmati inerenti al Tarantismo e ad altri riti nel Salento. Saranno proiettati: La taranta, 1961, di Gianfranco Mingozzi; Morso d’amore, 1981, di Annabella Miscuglio (INEDITO); Stendalì, 1960, di Cecilia Mangini.
I filmati saranno introdotti e illustrati da LUIGI CHIRIATTI. Il dibattito sarà condotto dallo stesso Chiriatti che ospiterà la grande regista, fotografa e documentarista CECILIA MANGINI (che ha lavorato più volte a fianco di Pasolini). Dopo l’aperitivo organizzato da “Via Libera” ci sarà una… sorpresa musicale

martedì 4 dicembre 2012

BATMAN: NATALE di Lee Bermelo (DC comics/Rw edizioni)



Finalmente in Italia arriva l'inedita graphic novel scritta e disegnata dal celebratissimo Lee Bermejo! Ispirata dal celebre "Canto di natale" di Charles Dickens, "Batman: Natale" vede il Cavaliere Oscuro confrontarsi con il passato, il presente e il futuro della sua stessa esistenza. Dai più irriverenti e curiosi avversari provenienti dagli anni '60 fino alle oscure e terribili minacce portate dai tempi moderni.

Fonte Mondi Sommersi (Lecce)


Comunicazione Cinematografica. Capire e scrivere il cinema di Marco Paracchini (Phasar Edizioni)



Un manuale per conoscere le tecniche, il linguaggio e le dinamiche cinematografiche. Un compendio interessante, moderno e destinato a tutti. Fondamentale per gli studenti di cinema, comunicazione e marketing. Indispensabile per chi vuole scrivere una sceneggiatura. Illuminante per tutti coloro che amano quest’Arte e non ne hanno mai inteso a fondo i meccanismi. Capire il Cinema – La Fase Letteraria – Il Paradigma Narrativo – Scrivere una sceneggiatura – La grammatica del film – Le regole cinematografiche – La politica fiscale italiana in ambito cinematografico.
Marco Paracchini lavora sui set audiovisivi dal 2000. Ha diretto spot, web format, cortometraggi e documentari. È docente di regia, relatore di scrittura creativa e docente di pubblicità audiovisiva.
Al volume hanno partecipato Guido Michelone (prefazione) e Dea Squillante (appendice finale).
"Comunicazione Cinematografica. Capire e scrivere il cinema" di Marco Paracchini (Phasar Edizioni), 2012, €18, ISBN: 978-88-6358-124-9
scarica l’anteprima in formato PDF qui: http://www.phasar.net/docs/estratto_comunicazione.pdf
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lunedì 3 dicembre 2012

Il racconto del padre in Guscio di noce di Vanni Schiavoni. Guscio di noce di Vanni Schiavoni (LietoColle) recensito da Alessandra Peluso



La sensibilità e il senso di protezione emergono imperiose in Guscio di noce, di Vanni Schiavoni.È una raccolta di versi che esplode di energia. Racchiude l’amore verso il padre e la sua assenza/essenza. Un’introspezione di se stesso e della sua vita che appare straordinariamente raccontata e musicata in versi.

Ricercato il lessico, uno stile autentico come autentici sono i sentimenti provati dall’autore e vissuti intensamente nei versi: «(...) Non mi riusciva da lontano / di leggere in te un’esistenza / scivolata nel cantiere in disuso / dalle impressioni di un nulla perturbate / o nell’assenza significativa di nubi / per mordere le nuove / e le vecchie stagioni». (p. 16). Si legge ancora: «Per trovarmi sapevamo che la scusa / era solo uno schermo dietro i graffi / e gli intagli lasciati a suggerire: la paura aveva impegni più urgenti. (...)». (p. 17). Annaspa il passato e si impone un presente di paura, malinconia, nostalgia per un padre che non vive costante la presenza del figlio. C’è sofferenza, solitudine nei versi di Vanni Schiavoni che cerca di comprimere in tono elegiaco i versi e adotta protezione, difesa - come in un guscio di noce - verso un mondo circostante che lo spaventa, lo intimorisce e lo fa sentire “inappartenente”: «Uno scrittoio di fogli in attesa / di verità già nella mente / ma frammentate / rischiamo inoltre / lo scambio dei posti / rimescolare nella fantasia / la tua inapparenza e la mia inappartenenza / (...)». (p. 21).

