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martedì 25 ottobre 2016

L' epilogo della tempesta. Poesie 1990-1998 e altri versi inediti di Zbigniew Herbert (Adelphi)



La memoria come vicinanza al passato e alla tradizione, l'azione corrosiva del tempo, il viaggio come fonte di ispirazione, ma anche la stoica accettazione della sofferenza fisica e psicologica. «Il modernismo di Herbert è in realtà, come ha detto un critico molto acuto, un modernismo senza acrobazie sperimentali. Il suo idioma è plasmato dalla necessità, dall'estetismo giunto alla soprassaturazione nei suoi immediati predecessori e contemporanei di altre parti del mondo. Nei suoi versi la propulsione non viene dalla stravaganza o dalla ricerca di nuovi mezzi di seduzione, ma dalla logica immanente dell'assurdo e del disincanto, dal suo coraggio mentale assolutamente unico. Il suo è un verso quanto mai condensato ma straordinariamente limpido, il cui stesso tessuto è a un tempo la prova della - e una ricetta per la - sopravvivenza dell'integrità umana. Per dirla in modo diverso, le virtù di questa poesia sono proporzionali alla misura della pressione fisica e mentale cui un individuo è sottoposto dalla realtà moderna.» - Iosif Brodskij
«Scrivevo poesie serie, tragiche» ha detto nel 1991 Zbigniew Herbert in un'intervista, paradossalmente deplorando l'abolizione della censura seguita alla caduta del Muro. «Adesso scrivo sul mio corpo, sulla malattia, sulla perdita del pudore». In questa nuova atmosfera lirica, infatti, il poeta i cui versi Iosif Brodskij aveva definito come «una nitida figura geometrica ... incuneata a forza nella gelatina della mia materia cerebrale» (versi, aggiungeva, che il lettore si ritrova «marchiati a fuoco nella mente con la loro glaciale lucidità») – ebbene, quello stesso poeta che era stato così discreto, così poco incline a parlare di sé, lascia spazio alle confessioni intime di un io che abita ormai «sull'orlo del nulla» e ci consegna una sorta di testamento spirituale. Rimane, certo, il suo tono, quella «miscela di ironia, disperazione ed equilibrio» che già incantava Brodskij; e rimangono i temi che sempre sono stati al centro della sua ricerca espressiva: la memoria come vicinanza al passato e alla tradizione, l'azione corrosiva del tempo, il viaggio come fonte di ispirazione: ma accanto a questi c'è ora la stoica accettazione della sofferenza fisica e psicologica, accompagnata dalla gratitudine (così si legge nelle estreme composizioni di Breviario) per tutta «questa cianfrusaglia della vita» (e soprattutto, scrive, «per le pasticche di sonnifero dai melodiosi nomi di ninfe romane») – una vita che si lascia, tuttavia, con il «cuore pieno di rimpianto».

Il coraggio di essere liberi di Vito Mancuso (Garzanti Libri)



Esiste veramente la libertà? E, se esiste, dov’è? Com’è? Come definirla? Se invece non esiste, perché tutti ne parlano, la ricercano, la pretendono? «Siamo al mondo per diventare liberi.»
In questo libro, Vito Mancuso affronta la questione in modo concreto, interrogandosi non tanto sulla libertà come concetto, quanto sull’essere liberi come condizione dell’esistenza reale. La domanda più importante qui non è: «Esiste la libertà?», quanto piuttosto: «Tu ti ritieni libero? E se non ti ritieni tale, lo vuoi diventare? Hai, vuoi avere, il coraggio di essere libero?». Per essere liberi, infatti, ci vuole coraggio. Guardando al mondo e agli esseri umani, quello che appare è uno sterminato palcoscenico su cui tutti si esibiscono indossando le diverse maschere imposte dall’esistenza, ma ognuno di noi, soprattutto in quei momenti in cui è solo con se stesso, sperimenta anche l’acuta sensazione di essere qualcosa di assolutamente differente e separato da tutto il resto, qualcosa di unico. La scintilla della libertà nasce da questa consapevolezza, per sostenere la quale è necessario però il coraggio: il coraggio di sottrarsi al pensiero dominante e scoprire nuovi valori in cui credere; il coraggio di scrollarsi di dosso le convenzioni che ci soffocano e costruire un rapporto autentico con gli altri e con se stessi; il coraggio di essere liberi per diventare veramente chi siamo.

lunedì 24 ottobre 2016

LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI

LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI

ARCADIA

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Leonard Cohen - You Want It Darker (Lyric)

Charles Darwin. Ma siamo scimmie da parte di padre o di madre? di Dario Fo (Chiarelettere)



















