Con enorme interesse e favore
abbiamo accolto e letto il libro-intervista di Matteo Incerti al
"nuovo" sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, "Cittadini a 5
stelle". Innanzitutto, evidentemente per l'adesione all'attualità della
pubblicazione; non recentissima, tra l'altro, se si considerano i tempi
dell'editoria 'moderna', ma - certamente - (almeno) recente. In seconda istanza
in quanto il "fenomeno Grillo" e, soprattutto, le azioni e la vita
del MoVimento 5 stelle ha sempre sortito in noi interesse: di segno positivo
come di segno negativo, d'altronde. In ultimo perché avevamo davvero la voglia
d'ascoltare la voce d'un primo cittadino che si concede in risposte d'ampio
respiro. Allora, a lavoro fatto, possiam dire una serie di cose. Intanto che
Incerti non lavora da giornalista puro, in questo caso. In quanto in primis
avrebbe dovuto dimostrare che l'intervista era finalizzata a esternare
solamente il lato, per così dire migliore, di Pizzarotti e degli 'stellati',
dei fan più accaniti di Beppe Grillo. Il libretto, dunque, appare utile. Più
che utile, anzi. Praticamente essenziale. Ma per dimostrarci, e ne avevamo un
po' bisogno, quanto e come un neo-amministratore del MoVimento risponde alla
prova dei tempi classi della politica. Dopo aver vinto elezioni garantite, in
un certo qual modo, dalla politica intesa in senso davvero classico. A nostro
modesto avviso, Pizzarotti cade. Più volte. La sua "prosa" è almeno
ripetitiva. Gli stessi concetti sono rimestati, allargati e rimpiccioli alla
bisogna. Senza dar giudizi politici, perché intanto siamo difronte alla grande
novità della partecipazione reale, provata, concreta e fattiva del
"cittadino", molte incognite sul futuro, già di Parma, ci rimangono.
Detto ciò, messa a confronto l'intervista d'Incerti a Pizzarotti con quella
d'Adornato al capo del Pci Enrico Berlinguer sul 1984, riproposta sempre da
Aliberti, col titolo "La consapevolezza del futuro", quest'ultima
c'appare un oggetto da studiare nelle università. Ché Ferdinando Adornato come
prima cosa si pone il problema di presentarsi. Poi senza timori porta il
segretario del Partito Comunista a ragionare su temi imprescindibili, per
rispondere a domande che mai sfiorano il terreno della banalità. L'intervista
originaria, va ricordato, uscì su uno speciale che l'Unità aveva dedicato
all'arrivo del 1984 (in connessione ideologica col romanzo d'Orwell - speciale
al quale aderino con loro testi decine d'intellettuali e artisti
internazionali). Il dialogo è intenso. L'attenzione di chi legge non può venir
meno. Enrico Berlinguer tra le altre cose, pe dire dei contenuti,
"rilegge" George Orwell e spiega che non si dovrebbe aver remore
nell'accettare l'innovazione tecnologica. Il pensiero di Berlinquer si potrebbe
sintetizzare anche con questa parole: nuovi mezzi a disposizione potranno far
avanzare l'umanità. Una certa affinità, forse, tra gli argomenti proposti da
Berlinguer nel'83 e a duemilaedieci inoltrato dagli stellati c'è. Epperò
Berlinguer non aveva dubbi sulla necessità d'uscire dal dominio del localismo.
Al contrario, tecnicamente, degli stellati. Magari persino per questa semplice
ragione Enrico Berlinguer è rimasto nella storia. Alla stregua d'altre
personalità che fecero parte d'un segmento parlamentare, diciamo pur sapendo di
semplificar troppo, che ruotava dalla parti sempre del Pci. L'aiuto, questa
volta, c'arriva dal saggio firmato dallo storico Giambattista Scirè, "Gli
indipendenti di sinistra". Scirè, attraverso materiali e analisi, descrive
cosa fu proprio questo gruppo parlamentare che, fra gli altri, vide l'adesione
di uomini che si chiamarono Carlo Levi e Altiero Spinelli, passando per persone
che ancora si muovono come Stefano Rodotà e Adriano Ossicini (nonostante
quest'ulimo sia tra i più anziani reduci di quell'esperienza). Lo studio di
Scirè, strutturato in maniera inattaccabile e felice nello svolgimento, ha il
grande merito di ragionare sulle correlazioni del lavoro di Parri e altri con i
fatti più importanti del secondo Novecento italiota. Se Pizzarotti e altri
dicono di venir dalla Resistenza, intendendo l'adesione a quei valori morali,
buona parte degli Indipendenti di Sinistra lottarano direttamente contro il
fascismo. E da sinistra rivendicavano: "come valori irrinunciabili la
libertà, la democrazia, il pluralismo, la laicità, rifiutando sia l'ideologismo
e il centralismo democratico del movimento operaio, sia la stretta dipendenza
dalla gerarchia ecclesiastica e l'interclassismo democristiano". Cattolici
e laici, erano. Senza compromessi di sorta agivano.
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giovedì 29 novembre 2012
Cittadini a 5 stelle. La partecipazione in rete che vince sui partiti di Matteo Incerti con Federico Pizzarotti (Aliberti). La consapevolezza del futuro. L'intervista sul 1984 con Ferdinando Adornato di Enrico Berlinguer (Aliberti). Gli indipendenti di sinistra. Una storia italiana dal Sessantotto a Tangentopoli di Giambattista Scirè (Ediesse ). Intervento di Nunzio Festa
30 Novembre 2012 – “Vane alla Svizzera”, Mino De Santis in concerto a Bellinzona. Intervista ad Alessandro Montefusco a cura di Luciano Pagano
Mino De Santis, ha percorso il Salento e la Puglia, in lungo e in
largo, portando la sua musica e le sue storie nelle piazze della sua terra.
Dopo essere già approdato in Trentino Alto Adige, in occasione dello Sky Wine
2012, accompagnato dagli Ululati di Lupo Editore, la nuova etichetta
musicaleditoriale della talentuosa casa editrice salentina, si prepara ad un
nuovo viaggio, un viaggio moderno e allo stesso tempo antico. È l’ora di una
nuova “storia”, alla maniera di quegli emigranti che, tanti anni fa, andavano
in Svizzera, con la speranza in tasca, questa volta per portare versi, musica,
e cultura. Una tradizione artistica, quella a cui si lega De Santis, che
costituisce un vero e proprio filone, e che in questi mesi è divenuta più che
mai attuale. Mino De Santis sarà a Bellinzona, il 30 novembre prossimo, ospite
proprio di una persona che, come racconta De Santis nelle sue canzoni, è
partita negli anni sessanta, lasciando la sua Galatone, per trovare fortuna.
Questo tipo di occasioni di solito sono il pretesto per parlare di un artista e
della sua arte, questa volta approfitterò per fare alcune domande al signor
Alessandro Montefusco, che lavora in Svizzera da più di quaranta anni e che si
è reso artefice di questa occasione di scambio tra il suo Salento e la sua
Svizzera.
Sig. Montefusco, il 30 novembre prossimo,
per festeggiare il 15° anno di attività dell’autocarrozzeria Isolabella, avete
deciso di invitare Mino De Santis per tenere un concerto, invitando tutti i
vostri amici e clienti più affezionati a quella che si prospetta essere una
vera e propria festa, le chiedo, da quanto tempo lavora in Svizzera, e quali
sono i ricordi a cui è più affezionato, sia in Italia che in Svizzera?
Sono in Svizzera dal 1966. Dopo il periodo
scolastico ho iniziato a lavorare, precisamente dal 1970, nel Canton Jura a
Delémont, dove la mia famiglia si era trasferita. I ricordi a cui sono più
affezionato di quel periodo è senz’altro il Salento della mia infanzia
trascorsa a Galatone in contrada “Inferno” (braghe corte e piedi scalzi). Della
Svizzera sicuramente ricordo di più gli amici della mia gioventù.
