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venerdì 16 aprile 2010
Il libro del giorno: Pane e bugie di Dario Bressanini (Chiarelettere edizioni)
Giovani, nazisti e disoccupati, di Michele Vaccari, Castelvecchi (Roma, 2010), Intervento di Nunzio Festa
Giovani, nazisti e disoccupati, di Michele Vaccari, Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 224, euro 14.00.
giovedì 15 aprile 2010
Il libro del giorno: Politics di Andrew Heywood (Controluce ed.)
Scritto in una prospettiva internazionale, Politics affronta la politica sotto tutti i suoi molteplici aspetti e fornisce una introduzione accessibile a questo campo di studi così importante e complesso, presentando i contenuti in modo conciso e stimolante.Politics propone interessanti materiali sul rapporto tra mass media e politica, sul riassetto mondiale dopo l'11 settembre e la "guerra al terrorismo", sul multiculturalismo e le politiche identitarie, nonché sulla trasformazione dello stato.
Filo conduttore del testo è la crescente importanza della politica a livello globale. "Politics" è il libro adatto a comprendere come gli avvenimenti politici e i loro protagonisti hanno dato forma al mondo in cui oggi viviamo.
La vocazione di Cesare De Marchi (Feltrinelli) sabato alla Libreria Gutenberg di Lecce
sabato 17 aprile h.19,00, Libreria Gutenberg, via Cavallotti 1 a Lecce. Presenterà l'autore lo scrittore Luciano Pagano
Zombi blues di Stanley Péan. (Marco Tropea Editore, collana Fuorionda)
mercoledì 14 aprile 2010
Il libro del giorno: Green Zone di Rajiv Chandrasekaran (Rizzoli, collana 24/7)
Il testamento di Salvatore Siciliano (Fazi editore, dal 23 aprile)
Marzo 2010: è un giorno come tanti, quando su ogni profilo e gruppo di Facebook compare insistentemente un'immagine, sempre la stessa, apparsa dal nulla e onnipresente. Mentre gli internauti di tutta Italia se ne stanno increduli come di fronte a un ufo col naso puntato sul monitor, tre amici per la pelle, Fabrizio, Luca e Domenico, sono gli unici a conoscere il significato di quest'oggetto misterioso apparso in Rete: è il plateale commiato di Salvatore Siciliano, il leader del loro gruppo. Di lui, insieme a questo sberleffo virtuale, restano le pagine di un vero e proprio testamento in cui il protagonista, Salvo, rivela tutta la verità su se stesso e sulle sue insospettabili colpe di manipolatore occulto della Rete - il migliore, il più pagato - per conto di potenti multinazionali e oscuri gruppi di potere. Lungo il filo di una febbrile confessione, mentre di fronte agli occhi dei tre amici si sbriciola l'immagine di Facebook quale meravigliosa oasi in cui tutto sembra possibile a tutti, la scelta di Fabrizio, Luca e Domenico è quella di un'amicizia autentica che resiste a ogni cosa. Un legame che li condurrà fino alle regioni interne dell'Africa, sulle tracce del tantalio, misterioso e preziosissimo minerale, al centro di illeciti traffici in cui Salvo si è trovato invischiato, fino a scoprire che in fondo, Facebook o meno, l'isola che non c'è può esistere davvero, per chi come loro sa riconoscere o difendere uno spazio di amicizia e amore in cui rifugiarsi.
Il testamento di Salvatore Siciliano diviene la notizia più chiacchierata in Rete, la più grande operazione mai effettuata in Italia di marketing e comunicazione virale:
Dal 1 marzo, giorno d'inizio della campagna ad oggi, 10 milioni di persone hanno visto su Facebook e negli altri social network l'immagine di Salvatore Siciliano. 30.000 visualizzazioni dopo le prime 4 ore dalla pubblicazione del testamento.
www.salvatoresiciliano.com
Numerosi anche video su YouTube: basta scrivere “il testamento di salvatore siciliano”; lo stesso vale per post e vari blog spontanei con più di 200.000 risultati su Google.
