Cerca nel blog

venerdì 16 aprile 2010

Il libro del giorno: Pane e bugie di Dario Bressanini (Chiarelettere edizioni)

Il pesto è cancerogeno. Lo zucchero bianco: per carità! Meglio quello di canna. Il glutammato fa malissimo... E gli spaghetti radioattivi? Ah no, io compro solo pane biologico, prodotti locali e di stagione. Quanta apprensione intorno alla nostra tavola. E quante bugie. Ma a chi dobbiamo credere? L'approssimazione in cucina non funziona, nemmeno per preparare un piatto di spaghetti. Meglio verificare quanto Tv, Web, giornali, radio ci propinano ogni giorno: mentre ci scanniamo sugli OGM in realtà già mangiamo frutta, verdura e cereali derivati da modificazioni genetiche indotte da radiazioni nucleari (perché nessuno lo dice?); abbiamo il terrore della chimica ma ci dimentichiamo che per esempio la vanillina è un estratto da una lavorazione del petrolio e che il caffè contiene sostanze cancerogene. Mostri come la fragola-pesce e altre diavolerie occupano il nostro immaginario, ma quali sono davvero i rischi che corriamo? Ecco un aiuto a non farsi ingannare da messaggi troppo facili ed emotivi.

Giovani, nazisti e disoccupati, di Michele Vaccari, Castelvecchi (Roma, 2010), Intervento di Nunzio Festa















Nelle imprecazioni del nuovo romanzo di Michele Vaccari, una delle più interessanti novità del 2010, si scorgono, sotto cute ma poi non proprio, i caratteri e le caratterizzazione che stanno bruciando la nostra Italietta. Un ventenne bolognese, che vive a Bologna e sente la voce di Malatesta nel cervello comunque spianato da un’originale forma di follia, deve necessariamente condividere l’abitazione lasciatagli in eredità dalla nonna con alcuni sinistreggiaenti che non gli stanno troppo simpatici; oltre a questo, va specificato, l’anarchico individualista bolognese è consumatore di trielina: oltre che non trovarsi a suo agio nei confort di passaggio della sua generazione. Il protagonista del vaneggiante, e non è detto in tono negativo, anzi, è già curato dai problemi pseudo-depressivi dei suoi coetanei e però non vive in maniera tutta agevole il rapporto con quello che si dimostra il suo vero e unico amore. Tra l’altro, quella che per parecchio è appunto la sua ragazza, da eroinomane passa a essere estremista-settaria di sinistra. A dimostrare d’una particolare vocazione dell’autore Vaccari ad accanirsi su un vuoto ideologico stivato nell’immenso vuoto politico del mondo progressista. Gli altri pregiudizi dell’estroso Michele Vaccari vanno pescati nelle faglie di certi momenti dove il tornaconto dell’emozione deve confrontarsi con il viatico, dunque, delle ideologie. Anzi della sottocultura nazista. Che qui, per esempio, il personaggio centrale della storia si ricorda d’avere sangue ‘antifascita’ eppure non ha paura ad entrare a far parte d’una fetta di demenza che però allo stesso tempo gli farà conoscere ogni fissazione e tutte le misure adottate dai nuovi nazistelli per diventare più forti. Di sottofondo, seppure ovviamente la società passa già nei settori politicisti dei naziskin come, a tratti, in quelli di stalinisti in erba ecc., ecco il grande spettacolo, stucchevole, del resto dell’umanità mozzicata castamente dal culto dello spettacolo e condannata dai dogmi della moda. Perché questa, tanto per fare un esempio diremo calzante, quando il Partito dei nazi comincia a prendere voti sul serio addirittura inizia, non i politicizzati di turno o di torno, ad approvare. Il punto più alto raggiunto della trama si conta nei segni di violenza fisica. Quando, passando ancora per un esempio, il marciume della sopraffazione s’insinua in rapporti di forza da spedire nella ressa e, inoltre, dovrebbero essere passi altri per conquistare terreno. Lo scrittore Michele Vaccari, che da tempo fa presente d’essere privo di peletti sulla lingua e in diverse occasioni - ma sempre in questo “Giovani, nazisti e disoccupati” - , si muove nella rudezza di degenerazioni dell’attualità, narrando della vita d’angoli spesso non raggiunti dalla vista. Vaccari, dopo “Italian Fiction” torna con un libro che scaraventa lettrice e lettori in pericoli che stanno orientando il mortificato Paese. Facile, dopo aver letto prove letterarie come queste, dire che non siamo in settori e in generi specifici, come giusto sarebbe osservare che proprio buona parte di questa estraneità rende più spesso di valore il romanzo del talentuoso Vaccari. Contro l’abitudine di giocare a trovare il postmoderno etc.


Giovani, nazisti e disoccupati, di Michele Vaccari, Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 224, euro 14.00.

giovedì 15 aprile 2010

Il libro del giorno: Politics di Andrew Heywood (Controluce ed.)

La politica è un'arena dinamica in costante evoluzione ed è, inoltre, una disciplina ampia ed eclettica che comprende approcci molto diversi tra loro come filosofia politica, relazioni internazionali ed economia politica.
Scritto in una prospettiva internazionale, Politics affronta la politica sotto tutti i suoi molteplici aspetti e fornisce una introduzione accessibile a questo campo di studi così importante e complesso, presentando i contenuti in modo conciso e stimolante.Politics propone interessanti materiali sul rapporto tra mass media e politica, sul riassetto mondiale dopo l'11 settembre e la "guerra al terrorismo", sul multiculturalismo e le politiche identitarie, nonché sulla trasformazione dello stato.
Filo conduttore del testo è la crescente importanza della politica a livello globale. "Politics" è il libro adatto a comprendere come gli avvenimenti politici e i loro protagonisti hanno dato forma al mondo in cui oggi viviamo.