Una favola vera, di più di duecento anni fa, attualissima. “Ho voluto raccontare la storia delle scoperte che il più grande scienziato ha assicurato al mondo intero. Perché? Perché siamo ignoranti, in troppi non sappiamo da dove veniamo e perché.” (Dario Fo)
“Quando mi trovo davanti a ogni realtà conclamata mi sorge sempre il dubbio che la verità sia un’altra.” - Charles Darwin
Non finisce mai la voglia di Dario Fo di confrontarsi con il sapere e la storia per capire meglio l’uomo e il suo mondo. In questo caso per capire da dove veniamo e superare tutti i pregiudizi che abbiamo in testa, dettati dall’ignoranza. Ecco una risposta semplice, documentata e divertita a chi ancora oggi sostiene il creazionismo in polemica con Darwin e la teoria dell’evoluzione. Vale la pena leggere queste pagine su un grande scienziato e viaggiatore instancabile, che dedicò la sua vita a scoprire come è fatto il mondo in cui viviamo e perché siamo così. Anni passati in mare e in terre lontane a raccogliere conchiglie, coleotteri, crostacei, a studiare la vita degli insetti (soprattutto le formiche e la loro incredibile capacità organizzativa) e in genere di tutti gli animali considerati come nostri fratelli. Da lì noi veniamo, come possiamo maltrattarli? Strano: un teologo che diventa scienziato confutando le teorie deterministe della Bibbia, che dimostra che noi tutti siamo discendenti dello stesso ominide, siamo tutti uguali, e per questo combatte la tratta degli schiavi. Era troppo allora (subì attacchi violentissimi non solo dalla Chiesa) ma anche adesso Darwin dà fastidio e la sua teoria è contrastata, soprattutto in certi ambienti scolastici.

Per LietoColle esce A. di Mario Santagostini

























Una dedicazione, la nuova raccolta di Mario Santagostini: "A.". La persona cui è dedicato il volume appare nelle note. Ma l’offerta poetica è di valenza universale e coinvolge tutti noi. Disincantato, fortemente realistico, il poeta non disperde energia in lirismi vacui e incide, con la penna-bisturi, il malessere esistenziale attraverso l’agitazione nelle vespe, farfalle rintronate o malriuscite, gerani che non reagiscono, case svuotate. E se il corpo parla, ci racconta inevitabilmente del momento più inutile della materia. Nonostante la consapevolezza della precarietà dell’esistenza umana, la certezza del non ritorno, affiora un Dio, o una seconda vita, e il dubbio se sia così importante avere un corpo.

Le mie tre vite di Massimo Boldi (Piemme)


MILLE PERSONAGGI NELLA FINZIONE.  TRE VITE NELLA REALTÀ.  E NEL CORSO DEGLI ANNI LA FINE DI UNA VITA HA SEGNATO L’INIZIO  DELL’ALTRA... La perdita del padre a diciotto anni ha segnato la sua prima vita. La scomparsa della moglie, che gli fu accanto per trent’anni, la fine della seconda. Ora vive la sua “terza vita” e ha una voglia matta di raccontare a tutti dove si trova la forza per ripartire sempre. È una confessione a cuore aperto, un viaggio intimo e personale, che il grande comico milanese ha scelto di fare in compagnia della figlia più giovane, Marta. Si viene così trascinati dentro una girandola variopinta di incontri, di successi, di episodi esilaranti legati alla carriera, ma soprattutto di ricordi affettuosi, di battaglie vinte, come quella sulla balbuzie, di gioie e dolori familiari. È un’esistenza narrata attraverso passaggi cruciali, da cui stilla una preziosa eredità di saggezza, un tesoro di insegnamenti per affrontare con ironia, leggerezza e abbandono le prove del quotidiano: «Tutto quello che mi è accaduto è stato un miracolo, un sogno diventato realtà. Perché un giorno si può ridere. Un altro si può piangere. Ma tutti i giorni bisogna ricominciare».

Massimo Boldi, classe 1945. Cinquant’anni di carriera. È uno dei più amati comici italiani. Dopo i primi passi al Derby, il famoso cabaret milanese, raggiunge la popolarità in televisione con gli indimenticabili A tutto gag e Drive In. Il successo cinematografico lo ha consacrato protagonista della commedia italiana in film campioni d’incasso che hanno sbancato al botteghino. Oggi ha una sua casa di produzione: la Mari Film.

Martedì 25 ottobre, ore 18.30 presso la libreria Rizzoli in galleria Vittorio Emanuele II, Milano,  Massimo Boldi presenta il suo nuovo libro con Aldo Grasso
 

sabato 22 ottobre 2016

LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI

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ARCADIA

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Sting - I Can't Stop Thinking About You

Bon Jovi - This House Is Not For Sale

La dieta della longevità. Dallo scienziato che ha rivoluzionato la ricerca su staminali e invecchiamento, la dieta mima-digiuno per vivere sani fino a 110 anni di Valter Longo (Vallardi A.)



Qual è il segreto per vivere sani a lungo? Ce lo svela in questo libro Valter Longo, lo scienziato i cui studi rivoluzionari su alimentazione e longevità sono diventati il punto di riferimento imprescindibile per qualunque dieta smart.Rivoluzionari non solo perché dimostrano che è insita in noi, nel nostro corpo, la capacità di mantenerci giovani e all'occorrenza rigenerarci, ma anche perché aprono una strada che va oltre la prevenzione per farsi vero e proprio strumento di cura. Valter Longo ha dimostrato infatti che curarsi con il cibo è possibile, anzi, è la strada giusta per ridurre il grasso addominale, rigenerare e ringiovanire il nostro corpo abbattendo in modo significativo il rischio di cancro, patologie cardiovascolari e autoimmuni, diabete e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. La dieta della longevità, semplice da adottare ogni giorno per chi già apprezza la tradizione mediterranea, si affianca nel programma di Longo a una pratica antica e comune in tutte le culture e dimenticata dalla nostra società dell’abbondanza: la Dieta Mima-Digiuno, ma in modo “mirato” e calibrato sulle esigenze della vita di oggi.

