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martedì 20 aprile 2010

llusione nucleare. I rischi e i falsi miti, di Sergio Zabot e Carlo Monguzzi (Melampo). Intervento di Nunzio Festa



















Il nucleare, e lo sappiamo benissimo dalle parti della nostra Basilicata, e non quella ovviamente che si gusta da costa a costa ma che punta su una sola costa e su due mari (lo Jonio con Scanzano e Jonio con Tirreno per i rifiuti di tant’anni di discariche marine), è uno degli argomenti che stanno – ormai da tempo – tornando di dominio pubblico, come si suol dire; nonostante, si specifichi, questo allo stesso tempo non significa chiaramente che dibattiti discussioni riflessioni siano affidati alle comunità eccetera ecc. etc. Dunque, il volume costruito dai tecnici, esperti del settore, Sergio Zabot e Carlo Monguzzi, “Illusione nucleare”, deve essere inteso come un manuale da sfogliare alla bisogna: un volume utile a tutti quanti, e soprattutto quando torneranno più forti pressioni e oppressioni dei dirigenti auto-elevatesi a classe. Perché, tanto per cominciare, dove ovviamente l’intenzione di chi scrive è quella di guardare al valore politico e non ai richiami, tanti, tecnici contenuti nel libro, una mole importante e diversificata di documenti e studi, ricerche e constatazioni spesso oggettive, dobbiamo pensare che “la crisi economica – innanzitutto – e l’incertezza delle relazioni internazionali spingono ovviamente i Paesi industrializzati verso l’energia nucleare, ridando voce anche in Italia ai fautori delle sua convenienza e inevitabilità”. Appunto come si diceva. Ma l’obiettivo del libro è sfatare, di conseguenza, ricorrendo sempre al rigore scientifico, alcuni luoghi comuni. Partendo da certe evidenziazioni apparentemente scontate e impeccabili. Quali? Tanto per ricordarne alcune, il fatto che l’energia atomica sia abbondante e sicura e meno costosa insieme all’altro fatto clamoroso di non provocare emissioni di Co2. Tutto falso. E Zabot e Monguzzi, con questo agile libro a metà fra il manuale e il pamphlet ci spiegano il motivo. Ricordiamo, in chiusura del consiglio di lettura, che solamente qualche anno fa, per esempio, Scanzano Jonico (MT) è stato centro d’attenzioni di politica e interessi privati uniti nella volontà di piazzare tutte le scorie nucleari italiane accanto al mare. Rifiuti vecchi, ovviamente. Altro che futuro, quindi. In quel caso quasi l’intera popolazione espresse forte contrarietà. Contrapponendosi, persino fisicamente, chi scrive ricorda benissimo. Ora, preventivamente, serviamoci dello studio di Sergio Zabot e Carlo Monguzzi.


Illusione nucleare. I rischi e i falsi miti, di Sergio Zabot e Carlo Monguzzi, prefazione di Ermete Realacci, Melampo (Milano, 2008), pag. 145, euro 12.00.

lunedì 19 aprile 2010

Il libro del giorno: Il bacio delll'angelo caduto di Becca Ajoy Fitzpatrick (Piemme, Freeway)

Malgrado la sua migliore amica voglia trovarle un ragazzo a tutti i costi, Nora non ha mai messo l’amore in cima alle sue priorità. Almeno finché a scuola non arriva Patch. Lui ha un sorriso irresistibile e un inspiegabile talento per leggere ogni suo pensiero. E, malgrado gli sforzi per evitarlo, Nora sente che l’attrazione che prova verso il suo nuovo compagno è destinata a crescere. Anche contro ogni spirito di conservazione.
Perché Patch è un angelo caduto e lei non avrebbe mai dovuto innamorarsi di lui. Sapere di trovarsi nel mezzo di un’antica battaglia tra Caduti e Immortali, sapere di dover scegliere da che parte stare potrà costarle la vita. La verità dunque è più inquietante di qualsiasi dubbio, e Nora non può sbagliare.

Più Luce di Lara Carrozzo (Bhoomans editore)










Esce da poco in libreria il libro di Lara Carrozzo, una giovane poetessa che con la sua raccolta di poesie “Più Luce” (Bhoomans Editore, 2010) sta riscuotendo un grande successo, sia perché la Poesia ce l’ha nel sangue, sia perché riesce con i suoi versi ad alchimizzare dolcezza e morbidezza nella parola e nel suono. Questo lo si percepisce quando soprattutto fa riferimento ai suoi tracciati biografici, che tenta costantemente di ricucire e tenere sotto mano. Anche se la tipologia della scelta semantica e del fare versi per immagini di Lara Carrozzo, ci riporta a Montale e suoi successori, l’esordio è valido e molto anche. I contesti di cui l’autrice ci racconta in questo suo primo lavoro parlano di quieti meriggi, tipici di un Sud ancestrale, categoriale, le cui esistenze scivolano nel lento scorrere del tempo. Il poiein della Carrozzo è un modulare una romantica canzone d’amore, a tratti crepuscolare a tratti dolce e suadente. Già perché dell’Amore non ci si stanca mai di parlare, di abbeverarsi alla sua luce, che non basta mai, che sempre di Lei si ha desiderio, di cui si ha sempre voglia e sete. E se fosse solo questa la peculiarità del volume in oggetto sarebbe poca cosa, rientrerebbe il tutto nella placida tranquillità della medietà editoriale. Ma il suo narrare nasconde ben altro, ovvero una sottile denuncia di tutto ciò che attorno a noi non va, e che rende i contorni del sociale indefiniti e oscuri. Il messaggio ulteriore di questa raccolta vuole dirci che la realtà non si comprende, pullula di visioni amorfe, di dolore, di violenza che come fantasmi sfuggono al cuore della vita stessa. Lara Carrozzo, che ha performativamente e poeticamente collaborato con grandi nomi della cultura salentina appartenenti al mondo accademico e non, offre al lettore i suoi versi intensi che si dipanano in un mosaico di emozioni, abbaglianti proprio come può essere un’intensa fonte di luce che accieca dopo un lungo percorso nelle tenebre. Si tratta di un lavoro dove materia e cuore si fondono in un sincopato rumore bianco fatto di possessi, ingordigie, corpi, visioni misteriche ed esoteriche. Fondamentalmente un canto di lode smisurato al Feminino Sacro come fonte inesauribile di energia ed ispirazione di vita.