Le statistiche e i giornali ci raccontano
di giovani italiani che, sempre più numerosi, studiano e accumulano la propria
esperienza per partire e abbandonare il nostro paese; la sua esperienza è stata
simile? Ci può raccontare come sono stati i primi anni, anche per i più
giovani, come è stato avviare un’attività?
A 12 anni, al termine della prima media, raggiunsi
la mia famiglia. Mio padre lavorava assieme a tanti altri Salentini nel Canton
Jura (è il cantone di lingua francese). Lì completai i miei studi obbligatori e
trascorsi il mio periodo di apprendistato come carrozziere, per 4 anni.
L’attività in proprio la incominciai, per la prima volta, nel 1977, avevo 23 anni,
per altri quattro anni. In seguito provai altre strade professionali. Dopo
avere messo su famiglia e dopo avere scoperto il Canton Ticino, dove il clima
era sicuramente più favorevole rispetto alla Svizzera del nord, mi sono
trasferito con la mia famiglia. In questo splendido Cantone dopo un periodo di
lavoro come dipendente con mansioni di responsabilità presso una concessionaria
di autovetture ho colto l’opportunità di rilevare una carrozzeria già
esistente, spinto dal desiderio di lavorare in proprio. Ed è proprio questo
obiettivo di indipendenza che mi ha incoraggiato a creare e sviluppare la mia
impresa. La motivazione che mi ha spinto a fondare la mia impresa è stata la
fiducia nelle mie capacità di artigiano.
Dopo tanti anni, grazie al suo lavoro,
lei si sarà perfettamente integrato nella sua città; cosa si sente di suggerire
a qualcuno che volesse intraprendere il suo stesso percorso?
Se dovessi aggiungere ancora qualcosa a quanto
scritto più sopra suggerirei di sviluppare le proprie capacità e metterle al
servizio degli altri lavorando con professionalità, con lo spirito di servizio
nei confronti degli altri e non mettere per forza come primo scopo
l’arricchimento.
Mino De Santis, nelle sue canzoni,
affronta spesso il tema dell’emigrazione e del lavoro, mostrandone tutti gli
aspetti, può darci anche lei il suo augurio e invito al concerto del 30
novembre?
Mino De Santis nella sua canzone “Vane alla
Svizzera” tratta il tema dell’emigrato con molto sarcasmo, sarcasmo che
condivido in parte anche perché parallelamente esiste un’emigrazione salentina
che ha saputo integrarsi perfettamente nella società svizzera raggiungendo dei
traguardi tutto rispetto e arricchendosi di questa nuova realtà, senza per
questo rinnegare le proprie radici. Invito quindi tutti quelli che lo
desiderano a raggiungerci il 30 novembre per festeggiare con noi.
Anche qui
C’era una donna … di Monica Negri (Phasar Edizioni)
Un racconto autobiografico, una denuncia morale
sull'arroganza e l'indifferenza dei piccoli poteri. "Questa storia nasce
dalla necessità di esorcizzare quanto accaduto durante pochi anni che hanno
cambiato la nostra vita. Quando abbiamo assistito al disgregamento fisico e
morale di una persona a noi molto vicina e alla fine di un periodo
sostanzialmente sereno, quando abbiamo scoperto quanto si può essere soli in
mezzo agli altri e a quali livelli di meschinità possa giungere l'animo umano. Una
storia che non nasce come una denuncia, anche se moralmente deve essere
considerata tale, ed è solo questa la ragione per cui non vengono volutamente
fatti nomi. Una storia vera, una storia come mille altre che si consumano nel
quotidiano senza che quasi nessuno ne parli" (Monica Negri)
C’era una donna … di Monica Negri (Phasar Edizioni),
2000, 7,23 euro, ISBN: 88-87911-02-9, pp. 112
Scarica l’anteprima in pdf:
Info: http://www.phasar.net
Su twitter: http://twitter.com/phasar_edizioni
mercoledì 28 novembre 2012
A Liberrima a Lecce l'attesissimo romanzo di Giuseppe Calogiuri dal titolo "TRAMONTANA" (Lupo Editore)
Appuntamento imperdibile. Prima
presentazione dell'attesissimo romanzo di Giuseppe Calogiuri dal titolo
"TRAMONTANA" edito da Lupo editore, nella magnifica cornice della
Libreria Liberrima. Modera l'incontro Augusta Epifani.
Una inquietante sequenza di
oscure morti e sparizioni agita le acque di una tranquilla cittadina del sud
coinvolgendo indistintamente rampolli di buona famiglia, onesti professionisti
e modesti lavoratori. L’apparente gratuita casualità dei fatti mette in allerta
il fiuto di Michelangelo Romani, giornalista del Messaggero Quotidiano, e di
Sandro Gennari, direttore di TeleCittàUno, che decidono di investigare
nonostante la servile prudenza dei rispettivi editori quando l’indagine sembra
infastidire le poltrone di politicanti affaristi o turbare antiche coscienze.
Affiancati dalla fedele Carla, i due amici si mettono ostinatamente in cerca di
polverosi “scheletri” negli armadi più insospettabili, seguendo l’esile filo di
una traccia che appare sempre più sfuggente, in attesa del segnale anomalo
rivelatore. Cosa sa il vecchio colono Antimo? E chi è il cinico giustiziere? Un
giallo tutto salentino in cui lo studio delle atmosfere d’ambiente si sposa con
la scrittura elegante e il gusto della suspense.
Giuseppe CALOGIURI classe
1978. Nato a Lecce e qui vive e lavora
come avvocato specializzato in diritto d’autore e degli artisti. Già cronista e
reporter per quotidiani e riviste locali, all’avvocatura associa l’attività di
chitarrista blues e jazz. Scrittore sin dall’età giovanile, ha esordito nella
narrativa nel 2005 (premio “Corto Testo”). Scrive su ogni pezzo di carta gli
capiti tra le mani. Tramontana è il primo romanzo della serie con protagonista
il giornalista Michelangelo Romani.
"Bus de la Lum. Foiba infame e discussa" di Silvano Mosetti (Phasar Edizioni)
Sull’estremo confine del Friuli-Venezia Giulia,
pochi metri al di qua del Veneto, si apre un inghiottitoio naturale profondo
180m: il Bus de la Lum.
Esplorato la prima volta nel 1924 dalla Società Alpina delle
Giulie, nel 1949 l’Autore portò il suo Gruppo a una riesplorazione, trovando
sul fondo i resti di parecchi infoibati. Un anno dopo, su incarico del
Ministero Difesa-Esercito, lo stesso Gruppo dei triestini riportò in superficie
quanto restava di ventotto salme, sospendendo il recupero per la presenza di
alcune bombe inesplose. La narrazione riesce a scavare nel dolore di una madre,
emblema di tutti i parenti di infoibati, un sentimento di commossa
rassegnazione e consente di sperare in una totale pacificazione etnica con gli
Slavi, oggi auspicata ma non ancora pienamente realizzata.
Silvano Mosetti è nato nel 1924 a Trieste, dove muore
l’8 marzo 2008.
Presidente del Gruppo Triestino Speleologi dal 1949 al 1957, vi è rimasto socio per ventisei anni. Dopo vari incarichi ecclesiali, assolti sia in ambito locale sia a livello nazionale, è stato presidente diocesano di Azione Cattolica nel capoluogo giuliano per due mandati triennali conclusi nella primavera 1983. In “Chi ha sete venga”, pubblicato dalla Elle Di Ci alla fine del 1995, ha curato una copiosa raccolta di schede per i “centri di ascolto” operanti in varie diocesi italiane.
Presidente del Gruppo Triestino Speleologi dal 1949 al 1957, vi è rimasto socio per ventisei anni. Dopo vari incarichi ecclesiali, assolti sia in ambito locale sia a livello nazionale, è stato presidente diocesano di Azione Cattolica nel capoluogo giuliano per due mandati triennali conclusi nella primavera 1983. In “Chi ha sete venga”, pubblicato dalla Elle Di Ci alla fine del 1995, ha curato una copiosa raccolta di schede per i “centri di ascolto” operanti in varie diocesi italiane.