Il libro svela a tutti coloro che si sono interrogati su questa strana vicenda, chi è veramente Salvatore Siciliano e il messaggio contenuto nel suo testamento. Da quando il suo testamento ha invaso il web, mille supposizioni sono state fatte: Siciliano è un pentito di mafia, un politico di sinistra manovrato da Beppe Grillo o Travaglio, addirittura parte della strategia di lancio di un film e molte altre ipotesi.
Secondo voi, in che modo oggi i politici, i poteri forti delle multinazionali facendo leva sulla presunta libertà di internet usano
Internet, paritario e fuori dal controllo dei poteri forti sarebbe un pericolo troppo grande per gli interessi economici e politici di molte persone.
Alcuni esempi di temi trattati all’interno del libro Il testamento di Salvatore Siciliano:
- La censura di internet in Cina.
- Il traffico del Tantalio.
- La privacy.
- La teoria sui clown (Berlusconi) e i buffoni moderni di oggi (Dario Fo, Luttazzi, Grillo, Santoro, Travaglio)
- Obama e la politica americana del 2.0.
Salvatore Cobuzio é nato a Siracusa nel 1978.
Ha lavorato come web marketing manager presso gli studi di Cinecittà e alcune importanti aziende nazionali. Vive e lavora a Roma.
martedì 13 aprile 2010
Il libro del giorno: Blood di Ann Rice (Longanesi)
«Voglio essere santo. Voglio salvare anime a milioni. Voglio fare del bene ovunque.» A pronunciare queste parole non è un uomo comune. Non è nemmeno un uomo. È una creatura della notte: il vampiro Lestat. Cristallizzato in un’eterna giovinezza, Lestat è bello come il sole che lo respinge, ma l’oscurità che ha dentro lo tormenta da secoli. La sua brama di redenzione, bontà e amore contrasta con la sua natura di viaggiatore della notte e il suo unico rifugio è la residenza di Blackwood Farm. E proprio qui giunge la bellissima Mona Mayfair, il grande amore del padrone di casa, Quinn, compagno di Lestat. La ragazza è fuggita dall’ospedale dove era rinchiusa da più di un anno, ed è in fin di vita. Una sola cosa può salvarla, il Battesimo del Sangue. Lestat deve così abbandonare i suoi impossibili sogni di purezza e redenzione per trasformarla in un vampiro. Sulle tracce della fuggitiva giunge a Blackwood anche Rowan Mayfair, per la quale Lestat prova una forte attrazione. Ma l’amore a lui non è concesso... Soprattutto ora, che deve aiutare Mona a fare i conti con la sua nuova, tormentata identità di vampiro e con il terribile segreto che ha quasi rischiato di ucciderla.
Un brano: "Sono il vampiro Lestar, il più potente e adorabile vampiro mai creato, un vero schianto soprannaturale, vecchio di duecento anni, ma cristallizzato in eterno nelle sembianze di un ventenne con un corpo e un viso per i quali saresti disposto a morire, e potresti anche farlo davvero. Sono incredibilmente pieno di risorse e innegabilmente affascinante. Morte, malattia, tempo, forza di gravità non significano nulla per me. Soltanto due cose mi sono nemiche: la luce diurna, perché mi rende del tutto inerte e vulnerabile ai raggi del sole, e la coscienza. In altre parole, sono un condannato abitante della notte eterna e un cacciatore di sangue eternamente tormentato.