La vocazione di Cesare De Marchi (Feltrinelli) sabato alla Libreria Gutenberg di Lecce

Luigi Martinotti lavora in un fast food. Frigge patatine, ma in realtà la sua vocazione, vivissima malgrado l'interruzione degli studi universitari, è quella dello storico. Su un tavolo della Biblioteca comunale consuma tutte le ore di libertà, ricostruendo e interpretando eventi del passato. Ci sono momenti in cui riesce addirittura a distinguere, quasi fosse una visione, l'incontro fra Attila e papa Leone. È riuscito anche a elaborare una teoria storica, secondo la quale i mutamenti della società sono il prodotto di una terribile "insofferenza dell'insicurezza", che spinge gli uomini, cambiando continuamente, a inchiodare il mondo in un presente immobile e rassicurante. Anche la quiete apparente di Luigi Martinetti obbedisce a questa legge. La sua sensibilità, sospesa tra aspirazioni intellettuali e esposizione al fallimento, si lascia contaminare dall'imprevedibilità dei rapporti umani, ivi comprese l'intensa relazione sessuale con Antonella, cameriera del fast food, e l'inspiegabile tenerezza per il figlio di lei. Solo l'amico Giuseppe estroso insegnante affetto da una malattia genetica che lo getta in ricorrenti crisi depressive - riesce a tenere accesa la sua vocazione e a comunicargli una sorta di profonda serenità. Quando il fallimento come storico è definitivo, la sua mente vacilla.

sabato 17 aprile h.19,00, Libreria Gutenberg, via Cavallotti 1 a Lecce. Presenterà l'autore lo scrittore Luciano Pagano

Zombi blues di Stanley Péan. (Marco Tropea Editore, collana Fuorionda)

Se volete saperne di più su Stanley Péan, potete andare a visitare il suo sito all’indirizzo www.stanleypean.com. Vive in Canada e per vivere fa il giornalista: ma è anche molto, molto di più. Oltre a essere uno scrittore multiforme, caleidoscopico direi, amante della musica jazz, e speaker radiofonico, è caporedattore della rivista “Le libraire” e presidente dell'Unione degli scrittori del Quebec. Ora per i tipi di Marco Tropea editore nel nostro paese, esce “Zombi blues” romanzo di transito e trance, in bilico tra due universi etno-culturali a cui appartiene l’autore, ovvero quello del vudù e del makute, le vicende socio-politiche dell’isola, e quello dell’amore per il proibito, un vero e proprio viaggio inferico e lubrico nell’eros, dove si meticciano costantemente musica e parole che tolgono il fiato, per ogni capitolo di questo libro. Non so se definirlo o meno un noir, forse perché si tratta di un lavoro di laboratorio scritturale (nel senso più positivo del termine) talmente uscito bene da sfuggire alle definizioni, almeno per quel che mi riguarda: già perché non solo questo lavoro ha un’anima nera, ma ha anche forti tonalità “rouge pulp” e marcati elementi horror. Siamo a Port-au-Prince, al collasso a causa della dittatura spietata di Jean Claude Duvalier, alias Papa Doc. Una donna haitiana muore in circostanze misteriose davanti ad una coppia di canadesi. I due prendono dalle braccia della donna un neonato, che cresceranno a Montreal, insieme alla figlia Laura. Dopo poco più di trent'anni da quell’evento, Gabriel, trombettista jazz haitiano, vuole rompere con il suo passato, abbandonandosi ad una deriva alcolica, un po’ decadente ma in fondo molto radical-chic. Il ritorno in Quebec per una tournée non fa altro che peggiorare le cose, e la patologica complicità con Laura diviene qualcosa di terribilmente sinistro, frutto di suggestioni che provengono da sinistri deliri sonori e visioni grottesche di morte. E la musica, non ha alcunché di liberatorio nelle vicende narrate, tutt’altro: essa rappresenta uno strumento del Male per imprigionare le anime e renderle sottomesse al potere delle tenebre. Il ritmo incalzante della scrittura di Péan, si fa pagina dopo pagina sempre più soffocante, quasi che il lettore riuscisse a sentire il risveglio dei morti che riaffiorano dalla terra, mentre prendono vita scene angoscianti di massacri, saccheggi, urla, terrore. Una sensazione che forse solo chi ha vissuto sulla propria pelle il terremoto di Haiti, può raccontare. Ad ogni modo Zombi Blues è un romanzo che fa scendere il lettore in un mondo popolato da “incubi e succubi”dove ogni cosa è ossessione, febbre, e soprattutto imprevedibilità. Lo consiglio caldamente, e ovviamente da auto-sommnistrarsi con cautela.

mercoledì 14 aprile 2010

Il libro del giorno: Green Zone di Rajiv Chandrasekaran (Rizzoli, collana 24/7)

Zona nord di Baghdad, una mattina qualsiasi. Quattro kamikaze si fanno saltare in aria in un santuario. Quando Rajiv Chandrasekaran arriva sul posto, quel che resta dei cadaveri è già ricoperto da teli bianchi. Brandelli di corpi sparpagliati arrivano fino al secondo piano dei palazzi circostanti. Meno di un quarto d'ora dopo, nella Green Zone, il giornalista ne parla con un funzionario del contingente americano, ma questo è ignaro del massacro: era "troppo preso a lavorare per la democrazia in Iraq" per seguire le notizie. E solo uno dei paradossi della guerra raccontata in questo libro: un reportage che somiglia a una spy-story per la vicenda al limite del romanzesco, per la carica di avventura e ironia, per i personaggi incredibili che lo popolano. E per la sua ambientazione, l'enclave americana a Baghdad: 10 chilometri quadrati di ex palazzi reali, piscine, cocktail, aria condizionata, corsi di salsa e yoga, due ristoranti cinesi e una mensa con personale musulmano che serve principalmente carne di maiale. Costruito in quasi due anni di interviste e ricognizioni nella capitale irachena e dintorni, "Green Zone" è la cronaca del disastro annunciato scatenato dall'America e dai suoi alleati tra cui l'Italia.

Il testamento di Salvatore Siciliano (Fazi editore, dal 23 aprile)



















Marzo 2010: è un giorno come tanti, quando su ogni profilo e gruppo di Facebook compare insistentemente un'immagine, sempre la stessa, apparsa dal nulla e onnipresente. Mentre gli internauti di tutta Italia se ne stanno increduli come di fronte a un ufo col naso puntato sul monitor, tre amici per la pelle, Fabrizio, Luca e Domenico, sono gli unici a conoscere il significato di quest'oggetto misterioso apparso in Rete: è il plateale commiato di Salvatore Siciliano, il leader del loro gruppo. Di lui, insieme a questo sberleffo virtuale, restano le pagine di un vero e proprio testamento in cui il protagonista, Salvo, rivela tutta la verità su se stesso e sulle sue insospettabili colpe di manipolatore occulto della Rete - il migliore, il più pagato - per conto di potenti multinazionali e oscuri gruppi di potere. Lungo il filo di una febbrile confessione, mentre di fronte agli occhi dei tre amici si sbriciola l'immagine di Facebook quale meravigliosa oasi in cui tutto sembra possibile a tutti, la scelta di Fabrizio, Luca e Domenico è quella di un'amicizia autentica che resiste a ogni cosa. Un legame che li condurrà fino alle regioni interne dell'Africa, sulle tracce del tantalio, misterioso e preziosissimo minerale, al centro di illeciti traffici in cui Salvo si è trovato invischiato, fino a scoprire che in fondo, Facebook o meno, l'isola che non c'è può esistere davvero, per chi come loro sa riconoscere o difendere uno spazio di amicizia e amore in cui rifugiarsi.