Nel concorso letterario “L’Autore”, indetto nel
2002 per opere inedite da Firenze Libri, su 1466 partecipanti anche stranieri
alle tre sezioni (narrativa, poesia, varia), è risultato tra i diciassette
finalisti per la narrativa con “Noi degli abissi”, stessa opera qui presentata
col titolo “Bus de la Lum”.
"Bus de la Lum. Foiba infame e
discussa" di Silvano Mosetti (Phasar Edizioni), 2008, 12€, ISBN:
978-88-6358-001-3, pp. 184
Scarica l’anteprima in pdf: http://www.phasar.net/docs/Estratto_Bus_de_la_Lum.pdf
Info: http://www.phasar.net
Su twitter: http://twitter.com/phasar_edizioni
"A piedi nudi sulla sabbia" di Giovanni Galperti (Phasar Edizioni)
Doveva pensare a qualcosa il
profeta Isaia quando diceva: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero
che annunzia la pace che annunzia la salvezza». Poteva magari pensare al mio
catechista Daniel, della missione di Gounou Gan al Ciad, nel bel mezzo
dell’Africa. Io a Isaia e a queste sue parole pensavo ogni volta che vedevo
Daniel togliersi le scarpe – se scarpe potevano essere – e venire davanti
all’altare, sempre all’ombra di un albero, per commentare il Vangelo. Non ho
capito né Isaia né il Vangelo. E neppure il gesto di Daniel. Daniel
sorriderebbe, se leggesse, sorpreso di ritrovare qualcosa di se stesso in
queste pagine scritte – a piedi nudi – dopo e prima averlo conosciuto. Qualcosa
cui non aveva mai pensato.
"A piedi nudi sulla
sabbia" di Giovanni Galperti (Phasar Edizioni) , Phasar Edizioni, 8,00€,
978-88-63580-63-1, pp. 112, 2010
Info:
Su Facebook:
lunedì 26 novembre 2012
Giorgio Faletti esce per Einaudi con “Da quando a ora”. Imperdibile!
“E poi c’era la gente. Sono
cresciuto sentendo raccontare aneddoti inverosimili, che erano impossibili da
credere ma ai quali era un piacere prestare fiducia, non fosse altro per rispetto
all’impegno e alla buona fede di chi li riportava. Il vero talento di un
contaballe è quello di essere il primo a credere alle sue stesse fantasie:
quelle erano innocue, non belligeranti, senza un secondo fine se non quello di
passare qualche istante al centro dell’attenzione, l’unico lusso che in quei
momenti era concesso concedersi. Ogni persona che ricordo era una voce, una
storia, un soprannome, un abbigliamento, una piccola o grande sopportata
povertà, una piccola o grande felice follia. Ognuno rappresenta oggi nel mio
vissuto un esempio di ammirevole fatica per uscire dalla prima senza
dimenticare la seconda. Nel campo sterminato del possibile, ognuno è una frase,
ognuno è una canzone, ognuno è un romanzo. «Il libro di Faletti è una canzone
d’amore alla vita, la sua e quella degli altri». (Antonio D’Orrico)
Tutto comincia ad Asti, al numero
33 di corso Torino: è lì che nasce, «bambino fatto in casa», Giorgio Faletti.
Sono passati 62 anni, che lui ha impiegato facendo il comico, il musicista,
l’attore, il pittore, e naturalmente lo scrittore. Scorrendo l’elenco delle sue
imprese (e parliamo solo di quelle professionali) sembra che Giorgio Faletti
abbia vissuto mille vite. Di sicuro, scopriamo leggendo il suo nuovo libro, ne
ha vissute due: Quando e Ora sono le prime due sezioni che compongono questa
autobiografia fatta di musica e parole. A fare da spartiacque una frase secca
che mette i brividi: «Poi, senza preavviso, sono morto». Dell’ictus che lo ha
colpito nel 2002 Faletti non ha mai raccontato molto. Lo fa adesso, a dieci
anni di distanza, «perché consegnare a una pagina quella confidenza
significherà liberarsene una volta per tutte, sarà come appendere una carta
moschicida che invece di imprigionare gli insetti blocca i brutti ricordi».
Dopo quella frase nel libro la scrittura cambia, dalla prima persona si passa
alla terza e Faletti gioca a raccontarsi come fosse un personaggio dei suoi
romanzi. Quello che non cambia è lo sguardo che tiene insieme passato e
presente, e che sceglie di raccontare, senza imbarazzo né autocompiacimento, il
rovescio della medaglia. Le difficoltà, le sfide perse, i fallimenti che si
nascondono dietro una vita di successi. E che, paradossalmente, di questi
successi sono il nutrimento: «La felicità la vivo, - ha detto Faletti a Silvia
Nucini in un’intervista per Vanity Fair. – Sono le malinconie, l’amaro in bocca
che mi ispira». E nelle pagine di Da quando a ora l’autore ci racconta com’è
che funziona l’ispirazione, mettendo in parole quei momenti intimi, quegli
attimi di vita da cui, nel tempo, sono nate le sue canzoni. Le stesse raccolte
nei due Cd, incisi per l’occasione, in cui Faletti interpreta i suoi maggiori
successi (Quando) e dodici pezzi inediti (Ora). Così, ad esempio, leggiamo la
storia di una fotografia e di un amore finito, e scopriamo che da quella storia
è nata una canzone, Nudi, e possiamo ascoltarla, quella canzone, magari
leggendo il testo pubblicato nell’ultima sezione del libro…
«Quando si arriva alla fine di un
progetto come questo, - scrive l’autore nei Ringraziamenti in coda al libro, -
è arduo stabilire se è stata raccontata a parole della musica o se sono stati
musicati momenti di vita». In un caso o nell’altro, Da quando a ora è di sicuro
un viaggio nel tempo che fa sorridere e commuove.
domenica 25 novembre 2012
L’infanzia di Gesù di Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) edito da Rizzoli
"Finalmente posso consegnare
nelle mani del lettore il piccolo libro da lungo tempo promesso sui racconti
dell'infanzia di Gesù. Non si tratta di un terzo volume, ma di una specie di
piccola "sala d'ingresso" ai due precedenti volumi sulla figura e sul
messaggio di Gesù di Nazaret. Qui ho ora cercato di interpretare, in dialogo
con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano,
all'inizio dei loro Vangeli, sull'infanzia di Gesù. Un'interpretazione giusta,
secondo la mia convinzione, richiede due passi. Da una parte, bisogna
domandarsi che cosa intendevano dire con il loro testo i rispettivi autori, nel
loro momento storico - è la componente storica dell'esegesi. Ma non basta
lasciare il testo nel passato, archiviandolo così tra le cose accadute tempo
fa. La seconda domanda del giusto esegeta deve essere: è vero ciò che è stato
detto? Riguarda me? E se mi riguarda, in che modo? Di fronte a un testo come
quello biblico, il cui ultimo e più profondo autore, secondo la nostra fede, è
Dio stesso, la domanda circa il rapporto del passato con il presente fa
immancabilmente parte della stessa interpretazione. Con ciò la serietà della
ricerca storica non viene diminuita, ma aumentata. Mi sono dato premura di
entrare in questo senso in dialogo con i testi. Con ciò sono ben consapevole
che questo colloquio nell'intreccio tra passato, presente e futuro non potrà
mai essere compiuto e che ogni interpretazione resta indietro rispetto alla
grandezza del testo biblico." (Benedetto XVI)
Francesco Cassanelli Stami … E adesso? (ARACNE EDITRICE)
“Cosa si prova a perdere un
amore? Cosa succede quando scopriamo che in realtà nessuna persona ci
appartiene veramente?” Questa è l'esperienza che i protagonisti di questo
romanzo si troveranno a vivere incrociando le proprie esistenze. Francesco,
giovane laureato in attesa di partire per il servizio di leva, trova una
provvidenziale quanto temporanea occupazione nel supermercato sotto casa. Qui
conosce Elisa e con lei inizia un gioco di reciproca seduzione fino a che, suo
malgrado, non scoprirà di essere un semplice spettatore di questa loro
commedia. Un libro che parla innanzitutto d'amore, quale motore primo di ogni
nuova esperienza. Ma anche un libro che cerca, attraverso le vicissitudini dei
suoi personaggi, di rappresentare l'irresistibile desiderio di amare e di
essere amati, sforzandosi di dipingere le scoperte, a volte dolorose, che
accompagnano i protagonisti nella loro vita.