Tiratori scelti di Emmanuele Bianco (Fandango)
Un romanzo d’esordio cattivo, duro, politicamente non corretto, a tratti intollerabile. E’ questa la creatura che ha dato alle stampe questo giovane allievo della Scuola Holden il cui nome è Emmanuele Bianco. La casa editrice è la brava Fandango. Il titolo del libro invece è “Tiratori scelti”. Si parla di periferie in questo lavoro, o meglio sarebbe definirle “banlieues”, proprio come quelle parigine che spesso passano ai “disonori” della cronaca internazionale, in maniera più astratta quegli spazi ontologicamente angusti dove l'isolamento si estende intorno alle aree urbane considerate ghetti, dove la criminalità vi prolifera all’interno, dove il traffico di droga sovente è diviso tra etnie rivali, ognuna delle quali controlla una zona e mette la propria firma per segnare il territorio. Le banlieues che Bianco racconta sono quelle piene zeppe di giovani (figli e nipoti di gente che proveniva dal Sud in direzione Milano o comunque altro Nord, in cerca di fortuna), pompati di palestra e sospesi in una sorta di zona grigia, una specie di purgatorio, con sguardi pieni di ferocia e rabbia per ogni ascolto mancato, griffati dalla testa ai piedi, pronti a saltare alla gola di un nemico invisibile, ma che sentono comunque minaccioso e vivo. Le banlieues che Bianco racconta sono quelle di un quartiere il cui nome è già tutto un programma, Trincea, campo di battaglia di conflitti “gangs-crime” reali e tangibili. Le banlieues che Bianco racconta sono aggregatori di particole esistenziali dove una sorta di comunismo obliquo e malavitoso condivide e suddivide amicizie, legami tra spaccio, furti e risse. Sono giovani che sanno cosa significhi benessere economico e laddove vi è solo un desiderio lo trasformano in realtà senza scrupoli e senza remore di sorta. Le banlieues che Bianco racconta sono i margini italiani della crisi, della lega, del “no futur” lavorativo, della droga non solo per i ricchi, ma roba di tutti i giorni, fatti di violenza e feroci regole di sopravvivenza. "Tiratori scelti" parla di ragazzi fuori, fuori di testa dove le comitive della periferia milanese di Maurizio, Gregory, Alvaro, Guido, Irene, Shitzee, Antony sono bande per il controllo del territorio, della figa, di tutto. Emmanuele Bianco racconta con feroce spietatezza, e una scrittura pervasa da un fortissimo senso della disperazione dei nostri giorni, una specie di T.A.Z. che a breve potrebbe esplodere e coinvolgere tutte le aree metropolitane di questo paese, forse proprio a partire dai nostri vicini.
Emmanuele Bianco (1983) è nato a Milano ma è originario di Bianchi in provincia di Cosenza. Questo è il suo primo libro.
EMMANUELE BIANCO, "TIRATORI SCELTI", Collana: Galleria Fandango
www.fandango.it
lunedì 12 aprile 2010
Il libro del giorno: Don Vito di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata (Feltrinelli)
Anche i poeti uccidono di Victor Gishler (Meridiano Zero)
Ed ecco allora, che comincia l’incubo, dove in un massacrante e asfittico susseguirsi di eventi, nella vita dell’insegnante prendono vita energumeni dal grilletto leggero, gang del mondo della droga oltremodo cazzuti, ex spacciatori in grado di “apprezzare” un reading di poesia. Opera questa, completa sotto ogni punto di vista. Per prima cosa il lettore si troverà a non sapere esattamente se i protagonisti della storia sono eroi o meno: questo dipende dalla bravura di Gishlerche fa muovere i personaggi del romanzo, con estrema libertà, come se non esistesse un “grande fratello” che macchina e organizza le loro vite in maniera occulta. Poi è stupendo come quest’autore faccia della buona e acida satira sul sistema universitario americano, sovente popolato da troppa presunzione e autoreferenzialità. Ad ogni modo questo libro possiede tutte le carte in regola per tenerci incollati ad ogni sua pagine con un ritmo martellante, un gusto spiccato per il sangue e le vendette trasversali, nonché un graffiante senso del sarcasmo che rende il tutto uno spettacolare incrocio fra pulp, noir e black comedy. Altro che Elmore Leonard!