Ricche di metafore ed enjambement le poesie di Schiavoni come di respiro esistenziale, filosofico: « (...) i morsi canini dei giorni estorti / cadono all’indietro in un mondo probabile / e lunga è l’attesa di sentirne il fondo / il violento barrito della calura / l’interruzione della cenere / deposta nel cucchiaio / che ci schianta». (p. 23)  Shakespiriani i versi e non a caso è riportato al principio del libro un passo dell’Amleto di Shakespeare, dalle tragedie teatrali del grande letterato inglese alle composizioni poetiche in tragedie, quelle della vita che in Guscio di noce sono rappresentate magistralmente. Così si legge: «Lì dove sempre c’è una salita / o una discesa / non questa lontana pianura bassa di terrazze / quelle diverse altane deserte dove ogni affaccio / è un quarto di suicidio nonostante (...). Ma la forma dei pianeti è fiamma / orfana dei fornelli, è sabbia / che corrode gli ingranaggi». ( p. 41).  E ancora:  «La tomba un pensiero appena percepito / che andremo a inventare su altre violenze / o dove meglio funzioni la rimozione delle catene (...). Pensare alla morte fa meno schifo / se ha l’odore di vigna bagnata / se minaccia di muri a secco la contrada vecchia / se gonfiando potessi allargare. La notte / distilla nei succhi e filtra gli abbagli / là dove il lenzuolo coperto di liquidi / sfioriva e il dorso screpolava / un tentativo radicale di imperfezione / scandiva la terra rugginosa / la disciplina che ci compone». (p. 44).

Leggendo i versi di Vanni si ritrova il genio della sregolatezza di Arthur Rimbaud. La poesia di Rimbaud  cancella i tradizionali legami logici, le categorie di spazio e tempo, causa ed effetto che per secoli avevano regolato la poesia. La parola non è soltanto un mezzo di comunicazione - afferma Rimbaud - ma ha il compito di evocare un mondo tutto fantastico, nel senso di nuovo, diverso che va al di là del reale della superficie vitale. Così i componimenti di Schiavoni appaiono nuovi, diversi, esplosivi di luci-ombre e di fantasiose verità che riguardano il poeta.

Rimbaud afferma in una lettera del 1871 a Paul Demeny che il poeta è un veggente. «Il poeta si fa veggente attraverso una lunga, immensa, ragionata sregolatezza di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; cerca se stesso, esaurisce in se stesso tutti i veleni per serbarne la quintessenza.  (...) Egli ha un incarico dall’Umanità, dagli animali anche: dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue scoperte. Se quel che ci riporta di laggiù ha una forma, dà una forma: se è informe dà l’informe (...)». Ė questo Vanni Schiavoni, un poeta veggente che vede: «quello sguardo nell’agrumeto che attendeva / la luce nuova tra i filari accanto / come fossero i due mari in sovraimpressione / che maldestramente apparivano intatti e malati di un mestiere senza la passione / le grette negazioni filiformi nell’ombra / come obelischi eretti in tempi magri». (p. 53).   «Non è da questa riva ordinata / questa incognita tumefatta dal Mediterraneo / che pieghi e riponi con le vene / delle onde fatte combaciare (...)  sovraffollato di abbandoni e specchi deformanti / il ricordo di voi sospesi sull’acqua a divincolare / illuminati nella stessa pesca».

Ricchezza di senso e significato abbonda nei versi illuminanti e nostalgici, densi di amarezza che rispecchia l’animo dell’autore in questo momento della sua vita: «Dalla ferita della bocca a fiotti / irrompono le frasi e allattano / la curiosità nelle imposte / le orecchie a buccia della parete (...). percorro la separazione delle tue certezze, di qua / un quasi lutto arreca l’eresia». (p. 58).

L’eresia dei sentimenti negati e l’incapacità di comunicarli come la drammaticità di un lutto, un abbandono improvviso, che può diventare imperdonabile: «Il tuo pianto estraneo alla ruggine non è più / (...)  è come il buio arriva presto / e già assale le apparenze, dal pulviscolo / emerge un cenno fossile che era / dimestichezza una volta / e come nient’altro ci crocifigge». (p. 59)

Pertanto concludo - leggere le poesie di Vanni Schiavoni - è davvero “sorprendente”, “abbagliante”, “eloquente”.

ELIO CORIANO AL NOTE DI VINO DI RUFFANO CON “DA H1 A IL LAMENTO DELL’INSONNE”.