Francesco Cassanelli Stami nasce
a Bazzano, in provincia di Bologna, nel 1972. Vive e lavora nella provincia di
Modena, dove esercita la professione di avvocato. Questo è il suo primo
romanzo.
sabato 24 novembre 2012
August di Christa Wolf, traduzione di Anita Raja (E/O). Intervento di Nunzio Festa
Il più bel regalo.
"August", il racconto lungo che Christa Wolf ha lasciato al marito
Gerhard, é il più bel regalo che una scrittrice potesse fare all'amore d'una
vita intera, all'amore assoluto: "Senza di te sarei stata un'altra persona",
dice infatti in dedica di chiusura C. Wolf al suo Gerhard. "Un piccolo
grumo di memoria - é stato detto - che la scrittrice ha riplasmato nel luglio
dell’anno scorso pochi mesi prima di morire. Con tocco quasi elegiaco, senza le
tensioni ideologiche ed esistenziali di quell’opera autobiografica del 1976
(Trama d'infanzia, ndr) nella quale aveva ritratto se stessa e gli anni del
crollo del nazismo attraverso il personaggio della giovane Jenny Jordan. Nelle
ultime pagine del libro c’erano già con lei, in sanatorio, il piccolo August e
Hannelore rapita dalla tisi a soli cinque anni. Figure marginali allora, sagome
appena sbozzate in un’epoca di deliri e follie, che ora riemergono nelle pagine
terse di quest’ultima prosa, icone di una lontana identità che la parola sa
riannodare al presente". Ed è vero, anche, che i territori della
letteratura affermano con forza quanto il 'il passato non é morto' - perché è
storia e storie, insomma. Ecco, comunque, in sintesi il soggetto che si fa
quasi pellicola in tono minore. Un uomo alle soglie della pensione, che tra le
altre cose ha superato una malattia, cresciuto, si sposa con Trude ed è già
vedovo da due anni. Fa l’autista, e mentre sta appunto riportando in pullman da
Praga a Berlino una comitiva di turisti, mentre guidando costeggia l’Elba, si
ferma a Dresda, lambisce lo Spreewald, il passato torna e si fa riscrivere in
forma persino di memoria. Nonostante, dobbiamo quindi giustificare, s'usi
un'ottima terza persona. Insomma August si vede (ricorda) bambino. E trova un
orfanello lasciato nel sanatorio che fu Rocca dei tarli. Di maturazione in
maturazione, verso la maturazione, August s'unirà a Trude. La certezza,
l'amore. Felicità.
venerdì 23 novembre 2012
FLEP 2 - 2X07 - San Valentino
Cosa accade quando il giorno più
romantico dell'anno coincide con uno sciopero aziendale voluto dal
nostro vigilante? Tra baci e proteste, il trambusto nella nostra
azienda!
Created by: Riccardo Riande
Regia e Riprese: Simone Ruggieri
Fotografia: Umberto Camponeschi
Suono: Davide Apuzzo
Assistente Suono: Alessandro Murgia
Video Editor: Salvatore Logica
Segretaria di Produzione: Francesca Vennarucci
Segretaria di Edizione: Silvia Briscese
Assistente riprese: Valerio Amer
Make Up: Alessia Cipriano
Costumi: Nadejda Avrionova
Scenografia: Adelaide Stazi
Cast: Marta Bulgherini, Riccardo Riande, Nicola Di Gioia, Alessandro Grande, Ilaria Bevere, Tiziano Floreani
La voce di Flep è di: Marzio Pacifici
Guest: Giorgia Serrao, Andrea Rabitto, Martina Carletti
Visitate la pagina ufficiale su Facebook:
https://www.facebook.com/Fleptheseries
Created by: Riccardo Riande
Regia e Riprese: Simone Ruggieri
Fotografia: Umberto Camponeschi
Suono: Davide Apuzzo
Assistente Suono: Alessandro Murgia
Video Editor: Salvatore Logica
Segretaria di Produzione: Francesca Vennarucci
Segretaria di Edizione: Silvia Briscese
Assistente riprese: Valerio Amer
Make Up: Alessia Cipriano
Costumi: Nadejda Avrionova
Scenografia: Adelaide Stazi
Cast: Marta Bulgherini, Riccardo Riande, Nicola Di Gioia, Alessandro Grande, Ilaria Bevere, Tiziano Floreani
La voce di Flep è di: Marzio Pacifici
Guest: Giorgia Serrao, Andrea Rabitto, Martina Carletti
Visitate la pagina ufficiale su Facebook:
https://www.facebook.com/Fleptheseries
A LECCE LA FELTRINELLI POINT OSPITA IL ROMANZO “DI TUTTE LE RICCHEZZE” (Feltrinelli) di Stefano Benni
L’autore si renderà disponibile a
firmare le copie del libro, accogliendo ben volentieri domande dai lettori
convenuti.. L’appuntamento è previsto per domenica 25 novembre 2012 ore 11.00
alla Feltrinelli point di via Cavallotti 7/a a Lecce. La libreria Feltrinelli non perde occasione di
presentare ghiotte opere letterarie come il romanzo “Di tutte le ricchezze” -
ai lettori leccesi e non - che non possono non accogliere quest’opportunità di
arricchimento culturale accompagnato dalla simpatica e poliedrica figura di
Stefano Benni, un autore acuto e frizzante, l’ideale insomma per una domenica
mattina di novembre.
Martin è un maturo professore e
poeta che si è ritirato a vivere ai margini di un bosco: è una nuova stagione
della vita, vissuta con consapevolezza e arricchita dai ricordi e dalle
conversazioni che Martin intrattiene con il cane Ombra e con molti altri
animali bizzarri e filosofi. In questa solitudine coltiva la sua passione di
studioso per la poesia giocosa e per il Catena, un misterioso poeta locale
morto in manicomio. Questa tranquillità, che nasconde però strani segreti, è
turbata dall’arrivo di una coppia che viene a vivere in un casale vicino: un
mercante d’arte in fuga dalla città e Michelle, la sua bellissima e biondissima
compagna. L’apparizione di Michelle, simile a una donna conosciuta da Martin
nel passato, gonfia di vento, pensieri e speranze i giorni del buon vecchio
professore. Il ritmo del cuore e il ritmo della vita prendono una velocità
imprevista. Una velocità che una sera, a una festa di paese, innesca il vortice
di un fantastico giro di valzer. Leggende, sogni, canzoni, versi di un poeta
che la tradizione vuole folle e suicida, telefonate attese, contattisti rock,
cinghiali assassini, visite di colleghi inopportuni, comiche sorprese, goffi
corteggiamenti e inattese tentazioni - tutto riempie di nuova linfa una
stagione che si credeva conclusa, e che si riapre sul futuro come un’alba.
Martin e tutti quelli che lo circondano sembrano chiusi in un bozzolo di
misteri: si tratta di attendere la farfalla che ne uscirà.
Stefano Benni scrittore,
giornalista, poeta, sceneggiatore, drammaturgo e umorista italiano. Ha
collaborato con settimanali “l’Espresso” e “Panorama”, quotidiani come ”la Repubblica” e “Il
manifesto”, autore televisivo. Ha scritto numerosi romanzi, autore di racconti
e opere teatrali.