domenica 11 aprile 2010
Il libro del giorno: Coventry di Helen Humphreys (Playground)
Cambio di luci di Maria Lenti (Canalini e Santoni)
... chiari e chi e dove e come
sabato 10 aprile 2010
Il libro del giorno: Il caso Sindone non è chiuso di Bruno Barberis e Massimo Boccaletti (San Paolo)
Devozione di Antonella Lattanzi (Einaudi, Stile Libero)
venerdì 9 aprile 2010
Il libro del giorno: Se un giorno dovessi sparire di Paola Dallolio (La Tartaruga)
Richard Brautigan, IL GENERALE IMMAGINARIO. Traduzione: Enrico Monti (Isbn Edizioni). Intervento di Marco Montanaro
Curioso il destino editoriale di Richard Gary Brautigan in Italia: proprio lui, capace di giocare sul culto dell’immagine quanto una popstar, viene riportato qui da qualche anno grazie alle copertine bianche di Isbn. E così, dopo American Dust, Una donna senza fortuna e Il mostro degli Hawkline, la casa editrice di Massimo Coppola ripropone Il generale immaginario, già approdato in Italia nel 1967 con traduzione di Luciano Bianciardi. 1967: Richard Brautigan non aveva ancora sfondato con lo psichedelico Pesca alla trota in America e il suo primo libro, quello di cui stiamo parlando, non aveva certo venduto milioni di copie. Dunque un oggetto misterioso nel Belpaese, e censurato: stando alle parole di Enrico Monti, attuale traduttore – e riscopritore – di Brautigan*. Ne Il generale immaginario, soprattutto nelle ultime pagine, c’è un bel po’ di materiale erotico che all’epoca dovette apparire troppo osé. O forse no: forse, come spiega lo stesso Monti nella nota finale, la stessa Rizzoli credeva poco in Richard. Tant’è che la traduzione non venne neppure firmata. Poi, negli anni successivi, con l’approdo di Brautigan alla Marcos y Marcos, nuovi traduttori, tra cui il fedelissimo di Carver, Riccardo Duranti (maledetto sarà Carver e il minimalismo, per Brautigan) e Pietro Grossi. Fino, appunto, a Enrico Monti, che ha adesso l’opportunità di metter mano a ciò che di Brautigan è ancora inedito in Italia. Partendo dalla fine, dagli ultimi romanzi, si è detto, e giungendo adesso all’esordio assoluto.
Lontano ancora dalla psichedelia di Pesca alla trota, questo Generale anticipa molti temi e soluzioni stilistiche che torneranno presto in Brautigan; lontano anche dalla disillusione decisamente poetica delle ultime prove, l’autore può permettersi di donare al protagonista Jesse una leggerezza che solo all’inizio degli anni della controcultura hippie riuscì ad apprezzare in pieno. E così viaggiamo col protagonista per Big Sur, luogo mitico dell’America beat e qui sogno di libertà ma anche posto desolatamente vuoto. In cui si dorme tra il deserto e le balene che nuotano nel Pacifico. In cui Jesse vivrà di niente («le parole sono fiori di niente» scriverà Brautigan anni dopo) insieme al folle Lee Mellon. Mellon, convinto di discendere da un generale dell’esercito confederato durante
Tra la follia, la leggerezza e la malinconia dei mille finali aperti, c’è già la sostanziale assenza di trama che caratterizzerà in un modo o nell’altro ogni lavoro di Brautigan. Che nei suoi romanzi è – appunto – procedere per lampi di poesia. Insieme all’ironia continua, spiazzante, che collega pianeti ed epoche lontanissime – del resto, cosa c’entra
Marco Montanaro
un’intervista a Enrico Monti:
http://malesangue.wordpress.com/2009/05/12/enrico-monti-richard-brautigan-me/
giovedì 8 aprile 2010
Il libro del giorno: Inchiesta sul cristianesimo di Corrado Augias e Remo Cacitti (Mondadori)
Tre secondi di Börger Hellström e Anders Roslund (Einaudi, Stile Libero)
Börger e Roslund ci fanno conoscere il lato oscuro di un paese come
mercoledì 7 aprile 2010
Il libro del giorno: La fabbrica del mondo di Luigi De Luca (Lupo editore)
La fabbrica del mondo
Politica ed Economia della Cultura
nell’Epoca della Globalizzazione
di Luigi De Luca
Venerdì 9 aprile alle ore 19, presso l’ex fabbrica tabacchi di Cursi, verrà presentato il libro La fabbrica del mondo. Politica ed economia della cultura nell’epoca della globalizzazione (Lupo editore), di Luigi De Luca. Nel corso del dibattito, moderato da Gloria Indennitate (giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno), interverranno alla presenza dell’autore:
Pier Giorgio Giacchè, antropologo;
Giovanni Albanese, artista e regista;
Silvio Maselli, direttore Apulia Film Commission;
Cosimo Lupo, editore.