Note di Vino e Agave Comunicazione per la rassegna Sorsi di Cultura Di-Libri/Di-vini presentano il 5 dicembre 2012 alle ore 19,00 presso Note di Vino in via Vittorio Veneto 55 a Ruffano (Lecce), un percorso lirico  e visionario del poeta Elio Coriano che va dal suo primo componimento all’ultima pubblicazione edita da Lupo editore dal titolo “Il lamento dell’Insonne”. L’appuntamento in questione è per l’appunto “DA H1 A IL LAMENTO DELL’INSONNE”. Dialoga con l’autore Maurizio Nocera. Introduce Paolo Vincenti. Sono previsti gli intermezzi musicali di Lucio Margotta e Simone Stefanelli.

Il lamento dell’insonne di Elio Coriano (Lupo editore) - “L’insonnia come lusso silente, futuro, per chi vorrà sgambettare la catastrofe diffusa attraverso un processo di consapevolezza che annienti quanto l’umano essere abbia costruito sino ad ora. L’insonnia urlante quale scorciatoia per la corsa alla condizione arcaica, primordiale. L’insonnia affinché si arrestino tutti quegli escamotage buoni solo ad evidenziare una «deriva che travestiamo da viaggio» (…) Elio Coriano crede nel futuro, nella sua sublime morte e lo fa nell’incidente della poesia spigolosa e mai naufraga dell’ordire mieloso”. (Giuseppe Cristaldi)

Elio CORIANO - Nato a Martignano (Salento) nel 1955. Poeta ed operatore culturale, insegna italiano e storia presso l’Istituto Professionale “Egidio Lanoce” di Maglie. Con Conte Editore ha pubblicato “A tre deserti dall’ombra dell’ultimo sorriso” (Three deserts from the shadow of the last mechhanical smile – Premio Venezia Poesia 1996), nella collana Internet Poetry, fondata da Francesco Saverio Dodaro. Con le“Pianure del silenzio” tradotto in cinque lingue, ha inaugurato sempre per Conte Editore E 800 – European literature, collana diretta e ideata da Francesco Saverio Dodaro. Nel 2005 ha pubblicato per “I Quaderni del Bardo”, “Dolorosa Impotenza” e “Il Mestiere delle Parole”con dieci disegni di Maurizio Leo e la prefazione di Antonio Errico. Nel 2006 per Luca Pensa Editore, nella collana Alfaomega, ha pubblicato “Scitture Randagie”con la prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo. Del 2007 è “H Letture Pubbliche (poesie 1996-2001)” Icaro editore. Nel 2004  fonda assieme a Stella Grande e Francesco Saverio Dodaro il gruppo di musica popolare Stella Grande e Anime Bianche di cui è curatore dei testi e direttore artistico. Inoltre, negli ultimi due anni, ha curato e messo in scena una sua orazione su Gramsci, chiamata FUR EWIG, accompagnato dal pianista Vito Aloisi.

Ancora in corso sempre negli spazi di Note di Vino con successo di pubblico e critica la mostra fotografica “Il Paesaggio salentino” di Roberto Rocca. Il fotografo nasce e vive a Taurisano, in provincia di Lecce. Inizia la sua carriera 'paparazzando' vip, ma durante gli appostamenti scopre l'amore per il suo Salento e la passione per la fotografia paesaggistica. Un modo per non poter mai smettere di immortalare sulla pellicola la sua modella più bella, che ritrae di giorno, di notte, abbandonata sotto il sole, oppure nascosta dietro un cielo gonfio di pioggia. Roberto Rocca, tra le sue pubblicazioni, annovera ampi servizi per la Rizzoli, nella rivista DOVE e I VIAGGI DEL SOLE; la GUIDA PUGLIA edita da Giunti Editore; con l'editore Mondadori per la rivista DIVA E DONNA e CHI; e con Hachette Rusconi per la rivista GENTE, oltre a numerose copertine di libri. È prossima la pubblicazione di un suo volume fotografico interamente dedicato al Salento.

«Le mie foto – racconta Rocca - sono degli scatti molto semplici. Non vado alla ricerca di inquadrature particolari. In compenso, però, sono molto pignolo con la luce e i colori, e quindi cerco in ogni paesaggio di far uscire il meglio che può dare. ».