Info
Feltrinelli Point
via Cavallotti 7/a, 0832/331999
giovedì 22 novembre 2012
CICI CAFARO E RICCI I TUOI CAPELLI CON KURUMUNY AL FOLK BOOKS
Sabato 24 novembre 2012 ore 18,00 è previsto
l’appuntamento con le voci, i suoni, i
ritmi della tradizione: ci sarà la presentazione dei libri/cd editi da
Kurumuny dal titolo “Cici Cafaro, Io
scrivo la realtà”, “Ricci i tuoi capelli. Arie e canti popolari di Cannole,
Corimondo – La strina, suoni e canti di Corigliano d’Otranto”, con Luigi Chiriatti, Sergio Torsello, Eugenio
Imbriani. A seguire intervento musicale delle Cantatrici di
Cannole e di Cici Cafaro.
CICI CAFARO - IO SCRIVO LA
REALTA’ a cura di Eugenio Imbriani. Illustrazioni a cura di
B22
Una testimonianza preziosa, un
lungo racconto in cui il flusso dei ricordi sembra riannodare le fila del
rapporto tra passato e presente, tra memoria e appartenenza. Un’autobiografia
che ci rivela una personalità emblematica e rappresentativa della cultura
dell’area grica del Salento. Cici Cafaro è un uomo che sembra aver vissuto
dieci vite in una: contadino, ambulante, poi emigrante e soldato, sempre
cantastorie instancabile che conosce, come gli antichi aedi, il segreto del
ritmo delle parole per incantare.
RICCI I TUOI CAPELLI - ARIE E CANTI POPOLARI DI CANNOLE con le
illustrazioni di Lucio Montinaro a cura di Luigi Chiriatti
Esiste un altro Salento, diverso
da quello da cartolina. È il Salento più autentico e vero, quello della
quotidianità, fatto di storie, di gente, di paesi arsi dal sole che vivono
all’ombra delle chiese e delle masserie in pietra leccese. Dopo aver apprezzato
la forma, la curiosità richiede, necessita che venga svelata anche la sostanza,
l’anima, il cuore di questa terra. Lontane o solo lambite dai circuiti
turistici sopravvivono, infatti, tante piccole realtà piene di fascino dove la
memoria dell’antico resiste al lento scorrere del tempo e all’incessante galoppare
della modernità. Incorniciati da teorie di ulivi che procedono senza soluzioni
di continuità, i paesi del Salento nascondono e custodiscono piccoli grandi
tesori, e tocca alla curiosità del turista o del ricercatore scoprirne la
bellezza più profonda, quella che riannoda i fili del tempo. Uno di questi è
senza dubbio Cannole, piccolo paese situato nella zona centro-orientale del
Salento, noto ai più per la famosa sagra della Municeddha (lumaca), oltre che
per lo splendido parco Torcito, che conserva una meravigliosa masseria
fortificata del XVII secolo. Qualche altro, tra i cinefili, ricorderà
certamente che la sua vecchia stazione fu una delle tappe dello splendido road
movie ferroviario Italian Sud Est della Fluid Video Crew di Davide Barletti, ma
in pochi rammentano che nel 1480, questa area accolse gli otrantini
sopravvissuti al sanguinario sacco della loro città ad opera di Gedik Ahmed
Pashà e soprattutto che fino agli inizi del XIX secolo questo paesino era uno
dei decatría choría, ovvero i tredici paesi della Terra d’Otranto che
conservavano la lingua e le tradizioni greche, oggi meglio noti come Grecìa
salentina. E lo spirito musicale qui è ancora vivo, infatti questa piccola
cittadina custodisce anche un altro piccolo grande patrimonio culturale
rappresentato da Rosaria Campa, Vincenza Agrosì, Assuntina Tomasi, Gina
Luperto, Eva Serra, Rosalba De Lorenzis, e Ada Nocita, sette donne fra i
cinquanta e settanta anni, che quasi per caso si sono ritrovate a cantare
insieme e da quel momento non hanno smesso di condividere questa comune
passione. Nel corso degli ultimi anni la loro attività, fatta di piccole
esibizioni, per lo più private, ha suscitato l’interesse di diversi musicisti e
ricercatori salentini che si sono avvicendati per studiare e approfondire il
loro repertorio, ma sono state poi loro a cercare Luigi Chiriatti, spinte dal
desiderio di lasciare una traccia dei loro canti. Le donne di Cannole hanno
cominciato a cantare insieme in diverse e svariate circostanze: quando andavano
insieme sul pullman che le portava alle terme, in giro nelle scampagnate con
gli amici. Cantare per loro significa incontrarsi, cucinare, mangiare,
dialogare, spettegolare in un tempo che non è caratterizzato dal ricordo del
passato, ma che è il presente, il loro modo di esserci e di vivere oggi la loro
presenza. Il canto come categoria espressiva del bello che non serve, come in
passato, a esorcizzare la morte, la durezza della vita e il destino di una non
umanità, ma che rappresenta se stesse in relazione alla loro comunità. Canto
come gioia, socializzazione, un modo di ironizzare su altri e su se stesse,
alternativa ai luoghi comuni della televisione e della globalizzazione. Per
loro cantare è stare insieme, giocare, ricavarsi uno spazio libero dalle trame
tradizionali dei rapporti ufficiali sottomessi a regole di facciata, un luogo e
un tempo della contemporaneità che sfugge a qualsiasi tipologia della ricerca e
della documentazione classica. Per loro cantare è fare partecipi gli altri del
loro benessere psicofisico: la loro memoria non è spezzata. Il loro repertorio
è come un grande magazzino, un “granaio della memoria” senza categorie, dove i
canti hanno uguale importanza e diventano belli ed emozionanti quando decidono
di eseguirli siano essi di origine propriamente salentina o di altra
derivazione. Le donne di Cannole quando cantano ci regalano emozioni che ci
coinvolgono e ci fanno gioire del presente del loro incontro. La maggior parte
del loro repertorio è rappresentato dai canti diffusi in tutta la Penisola: canti narrativi
e romanze delle opere liriche diffuse dalle bande locali. Questo elemento
conferma, ancora una volta, come la poesia popolare e la sua musica, che
toccano corde del sentire comune, sono conosciute ovunque, appartengono a tutti
e suscitano uguali sentimenti anche se il “modo” di esecuzione assume
caratteristiche diverse e le fanno appartenere al luogo e al tempo in cui
vengono eseguiti. Al centro dell’indagine che ha dato vita a questa
pubblicazione è la voce che è corporeità, spessore, timbro, calore
comunicativo, ma che significa anche riannodare i fili della memoria, narrare,
testimoniare. Non è un dato casuale, considerata la preponderanza che la voce,
vista nel suo profilo performativo, ha assunto nell’odierna analisi
demo-etno-antropologica. E il Salento è terra di voci e di canti, benché lo si
associ più spesso al battito del tamburello e alla danza. I canti a sole voci
di questa raccolta possiedono una marcata valenza emozionale. Sono storie
conosciute o meno, nel segno delle sfaccettature dell’amore, della fatica del
lavoro, delle relazioni sociali, della quotidianità, dell’emigrazione, della
lontananza. Canto giocoso e nudo, senza orpelli e senza palchi e riflettori, un
cantare distante dai codici spettacolari. La proposta delle cantatrici di
Cannole è il segno di quanto l’analisi della pluralità sonora salentina non
possa darsi del tutto completata e riveli ancora tesori, al di là del mare,
sole, mieru (vino) e pizzica, giustamente celebrati, ma più spesso spacciati e
consumati con superficialità. Il volume è corredato da due Cd che contengono
un’antologia di brani scelti, per un totale di 42 tracce. Nel repertorio delle
donne di Cannole sono confluite arie, romanze e canti narrativi provenienti da
tutta Italia: probabilmente ciò è dovuto al fatto che in questo gruppo ci sono
donne che hanno vissuto all’estero per venticinque, trent’anni e che certamente
hanno avuto rapporti con connazionali provenienti da altre zone della nostra
penisola. Anche i canti salentini del loro repertorio provengono da zone
diverse come il Capo o le aree di Martano e altre zone del Salento. Alcune di
queste donne infatti non sono native di Cannole: una proviene da Martano,
un’altra da Poggiardo, un’altra ancora è originaria di Galatina, trasferitesi
poi a Cannole per ragioni di lavoro o piuttosto perché hanno sposato qualcuno
del posto. Probabilmente da bambine hanno ascoltato i canti del loro luogo di
origine e poi li hanno conservati come antichi ricordi di famiglia.