Il testamento di Salvatore Siciliano diviene la notizia più chiacchierata in Rete, la più grande operazione mai effettuata in Italia di marketing e comunicazione virale:

Dal 1 marzo, giorno d'inizio della campagna ad oggi, 10 milioni di persone hanno visto su Facebook e negli altri social network l'immagine di Salvatore Siciliano. 30.000 visualizzazioni dopo le prime 4 ore dalla pubblicazione del testamento.

www.salvatoresiciliano.com
Numerosi anche video su YouTube: basta scrivere “il testamento di salvatore siciliano”; lo stesso vale per post e vari blog spontanei con più di 200.000 risultati su Google.

Il libro svela a tutti coloro che si sono interrogati su questa strana vicenda, chi è veramente Salvatore Siciliano e il messaggio contenuto nel suo testamento. Da quando il suo testamento ha invaso il web, mille supposizioni sono state fatte: Siciliano è un pentito di mafia, un politico di sinistra manovrato da Beppe Grillo o Travaglio, addirittura parte della strategia di lancio di un film e molte altre ipotesi.

Secondo voi, in che modo oggi i politici, i poteri forti delle multinazionali facendo leva sulla presunta libertà di internet usano la Rete per fare i loro interessi?

Internet, paritario e fuori dal controllo dei poteri forti sarebbe un pericolo troppo grande per gli interessi economici e politici di molte persone.

Alcuni esempi di temi trattati all’interno del libro Il testamento di Salvatore Siciliano:

- La censura di internet in Cina.

- Il traffico del Tantalio.

- La privacy.

- La teoria sui clown (Berlusconi) e i buffoni moderni di oggi (Dario Fo, Luttazzi, Grillo, Santoro, Travaglio)

- Obama e la politica americana del 2.0.

Salvatore Cobuzio é nato a Siracusa nel 1978.

Ha lavorato come web marketing manager presso gli studi di Cinecittà e alcune importanti aziende nazionali. Vive e lavora a Roma.


martedì 13 aprile 2010

Il libro del giorno: Blood di Ann Rice (Longanesi)
















«Voglio essere santo. Voglio salvare anime a milioni. Voglio fare del bene ovunque.» A pronunciare queste parole non è un uomo comune. Non è nemmeno un uomo. È una creatura della notte: il vampiro Lestat. Cristallizzato in un’eterna giovinezza, Lestat è bello come il sole che lo respinge, ma l’oscurità che ha dentro lo tormenta da secoli. La sua brama di redenzione, bontà e amore contrasta con la sua natura di viaggiatore della notte e il suo unico rifugio è la residenza di Blackwood Farm. E proprio qui giunge la bellissima Mona Mayfair, il grande amore del padrone di casa, Quinn, compagno di Lestat. La ragazza è fuggita dall’ospedale dove era rinchiusa da più di un anno, ed è in fin di vita. Una sola cosa può salvarla, il Battesimo del Sangue. Lestat deve così abbandonare i suoi impossibili sogni di purezza e redenzione per trasformarla in un vampiro. Sulle tracce della fuggitiva giunge a Blackwood anche Rowan Mayfair, per la quale Lestat prova una forte attrazione. Ma l’amore a lui non è concesso... Soprattutto ora, che deve aiutare Mona a fare i conti con la sua nuova, tormentata identità di vampiro e con il terribile segreto che ha quasi rischiato di ucciderla.

Un brano: "Sono il vampiro Lestar, il più potente e adorabile vampiro mai creato, un vero schianto soprannaturale, vecchio di duecento anni, ma cristallizzato in eterno nelle sembianze di un ventenne con un corpo e un viso per i quali saresti disposto a morire, e potresti anche farlo davvero. Sono incredibilmente pieno di risorse e innegabilmente affascinante. Morte, malattia, tempo, forza di gravità non significano nulla per me. Soltanto due cose mi sono nemiche: la luce diurna, perché mi rende del tutto inerte e vulnerabile ai raggi del sole, e la coscienza. In altre parole, sono un condannato abitante della notte eterna e un cacciatore di sangue eternamente tormentato. Ciò non mi rende forse irresistibile?"

Tiratori scelti di Emmanuele Bianco (Fandango)



















Un romanzo d’esordio cattivo, duro, politicamente non corretto, a tratti intollerabile. E’ questa la creatura che ha dato alle stampe questo giovane allievo della Scuola Holden il cui nome è Emmanuele Bianco. La casa editrice è la brava Fandango. Il titolo del libro invece è “Tiratori scelti”. Si parla di periferie in questo lavoro, o meglio sarebbe definirle “banlieues”, proprio come quelle parigine che spesso passano ai “disonori” della cronaca internazionale, in maniera più astratta quegli spazi ontologicamente angusti dove l'isolamento si estende intorno alle aree urbane considerate ghetti, dove la criminalità vi prolifera all’interno, dove il traffico di droga sovente è diviso tra etnie rivali, ognuna delle quali controlla una zona e mette la propria firma per segnare il territorio. Le banlieues che Bianco racconta sono quelle piene zeppe di giovani (figli e nipoti di gente che proveniva dal Sud in direzione Milano o comunque altro Nord, in cerca di fortuna), pompati di palestra e sospesi in una sorta di zona grigia, una specie di purgatorio, con sguardi pieni di ferocia e rabbia per ogni ascolto mancato, griffati dalla testa ai piedi, pronti a saltare alla gola di un nemico invisibile, ma che sentono comunque minaccioso e vivo. Le banlieues che Bianco racconta sono quelle di un quartiere il cui nome è già tutto un programma, Trincea, campo di battaglia di conflitti “gangs-crime” reali e tangibili. Le banlieues che Bianco racconta sono aggregatori di particole esistenziali dove una sorta di comunismo obliquo e malavitoso condivide e suddivide amicizie, legami tra spaccio, furti e risse. Sono giovani che sanno cosa significhi benessere economico e laddove vi è solo un desiderio lo trasformano in realtà senza scrupoli e senza remore di sorta. Le banlieues che Bianco racconta sono i margini italiani della crisi, della lega, del “no futur” lavorativo, della droga non solo per i ricchi, ma roba di tutti i giorni, fatti di violenza e feroci regole di sopravvivenza. "Tiratori scelti" parla di ragazzi fuori, fuori di testa dove le comitive della periferia milanese di Maurizio, Gregory, Alvaro, Guido, Irene, Shitzee, Antony sono bande per il controllo del territorio, della figa, di tutto. Emmanuele Bianco racconta con feroce spietatezza, e una scrittura pervasa da un fortissimo senso della disperazione dei nostri giorni, una specie di T.A.Z. che a breve potrebbe esplodere e coinvolgere tutte le aree metropolitane di questo paese, forse proprio a partire dai nostri vicini.