Note di Vino – Nel cuore del Salento, a Ruffano (LE), dalla passione per l’enogastronomia e per la musica nasce l’enoteca wine bar «Note di Vino». Esperienza nella selezione e nella scelta delle bevande e dei cibi, il tutto accompagnato da una ricercatissima selezione musicale: jazz, blues, rock… dai concerti che settimanalmente vengono organizzati e dalle jam session dei musicisti/ clienti a cui viene messo a disposizione il palco con tutta la strumentazione (chitarra, batteria, pianoforte

Info:
http://www.note-di-vino.it/
Tel +39 340 33 86 316/ +39 340 90 98 835
Via Vittorio Veneto, 55 – 73049 Ruffano (LE) – Italia

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Come è nata la Bibbia. Introduzione generale alla sacra Scrittura di Fabio La Gioia (Phasar Edizioni)



Il libro tratta delle tematiche generali e previe alla lettura della sacra Scrittura. Suddiviso in quattro parti, nella prima – LA BIBBIA E LE SUE PROPRIETÀ – si discutono argomenti quali la Rivelazione e la parola di Dio, l’ispirazione, il contenuto e l’unità, la «verità» della Bibbia. La seconda parte – IL CANONE BIBLICO – prende in esame la formazione del canone (insieme dei libri sacri e normativi), riflettendo poi sul significato dello stesso. La terza – IL TESTO BIBLICO E LA SUA TRASMISSIONE – indaga il modo in cui i libri sacri sono arrivati fino a noi e, grazie ai metodi di critica testuale, come si è risaliti a un testo il più vicino a quello originario (di cui non possediamo copia per alcun libro biblico). La quarta – ERMENEUTICA ED ESEGESI – è dedicata alla distinzione e investigazione dei due campi di studio scientifico della sacra Scrittura.
Attraverso questo percorso si cerca di rispondere a una domanda di fondo (da cui il titolo), sottesa a tutto il libro: «Come è nata la Bibbia?».

Fabio La Gioia, sacerdote della Diocesi di Gorizia, tra le sue pubblicazioni annovera: Comprendere il Nuovo Testamento, AdP 2007; Apocalisse. Rivelazione di Gesù Cristo alla sua Chiesa, Aracne 2008. Per Phasar Edizioni è uscito nel 2010: Introduzione al quarto vangelo e alle tre lettere di Giovanni. Dal 2005 insegna sacra Scrittura nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Trieste.


Come è nata la Bibbia. Introduzione generale alla sacra Scrittura di Fabio La Gioia, 2011, ISBN 978-88-6358-087-7,  euro16,00, pp. 270

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Phasar Edizioni

domenica 2 dicembre 2012

LA LETTERA DI CARLO CHIRI (LUPO EDITORE)



Una brillante professione non risolve l'inquietudine interiore di Joffrey, che da anni gira a vuoto in cerca di se stesso e delle ragioni del proprio fallimento sentimentale. Seguendo il consiglio di un collega francese appassionato di storia dei Templari e di miti, va in cerca di un misterioso "precettore" che potrebbe aiutarlo a risolvere il suo malessere esistenziale e finisce in una sperduta campagna presso i ruderi di un'antica costruzione le cui mura recano traccia di oscuri simboli....
Comincia così per lui un percorso magico e rivelatore che, portandolo su piani temporali diversi, lo guiderà nell'intricato puzzle dell'errore umano e delle fragilità che segnano da sempre le anime sofferenti. Una serie di incontri straordinari e l'amicizia di due generosi compagni di viaggio lo sostengono nel suo tormentato cammino, ma è dagli occhi di una bambina che giungerà l'illuminazione.
L'appassionante storia di un'identità perduta e ritrovata, della battaglia quotidiana di chi cerca la forza di "guardarsi in faccia" e di perdonarsi. Un affascinante viaggio tra gli archetipi della coscienza collettiva.

sabato 1 dicembre 2012

La congiura degli opposti di Maria Benedetta Cerro. Recensione di Alessandra Peluso su La congiura degli opposti, di Maria Benedetta Cerro, LietoColle 2012