Il Cd “Ricci i tuoi capelli, arie
e canti popolari di Cannole” è promosso con il sostegno di PUGLIA SOUNDS - PO
FESR PUGLIA 2007/2013 ASSE IV” ed è patrocinato dalla Povinicia di Lecce,
dall’Istituto Diego Carpitella e dal Comune di Cannole.
Info: Officine Cantelmo_Lecce
Contatto : Tel. 0832.720683 - Fax 0832.720684
Umberto Galimberti con il suo Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto (Feltrinelli) a Feltrinelli Point di Lecce
La libreria “Feltrinelli point” della città barocca-
accoglie senza remore la filosofia e lo fa ospitando un grande esponente della
storia della filosofia italiana, Umberto Galimberti con la sua opera che
affronta il tema del sacro. Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto
è un saggio che riaccende il dibattito sul significato che ha assunto la
religione al giorno d'oggi ormai in crisi, incapace di comunicare un linguaggio
nuovo, comprensibile e condivisibile con tutti. L’appuntamento è previsto per
venerdì 23 novembre 2012 alle ore 17,00 dove l’autore incontrerà i suoi
lettori.
Già nel 2000, Umberto Galimberti con le “Orme del sacro”
si poneva la domanda di cosa fosse rimasto di autenticamente religioso in
un'epoca come la nostra che più di altre registra un boom di
spiritualità. Al di là delle fulgide apparenze, il Dio invocato in plurime
lingue, in molti riti e nelle forme più svariate della religiosità, sembra
essersi infatti definitivamente congedato dal mondo per lasciare null'altro che
un desiderio infinito di protezione, conforto, rassicurazione: è solo il resto
esangue della storia e della tradizione del cristianesimo, troppo arretrato per
governare un tempo scandito dall'incalzante succedersi delle scoperte
tecnico-scientifiche. Oggi la riflessione di Galimberti si è estesa e
approfondita. Ma forse si può dire anche che la consapevolezza dell'importanza
di questi temi è cresciuta in modo costante nel pubblico e che la ricerca di
risposte sulla crisi del sacro si è ormai molto affrancata dalla guida della
chiesa cattolica. In Cristianesimo, il filosofo parla a questo nuovo pubblico,
tracciando le ragioni dell'afasia del sacro nel nostro mondo riconducendole,
con un'argomentazione che non mancherà di causare dibattito, proprio alla
natura del cristianesimo, così come realizzatosi nella storia dell'Occidente.
Umberto Galimberti (nato a Monza nel 1942), è stato dal
1976 professore incaricato di Antropologia Culturale e dal 1983 professore
associato di Filosofia della Storia. Dal 1999 è professore ordinario
all’università Ca Foscari di Venezia, titolare della cattedra di Filosofia
della Storia. Dal 1985 è membro ordinario dell’International Association for
Analytical Psychology. Autore di numerose opere filosofiche che come è noto
sono incentrate sul tema della tecnica nella società occidentale contemporanea,
del corpo e dell’anima.
Info
Feltrinelli Point Lecce
via Cavallotti 7/a, 0832/331999
www.lafeltrinelli.it
mercoledì 21 novembre 2012
FLEP 2 - 2X06 - Problemi di assunzione
Il nostro Assunto scopre di non essere l'unico "assunto" dell'azienda.
La drammatica rivelazione lo porta a mettere in dubbio tutte le sue
convinzioni. Come se la caverà?
Created by: Riccardo Riande
Regia e Riprese: Simone Ruggieri
Fotografia: Umberto Camponeschi
Suono: Davide Apuzzo
Assistente Suono: Alessandro Murgia
Video Editor: Lorenzo Petracchi
Segretaria di Produzione: Francesca Vennarucci
Segretaria di Edizione: Silvia Briscese
Assistente riprese: Valerio Amer
Make Up: Alessia Cipriano
Costumi: Nadejda Avrionova
Scenografia: Adelaide Stazi
Cast: Marta Bulgherini, Leonardo Santini, Ludovica Leo, Riccardo Riande, Nicola Di Gioia, Alessandro Grande
La voce di Flep è di: Marzio Pacifici
Guest: Gruppo Vocale Kea
Visitate la pagina ufficiale su Facebook:
https://www.facebook.com/Fleptheseries
Milena Magnani con Delle volte il vento (Kurumuny) a Folk Books a Lecce
Ci sarà la presentazione del
libro di Milena Magnani edito da Kurumuny dal titolo "Delle volte il
Vento" venerdì 23 novembre 2012 alle ore 22, 00. L’appuntamento è previsto nell'ambito della
rassegna Folk Books voluta dalla Città
del Libro di Campi che si tiene a Lecce
presso le Officine Cantelmo in Viale De Pietro. E’ prevista dopo la
presentazione dell’autrice l’improvvisazione musicale di Maria Mazzotta e Redi
Hasa.
Dall'autrice del romanzo Il circo capovolto (Feltrinelli 2008)
DELLE VOLTE IL VENTO - Delle volte il vento fa uno strano giro e
genera destini nuovi, in rapido divenire. Un viaggio verso una terra promessa
che non c’è. L’approdo su una spiaggia di fuoco che è avamposto di un altro
domani e gabbia dorata di un’idealità perduta. La nostalgia del ritorno
compressa in mille ricordi sedimentati senza valigia e un Salento sempre
sospeso tra un passato e un futuro troppo lenti. In mezzo due donne
scandalosamente forti e radicate nel loro vissuto ma esposte a un’incertezza
nucleare. Un continuo misurarsi con l’orizzonte di un mare che unisce e divide,
esaspera la percezione, adultera i colori. Delle volte il vento. Lume è una
fervente comunista e seguace di Hoxha, incarcerata per dieci anni dal suo
stesso padre padrone per aver inteso il comunismo come punto di vista critico e
mai ortodosso. Questa donna senza più mondo arriva nel Salento, nel vuoto di
storia e di prospettive esistenziali e culturali dell'altra protagonista,
Carmelina. Arriva con altri albanesi in cerca di povere ricchezze, a caccia di
delusioni. Ma lei non è come gli altri: non è più in Albania ma non vuole
essere nemmeno in Italia. Non è più all'Est ma neppure all'Ovest, forse solo
nel mare, perché nel mare delle volte ci si può illudere di essere da qualche
parte senza essere veramente in nessun luogo. Lume rifiuta quell'Occidente che
è la negazione di tutta la sua vita e si accampa chiusa, difesa, recintata, in
faccia al mare. Senza parlare con nessuno, in una specie di autismo
politico-culturale. L'anomalia di questo comportamento così ostinato e diverso
da quello degli altri profughi affascina Carmelina, che intuisce una richiesta
profonda in quella radicalità. Una radicalità che è anche la sua, la radicalità
di chi non rinuncia a cercare qualcosa tra l'orizzonte e il nostro essere qua.
La tenerezza di un’amicizia fatta di molti ostinati silenzi, quelli di Lume,
arroccata in riva al mare, e di altrettanto ostinate parole, quelle di
Carmelina, per convincere, per smuovere, per salvare.
Info: Officine Cantelmo_Lecce
Contatto : Tel. 0832.720683 - Fax 0832.720684
Recensione di Alessandra Peluso su Di tutte le ricchezze di Stefano Benni (Feltrinelli)
«E così siamo rimasti soli,
amabile lettrice, caro lettore. (...) Ci guardiamo attraverso questo strano
specchio che è un libro». (p. 206) Mi rifletto nello specchio della solitudine
della mia stanza, dove a farmi compagnia, è il cinguettio di uccelli che
sembrano non stancarsi mai, loro sono in compagnia e cantano ad unisono una
melodia armoniosa.