Emmanuele Bianco (1983) è nato a Milano ma è originario di Bianchi in provincia di Cosenza. Questo è il suo primo libro.


EMMANUELE BIANCO, "TIRATORI SCELTI", Collana: Galleria Fandango

www.fandango.it

lunedì 12 aprile 2010

Il libro del giorno: Don Vito di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata (Feltrinelli)

Un viaggio senza ritorno nei gironi infernali della storia italiana più recente. Quarant'anni di relazioni segrete e inconfessabili, tra politica e criminalità mafiosa, tra Stato e Cosa nostra. Perno della narrazione è la vicenda di Vito Ciancimino, "don Vito da Corleone", uno dei protagonisti della vita pubblica siciliana e nazionale del secondo dopoguerra, personaggio discutibile e discusso, amico personale di Bernardo Provenzano, potentissimo assessore ai Lavori pubblici di Palermo, per una breve stagione sindaco della città, per decenni snodo cruciale di tutte le trame nascoste a cavallo tra mafia, istituzioni, affari e servizi segreti. A squarciare il velo sui misteri di "don Vito" è oggi un testimone d'eccezione: Massimo, il penultimo dei suoi cinque figli, che per anni gli è stato più vicino e lo ha accompagnato attraverso innumerevoli traversie e situazioni pericolose. Il suo racconto riscrive pagine fondamentali della nostra storia: il "sacco di Palermo", la nascita di Milano 2, Calvi e lo Ior, Salvo Lima e la corrente andreottiana in Sicilia, le stragi del '92, la "Trattativa" tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, la cattura di Totò Riina, le protezioni godute da Provenzano, la fondazione di Forza Italia e il ruolo di Marcello Dell'Utri. Attualmente la testimonianza di Massimo Ciancimino è vagliata con la massima attenzione da cinque Procure italiane e non è possibile anticipare sentenze. Una vera e propria epopea politico-criminale per troppo tempo tenuta nascosta.

Anche i poeti uccidono di Victor Gishler (Meridiano Zero)

Victor Gishler (autore di sette romanzi e sceneggiatore di fumetti per la Marvel ), non solo è tra le penne più interessanti del panorama letterario americano contemporaneo, amato e osannato dal grande John Lansdale, ma è un vero e proprio autore al tritolo, in grado di campionare sapientemente più generi dal pulp, al noir al thriller con l’effetto di essere molto “sangue e merda”. Per cominciare non posso che definire egregia, la traduzione di Luca Conti, che ci permette di cogliere anche in profondità questo nuovo lavoro di Gishler, dal titolo “Anche i poeti uccidono”, da poco negli scaffali delle librerie italiane per i tipi di Meridiano Zero. Anche se sembra scontato dirlo, questo libro ci pone nella condizione di toccare con mano il fatto che la realtà intorno a noi può essere di gran lunga peggiore dei nostri più terribili incubi. Non è banale, ma semplicemente disturbante e amaro. Il protagonista Jay Morgan, emerito professore universitario della Eastern Oklahoma University al risveglio trova al suo fianco nel letto, il cadavere di una sua discente. In preda alle più ruvide paranoie, Morgan decide di occultare il cadavere della giovane donna, ma … c’è un ma! Ginny Conrad, la bella e “troppo troppa” direttrice del giornale universitario, ha visto ogni cosa anche se con la promessa di qualche “piccola” raccomandazione terrà chiuso il becco.

Ed ecco allora, che comincia l’incubo, dove in un massacrante e asfittico susseguirsi di eventi, nella vita dell’insegnante prendono vita energumeni dal grilletto leggero, gang del mondo della droga oltremodo cazzuti, ex spacciatori in grado di “apprezzare” un reading di poesia. Opera questa, completa sotto ogni punto di vista. Per prima cosa il lettore si troverà a non sapere esattamente se i protagonisti della storia sono eroi o meno: questo dipende dalla bravura di Gishlerche fa muovere i personaggi del romanzo, con estrema libertà, come se non esistesse un “grande fratello” che macchina e organizza le loro vite in maniera occulta. Poi è stupendo come quest’autore faccia della buona e acida satira sul sistema universitario americano, sovente popolato da troppa presunzione e autoreferenzialità. Ad ogni modo questo libro possiede tutte le carte in regola per tenerci incollati ad ogni sua pagine con un ritmo martellante, un gusto spiccato per il sangue e le vendette trasversali, nonché un graffiante senso del sarcasmo che rende il tutto uno spettacolare incrocio fra pulp, noir e black comedy. Altro che Elmore Leonard!

domenica 11 aprile 2010

Il libro del giorno: Coventry di Helen Humphreys (Playground)

È la notte del 14 novembre 1940. Harriet Marsh, una donna sola e disincantata, vedova di guerra, si trova per una serie di sfortunate coincidenze sul tetto della antica cattedrale inglese di Coventry con la divisa di guardia antincendi del suo vicino di casa. Osserva ammirata la bellezza dei tetti, visibili grazie alla luna piena. Una luna, però, perfetta per i bombardieri tedeschi della Luftwaffe che stanno per attraversare la Manica e avvicinarsi alla città inglese per scaricare il loro carico di morte. Accanto ad Harriet, su quella stessa cattedrale, si trova anche un giovane volontario, il ventiduenne Jeremy Fischer, figlio di Maeve, donna anticonformista con uno spiccato talento artistico. Harriet e Jeremy assisteranno impotenti al lancio delle prime bombe tedesche sulla cattedrale e al devastante incendio che ne seguirà. Sarà quello l'inizio di una notte di orrore, di fuga concitata per le strade della città investita dalle bombe, ma anche di solidarietà, di amicizia e di amore.