domenica 18 aprile 2010

Il libro del giorno: Giornate tranquille di Lizzie Doron (Giuntina)




















Il salone di parrucchiere di Zaytshik è il punto di ritrovo di un piccolo quartiere di Tel Aviv, non solo per la vedova Leale, la manicure che ama Zaytshik, ma anche per i suoi vicini, quasi tutti sopravvissuti alla Shoah. È qui che dopo anni di silenzio cominciano timidamente a raccontare la loro storia. Anche in questo suo nuovo romanzo, premiato da Vad Uashem con il premio Buchman, Lizzie Doron ci parla con lieve umorismo e calda compassione di un dolore che non può passare, della ricerca di un po' di felicità, del tenace aggrapparsi a una vita che a molti non sembra più degna di essere vissuta.

Orfeo perduto di JANETTE TURNER HOSPITAL (Marcos y Marcos)

Domanda del giorno: cosa faresti se l'uomo della tua vita, un artista, un musicista eccelso per la precisione, si rivelasse un terrorista? Mishka Bartok studia composizione ad Harvard. Leela May Moore si occupa di matematica della musica al MIT. Incontro straordinario è il loro, dove l'amore diventa subito passione, e li porta da subito a dividere, nella casa di Boston, ogni cosa dai sogni al sesso. Ma il silenzio tra i due è un voragine profondissima, che getterà l'oscurità più nera sui loro destini. Mishka sparisce in modo misterioso, con grande frequenza, a volte senza dare nemmeno spiegazioni. Poi accade che nella metropolitana a un passo da casa esplode una bomba, con tanto di morti e feriti. Leela viene presa dai servizi segreti, e interrogata a lungo su Mishka e i suoi probabili coinvolgimenti con l'Oriente islamico. Il dubbio prevale su anni di amore e passione. Si tratta di uno splendido libro, di rara bellezza, ove la poesia della musica si fonde all'amore per i numeri e la matematica, dove la natura ribelle dell’Australia si alterna ai rumori della chiassosa Boston, dove l'eros e il coinvolgimento amoroso di un incontro non riesce a fare i conti con il veleno del sospetto. Mosaico fatto da una serie non stridente di contrasti il romanzo "Orfeo perduto", di Janette Turner Hospital, che vuole essere giustamente una zona temporaneamente autonoma tra oriente e occidente, al fine di permettere all'autore e al lettore di essere osservatorio lucido delle isterie che popolano due culture, due mondi. I due protagonisti saranno vittima di un classico colpo di fulmine, forze a più alto voltaggio della media: lui si perderà lungo i sentieri di un percorso esistenziale segnato dalla tipologia del "bello e maledetto", lei lo salverà dall'inferno di torture e intrighi internazionali. Ci vedrei un bel film ispirato a questo libro.

sabato 17 aprile 2010

Il libro del giorno: Uomini si diventa di Michael Chabon (Rizzoli)

Dopo grandi romanzi come "Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay", con cui ha vinto il premio Pulitzer, Michael Chabon si cimenta qui in un'impresa del tutto nuova, un libro diverso e forse il più vero che abbia mai scritto. Tra queste pagine, senza peli sulla lingua e con una straordinaria capacità di aprire squarci di senso nuovi nella realtà di ogni giorno, il grande scrittore reinventa la propria storia di figlio, di marito e soprattutto di padre, dando vita a una sorta di appassionata autobiografia che quasi si fa romanzo. In un formidabile intreccio di storie, Chabon evoca un'infanzia in cui ha goduto di libertà precluse ai bambini di oggi, il divorzio dei genitori, la vertiginosa commedia dell'adolescenza, la scoperta della cultura pop, la fine di un matrimonio sbagliato, l'incontro con la compagna della sua vita; e rivive quei momenti attraverso le esperienze dell'irresistibile quartetto di figli che con la moglie si trova a crescere ed educare, sapendo fin troppo bene che un padre altro non è che "un uomo che fallisce ogni giorno". "Uomini si diventa" è un manuale poco pratico di paternità, un timido manifesto sul maschio di oggi, ma anche una vita ricostruita per frammenti, la vera storia di un grande inventore di storie.

Transurfing, lo spazio delle varianti di Vladim Zeland (Macro edizioni)



