Così mi ritrovo a condividere la
solitudine ed altri stati d’animo che aleggiano imperiosi nel libro di Stefano
Benni, Di tutte le ricchezze.
Emozionata e coinvolta - come senz’altro accadrà ad ogni lettore - dal
principio, dove l’autore esordisce scrivendo i versi di un poeta molto caro al
protagonista del racconto, Martin: «La soltudine sta ai vecchi / Come un
vecchio vestito / E nelle tasche tintinnano / I sogni che più non spendono ...
», (p. 13) sino alla conclusione in cui il protagonista, o chissà l’autore, si
presenta con garbo e cordialità, vivendo un presente insolito, frizzante,
brioso, e anche un pò grottesco, ed un passato nostalgico e colmo di rimpianti.
Narra Stefano Benni il sentimento
dell’amore di Martin, un sentimento vissuto e rivissuto che regala puntualmente
rimpianti, rimorsi, dolore con una felicità che vorresti fosse eterna, ma che
non dura più di pochi istanti. Sensazioni, emozioni traboccano soprattutto
nell’innamoramento descritto con abile maestria da Benni, tra il protagonista e
la sua giovane e bella vicina di casa (che mi ha commosso come un adolescente
al primo amore, coinvolgendomi sino alla fine della storia), e la tormentata nostalgia
per la giovinezza ormai fuggita e la solitudine dei settant’anni voluta, cercata, imposta, costretta e subita
per alcuni versi.
È complicato parlare d’amore,
tutte le forze centrifughe si mescolano: emozioni, pulsioni, fantasmi,
desideri, ragioni, repressioni, rimpianti. Come scriveva Rilke nella Lettera a un giovane poeta, l’amore è la
prova più difficile che ognuno di noi affronta nella vita, e lo sa bene
l’autore che lo racconta e lo fa vivere ad ogni lettore tra magia, incanto e
disincantata quantomai ingiusta realtà.
Straordinario poeta e scrittore,
Stefano Benni, e si nota a chiare lettere la maestria di scrittore, l’innata
sensibilità di poeta e il talento portentoso di giornalista in descrizioni
attente e puntuali. Si alternano i dialoghi ironici e pungenti con personaggi
del passato di Martin, come il collega professore, Remorus, i dialoghi col
figlio lontano tra missive e telefonate e le spassosissime conversazioni con
gli animali del bosco. Sembra di vivere nel mondo di Fedro e le sue favole.
Appassiona e coinvolge Di tutte le ricchezze, e potrebbe
diventare una trama di un film incantevole, se qualche regista volesse, a mio
avviso, riempirebbe le sale.
Non è opportuno raccontare tutto,
ma dopo aver letto il libro verrebbe spontaneo farlo, le emozioni in scrittura
fuoriescono come lava incandescente. Così la passione, il fuoco raccontato
dell’età giovanile, l’entusiasmo, sino a giungere a settant’anni, età che il
professore definisce «venerabile quando non è sordida», per poi chiedersi «se
possiamo fingere di non avere rimpianti, ritrovandosi così a fare i conti con
se stesso».
Ogni capitolo è introdotto da
versi poetici che ammaliano, fanno sognare e riflettere. Le poesie sono di
Catena, un misterioso poeta locale morto in un manicomio, che Martin ama e
cerca di farne rivivere il talento, segue il racconto solitario interrotto
quasi bruscamente da un incontro con dei nuovi vicini di casa: Aldo il Torvo,
un pittore senza infamia nè gloria, e la sua compagna, Michele, chiamata dal
professore “Principessa del grano” e successivamente “Nasten’ka” e il lettore
comprenderà il motivo.
Nulla è lasciato al caso, e la
trama si dipana: «si sente in questo momento come se qualcuno avesse tirato una
bomba nel suo tranquillo specchio d’acqua ... » e si alternano immagini
irriverenti, poetiche, idilliache, ilari quali l’incontro tra Martin e il
serpente che lo beffeggia perchè lo vede innamorato, preludendogli una
sofferenza, così come il gufo o la capra che incontra nel bosco o il lupo ormai
invecchiato e solitario nel qule il professore sembra rispecchiarsi.
«L’amore degli uomini è uno
specchio rotto / Che non rimanda più la tua immagine / è come un libro di cui
vediamo / La copertina, non più le pagine. / ... / L’amore degli uomini è uno
specchio rotto / Forse è svanito,
cerchiamo invano / Lui è sempre lì, al solito posto». (p. 174)
È lo specchio - l’emblema della
vita che passa - icona del romanzo, l’identità di ogni uomo che rivede se
stesso e a volte non si riconosce come nel romanzo di Pirandello, Uno, nessuno e centomila, dove il
personaggio, Vitangelo Moscarda, guardandosi allo specchio prende coscienza di
essere altro rispetto a ciò che immaginava e comincia per lui il dramma. Lo
specchio può essere un amico fedele ma a volte un abile ingannatore e nello
specchio si riflette anche l’immagine di Martin, da giovane, poi da adulto - e
nel frattempo - veleggia la solitudine, quella solitudine che compare, con la
quale ha inizio e fine il romanzo di Stefano Benni così come la vita di ognuno
di noi.
lunedì 19 novembre 2012
"50 sfumature di fritto. Piccolo manuale untologico" (Lupo Editore) a Natale in libreria
Vi piace la frittura nonostante
il parere negativo del vostro medico? Vi piace la pastella? Vi piace impanare e
"calare" qualunque cosa nell’olio bollente? Siete fan di "P per
Purpetta"? Pensate che per preparare la parmigiana di melanzane servano le
dovute autorizzazioni edilizie? Pensate che la frittura sia sensuale e
afrodisiaca? Avete trovato il libro giusto. Il 15 dicembre esce in tutte le
librerie d'Italia e in edicola con quiSalento, "50 sfumature di fritto.
Piccolo manuale untologico" (Lupo Editore). Il libro, nato da un’idea del
giornalista Pierpaolo Lala, patron del concorso di cucina dozzinale
"Fornelli Indecisi", raccoglie cinquanta ricette (rigorosamente
fritte) pensate e scritte da una pattuglia di giornalisti e docenti
universitari, casalinghe e pensionate, professori e professioniste, nonne e
nipoti, mamme e figli. Cinque categorie (antipasti, primi, secondi, dolci e
cibo di strada) per assaporare verdure e pesce, carne e cremose leccornie.
Completano il manuale, un’introduzione di donpasta, i consigli di frittura di
Giuseppe Barretta e il tentativo di Pino De Luca di rispondere all’eterno
dilemma tra vino e birra. E se la frittura è un orgasmo (a volte anche
multiplo) pericoloso, il libro vuole concedersi alla passione e all'eccesso con
due racconti molto intensi di Osvaldo Piliego e Manila Benedetto. La copertina
è un'idea della information designer Angela Morelli, la pastellatura e la frittura
del papillon sono opera di Paola Basso e Cenzina Cavaliere. Il progetto grafico
interno e l'impaginazione sono a cura di PazLab. Circa 100 pagine per
assaporare l'olio e le sue sfumature.
Fornelli Indecisi è un concorso
di cucina dozzinale, nato dall’esperienza dell’omonimo gruppo su Facebook.
Casalinghe disperate, single buongustai, nonne con la frittura nel sangue,
mamme con la polpetta facile, zii con il vizio della crostata, nonni avvezzi
alla pasta con le cozze, quelli che dicono “non so chi sia Antonella Clerici”,
quelle che pensano che “la
Parodi era meglio cotta e mangiata” sono i concorrenti ideali
di questo concorso dedicato a tutti. La terza edizione, anticipata dalle
Primarie del Centrotavola, è attesa per la primavera 2013.
Il trentacinquenne leccese
Pierpaolo Lala, socio-lavoratore della Cooperativa Coolclub, prova a fare il
giornalista sin dalla tenera età. Vive prettamente su Facebook e quando ha
tempo a San Cesario di Lecce. Suona la chitarra e compone canzoni brutte. A
tempo perso si occupa di neologismi della politica. Ha ideato Fornelli Indecisi
solo per poter rubare e provare ricette. Considera la carne fritta come un
contorno.