Cambio di luci di Maria Lenti (Canalini e Santoni)





















... chiari e chi e dove e come

nella cronaca della storia.

Spinge il perché

la chiocciola del mondo nell'inizio

puntolino d'inizio di un miliare.


Maria Lenti è nata a Urbino dove vive. Laureata in materie letterarie, ha insegnato (quattro anni nelle scuole medie, il resto nelle superiori) fino al 1994, anno in cui è stata eletta deputata al parlamento per rifondazione comunista. Rieletta nel 1996 fino al 2001, oggi segue, in politica, scuola e università e cultura. Attività culturale intensa: convegnistica, scrittura, poesia, letture (anche all'estero).

sabato 10 aprile 2010

Il libro del giorno: Il caso Sindone non è chiuso di Bruno Barberis e Massimo Boccaletti (San Paolo)



















Da secoli la Sindone continua ad esercitare su credenti e non, un notevole fascino. Basti pensare che alla nuova ostensione che avrà luogo dal 10 aprile al 23 maggio 2010 si calcola che i visitatori potranno agevolmente raggiungere quota due milioni. Com'è possibile che il Telo continui a esercitare un richiamo così forte? Gli autori indagano, senza preconcetti e faziosità, sul mistero della Sindone, un caso niente affatto chiuso con le risultanze del Carbonio 14, ma aperto, apertissimo e che rimarrà tale finché non si daranno risposte obiettive e condivise. Il volume è arricchito da numerose fotografe, molte delle quali inedite e successive all'intervento di restauro a cui è stata sottoposta nel 2002, che aiutano il lettore a una comprensione completa del testo.

Devozione di Antonella Lattanzi (Einaudi, Stile Libero)



















Antonella Lattanzi ha pubblicato ‘Col culo scomodo (non tutti i piercing riescono col buco)’, presentato al pubblico italiano nel 2004 per i tipi di Coniglio Editore di Roma. Ora finalmente esce il suo tanto atteso romanzo d’esordio dal titolo ‘Devozione’, pubblicato da Giulio Einaudi Editore (Stile Libero). Questo lavoro devo dire che mi ha letteralmente devastato per come vengono strutturati sia i passaggi narrativi che le modalità di allocazione temporale e geografica delle vicende dei protagonisti, che creano universi fluttuanti tra il passato e il presente tra Napoli, Bologna, Bari e che fa respirare per tutte le pagine un profondo senso di annichilamento, deriva, decadenza inauditi. Questa autrice è matura al punto giusto per definirsi una scrittrice, e a mio avviso questa che fa conoscere al pubblico, non è una storia di formazione, tutt’altro. Si parla fondamentalmente di eroina. Due sono le cose: o le hai vissute sulla tua pelle e dunque hai il background giusto per parlarne senza troppe menate inutili, o hai la sensibilità di cogliere tutto ciò che all’occhio sfugge, tutto ciò che solo una grande penna è in grado di raccontare, compresi umori, odori, paranoie, inferni di ogni tipo. Lattanzi ha osservato a lungo e da vicino i Sert, si è finta tossica per entrare nelle comunità di recupero, facendo dunque della buona e sana antropologia letteraria. Lattanzi svela una realtà amara, ai più sconosciuta, quella della tossicodipendenza che non ha età, che ha a volte delle vite normali e che ricorre al metadone per rendere costantemente meno spigolosa e urticante una realtà che non si è in grado di tollerare. Lattanzi ci racconta una storia disperata, forse metafora nuda e cruda di ogni nostra dipendenza, coscienza del costante mutare dei nostri desideri in mostri. Nikita e Pablo vivono come fuorisede a Roma. Hanno 26 anni. Sono eroinomani. Il loro tempo si divide tra sert, piatti incontri con medici, con psicologi, metadone, astinenza che divora, buchi. Annette, la ricca francesina, è la fine di tutti i loro affanni per procurarsi la roba: basta rapirla! Anche questa soluzione però si trasforma nell’ennesimo incubo. Incubo come le sue assenze in famiglia, come il sogno di diventare scrittrice, come l'epatite C, funambolico sterminatore dei suoi migliori amici. Forse anche Nikita ha l’epatite C. Ha paura di morire. Devozione è il romanzo che rende visibile una zona sempre piú trasversale e obliqua, di fronte alla cui evidenza e alla cui disperazione rischiamo di rimanere indifferenti.

venerdì 9 aprile 2010

Il libro del giorno: Se un giorno dovessi sparire di Paola Dallolio (La Tartaruga)

Maria si reca alla camera ardente di Filippo. Sono passati quindici anni da quando è finito il loro amore, una vicenda ai limiti della follia e, ora, è il momento dei ricordi. 1994. Maria ha vent'anni ed è una ragazza piena di vita e di interessi. Di ritorno da un viaggio in Oriente rivede Filippo, con cui ha una relazione che procede tra alti e bassi, e lo trova molto cambiato. Non sembra più il ragazzo insoddisfatto che ricordava: lui, sempre alla ricerca della verità assoluta, le confida di aver conosciuto un uomo straordinario e dotato di grandi poteri, Gustave, e di aver trovato in lui una guida in grado di indicargli la via. Dopo le vacanze trascorse in Costa Azzurra, Maria parte con Filippo per la Corsica dove, finalmente, incontra Gustave. Fin da subito prova per lui fastidio e diffidenza. Quale segreto nasconde quest'uomo circondato da una comunità di persone che lo venera come un santo, capace di un'infinita dolcezza ma allo stesso tempo di una feroce aggressività? Nonostante alcuni tentativi di resistergli, la manipolazione di Maria sarà progressiva quanto inesorabile. Si sentirà esclusa, l'unica "anormale" che non riesce a capire l'eccezionalità del suo messaggio spirituale. E mentre rischierà di perdere se stessa - in una lotta contro il diavolo tentatore che promette l'amore assoluto in cambio di prove sempre più dolorose - Maria farà i conti con il mostro, il doppio, l'inumano, in un viaggio che diventa una vera e propria discesa agli inferi verso la pazzia