Ho letto, riletto e meditato su un testo strano e singolare. Parlo de “Lo Spazio delle Varianti” di Vladim Zeland edito da Macro edizioni. Questo libro apre la trilogia del Transurfing, nuova ermeneutica della realtà grazie alla quale la propria intelligenza e creatività possono incidere sulla realtà. Nel mio percorso di ricerca portato avanti sino adesso, mi sono prevalentemente occupato del New Thought, di maestri illuminati della tradizione orientale, e di altre tipologie di pensiero talvolta ai limiti della scientificità. Questo Transurfing invece ha qualcosa di diverso, perché dice a chi vuole seguirne i dettami, che nelle onde del quotidiano occorre non farsi imprigionare dall’importanza e dal valore che si attribuisce a eventi, ruoli, persone, simboli, ma bisogna scivolare senza sforzo tra le maglie della vita con leggerezza, viaggiando sulla superficie di ciò che ci circonda, senza ancorarci ad alcuna definizione possibile di positivo o negativo, i cui significati spessissimo hanno il potere di influire sulla nostra esistenza. In questo lavoro si tenta di spiegare al lettore come non disperdere la propria energia lottando inutilmente contro i cosiddetti pendoli, che rappresentano tutte le sovrastrutture mentali e non che condizionano la nostra realtà. Un esempio calzante potrebbe essere da un punto di vista metaforico il principio alla base dell’aikido, che sostiene che chi viene preso di mira non si deve opporre all’attacco, ma sfruttare la forza e l’energia dell’avversario a proprio vantaggio. Ma procediamo con ordine. Transurfing ha già conquistato decine di milioni di persone, che si sono appassionati e hanno apprezzato gli stimolanti e innovativi contenuti proposti da Vadim Zeland nelle sue opere. Questo libro tratta di cose strane e inusuali, che sconvolgono al punto tale che crederci è difficile. Non parla di miracoli e non promette di compierli, tutt’altro. Ci stiamo interfacciando con una vera e propria tecnica diffusasi on line nel 2003 in Russia, e che grazie poi ad un intenso passaparola, è diventato un caso editoriale e una proto-filosofia che va oltre il “nuovo pensiero” e la new age. L’autore di questi volumi (Macro edizioni ne ha in programmazione l’intera trilogia), nell’unica intervista rilasciata alla stampa, sottolinea di non esserne “l’autore vero e proprio” e soprattutto non si professa né un guru, né un maestro spirtuale, ma solo un esperto di fisica quantistica. Nei suoi libri, Zeland propone ai lettori un viaggio fantastico nella realtà, dove il discente impara a gestire, in-formare, selezionare le opzioni destinali controllando non solo il qui e l’ora, ma anche tutti i possibili futuri. Il Transurfer, deve sviluppare queste caratteristiche per padroneggiare il Transurfing: la consapevolezza, la libertà da ogni dipendenza, la riduzione dell’importanza di sé e del mondo, un pensiero improntato al positivo comunque sia. Alleggerito da tutti i falsi stereotipi imposti dalla visione comune del mondo, l’uomo può solo scivolare verso la sua linea più favorevole, la sua onda della fortuna. Transurfing è proprio questo: scivolare per le linee della vita nello spazio delle varianti. Da evidenziare come Vladim Zeland sostenga che a determinate condizioni l’energia dei pensieri dell’uomo e’ in grado di materializzare l’uno o l’altro dei settori dello spazio delle varianti. In una condizione che il Transurfing definisce in maniera pseudo sinolica di “unita’ di anima e ragione” prende vita una forza misteriosa dove poi la realta’ si è letteralmente trasformata sotto ai loro occhi.

Da tutto cio’ scaturisce una netta sensazione di liberta’ interiore, il privilegio di vivere secondo il proprio credo.

venerdì 16 aprile 2010

Il libro del giorno: Pane e bugie di Dario Bressanini (Chiarelettere edizioni)

Il pesto è cancerogeno. Lo zucchero bianco: per carità! Meglio quello di canna. Il glutammato fa malissimo... E gli spaghetti radioattivi? Ah no, io compro solo pane biologico, prodotti locali e di stagione. Quanta apprensione intorno alla nostra tavola. E quante bugie. Ma a chi dobbiamo credere? L'approssimazione in cucina non funziona, nemmeno per preparare un piatto di spaghetti. Meglio verificare quanto Tv, Web, giornali, radio ci propinano ogni giorno: mentre ci scanniamo sugli OGM in realtà già mangiamo frutta, verdura e cereali derivati da modificazioni genetiche indotte da radiazioni nucleari (perché nessuno lo dice?); abbiamo il terrore della chimica ma ci dimentichiamo che per esempio la vanillina è un estratto da una lavorazione del petrolio e che il caffè contiene sostanze cancerogene. Mostri come la fragola-pesce e altre diavolerie occupano il nostro immaginario, ma quali sono davvero i rischi che corriamo? Ecco un aiuto a non farsi ingannare da messaggi troppo facili ed emotivi.

Giovani, nazisti e disoccupati, di Michele Vaccari, Castelvecchi (Roma, 2010), Intervento di Nunzio Festa















Nelle imprecazioni del nuovo romanzo di Michele Vaccari, una delle più interessanti novità del 2010, si scorgono, sotto cute ma poi non proprio, i caratteri e le caratterizzazione che stanno bruciando la nostra Italietta. Un ventenne bolognese, che vive a Bologna e sente la voce di Malatesta nel cervello comunque spianato da un’originale forma di follia, deve necessariamente condividere l’abitazione lasciatagli in eredità dalla nonna con alcuni sinistreggiaenti che non gli stanno troppo simpatici; oltre a questo, va specificato, l’anarchico individualista bolognese è consumatore di trielina: oltre che non trovarsi a suo agio nei confort di passaggio della sua generazione. Il protagonista del vaneggiante, e non è detto in tono negativo, anzi, è già curato dai problemi pseudo-depressivi dei suoi coetanei e però non vive in maniera tutta agevole il rapporto con quello che si dimostra il suo vero e unico amore. Tra l’altro, quella che per parecchio è appunto la sua ragazza, da eroinomane passa a essere estremista-settaria di sinistra. A dimostrare d’una particolare vocazione dell’autore Vaccari ad accanirsi su un vuoto ideologico stivato nell’immenso vuoto politico del mondo progressista. Gli altri pregiudizi dell’estroso Michele Vaccari vanno pescati nelle faglie di certi momenti dove il tornaconto dell’emozione deve confrontarsi con il viatico, dunque, delle ideologie. Anzi della sottocultura nazista. Che qui, per esempio, il personaggio centrale della storia si ricorda d’avere sangue ‘antifascita’ eppure non ha paura ad entrare a far parte d’una fetta di demenza che però allo stesso tempo gli farà conoscere ogni fissazione e tutte le misure adottate dai nuovi nazistelli per diventare più forti. Di sottofondo, seppure ovviamente la società passa già nei settori politicisti dei naziskin come, a tratti, in quelli di stalinisti in erba ecc., ecco il grande spettacolo, stucchevole, del resto dell’umanità mozzicata castamente dal culto dello spettacolo e condannata dai dogmi della moda. Perché questa, tanto per fare un esempio diremo calzante, quando il Partito dei nazi comincia a prendere voti sul serio addirittura inizia, non i politicizzati di turno o di torno, ad approvare. Il punto più alto raggiunto della trama si conta nei segni di violenza fisica. Quando, passando ancora per un esempio, il marciume della sopraffazione s’insinua in rapporti di forza da spedire nella ressa e, inoltre, dovrebbero essere passi altri per conquistare terreno. Lo scrittore Michele Vaccari, che da tempo fa presente d’essere privo di peletti sulla lingua e in diverse occasioni - ma sempre in questo “Giovani, nazisti e disoccupati” - , si muove nella rudezza di degenerazioni dell’attualità, narrando della vita d’angoli spesso non raggiunti dalla vista. Vaccari, dopo “Italian Fiction” torna con un libro che scaraventa lettrice e lettori in pericoli che stanno orientando il mortificato Paese. Facile, dopo aver letto prove letterarie come queste, dire che non siamo in settori e in generi specifici, come giusto sarebbe osservare che proprio buona parte di questa estraneità rende più spesso di valore il romanzo del talentuoso Vaccari. Contro l’abitudine di giocare a trovare il postmoderno etc.