Fabbricare mondi, attraverso le arti, la letteratura, la scienza, il pensiero, è la pulsione propria degli uomini. Parte da questa constatazione lo studio di Luigi De Luca che, nelle pagine del volume, analizza il contesto storico e la genesi del processo creativo, attraverso una ricerca che mette a confronto, oltre ai capisaldi, la letteratura più aggiornata sull’argomento ma anche la personale esperienza dell’autore, che da oltre vent’anni opera nel campo della cultura e delle istituzioni. In questo saggio, edito da Lupo editore, la narrazione intreccia storia sociale ed economica, politica e cultura, mettendo in scena attori e variabili che, a prima vista, potrebbero apparire in conflitto tra loro. Per questo motivo, La fabbrica del mondo è un “serbatoio di conoscenze” dove fonti specialistiche e nuove prospettive costituiscono gli ingranaggi di una ricerca che, a partire dal Rinascimento e sino ai nostri giorni, pone sotto una lente d’ingrandimento la natura della creatività, i mondi reali o possibili che prendono corpo nelle opere degli artisti, nei copioni teatrali e cinematografici e, in particolare, nella rete dei nuovi media. In anni di forte “spaesamento” e decadenza, in cui città ideali e biblioteche hanno ceduto il passo a cyber spaces, De Luca in questo primo lavoro si interroga sulla funzione etica dell’arte e sul ruolo dell’intellettuale negli anni della globalizzazione, in cui “disordine” e “metastasi mediatiche” sembrano prendere il sopravvento sui contenuti. Eppure un nuovo umanesimo è possibile ne La fabbrica del mondo, un saggio capace di appassionare come un romanzo e di parlare a un largo pubblico, non solo di addetti ai lavori.
L’autore
Luigi De Luca si è laureato presso l’Università degli Studi di Bologna con una tesi in semiologia dello spettacolo ed ha iniziato la sua carriera professionale come organizzatore teatrale per il Teatro Pubblico Pugliese di cui, successivamente, ha ricoperto la carica di membro del consiglio di amministrazione fino al 2006.
È stato responsabile dell’ufficio cultura e dirigente del servizio politiche giovanili, integrazione e pace della Provincia di Lecce.
Dal 2000, è direttore dell’Istituto di Culture Mediterranee per il quale ha curato diversi progetti di cooperazione culturale oltre alla rassegna di arte, musica, cinema, teatro, letteratura, Salento Negroamaro, dedicata alle culture migranti.
É anche vice presidente della Fondazione Apulia Film Commission e componente della Consulta Territoriale per le Attività Cinematografiche. Ha rivestito per lunghi anni l’incarico di assessore alla cultura e sindaco del comune di Cursi, in provincia di Lecce dove tutt’ora vive.
La fabbrica del mondo, politica ed economia della cultura nell’epoca della globalizzazione è il suo primo saggio.