Richard Brautigan, IL GENERALE IMMAGINARIO. Traduzione: Enrico Monti (Isbn Edizioni). Intervento di Marco Montanaro




















Curioso il destino editoriale di Richard Gary Brautigan in Italia: proprio lui, capace di giocare sul culto dell’immagine quanto una popstar, viene riportato qui da qualche anno grazie alle copertine bianche di Isbn. E così, dopo American Dust, Una donna senza fortuna e Il mostro degli Hawkline, la casa editrice di Massimo Coppola ripropone Il generale immaginario, già approdato in Italia nel 1967 con traduzione di Luciano Bianciardi. 1967: Richard Brautigan non aveva ancora sfondato con lo psichedelico Pesca alla trota in America e il suo primo libro, quello di cui stiamo parlando, non aveva certo venduto milioni di copie. Dunque un oggetto misterioso nel Belpaese, e censurato: stando alle parole di Enrico Monti, attuale traduttore – e riscopritore – di Brautigan*. Ne Il generale immaginario, soprattutto nelle ultime pagine, c’è un bel po’ di materiale erotico che all’epoca dovette apparire troppo osé. O forse no: forse, come spiega lo stesso Monti nella nota finale, la stessa Rizzoli credeva poco in Richard. Tant’è che la traduzione non venne neppure firmata. Poi, negli anni successivi, con l’approdo di Brautigan alla Marcos y Marcos, nuovi traduttori, tra cui il fedelissimo di Carver, Riccardo Duranti (maledetto sarà Carver e il minimalismo, per Brautigan) e Pietro Grossi. Fino, appunto, a Enrico Monti, che ha adesso l’opportunità di metter mano a ciò che di Brautigan è ancora inedito in Italia. Partendo dalla fine, dagli ultimi romanzi, si è detto, e giungendo adesso all’esordio assoluto.

Lontano ancora dalla psichedelia di Pesca alla trota, questo Generale anticipa molti temi e soluzioni stilistiche che torneranno presto in Brautigan; lontano anche dalla disillusione decisamente poetica delle ultime prove, l’autore può permettersi di donare al protagonista Jesse una leggerezza che solo all’inizio degli anni della controcultura hippie riuscì ad apprezzare in pieno. E così viaggiamo col protagonista per Big Sur, luogo mitico dell’America beat e qui sogno di libertà ma anche posto desolatamente vuoto. In cui si dorme tra il deserto e le balene che nuotano nel Pacifico. In cui Jesse vivrà di niente («le parole sono fiori di niente» scriverà Brautigan anni dopo) insieme al folle Lee Mellon. Mellon, convinto di discendere da un generale dell’esercito confederato durante la Guerra di Secessione, è un vagabondo: con dei denti mobili in bocca. Un tipico personaggio alla Brautigan. Folle, sì, ma molto razionale di fronte alle assurdità della vita da strada. Con Mellon Jesse libererà uno stagno dalle rane accarezzando alligatori, per dirne una. Con lui conoscerà una bellissima donna – Brautigan si conferma maestro nel descrivere la bellezza femminile – e un assicuratore scemo che dorme legato a un tronco. Jesse stesso, di notte, nella capanna costruita da Mellon, si metterà a contare i bulloni dell’Ecclesiaste – cioè tutti i segni d’interpunzione del libro contenuto nel Vecchio Testamento.

Tra la follia, la leggerezza e la malinconia dei mille finali aperti, c’è già la sostanziale assenza di trama che caratterizzerà in un modo o nell’altro ogni lavoro di Brautigan. Che nei suoi romanzi è – appunto – procedere per lampi di poesia. Insieme all’ironia continua, spiazzante, che collega pianeti ed epoche lontanissime – del resto, cosa c’entra la Guerra di Secessione con Big Sur?

Marco Montanaro

www.malesangue.wordpress.com

un’intervista a Enrico Monti:

http://malesangue.wordpress.com/2009/05/12/enrico-monti-richard-brautigan-me/

giovedì 8 aprile 2010

Il libro del giorno: Inchiesta sul cristianesimo di Corrado Augias e Remo Cacitti (Mondadori)

Che cosa è accaduto dopo la morte di Gesù e com'è nata la religione che da lui ha preso il nome? Fino a che punto gli storici, esaminando fatti e testi e prescindendo da ogni considerazione di fede, possono ricostruire gli avvenimenti che hanno trasformato quel profeta umiliato, ucciso su un patibolo romano, nel fondatore di una delle più grandi religioni? Gesù non ha mai detto di voler fondare una Chiesa che portasse il suo nome, né di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, ristabilendo l'alleanza tra Dio e gli uomini. Non ha mai detto di essere nato da una vergine che lo aveva concepito per intervento di un dio. Da dove viene allora tutto il complesso apparato di norme, cariche, vestimenti, liturgie, formule, che caratterizza la Chiesa che a lui si richiama? Corrado Augias si confronta e dialoga sulla storia del cristianesimo delle origini con lo studioso Remo Cacitti. Una complessa avventura umana che ha il suo punto di svolta nella figura dell'imperatore Costantino, il primo a trasformare il cristianesimo in uno strumento di potere, opera che sarà poi completata, al termine del IV secolo, da un altro imperatore, Teodosio, che lo renderà religione imperiale. Grazie a questa documentata ricostruzione si giunge a comprendere perché la fede cristiana, che inizialmente era soltanto una corrente minoritaria del giudaismo, sia riuscita a sopravvivere per oltre venti secoli e a imporsi come una delle religioni più diffuse sull'intero pianeta.