Giovani, nazisti e disoccupati, di Michele Vaccari, Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 224, euro 14.00.

giovedì 15 aprile 2010

Il libro del giorno: Politics di Andrew Heywood (Controluce ed.)

La politica è un'arena dinamica in costante evoluzione ed è, inoltre, una disciplina ampia ed eclettica che comprende approcci molto diversi tra loro come filosofia politica, relazioni internazionali ed economia politica.
Scritto in una prospettiva internazionale, Politics affronta la politica sotto tutti i suoi molteplici aspetti e fornisce una introduzione accessibile a questo campo di studi così importante e complesso, presentando i contenuti in modo conciso e stimolante.Politics propone interessanti materiali sul rapporto tra mass media e politica, sul riassetto mondiale dopo l'11 settembre e la "guerra al terrorismo", sul multiculturalismo e le politiche identitarie, nonché sulla trasformazione dello stato.
Filo conduttore del testo è la crescente importanza della politica a livello globale. "Politics" è il libro adatto a comprendere come gli avvenimenti politici e i loro protagonisti hanno dato forma al mondo in cui oggi viviamo.

La vocazione di Cesare De Marchi (Feltrinelli) sabato alla Libreria Gutenberg di Lecce

Luigi Martinotti lavora in un fast food. Frigge patatine, ma in realtà la sua vocazione, vivissima malgrado l'interruzione degli studi universitari, è quella dello storico. Su un tavolo della Biblioteca comunale consuma tutte le ore di libertà, ricostruendo e interpretando eventi del passato. Ci sono momenti in cui riesce addirittura a distinguere, quasi fosse una visione, l'incontro fra Attila e papa Leone. È riuscito anche a elaborare una teoria storica, secondo la quale i mutamenti della società sono il prodotto di una terribile "insofferenza dell'insicurezza", che spinge gli uomini, cambiando continuamente, a inchiodare il mondo in un presente immobile e rassicurante. Anche la quiete apparente di Luigi Martinetti obbedisce a questa legge. La sua sensibilità, sospesa tra aspirazioni intellettuali e esposizione al fallimento, si lascia contaminare dall'imprevedibilità dei rapporti umani, ivi comprese l'intensa relazione sessuale con Antonella, cameriera del fast food, e l'inspiegabile tenerezza per il figlio di lei. Solo l'amico Giuseppe estroso insegnante affetto da una malattia genetica che lo getta in ricorrenti crisi depressive - riesce a tenere accesa la sua vocazione e a comunicargli una sorta di profonda serenità. Quando il fallimento come storico è definitivo, la sua mente vacilla.

sabato 17 aprile h.19,00, Libreria Gutenberg, via Cavallotti 1 a Lecce. Presenterà l'autore lo scrittore Luciano Pagano

Zombi blues di Stanley Péan. (Marco Tropea Editore, collana Fuorionda)