In cucina c'è sempre da impanare...
50 sfumature di fritto - Piccolo
manuale untologico a cura di Fornelli Indecisi
Ideazione e coordinamento
editoriale / Pierpaolo Lala
Concept, foto e design di
copertina / Angela Morelli
Imapanatura e friggitura del
papillon / Paola Basso e Cenzina Cavaliere
Progetto grafico interno e
impaginazione / PazLab
Ispirazione / la pastella, l’olio d’oliva, mamma Renata e tutte le
mamme e le nonne del mondo
Ricette / Anna Lisa Gaudino,
Caterina Massari, Antonietta Rosato, Assunta Rugge, Giovanna, Giuseppe e Debora
De Fazio, Gabriella Basso, Marcello Aprile, Viviana Amati, Laura Casciotti,
Lori Albanese, Renata Leone, Antonella Pece, Zia Narduccia, Pino De Luca, Lucia
Grieco, Severino Malerba, Simona Covolo, Roberto Covolo
ISBN 978-88-6667-076-6
Formato 14 x 18 cm
100 pag. - 10 euro
per ordini (anche all'estero)
Lupo Editore
Via Prov.le Copertino-Monteroni
(Km III – cp 93)
73043 Copertino (Le)
Tel 0832949510 Fax 0832937767
www.lupoeditore.com
ordini@lupoeditore.com
per presentazioni e informazioni
Fornelli Indecisi
Rubrica di cucina dozzinale
un’idea di Pierpaolo Lala
mail: cucina@fornellindecisi.it -
3394313397
domenica 18 novembre 2012
FLEP 2 - 2X05 - Gli avvocati canori
A suon di vocalizzi e controcanti
irrompono i Kea, gli avvocati canori dell'azienda, pronti a sistemare le
varie beghe del direttore. I nostri protagonisti questa volta dovranno
proprio schiarirsi la voce per farsi sentire!
Created by: Riccardo Riande
Regia e Riprese: Simone Ruggieri
Fotografia: Umberto Camponeschi
Suono: Davide Apuzzo
Assistente Suono: Alessandro Murgia
Video Editor: Salvatore Logica, Lorenzo Petracchi
Segretaria di Produzione: Francesca Vennarucci
Segretaria di Edizione: Silvia Briscese
Assistente riprese: Valerio Amer
Make Up: Alessia Cipriano
Costumi: Nadejda Avrionova
Scenografia: Adelaide Stazi
Cast: Marta Bulgherini, Ilaria Bevere, Leonardo Santini, Tiziano Floreani, Ludovica Leo, Riccardo Riande
La voce di Flep è di: Marzio Pacifici
Guest: Gruppo Vocale Kea
Created by: Riccardo Riande
Regia e Riprese: Simone Ruggieri
Fotografia: Umberto Camponeschi
Suono: Davide Apuzzo
Assistente Suono: Alessandro Murgia
Video Editor: Salvatore Logica, Lorenzo Petracchi
Segretaria di Produzione: Francesca Vennarucci
Segretaria di Edizione: Silvia Briscese
Assistente riprese: Valerio Amer
Make Up: Alessia Cipriano
Costumi: Nadejda Avrionova
Scenografia: Adelaide Stazi
Cast: Marta Bulgherini, Ilaria Bevere, Leonardo Santini, Tiziano Floreani, Ludovica Leo, Riccardo Riande
La voce di Flep è di: Marzio Pacifici
Guest: Gruppo Vocale Kea
Un regalo perfetto - Karen Swan (Newton Compton)
http://www.newtoncompton.com/libro/978-88-541-4095-0/un-regalo-perfetto
Una collana con tanti ciondoli. Ogni ciondolo un segreto.
Dopo il successo di Un diamante da Tiffany, il nuovo romanzo di Karen Swan
Tormentata da un passato da cui non riesce a sfuggire, Laura Cunningham ha un solo desiderio: tornare a una dimensione di vita raccolta, intima e priva di complicazioni. La sua relazione tranquilla con il dolce Jack, le chiacchiere davanti a una tazza di tè con l'amica del cuore Fee e il nuovo lavoro come creatrice di gioielli sono tutto ciò di cui ha bisogno per andare avanti. Fino al giorno in cui Rob Blake entra nel suo laboratorio e la incarica di creare una collana con sette ciondoli per l'amatissima moglie Cat: sette come il numero delle persone importanti nella sua vita. Ma ogni pendente deve raccontare un aspetto di Cat e per far questo Laura si troverà a contattare amici e familiari della donna. D'un tratto la sua tranquilla e ordinata vita nel Suffolk viene spazzata via e al suo posto arrivano weekend in chalet di lusso, feste VIP, fiumi di champagne, amici glamour, stravaganti e molto misteriosi...
I segreti vengono a galla e mentre la collana comincia a prendere forma, l'inebriante vita di Cat inizia ad avvolgere anche quella di Laura. E quando la collana è terminata, la metamorfosi di Laura è completa. È arrivato per lei il momento di fare i conti con il passato e prendere una decisione: quali sono i suoi veri desideri? Ciò che sta vivendo è realmente ciò che vuole?
Dall'autrice di Un diamante da Tiffany
200.000 copie
Bestseller internazionale
Il libro femminile più venduto in Italia nell'ultimo anno
sabato 17 novembre 2012
FLEP 2 - 2X04 - Il topo
Un'azienda che si rispetti dovrebbe essere pulita e mantenere condizioni igieniche a norma, ma la nostra non è un'azienda rispettabile e l'arrivo dei topi crea lo scompiglio tra i dipendenti.
Created by: Riccardo Riande
Regia e Riprese: Simone Ruggieri
Fotografia: Umberto Camponeschi
Suono: Davide Apuzzo
Assistente Suono: Alessandro Murgia
Video Editor: Salvatore Logica
Segretaria di Produzione: Francesca Vennarucci
Segretaria di Edizione: Silvia Briscese
Assistente riprese: Valerio Amer
Make Up: Alessia Cipriano
Costumi: Nadejda Avrionova
Scenografia: Adelaide Stazi
Cast: Ilaria Bevere, Tiziano Floreani, Ludovica Leo, Riccardo Riande, Alessandro Grande, Nicola Di Gioia
La voce di Flep è di: Marzio Pacifici
Regia e Riprese: Simone Ruggieri
Fotografia: Umberto Camponeschi
Suono: Davide Apuzzo
Assistente Suono: Alessandro Murgia
Video Editor: Salvatore Logica
Segretaria di Produzione: Francesca Vennarucci
Segretaria di Edizione: Silvia Briscese
Assistente riprese: Valerio Amer
Make Up: Alessia Cipriano
Costumi: Nadejda Avrionova
Scenografia: Adelaide Stazi
Cast: Ilaria Bevere, Tiziano Floreani, Ludovica Leo, Riccardo Riande, Alessandro Grande, Nicola Di Gioia
La voce di Flep è di: Marzio Pacifici
Book Make-up con Pierluigi Mele
Abbiamo incontrato lo scrittore Pierluigi Mele e gli abbiamo proposto il
vecchio gioco dei tre libri da salvare da un ipotetico incendio, lui ha
scelto i suoi, noi i nostri, facendo un po' il verso alle guru del
make-up su YouTube e rileggendo i consigli di Bellezza a modo nostro.
http://www.salentoweb.tv/
http://www.facebook.com/SalentoWeb
https://twitter.com/intent/user?screen_name=salentowebtv
http://www.salentoweb.tv/
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Di cosa siamo veramente responsabili? Qual è il margine di libertà delle nostre azioni, anche di quelle che crediamo dipenda...
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AGNESE MANGANARO live support a SARAH JANE MORRIS Nelle due prossime date italiane del Tour europeo di SARAH JANE MORRIS, la nota jazz singe...