La congiura degli opposti: un accordo segreto delle contraddizioni. Meraviglioso, finalmente, sembrano aver raggiunto un equilibrio le contraddizioni dell’anima nella poesia di Maria Benedetta Cerro. «Poi dalla congiura degli opposti / guarì il poeta». (p. 25) È un tacito accordo, una compresenza dove a volte prevale la vita, la passione, l’amore; altre volte la morte, la sofferenza, l’abbandono. Così come un viandante - percorre l’anima bramosa di Cerro - l’intera silloge. «Chi anche solo in una certa misura è giunto alla libertà della ragione, non può poi sentirsi sulla terra nient’altro che un viandante - per quanto non un viaggiatore diretto a una meta finale: perchè questa non esiste». (F. Nietszche, Umano troppo umano).
«Sospesi avanti al suo respiro / intenerite sfide. / - Portami oltre». (p. 41). E: «Non questo cielo / -  non oggi - Il presente mi è estraneo / e forse / non esiste» (p. 100). Sono profondi i versi di Maria Benedetta Cerro, svettano alti come le sue “torri”: «Una torre così fiera, che guarda il cielo e ugualmente la volgarità del suo abisso, che vuole assolutamente erigersi, disperatamente sventolare il palio delle sue trombe». (p. 86). Eh già, perchè salire la torre comporta il suo opposto scendere negli inferi, nell’abisso di un’anima che si perde rapita da una passione e non può concordarsi ora che l’amore l’ha travolta: «L’amore ha il cuore duro / spranga / sferza. / A volte sul tamburo del sangue / richiama la dispersa mente. / L’amore spacca l’interezza. / Dura / persino la tenerezza». (p. 67). Non si può non lasciarsi rapire dalla Congiura degli opposti, «le parole sono come calamite / che tolgono agli occhi la ragione del divergere» e si resta affascinati dallo stile di Maria Benedetta Cerro che scrive il suo silenzio e lo fa ascoltare chiaramente ad ogni orecchio attento che vuol percepire la poesia, sentire il profumo di libertà dei “fiori di peonia” e assaporare l’esistenza con i suoi opposti.
Si legge: «Hai messo al mio grido / un recinto di spinose corde. / Cosa vuole da me / la tua dannata morte. / Che io canti la sua allegria / senza lacci ai piedi / portandomi al braccio la sua cappa bruna. (...) Per udirmi cantare / hai voluto il mio grido segregare / e un silenzio allestire grave come la fine». (p. 69) Ed ancora:  «Le coppe delle magnolie corrotte. / Era questo l’odore della vita? Ma ancora / insubordinata e lieta / senza di me / in altri da te / canta le sue vittorie». (p. 96) Ė un idillio che lascia il segno, nutre l’anima del lettore, inquietandola - e non può essere altrimenti - come un Dioniso che danza incessantemente, avvertendo il bisogno impellente di condividere il genio folle di Cerro. Tuttavia, i versi raccolti nel libro La congiura degli opposti fanno approdare la mia mente nell’incantevole mondo baudelaireiano. «Avrei con ardore baciato il tuo nobile corpo e / passato il tesoro di profonde carezze dai tuoi freschi / piedi alle tue trecce nere, / se qualche sera, o regina crudele, con un pianto / ottenuto senza sforzo tu potessi solamente / offuscare lo splendore delle tue fredde pupille». (C. Baudelaire, Spleen e ideale) Anche Baudelaire contrappone nelle sue poesie il bene e il male, la vita e la morte, l’amore, la bellezza, l’angoscia di vivere privilegiando sensiblità, irrazionalità, malinconia. Si rifugia nella poesia, prediligendo l’onirico e la propria solitudine. Così si legge: «Di sera le angosce si chiamavano per nome / sulle soglie guardavano moltiplicarsi l’assenza della luna. / Erano alti i cancelli / non si vedeva l’estremità di niente / ma l’indice fissava nella verticalità una dimora prossima all’altezza. (...) - La nenia in un angolo si cantilenava - / Gabriele dell’Addolorata contò le sette spade / ripose il teschio / poi partì per trent’anni». (p. 111). È chiara l’originalità della poesia di Benedetta Cerro, come è evidente la capacità di rivelare le sue emozioni utilizzando un linguaggio aulico, «è colei che se l’ignori sguaina lo strale». Non si può né si deve ignorare. La sua poetica colpisce come frecce che lasciano il segno e si sente, lo si ascolta, lo si riconosce come un pianoforte quando suona le sinfonie di Liszt. Così come si vive anche l’impronta filosofica sempre in bilico tra poesia e prosa, rifuggendo da ogni classificazione di genere e lo si comprende nel riferimento che la poetessa fa nell’incipit della sua opera a Edmond Jabès. La conclusione pertanto appare provvisoria, non si può mettere fine a riflessioni riguardo l’esistenza, la filosofia cantata in versi e in prosa nell’opera poetica La congiura degli opposti in siffatta maniera: «Gli uccelli cantavano / nei pentagrammi. Gli alberi / si cercavano nella geografia dei tarli. / L’infanzia si calò il silenzio / sugli occhi. E si distese. / Piansi in terza persona. / Non avevo lacrime mie. / Ma si recitavano / attraverso la mia voce / tutte le poesie (...)». (p. 119). E come far morire il viandante di Nietszche, lo Zarathustra - è impossibile - poichè è eterno il suo cammino nell’eterno ritorno.
 