Se volete saperne di più su Stanley Péan, potete andare a visitare il suo sito all’indirizzo www.stanleypean.com. Vive in Canada e per vivere fa il giornalista: ma è anche molto, molto di più. Oltre a essere uno scrittore multiforme, caleidoscopico direi, amante della musica jazz, e speaker radiofonico, è caporedattore della rivista “Le libraire” e presidente dell'Unione degli scrittori del Quebec. Ora per i tipi di Marco Tropea editore nel nostro paese, esce “Zombi blues” romanzo di transito e trance, in bilico tra due universi etno-culturali a cui appartiene l’autore, ovvero quello del vudù e del makute, le vicende socio-politiche dell’isola, e quello dell’amore per il proibito, un vero e proprio viaggio inferico e lubrico nell’eros, dove si meticciano costantemente musica e parole che tolgono il fiato, per ogni capitolo di questo libro. Non so se definirlo o meno un noir, forse perché si tratta di un lavoro di laboratorio scritturale (nel senso più positivo del termine) talmente uscito bene da sfuggire alle definizioni, almeno per quel che mi riguarda: già perché non solo questo lavoro ha un’anima nera, ma ha anche forti tonalità “rouge pulp” e marcati elementi horror. Siamo a Port-au-Prince, al collasso a causa della dittatura spietata di Jean Claude Duvalier, alias Papa Doc. Una donna haitiana muore in circostanze misteriose davanti ad una coppia di canadesi. I due prendono dalle braccia della donna un neonato, che cresceranno a Montreal, insieme alla figlia Laura. Dopo poco più di trent'anni da quell’evento, Gabriel, trombettista jazz haitiano, vuole rompere con il suo passato, abbandonandosi ad una deriva alcolica, un po’ decadente ma in fondo molto radical-chic. Il ritorno in Quebec per una tournée non fa altro che peggiorare le cose, e la patologica complicità con Laura diviene qualcosa di terribilmente sinistro, frutto di suggestioni che provengono da sinistri deliri sonori e visioni grottesche di morte. E la musica, non ha alcunché di liberatorio nelle vicende narrate, tutt’altro: essa rappresenta uno strumento del Male per imprigionare le anime e renderle sottomesse al potere delle tenebre. Il ritmo incalzante della scrittura di Péan, si fa pagina dopo pagina sempre più soffocante, quasi che il lettore riuscisse a sentire il risveglio dei morti che riaffiorano dalla terra, mentre prendono vita scene angoscianti di massacri, saccheggi, urla, terrore. Una sensazione che forse solo chi ha vissuto sulla propria pelle il terremoto di Haiti, può raccontare. Ad ogni modo Zombi Blues è un romanzo che fa scendere il lettore in un mondo popolato da “incubi e succubi”dove ogni cosa è ossessione, febbre, e soprattutto imprevedibilità. Lo consiglio caldamente, e ovviamente da auto-sommnistrarsi con cautela.

mercoledì 14 aprile 2010

Il libro del giorno: Green Zone di Rajiv Chandrasekaran (Rizzoli, collana 24/7)

Zona nord di Baghdad, una mattina qualsiasi. Quattro kamikaze si fanno saltare in aria in un santuario. Quando Rajiv Chandrasekaran arriva sul posto, quel che resta dei cadaveri è già ricoperto da teli bianchi. Brandelli di corpi sparpagliati arrivano fino al secondo piano dei palazzi circostanti. Meno di un quarto d'ora dopo, nella Green Zone, il giornalista ne parla con un funzionario del contingente americano, ma questo è ignaro del massacro: era "troppo preso a lavorare per la democrazia in Iraq" per seguire le notizie. E solo uno dei paradossi della guerra raccontata in questo libro: un reportage che somiglia a una spy-story per la vicenda al limite del romanzesco, per la carica di avventura e ironia, per i personaggi incredibili che lo popolano. E per la sua ambientazione, l'enclave americana a Baghdad: 10 chilometri quadrati di ex palazzi reali, piscine, cocktail, aria condizionata, corsi di salsa e yoga, due ristoranti cinesi e una mensa con personale musulmano che serve principalmente carne di maiale. Costruito in quasi due anni di interviste e ricognizioni nella capitale irachena e dintorni, "Green Zone" è la cronaca del disastro annunciato scatenato dall'America e dai suoi alleati tra cui l'Italia.

Il testamento di Salvatore Siciliano (Fazi editore, dal 23 aprile)



















Marzo 2010: è un giorno come tanti, quando su ogni profilo e gruppo di Facebook compare insistentemente un'immagine, sempre la stessa, apparsa dal nulla e onnipresente. Mentre gli internauti di tutta Italia se ne stanno increduli come di fronte a un ufo col naso puntato sul monitor, tre amici per la pelle, Fabrizio, Luca e Domenico, sono gli unici a conoscere il significato di quest'oggetto misterioso apparso in Rete: è il plateale commiato di Salvatore Siciliano, il leader del loro gruppo. Di lui, insieme a questo sberleffo virtuale, restano le pagine di un vero e proprio testamento in cui il protagonista, Salvo, rivela tutta la verità su se stesso e sulle sue insospettabili colpe di manipolatore occulto della Rete - il migliore, il più pagato - per conto di potenti multinazionali e oscuri gruppi di potere. Lungo il filo di una febbrile confessione, mentre di fronte agli occhi dei tre amici si sbriciola l'immagine di Facebook quale meravigliosa oasi in cui tutto sembra possibile a tutti, la scelta di Fabrizio, Luca e Domenico è quella di un'amicizia autentica che resiste a ogni cosa. Un legame che li condurrà fino alle regioni interne dell'Africa, sulle tracce del tantalio, misterioso e preziosissimo minerale, al centro di illeciti traffici in cui Salvo si è trovato invischiato, fino a scoprire che in fondo, Facebook o meno, l'isola che non c'è può esistere davvero, per chi come loro sa riconoscere o difendere uno spazio di amicizia e amore in cui rifugiarsi.


Il testamento di Salvatore Siciliano diviene la notizia più chiacchierata in Rete, la più grande operazione mai effettuata in Italia di marketing e comunicazione virale:

Dal 1 marzo, giorno d'inizio della campagna ad oggi, 10 milioni di persone hanno visto su Facebook e negli altri social network l'immagine di Salvatore Siciliano. 30.000 visualizzazioni dopo le prime 4 ore dalla pubblicazione del testamento.

www.salvatoresiciliano.com
Numerosi anche video su YouTube: basta scrivere “il testamento di salvatore siciliano”; lo stesso vale per post e vari blog spontanei con più di 200.000 risultati su Google.

Il libro svela a tutti coloro che si sono interrogati su questa strana vicenda, chi è veramente Salvatore Siciliano e il messaggio contenuto nel suo testamento. Da quando il suo testamento ha invaso il web, mille supposizioni sono state fatte: Siciliano è un pentito di mafia, un politico di sinistra manovrato da Beppe Grillo o Travaglio, addirittura parte della strategia di lancio di un film e molte altre ipotesi.

Secondo voi, in che modo oggi i politici, i poteri forti delle multinazionali facendo leva sulla presunta libertà di internet usano la Rete per fare i loro interessi?