fonte Luciano Pagano
Da Il secolo plurale per Avagliano a Recensire di Massimo Onofri per Donzelli. Intervento di Nunzio Festa
“Il secolo plurale”, aggiornato dopo quasi dieci anni – era già pubblicato presso Zanichelli nel 2001 (ma con titolo privo del termine “novecentesca” a chiudere dopo “letteraria”) - , è un volume indispensabile per chi voglia cogliere o raccogliere argomenti e letture del Novecento; per quanti pensano sia giusto non lasciare all’accanimento della polvere e/o alle tiritere di qualche specialista d’occasione e occasionale opere nate e tutt’al più persino vissute in uno dei secoli di maggiore interesse. Oppure avere il vero peso dei grandi nomi dei cento anni recentemente accantonati dal calendario. Come una più datata, il libro è uscito nel 2008, opera del critico letterario Raffaele Manica (Gaffi, 2007), mi riferisco a “Exit Novecento”. Avventura che citiamo in quanto amata, giustamente, dallo stesso Onofri. Massimo Onofri, firma storica di “Diario”, e di tanti cartacei oltre che docente universitario a Sassari, al momento è uno dei più lucidi, oltre che autorevoli, critici che abbiamo a disposizione sullo scenario nazionale. Con “Recensire”, per esempio, lo stesso autore qualche anno prima aveva dato consigli utili sull’arte della recensione. Tanto per dire. Un manuale: ma definire quel manuale quel è ovviamente tutt’altro che rispettoso, più che riduttivo. Che, per esempio, in “Recensire. Istruzione per l’uso” si legge lo stato d’animo, allo stesso tempo, e la forma, in più, della critica letteraria d’Italia. Però vorrei partire da “Il secolo plurale. Profilo di storia letteraria novecentesca”. La ‘trama’ dello studio è tutta lineare. La trama della ricerca è, molto evidentemente, portatrice d’un filo che mantiene l’uscita dall’Ottocento con gli ingressi nel Novecento pure artistico o anche – ad accenni – politico, per finire nell’ultimo lembo d’un secolo che naturalmente cade in quello che viviamo adesso. Con fonti e strumenti inconfutabili, se soprattutto gli strumenti possono essere elemento vergato di soggettività, Onofri spiega dove realmente prende piede il Novecento delle Lettere e non solo. Della lettura. Eppure non solamente della Letteratura. O dello scrivere. Chiaramente viaggiando nei semi di Freud (la psicanalisi tutta e la sua importanza) – a servizio tanto per citare di scrittori e pittori. Il Decadentismo, termine interamente della ‘Critica’, e il fascismo con le sue adesioni, ‘tragiche’ e piene; che sempre hanno condizionato. Dopo circa un centinaio di pagine d’ambientazione e di disegno della storia, Onofri legge per intiero Pirandello Svevo Tozzi. Le riviste, in special modo, dei primi decenni appunto del Novecento e ad andare avanti. Massimo Onofri, tra le personalità che preferisce senza dubbio ci mette un Borgese. E altri nomi della letteratura dell’Italia. Che spesso sono riferimenti di quella europea e a volte altro ancora. Fra i maggiori meriti di Onofri, senza dubbio, l’esposizione priva di complessità delle differenze più spaventose ricorrenti tra realismo e sperimentalismo. Fra gli esempi più fascinosi, per così dire, i brani che ‘presentano’ o trattano figure quali Pasolini, amatissimo ci pare di capire dall’autore dell’opera, Zanzotto e altri difficilmente raggiungibili. Con “Recensire”, dove è possibile per giunta incontrare alcuni incroci proprio con l’ultima pubblicazione del critico, senza mezze misure posso dire che è facile comprendere che si deve fare per comporre una buona recensione, cosa non si deve fare. Passando in mezzo a esempi d’ottimi scritti e a ipotesi di recensioni pieni di pecche e, finanche, tutt’altro che recensioni. Fra le curiosità, oltre che ovviamente grazie all’analisi d’una incontrovertibile società letteraria dei tempi del consumo spietato, i brani che offrono piccole battaglie con critici di scarso valore oppure destinati a produrre come a gonfiarsi del proprio nome. Ma allo stesso tempo quei brani che risentono di doni necessari a critici inattaccabili, a veri e propri maestri della critica letteraria: un Cases su tutti. Questi due saggi di Massimo Onofri offrono materiale e soprattutto materia che i tanti e le tante che vogliono dedicarsi almeno a una lettura pienamente consapevole e che preveda l’obiettivo di scriverne per terzi non possono far finta di non vedere. I due saggi, con qualche sostanziale differenza, si servono delle abitudini della storia letteraria e del presente, onorando un legame imprescindibile con l’amore dello scrivere. In contrasto ai massimi luoghi comuni, ai loro non umili rappresentanti di sempre.
I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno
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