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venerdì 30 novembre 2012

Educazione e contesti sociali di Frederic M. Thrasher. A cura di Maurizio Merico (Kurumuny)



Il volume raccoglie tre saggi di Frederic M. Thrasher pubblicati nel «Journal of Educational Sociology» tra il 1927 e il 1934. Nel tentativo di coniugare la proposta teorica e metodologica elaborata dalla Scuola di Chicago con l’approccio normativo proprio della sociologia educativa statunitense, Thrasher individua nell’analisi sociologica dei contesti sociali uno strumento decisivo per la comprensione delle istituzioni educative e dello studente, la risoluzione dei problemi scolastici e lo studio dei processi di educazione informale. Attorno a questo elemento, che costituisce il suo contributo più significativo alla sociologia educativa, nei saggi qui tradotti per la prima volta in italiano Thrasher sviluppa un’analisi che attraversa i temi lungo i quali si è articolata la sua opera: le bande giovanili, il rapporto tra educazione e prevenzione della delinquenza, i caratteri dell’educazione informale, gli effetti del cinema sul comportamento dei giovani e il coordinamento dei servizi comunitari. L’attenzione a questioni che continuano ad attraversare il dibattito sociologico contemporaneo unitamente al carattere innovativo di un approccio capace di coniugare, nello studio dei processi educativi, analisi etnografica, ecologica e statistica, da un lato, e la necessità di individuare le possibili applicazioni dei risultati di ricerca ai problemi educativi, dall’altro, segnano gli estremi all’interno dei quali riconoscere la contraddittoria ricchezza di un percorso che si è costantemente mantenuto sul crinale tra «l’educazione come arte e la sociologia come scienza».

"Cambiare con creatività", Autori Vari (Phasar Edizioni)



Le esperienze professionali e accademiche di diversi autori, che fanno parte della community di www.psicolab.net, hanno dato il via a un progetto sulla Formazione come strumento di cambiamento. Si tratta di punti di vista diversi su un campo, quello della Formazione Outdoor, ancora poco compreso e conosciuto. Uno sguardo creativo e al contempo rigoroso di formatori, coach, professori e giornalisti sul mondo della Formazione Esperienziale. Una Formazione vitale che si rinnova nei contenuti e nelle modalità, una Formazione sempre più necessaria sia in campo aziendale che personale, una Formazione che è percorso e stile di vita.

La decontestualizzazione dall’ambiente abituale, per effettuare attività insolite e maggiormente creative, è una delle chiavi per ottenere cambiamenti duraturi. Questo permette infatti di abbattere le diffidenze e porre tutti i partecipanti allo stesso livello di partenza: su un campo da rugby, su un palcoscenico o in un rifugio di montagna poco importa il mio ruolo aziendale o sociale. Tutti devono mettersi in gioco per contribuire al raggiungimento del risultato finale. In tali contesti diventa importante collaborare per svolgere compiti elementari o difficili. Così i partecipanti possono acquisire nuove capacità di relazionarsi, abbattere precedenti schemi e diffidenze, scoprire aspetti nuovi nei propri compagni e in se stessi.

Le organizzazioni si trovano continuamente a dover fronteggiare cambiamenti di ogni tipo, adattando i propri obiettivi, la propria struttura ed il modo in cui si pongono sul mercato. Per questo chiedono uno sforzo costante di adattamento e di miglioramento ai propri membri. E le nozioni teoriche e specialistiche, per quanto importanti nello svolgimento di qualsiasi professione, non sono sufficienti perché le persone, in una qualsiasi realtà, hanno bisogno di comunicare e di imparare continuamente per raggiungere il duplice e fondamentale obiettivo che garantisce il successo: essere soddisfatti soddisfando a nostra volta le aspettative dell’organizzazione.

Autori del libro: Fabio Croci, Laura Cioni, Giovanna Coppini, Paolo Svegli, Silvia Corridoni, Valentina Ristori, Angela Cardi, Stefania Ciani.
Curatore: Lapo Baglini.

Visita il sito dell’autore

"Cambiare con creatività", Autori Vari (Phasar Edizioni), 2008, €12, ISBN: 978-88-6358-013-6, pp. 120

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giovedì 29 novembre 2012

La "magnitudine" delle Palafitte di Anna Bergna (Palafitte, di Anna Bergna, LietoColle 2012). Intervento di Alessandra Peluso