Internet, paritario e fuori dal controllo dei poteri forti sarebbe un pericolo troppo grande per gli interessi economici e politici di molte persone.

Alcuni esempi di temi trattati all’interno del libro Il testamento di Salvatore Siciliano:

- La censura di internet in Cina.

- Il traffico del Tantalio.

- La privacy.

- La teoria sui clown (Berlusconi) e i buffoni moderni di oggi (Dario Fo, Luttazzi, Grillo, Santoro, Travaglio)

- Obama e la politica americana del 2.0.

Salvatore Cobuzio é nato a Siracusa nel 1978.

Ha lavorato come web marketing manager presso gli studi di Cinecittà e alcune importanti aziende nazionali. Vive e lavora a Roma.


martedì 13 aprile 2010

Il libro del giorno: Blood di Ann Rice (Longanesi)
















«Voglio essere santo. Voglio salvare anime a milioni. Voglio fare del bene ovunque.» A pronunciare queste parole non è un uomo comune. Non è nemmeno un uomo. È una creatura della notte: il vampiro Lestat. Cristallizzato in un’eterna giovinezza, Lestat è bello come il sole che lo respinge, ma l’oscurità che ha dentro lo tormenta da secoli. La sua brama di redenzione, bontà e amore contrasta con la sua natura di viaggiatore della notte e il suo unico rifugio è la residenza di Blackwood Farm. E proprio qui giunge la bellissima Mona Mayfair, il grande amore del padrone di casa, Quinn, compagno di Lestat. La ragazza è fuggita dall’ospedale dove era rinchiusa da più di un anno, ed è in fin di vita. Una sola cosa può salvarla, il Battesimo del Sangue. Lestat deve così abbandonare i suoi impossibili sogni di purezza e redenzione per trasformarla in un vampiro. Sulle tracce della fuggitiva giunge a Blackwood anche Rowan Mayfair, per la quale Lestat prova una forte attrazione. Ma l’amore a lui non è concesso... Soprattutto ora, che deve aiutare Mona a fare i conti con la sua nuova, tormentata identità di vampiro e con il terribile segreto che ha quasi rischiato di ucciderla.

Un brano: "Sono il vampiro Lestar, il più potente e adorabile vampiro mai creato, un vero schianto soprannaturale, vecchio di duecento anni, ma cristallizzato in eterno nelle sembianze di un ventenne con un corpo e un viso per i quali saresti disposto a morire, e potresti anche farlo davvero. Sono incredibilmente pieno di risorse e innegabilmente affascinante. Morte, malattia, tempo, forza di gravità non significano nulla per me. Soltanto due cose mi sono nemiche: la luce diurna, perché mi rende del tutto inerte e vulnerabile ai raggi del sole, e la coscienza. In altre parole, sono un condannato abitante della notte eterna e un cacciatore di sangue eternamente tormentato. Ciò non mi rende forse irresistibile?"

Tiratori scelti di Emmanuele Bianco (Fandango)



















Un romanzo d’esordio cattivo, duro, politicamente non corretto, a tratti intollerabile. E’ questa la creatura che ha dato alle stampe questo giovane allievo della Scuola Holden il cui nome è Emmanuele Bianco. La casa editrice è la brava Fandango. Il titolo del libro invece è “Tiratori scelti”. Si parla di periferie in questo lavoro, o meglio sarebbe definirle “banlieues”, proprio come quelle parigine che spesso passano ai “disonori” della cronaca internazionale, in maniera più astratta quegli spazi ontologicamente angusti dove l'isolamento si estende intorno alle aree urbane considerate ghetti, dove la criminalità vi prolifera all’interno, dove il traffico di droga sovente è diviso tra etnie rivali, ognuna delle quali controlla una zona e mette la propria firma per segnare il territorio. Le banlieues che Bianco racconta sono quelle piene zeppe di giovani (figli e nipoti di gente che proveniva dal Sud in direzione Milano o comunque altro Nord, in cerca di fortuna), pompati di palestra e sospesi in una sorta di zona grigia, una specie di purgatorio, con sguardi pieni di ferocia e rabbia per ogni ascolto mancato, griffati dalla testa ai piedi, pronti a saltare alla gola di un nemico invisibile, ma che sentono comunque minaccioso e vivo. Le banlieues che Bianco racconta sono quelle di un quartiere il cui nome è già tutto un programma, Trincea, campo di battaglia di conflitti “gangs-crime” reali e tangibili. Le banlieues che Bianco racconta sono aggregatori di particole esistenziali dove una sorta di comunismo obliquo e malavitoso condivide e suddivide amicizie, legami tra spaccio, furti e risse. Sono giovani che sanno cosa significhi benessere economico e laddove vi è solo un desiderio lo trasformano in realtà senza scrupoli e senza remore di sorta. Le banlieues che Bianco racconta sono i margini italiani della crisi, della lega, del “no futur” lavorativo, della droga non solo per i ricchi, ma roba di tutti i giorni, fatti di violenza e feroci regole di sopravvivenza. "Tiratori scelti" parla di ragazzi fuori, fuori di testa dove le comitive della periferia milanese di Maurizio, Gregory, Alvaro, Guido, Irene, Shitzee, Antony sono bande per il controllo del territorio, della figa, di tutto. Emmanuele Bianco racconta con feroce spietatezza, e una scrittura pervasa da un fortissimo senso della disperazione dei nostri giorni, una specie di T.A.Z. che a breve potrebbe esplodere e coinvolgere tutte le aree metropolitane di questo paese, forse proprio a partire dai nostri vicini.


Emmanuele Bianco (1983) è nato a Milano ma è originario di Bianchi in provincia di Cosenza. Questo è il suo primo libro.