Tre secondi di Börger Hellström e Anders Roslund (Einaudi, Stile Libero)

A chi si sente in fatto di libri un palato difficile, o meglio un lettore forte, questo libro può essere definito con una sola parola scontato. Certo è, che se si superano le prime dieci pagine, e devo dire non a fatica, allora si viene catapultati in uno splendido prodotto pop, che rispecchia i canoni della serialità televisiva - d’eccellenza naturalmente - (quella che non ti fa perdere una puntata di C.S.I o di Fringe), e le peculiarità di una lettura godereccia che genomaticamente e di diritto entra a far parte del nostro immaginario collettivo di pubblico occidentale. Le poche scene estremamente violente non disturbano, anzi ti inchiodano ancora di più al libro. La storia viene impreziosita da una foltissima selva di particolari, e da una ricercata eleganza nel delineare i profili psicologici dei protagonisti. La Svezia per molti è un luogo ideale, sotto qualunque punto di vista. Quando si pensa a questo paese, subito saltano alla mente, città piene di vita, panorami infiniti, una natura bellissima, una politica (la Svezia è una monarchia costituzionale) che ha sempre creduto nella pace e nella neutralità della propria nazione, che ha uno standard di vita invidiabile. Insomma la Svezia può essere un luogo da cui prendere tanti spunti su un modo di vivere così diverso dal nostro ma così chiaro e terso da renderlo fortemente desiderabile. Tutto splendido certo, ma non sembrano d’accordo i due autori di “3 secondi” per i tipi di Einaudi Stile Libero: Börger Hellström e Anders Roslund. Piet Hoffman, nome in codice Paula, fa da molto tempo l’infiltrato per la polizia svedese. Tipica incarnazione dell’uomo qualunque, o meglio dell’uomo standard-medio, che vive per sua moglie e che puntualmente ogni giorno accompagna a scuola i suoi due bambini. La sua missione è quella di sgominare un traffico di stupefacenti griffato “mafia dell'Est”, e pertanto deve fingere di essere un criminale in un carcere di massima sicurezza. Come nella migliore tradizione in questo genere letterario, l’inghippo è dietro l’angolo, e Piet, totalmente solo, braccato a ogni passo, sembra in un vicolo cieco: o diventare un criminale se vuole proteggere la sua famiglia, o morire. Ewert Grems, il vecchio commissario “testardo come un mulo” di Stoccolma, è una delle tante figure che popolano le pagine di questo libro, accanto a poliziotti che si addestrano in America, killer senza nomadi, criminali polacchi all'assalto dell'Occidente, politici avidi e senza scrupoli. Il lato più oscuro della società alza un muro impenetrabile, davanti a un uomo solo, alla sua paura.

Börger e Roslund ci fanno conoscere il lato oscuro di un paese come la Svezia, da sempre considerata la patria della legalità e della tolleranza, e che ci fa provare sulla nostra pelle uno straziante senso del pericolo, grazie ad un intreccio narrativo condotto superbamente.

mercoledì 7 aprile 2010

Il libro del giorno: La fabbrica del mondo di Luigi De Luca (Lupo editore)

La realtà, indipendentemente dal ‘modello’ filosofico impiegato nella sua estrinsecazione, altro non è che una serie di immagini differenti che si stratificano, si creano e vengono distrutte davanti a noi. Non esiste quindi un Mondo, bensì differenti mondi che si intersecano e con cui ogni uomo si trova a fare i conti, se si intende la sua singolarità come incrocio di queste complementarità. Le differenti immagini e i differenti modelli sono quindi restituiti a seconda che l’approccio sia quello del lavoro, della storia, dell’economia, della comunicazione di massa, dell’arte, della scrittura, e così si potrebbe proseguire all’infinito. Tanto per fare un esempio, alcune sfaccettature di un sottosistema della cultura, quale può essere quello della letteratura, sono incomprensibili a chi ’sposi’ altri modelli; così come accade d’altro canto che fenomeni mass-mediatici vengano assurti a fenomeni culturali e fenomeni economici. Questi sono soltanto alcuni dei temi che trovano trattazione e spunto in questo bellissimo saggio che ‘si legge come un romanzo‘, nella misura di una trattazione piana e dal taglio divulgativo di un argomento affascinante e, di norma, relegato agli studi degli specialisti. Luigi De Luca nella presentazione che si terrà venerdì prossimo a Cursi sarà affiancato da Pier Giorgio Giacchè, Giovanni Albanese, Silvio Maselli e da Cosimo Lupo, il tutto con la moderazione della giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, Gloria Indennitate; un’occasione per approfondire il pensiero di un autore che – come vicepresidente dell’Apulia Film Commission – si trova quotidianamente ad affrontare il legame tra la cultura e i suoi luoghi, tra il fare mondi e interpretare gli stessi.

La fabbrica del mondo
Politica ed Economia della Cultura
nell’Epoca della Globalizzazione

di Luigi De Luca

Venerdì 9 aprile alle ore 19, presso l’ex fabbrica tabacchi di Cursi, verrà presentato il libro La fabbrica del mondo. Politica ed economia della cultura nell’epoca della globalizzazione (Lupo editore), di Luigi De Luca. Nel corso del dibattito, moderato da Gloria Indennitate (giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno), interverranno alla presenza dell’autore:

Pier Giorgio Giacchè, antropologo;
Giovanni Albanese, artista e regista;
Silvio Maselli, direttore Apulia Film Commission;
Cosimo Lupo, editore.

Fabbricare mondi, attraverso le arti, la letteratura, la scienza, il pensiero, è la pulsione propria degli uomini. Parte da questa constatazione lo studio di Luigi De Luca che, nelle pagine del volume, analizza il contesto storico e la genesi del processo creativo, attraverso una ricerca che mette a confronto, oltre ai capisaldi, la letteratura più aggiornata sull’argomento ma anche la personale esperienza dell’autore, che da oltre vent’anni opera nel campo della cultura e delle istituzioni. In questo saggio, edito da Lupo editore, la narrazione intreccia storia sociale ed economica, politica e cultura, mettendo in scena attori e variabili che, a prima vista, potrebbero apparire in conflitto tra loro. Per questo motivo, La fabbrica del mondo è un “serbatoio di conoscenze” dove fonti specialistiche e nuove prospettive costituiscono gli ingranaggi di una ricerca che, a partire dal Rinascimento e sino ai nostri giorni, pone sotto una lente d’ingrandimento la natura della creatività, i mondi reali o possibili che prendono corpo nelle opere degli artisti, nei copioni teatrali e cinematografici e, in particolare, nella rete dei nuovi media. In anni di forte “spaesamento” e decadenza, in cui città ideali e biblioteche hanno ceduto il passo a cyber spaces, De Luca in questo primo lavoro si interroga sulla funzione etica dell’arte e sul ruolo dell’intellettuale negli anni della globalizzazione, in cui “disordine” e “metastasi mediatiche” sembrano prendere il sopravvento sui contenuti. Eppure un nuovo umanesimo è possibile ne La fabbrica del mondo, un saggio capace di appassionare come un romanzo e di parlare a un largo pubblico, non solo di addetti ai lavori.