L’originalità del poetare di Anna Bergna si nota immediatamente nei primi versi «incontro un profumo di fiori gialli, / ma è inverno, indugio nelle mani del cielo / cariche di questo incanto»(p. 16) e nel comporre il dipinto Palafitte in due differenti cornici quali La terra, il cielo ed il cognome e Sfamavo avannotti in Engadina.
Il genio poetico è insito nei versi di Anna Bergna. Si lascia ispirare dalla natura, dalla bellezza della città di Como, dai suoi paesaggi: le montagne, il lago, i pesci, l’airone: «Un airone stava sul legno ad ali chiuse, statua dal collo / cipressino, sazia di vanagloria» (p. 39) e gli stati d’animo emergono su «Palafitte che non sanno dove tenere i piedi quando la magnitudine si innalza» (p. 59).
La magnitudine dell’autrice è chiara come «quel ramo del lago di Como, che volge a Mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli» (Alessandro Manzoni). E si legge e si ascolta la musicalità e la bellezza nelle lunghe descrizioni dei versi: «Sul porfido disabitato del mattino, trascinavano pagine e / nervature decalcificate; nuotavano mute a infrangersi contro il destino grigio di una diga. / Eppure i cigni arcuando il bel collo beccavano il pane, i / gabbiani scoccavano frecce di luce, i bambini correvano su / impossibili scale, le polacche affiancavano anziani dispersi / dietro al bronzo di Mafalda». (p. 23). La quotidianità è raccontata nelle poesie di Anna Bergna con particolare cura e predilezione nel catturare immagini come il diaframma di una macchina fotografica per fermarle e ricordarle in eterno.
Si legge: «Notte: le luci della funicolare ormeggiano la città alla boa / lunare. / Il Gabbiano ha già lasciato il porto, nel suo ventre trasparente / teste reclinate stanno a pelo d’acqua. (...). La luna talvolta si specchia e talvolta annegando ritrova le ossa». (p. 31). E ancora: «all’alba, / dietro le quinte viola, / si distendono schiene innevate / e tu contro le onde arranchi, / risalendo deserti pontili (...)». (p. 32). Il lettore non può non rimanerne ammirato e attratto dai versi dell’opera poetica Palafitte.
Inoltre, è evidente l’amore per la libertà. Un’esigenza quasi che si manifesta nella presenza libera e leggiadra dei gabbiani. Questi uccelli dolcissimi che ricorrono spesso nelle poesie di Bergna. L’autrice ama la libertà, vogliosa di superare i confini segnati dalle montagne - la libertà, la leggerezza - in contraddizione con la finitezza del lago o l’imponenza che costringe alla finitudine delle montagne e appare desiderosa di volare via, come un gabbiano, libera contro ogni ristrettezza del pensiero umano, libera da ogni giudizio e pregiudizio.  
Come Umberto Saba, l’autrice adopera le parole dell’uso quotidiano e i temi, nei quali ritrae gli aspetti della vita quotidiana, anche i più umili e dimessi: luoghi, persone come il pescatore, paesaggi, animali, anzichè Trieste - la città di Saba - troviamo Como con le sue strade, le montagne. Non a caso la raccolta poetica Palafitte contiene una poesia di Umberto Saba. Lo stile di Anna Bergna però non è semplice, come quello del poeta, ma ricercato, complesso a tratti, indice di una personalità forte, sensibile, introversa.
Così si legge: «Tutto è gradazione di vuoto, / edificato nel luogo di uno spostamento. / Onda che sale, si appiana, / sale, si appiana / e correndo si illude / di aver lasciato il mare. / Brividi coscienziosi dell’inanimato». (p. 68). E i versi nei quali identifica non solo se stessa nella bellezza della sera, rassicurante e tenebrosa nello stesso tempo, ma vede anche gli altri, nella generosità di condividere la sua gioia, l’unicità, l’individualità con gli altri, con l’“ognuno”: « (...). Tra tutti i nuotatori della sera, / l’universo guardava me ed io lo fissavo dritta, dimentica di / tutto, ubriaca di grandezza. Folate ininterrotte di riverberi / (...). Ora mi commuove sapere che la sera regala ad ognuno una / strada ugualmente dorata, ad ognuno la stessa maestosa / illusione d’essere Custode del Segreto». E questo segreto che non si dipana nemmeno nell’ultima poesia, al contrario la generosità: «Generoso, e più in alto, dentro le radiazioni azzurre di luce / rinfranta, e ancora più in alto, nel nero intergalattico, rivedrei / tutti i ricordi nostri e segreti e unici. / Ma tu non sei mortale, non nella mia esistenza, ed io posso / piegare il collo sui tuoi passi». (p. 76).
L’autrice si congeda con questi versi mistici, leopardiani, e un segreto che trascina con sé e che tenta di condividere con i lettori amanti e amati, il segreto per un amore perduto, per l’abbandono di una persona cara, per la sofferenza e l’amore per la sua terra che desidera condividere generosamente con ognuno di noi.