EMMANUELE BIANCO, "TIRATORI SCELTI", Collana: Galleria Fandango

www.fandango.it

lunedì 12 aprile 2010

Il libro del giorno: Don Vito di Massimo Ciancimino e Francesco La Licata (Feltrinelli)

Un viaggio senza ritorno nei gironi infernali della storia italiana più recente. Quarant'anni di relazioni segrete e inconfessabili, tra politica e criminalità mafiosa, tra Stato e Cosa nostra. Perno della narrazione è la vicenda di Vito Ciancimino, "don Vito da Corleone", uno dei protagonisti della vita pubblica siciliana e nazionale del secondo dopoguerra, personaggio discutibile e discusso, amico personale di Bernardo Provenzano, potentissimo assessore ai Lavori pubblici di Palermo, per una breve stagione sindaco della città, per decenni snodo cruciale di tutte le trame nascoste a cavallo tra mafia, istituzioni, affari e servizi segreti. A squarciare il velo sui misteri di "don Vito" è oggi un testimone d'eccezione: Massimo, il penultimo dei suoi cinque figli, che per anni gli è stato più vicino e lo ha accompagnato attraverso innumerevoli traversie e situazioni pericolose. Il suo racconto riscrive pagine fondamentali della nostra storia: il "sacco di Palermo", la nascita di Milano 2, Calvi e lo Ior, Salvo Lima e la corrente andreottiana in Sicilia, le stragi del '92, la "Trattativa" tra pezzi dello Stato e Cosa nostra, la cattura di Totò Riina, le protezioni godute da Provenzano, la fondazione di Forza Italia e il ruolo di Marcello Dell'Utri. Attualmente la testimonianza di Massimo Ciancimino è vagliata con la massima attenzione da cinque Procure italiane e non è possibile anticipare sentenze. Una vera e propria epopea politico-criminale per troppo tempo tenuta nascosta.

Anche i poeti uccidono di Victor Gishler (Meridiano Zero)

Victor Gishler (autore di sette romanzi e sceneggiatore di fumetti per la Marvel ), non solo è tra le penne più interessanti del panorama letterario americano contemporaneo, amato e osannato dal grande John Lansdale, ma è un vero e proprio autore al tritolo, in grado di campionare sapientemente più generi dal pulp, al noir al thriller con l’effetto di essere molto “sangue e merda”. Per cominciare non posso che definire egregia, la traduzione di Luca Conti, che ci permette di cogliere anche in profondità questo nuovo lavoro di Gishler, dal titolo “Anche i poeti uccidono”, da poco negli scaffali delle librerie italiane per i tipi di Meridiano Zero. Anche se sembra scontato dirlo, questo libro ci pone nella condizione di toccare con mano il fatto che la realtà intorno a noi può essere di gran lunga peggiore dei nostri più terribili incubi. Non è banale, ma semplicemente disturbante e amaro. Il protagonista Jay Morgan, emerito professore universitario della Eastern Oklahoma University al risveglio trova al suo fianco nel letto, il cadavere di una sua discente. In preda alle più ruvide paranoie, Morgan decide di occultare il cadavere della giovane donna, ma … c’è un ma! Ginny Conrad, la bella e “troppo troppa” direttrice del giornale universitario, ha visto ogni cosa anche se con la promessa di qualche “piccola” raccomandazione terrà chiuso il becco.

Ed ecco allora, che comincia l’incubo, dove in un massacrante e asfittico susseguirsi di eventi, nella vita dell’insegnante prendono vita energumeni dal grilletto leggero, gang del mondo della droga oltremodo cazzuti, ex spacciatori in grado di “apprezzare” un reading di poesia. Opera questa, completa sotto ogni punto di vista. Per prima cosa il lettore si troverà a non sapere esattamente se i protagonisti della storia sono eroi o meno: questo dipende dalla bravura di Gishlerche fa muovere i personaggi del romanzo, con estrema libertà, come se non esistesse un “grande fratello” che macchina e organizza le loro vite in maniera occulta. Poi è stupendo come quest’autore faccia della buona e acida satira sul sistema universitario americano, sovente popolato da troppa presunzione e autoreferenzialità. Ad ogni modo questo libro possiede tutte le carte in regola per tenerci incollati ad ogni sua pagine con un ritmo martellante, un gusto spiccato per il sangue e le vendette trasversali, nonché un graffiante senso del sarcasmo che rende il tutto uno spettacolare incrocio fra pulp, noir e black comedy. Altro che Elmore Leonard!

domenica 11 aprile 2010

Il libro del giorno: Coventry di Helen Humphreys (Playground)

È la notte del 14 novembre 1940. Harriet Marsh, una donna sola e disincantata, vedova di guerra, si trova per una serie di sfortunate coincidenze sul tetto della antica cattedrale inglese di Coventry con la divisa di guardia antincendi del suo vicino di casa. Osserva ammirata la bellezza dei tetti, visibili grazie alla luna piena. Una luna, però, perfetta per i bombardieri tedeschi della Luftwaffe che stanno per attraversare la Manica e avvicinarsi alla città inglese per scaricare il loro carico di morte. Accanto ad Harriet, su quella stessa cattedrale, si trova anche un giovane volontario, il ventiduenne Jeremy Fischer, figlio di Maeve, donna anticonformista con uno spiccato talento artistico. Harriet e Jeremy assisteranno impotenti al lancio delle prime bombe tedesche sulla cattedrale e al devastante incendio che ne seguirà. Sarà quello l'inizio di una notte di orrore, di fuga concitata per le strade della città investita dalle bombe, ma anche di solidarietà, di amicizia e di amore.

Cambio di luci di Maria Lenti (Canalini e Santoni)





















... chiari e chi e dove e come

nella cronaca della storia.

Spinge il perché

la chiocciola del mondo nell'inizio

puntolino d'inizio di un miliare.