L’autore

Luigi De Luca si è laureato presso l’Università degli Studi di Bologna con una tesi in semiologia dello spettacolo ed ha iniziato la sua carriera professionale come organizzatore teatrale per il Teatro Pubblico Pugliese di cui, successivamente, ha ricoperto la carica di membro del consiglio di amministrazione fino al 2006.
È stato responsabile dell’ufficio cultura e dirigente del servizio politiche giovanili, integrazione e pace della Provincia di Lecce.
Dal 2000, è direttore dell’Istituto di Culture Mediterranee per il quale ha curato diversi progetti di cooperazione culturale oltre alla rassegna di arte, musica, cinema, teatro, letteratura, Salento Negroamaro, dedicata alle culture migranti.
É anche vice presidente della Fondazione Apulia Film Commission e componente della Consulta Territoriale per le Attività Cinematografiche. Ha rivestito per lunghi anni l’incarico di assessore alla cultura e sindaco del comune di Cursi, in provincia di Lecce dove tutt’ora vive.

La fabbrica del mondo, politica ed economia della cultura nell’epoca della globalizzazione è il suo primo saggio.


fonte Luciano Pagano

Da Il secolo plurale per Avagliano a Recensire di Massimo Onofri per Donzelli. Intervento di Nunzio Festa



















“Il secolo plurale”, aggiornato dopo quasi dieci anni – era già pubblicato presso Zanichelli nel 2001 (ma con titolo privo del termine “novecentesca” a chiudere dopo “letteraria”) - , è un volume indispensabile per chi voglia cogliere o raccogliere argomenti e letture del Novecento; per quanti pensano sia giusto non lasciare all’accanimento della polvere e/o alle tiritere di qualche specialista d’occasione e occasionale opere nate e tutt’al più persino vissute in uno dei secoli di maggiore interesse. Oppure avere il vero peso dei grandi nomi dei cento anni recentemente accantonati dal calendario. Come una più datata, il libro è uscito nel 2008, opera del critico letterario Raffaele Manica (Gaffi, 2007), mi riferisco a “Exit Novecento”. Avventura che citiamo in quanto amata, giustamente, dallo stesso Onofri. Massimo Onofri, firma storica di “Diario”, e di tanti cartacei oltre che docente universitario a Sassari, al momento è uno dei più lucidi, oltre che autorevoli, critici che abbiamo a disposizione sullo scenario nazionale. Con “Recensire”, per esempio, lo stesso autore qualche anno prima aveva dato consigli utili sull’arte della recensione. Tanto per dire. Un manuale: ma definire quel manuale quel è ovviamente tutt’altro che rispettoso, più che riduttivo. Che, per esempio, in “Recensire. Istruzione per l’uso” si legge lo stato d’animo, allo stesso tempo, e la forma, in più, della critica letteraria d’Italia. Però vorrei partire da “Il secolo plurale. Profilo di storia letteraria novecentesca”. La ‘trama’ dello studio è tutta lineare. La trama della ricerca è, molto evidentemente, portatrice d’un filo che mantiene l’uscita dall’Ottocento con gli ingressi nel Novecento pure artistico o anche – ad accenni – politico, per finire nell’ultimo lembo d’un secolo che naturalmente cade in quello che viviamo adesso. Con fonti e strumenti inconfutabili, se soprattutto gli strumenti possono essere elemento vergato di soggettività, Onofri spiega dove realmente prende piede il Novecento delle Lettere e non solo. Della lettura. Eppure non solamente della Letteratura. O dello scrivere. Chiaramente viaggiando nei semi di Freud (la psicanalisi tutta e la sua importanza) – a servizio tanto per citare di scrittori e pittori. Il Decadentismo, termine interamente della ‘Critica’, e il fascismo con le sue adesioni, ‘tragiche’ e piene; che sempre hanno condizionato. Dopo circa un centinaio di pagine d’ambientazione e di disegno della storia, Onofri legge per intiero Pirandello Svevo Tozzi. Le riviste, in special modo, dei primi decenni appunto del Novecento e ad andare avanti. Massimo Onofri, tra le personalità che preferisce senza dubbio ci mette un Borgese. E altri nomi della letteratura dell’Italia. Che spesso sono riferimenti di quella europea e a volte altro ancora. Fra i maggiori meriti di Onofri, senza dubbio, l’esposizione priva di complessità delle differenze più spaventose ricorrenti tra realismo e sperimentalismo. Fra gli esempi più fascinosi, per così dire, i brani che ‘presentano’ o trattano figure quali Pasolini, amatissimo ci pare di capire dall’autore dell’opera, Zanzotto e altri difficilmente raggiungibili. Con “Recensire”, dove è possibile per giunta incontrare alcuni incroci proprio con l’ultima pubblicazione del critico, senza mezze misure posso dire che è facile comprendere che si deve fare per comporre una buona recensione, cosa non si deve fare. Passando in mezzo a esempi d’ottimi scritti e a ipotesi di recensioni pieni di pecche e, finanche, tutt’altro che recensioni. Fra le curiosità, oltre che ovviamente grazie all’analisi d’una incontrovertibile società letteraria dei tempi del consumo spietato, i brani che offrono piccole battaglie con critici di scarso valore oppure destinati a produrre come a gonfiarsi del proprio nome. Ma allo stesso tempo quei brani che risentono di doni necessari a critici inattaccabili, a veri e propri maestri della critica letteraria: un Cases su tutti. Questi due saggi di Massimo Onofri offrono materiale e soprattutto materia che i tanti e le tante che vogliono dedicarsi almeno a una lettura pienamente consapevole e che preveda l’obiettivo di scriverne per terzi non possono far finta di non vedere. I due saggi, con qualche sostanziale differenza, si servono delle abitudini della storia letteraria e del presente, onorando un legame imprescindibile con l’amore dello scrivere. In contrasto ai massimi luoghi comuni, ai loro non umili rappresentanti di sempre.


I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno

I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà

Cerca nel blog

Gundam (Bandai Tamashii Nations - Mobile Suit Gundam Orfani a sangue di ferro - ASW-G-08 Gundam Barbatos Lupus Rex, Spirits Gundam Universe Action Figure)

 PUBBLICITA' / ADVERTISING Gundam è più di un semplice anime o manga. È un fenomeno culturale che ha travalicato i confini del Giappone ...