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Gli “Spacca il Silenzio” al Note di Vino



Evento Speciale al Note di Vino di Ruffano.  Domenica 2 dicembre 2012 alle ore  20.30 ci sarà il live di “Spacca il Silenzio”.  Trio campano composto dai due fratelli napoletani Luigi e Feliciano Grella e dal batterista Cristiano Delfino. La peculiarità del gruppo sta nel sound marcatamente acustico (Luigi molto raramente imbraccia l'elettrica) ma non per questo necessariamente soffice e delicato, anzi, la loro scommessa sta proprio nell' esprimere forza ed energia senza abusare dell'elettrificazione e dell'amplificazione. Luigi, autore dei testi e della musica, è scrittore e poeta prima ancora che musicista e per questo le parole delle loro canzoni hanno spessore letterario anche prese in se stesse. Nel 2012 è vincitore per la Sezione Testo Canzone (Premio Leo Chiosso), dell’ XI edizione InediTO, premio Colline di Torino, al Salone del Libro. Gli "Spacca il Silenzio!" affidano le "cose da dire" ad un impianto musicale semplice ma suggestivo: chitarra acustica, basso elettrico e batteria, che sanno dialogare fra loro attraversando con naturalezza e trasversalmente i linguaggi del pop, del jazz, del rap ma anche della canzone d’autore. Musica anche di forte impatto live, come hanno avuto modo di constatare gli spettatori dei loro concerti... Nel 2006 firmano il loro primo contratto discografico con la "NOPOP music development devices" di Guido Elmi, entrando così a far parte dell’antologia "BANDS a new adventure in Rock", distribuita da EMI Italia.

Nel 2009 promossi da Mei Audiocoop coproducono, sempre affiancati da Guido Elmi, "Extended Play 2009", che vede la partecipazione di Lucio Dalla al clarinetto.
L’EP riscuote una notevole approvazione dalla stampa di settore invogliando le molteplici radio a trasmettere i 4 brani che lo compongono.


Nel 2012 producono l’LP LIVE “Incisioni fonomeccaniche elaborate durante i concerti di”, un prodotto “vero e vivo” che corrisponde alla loro identità, un’antologia di un percorso a tappe, dove le tappe sono i concerti, ideato come un album fotografico dove ogni foto racconta una diversa location italiana ed esperienze fatte di sacrifici, sogni, gioie, sudore, vita, incontri e ovviamente musica.


Nel frattempo prosegue intensa l’attività live, In Italia e sorprendentemente anche in Europa (dal 2007 racchiuse in otto differenti tournèe, Inghilterra, Russia, Olanda, Germania, Svizzera, Austria), dove il nome "Spacca il Silenzio!" comincia a circolare e da dove sono sempre arrivate riconferme per tour futuri.


Hanno condiviso il palco con: Vasco Rossi, 99 Posse, Niccolò Fabi, Black Friday, Riccardo Sinigallia, Gem Boy, Skiantos, Pietra Montecorvino, Osdorp Posse, Nomadi, Andrea Mingardi, Gianluca Grignani, Angelo Branduardi.


PRODUZIONE

2012. CD “Incisioni fonomeccaniche elaborate durante i concerti di”
2009. CD “Extended Play 2009”
2007. CD “Bands a new adventure in Rock” - Nopop music development devices / EMI

2012. AA.VV. “Libera Veramente Vol. 3” – XL / La Repubblica / L’Altoparlante
2011. AA.VV. “La Musica libera. Libera la Musica” - MEI / Magazzini Sonori / RER
2010. AA.VV. “Pronto chi Kanta? Collection 2010” - RadiostarTv

DVD “Roxy Bar” n°15 a cura di Red Ronnie
DVD “Roxy Bar” n°20 a cura di Red Ronnie
DVD “Roxy Bar” n°24 a cura di Red Ronnie

2007/2012. Tour - 8 tour esteri (Inghilterra, Russia, Olanda, Germania, Svizzera, Austria)



Note di Vino – Nel cuore del Salento, a Ruffano (LE), dalla passione per l’enogastronomia e per la musica nasce l’enoteca wine bar «Note di Vino». Esperienza nella selezione e nella scelta delle bevande e dei cibi, il tutto accompagnato da una ricercatissima selezione musicale: jazz, blues, rock… dai concerti che settimanalmente vengono organizzati e dalle jam session dei musicisti/ clienti a cui viene messo a disposizione il palco con tutta la strumentazione (chitarra, batteria, pianoforte

Info:
http://www.note-di-vino.it/
Tel +39 340 33 86 316/ +39 340 90 98 835
Via Vittorio Veneto, 55 – 73049 Ruffano (LE) – Italia

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