Maria Lenti è nata a Urbino dove vive. Laureata in materie letterarie, ha insegnato (quattro anni nelle scuole medie, il resto nelle superiori) fino al 1994, anno in cui è stata eletta deputata al parlamento per rifondazione comunista. Rieletta nel 1996 fino al 2001, oggi segue, in politica, scuola e università e cultura. Attività culturale intensa: convegnistica, scrittura, poesia, letture (anche all'estero).

sabato 10 aprile 2010

Il libro del giorno: Il caso Sindone non è chiuso di Bruno Barberis e Massimo Boccaletti (San Paolo)



















Da secoli la Sindone continua ad esercitare su credenti e non, un notevole fascino. Basti pensare che alla nuova ostensione che avrà luogo dal 10 aprile al 23 maggio 2010 si calcola che i visitatori potranno agevolmente raggiungere quota due milioni. Com'è possibile che il Telo continui a esercitare un richiamo così forte? Gli autori indagano, senza preconcetti e faziosità, sul mistero della Sindone, un caso niente affatto chiuso con le risultanze del Carbonio 14, ma aperto, apertissimo e che rimarrà tale finché non si daranno risposte obiettive e condivise. Il volume è arricchito da numerose fotografe, molte delle quali inedite e successive all'intervento di restauro a cui è stata sottoposta nel 2002, che aiutano il lettore a una comprensione completa del testo.

Devozione di Antonella Lattanzi (Einaudi, Stile Libero)



















Antonella Lattanzi ha pubblicato ‘Col culo scomodo (non tutti i piercing riescono col buco)’, presentato al pubblico italiano nel 2004 per i tipi di Coniglio Editore di Roma. Ora finalmente esce il suo tanto atteso romanzo d’esordio dal titolo ‘Devozione’, pubblicato da Giulio Einaudi Editore (Stile Libero). Questo lavoro devo dire che mi ha letteralmente devastato per come vengono strutturati sia i passaggi narrativi che le modalità di allocazione temporale e geografica delle vicende dei protagonisti, che creano universi fluttuanti tra il passato e il presente tra Napoli, Bologna, Bari e che fa respirare per tutte le pagine un profondo senso di annichilamento, deriva, decadenza inauditi. Questa autrice è matura al punto giusto per definirsi una scrittrice, e a mio avviso questa che fa conoscere al pubblico, non è una storia di formazione, tutt’altro. Si parla fondamentalmente di eroina. Due sono le cose: o le hai vissute sulla tua pelle e dunque hai il background giusto per parlarne senza troppe menate inutili, o hai la sensibilità di cogliere tutto ciò che all’occhio sfugge, tutto ciò che solo una grande penna è in grado di raccontare, compresi umori, odori, paranoie, inferni di ogni tipo. Lattanzi ha osservato a lungo e da vicino i Sert, si è finta tossica per entrare nelle comunità di recupero, facendo dunque della buona e sana antropologia letteraria. Lattanzi svela una realtà amara, ai più sconosciuta, quella della tossicodipendenza che non ha età, che ha a volte delle vite normali e che ricorre al metadone per rendere costantemente meno spigolosa e urticante una realtà che non si è in grado di tollerare. Lattanzi ci racconta una storia disperata, forse metafora nuda e cruda di ogni nostra dipendenza, coscienza del costante mutare dei nostri desideri in mostri. Nikita e Pablo vivono come fuorisede a Roma. Hanno 26 anni. Sono eroinomani. Il loro tempo si divide tra sert, piatti incontri con medici, con psicologi, metadone, astinenza che divora, buchi. Annette, la ricca francesina, è la fine di tutti i loro affanni per procurarsi la roba: basta rapirla! Anche questa soluzione però si trasforma nell’ennesimo incubo. Incubo come le sue assenze in famiglia, come il sogno di diventare scrittrice, come l'epatite C, funambolico sterminatore dei suoi migliori amici. Forse anche Nikita ha l’epatite C. Ha paura di morire. Devozione è il romanzo che rende visibile una zona sempre piú trasversale e obliqua, di fronte alla cui evidenza e alla cui disperazione rischiamo di rimanere indifferenti.

venerdì 9 aprile 2010

Il libro del giorno: Se un giorno dovessi sparire di Paola Dallolio (La Tartaruga)

Maria si reca alla camera ardente di Filippo. Sono passati quindici anni da quando è finito il loro amore, una vicenda ai limiti della follia e, ora, è il momento dei ricordi. 1994. Maria ha vent'anni ed è una ragazza piena di vita e di interessi. Di ritorno da un viaggio in Oriente rivede Filippo, con cui ha una relazione che procede tra alti e bassi, e lo trova molto cambiato. Non sembra più il ragazzo insoddisfatto che ricordava: lui, sempre alla ricerca della verità assoluta, le confida di aver conosciuto un uomo straordinario e dotato di grandi poteri, Gustave, e di aver trovato in lui una guida in grado di indicargli la via. Dopo le vacanze trascorse in Costa Azzurra, Maria parte con Filippo per la Corsica dove, finalmente, incontra Gustave. Fin da subito prova per lui fastidio e diffidenza. Quale segreto nasconde quest'uomo circondato da una comunità di persone che lo venera come un santo, capace di un'infinita dolcezza ma allo stesso tempo di una feroce aggressività? Nonostante alcuni tentativi di resistergli, la manipolazione di Maria sarà progressiva quanto inesorabile. Si sentirà esclusa, l'unica "anormale" che non riesce a capire l'eccezionalità del suo messaggio spirituale. E mentre rischierà di perdere se stessa - in una lotta contro il diavolo tentatore che promette l'amore assoluto in cambio di prove sempre più dolorose - Maria farà i conti con il mostro, il doppio, l'inumano, in un viaggio che diventa una vera e propria discesa agli inferi verso la pazzia

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