11 apostoli. Poesie sul calcio di Pasquale Vitagliano (Zona)





















"Se il calcio - ma andrebbe detto lo sport in generale - è un fatto religioso - e dunque filosofico - perché si gioca a undici e non a dodici? Come gli apostoli? Forse perché come nella partita dei filosofi 'giocata' dai Monty Pyton - in cui la terna arbitrale è composta da santi - una qualche casacca nera ha deciso di tenere fuori Giuda, ma sappiamo che non è così. Ci piace invece pensare che il dodicesimo sia davvero lo spettatore, colui che guarda e sempre per rimanere nel campo delle analogie tutti sappiamo che la partita della poesia, senza il dodicesimo uomo, che è il lettore, sarebbe non solo impossibile giocarla ma profondamente inutile." (dalla Prefazione di Francesco Forlani)

Tre uomini e una vita - BookTrailer | Aldo Giovanni e Giacomo

venerdì 21 ottobre 2016

LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI

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Maccio Capatonda - Trailer - Un amore nato sul web

Marciapiede con vista di Filippo Strumia (Einaudi)



La prima poesia della nuova raccolta di Strumia è una precisa dichiarazione d'intenti: "Flesso appena in un inchino / si congeda dai lampioni / anche l'ultimo passante. / E là dove non siamo / la parola cede al sasso, / il luogo torna ciò che è". L'intento di Strumia è proprio quello di raccontare quel sasso quando l'uomo non lo guarda più, quando le categorie umane per percepirlo si sono dissolte. È un paradosso, perché ovviamente - Kant insegna - la realtà che possiamo descrivere è conformata alle nostre categorie di pensiero, ma alla poesia si chiede proprio, attraverso paradossi e metafore, di operare qualche miracolo, se no a che cosa serve? E dunque i versi di Strumia si aggirano nelle varie sezioni come in uno scenario homeless (Cartacce, Gatti, Panchine...). Una vista rasoterra, più bassa di una testa umana, per immaginare una realtà diversa, forse più vera. Strettamente intrecciato a questo percorso e incredibilmente non in contraddizione con esso, il libro è anche un resoconto esistenziale e si conclude con la sezione Tombini (che evoca tombe) in un dialogo con i propri morti e in diverse immagini di fine corsa. Il tutto versificato in un ritmo incalzante, prevalentemente ottonario, spezzato ogni tanto da un improvviso cambio di metro, da una dissonanza, da un'aritmia, forse da una sincope, un'assenza temporanea, ed è spesso li, proprio in questa pausa di coscienza, che si concentra lo scavo di Strumia, il suo sguardo alternativo sul mondo.

È arrivato l'arrotino di Anna Marchesini (Rizzoli)



“La vita non si lascia mettere sotto spirito.”. «E Solenghi conclude: «Negli ultimi tempi mi raccontò che stava scrivendo un libro. Le chiesi qual era il titolo è lei rispose: “È arrivato l’arrotino”. Che razza di titolo è, le chiesi di nuovo io. E lei mi spiegò: “Perché mentre scrivo, apro la finestra di casa che dà sulla strada e, al di là dei rumori di auto, la voce ricorrente che mi arriva è quella dell’arrotino. E per me inizia bene la giornata”» - (Emilia Costantini, Corriere della Sera)
“Fu allora che udii la voce di un uomo gagliarda e invitante, fulminea e tagliente come l’affondo di una spada. Urlava con un’esuberanza che squarciò la sfera di silenzio e mosche in cui eravamo sospesi: ‘Donne! È arrivato l’arrotino!’. Qualcosa accadde certo dentro di me, era solo l’inizio, forse.”
«Nella mia vita avrei costruito cattedrali di grazia e bellezza.» Certi incontri hanno una forza quasi magica, perché dilatano lo sguardo lasciando affiorare le nostre paure più profonde. A volte sono persone, altre idee, altre ancora solo voci. Ma tanto basta. Non saremo più gli stessi. È quello che ci racconta Anna Marchesini in questo suo ultimo romanzo. Due vite, due donne, due storie vicine e lontane: una creatura che sta per venire al mondo e un’orfana che del mondo conosce solo l’indifferenza. Un prima e un poi legati a doppio filo dalla stessa presenza: il passaggio dell’arrotino che deposita le sue orme sulla polvere, lo specchio di tutto quello che nella vita temiamo e amiamo. In bilico tra il sorriso e la lacrima, queste pagine sono un inno alla gioia e alla libertà, il dono più bello di una delle più grandi artiste italiane degli ultimi anni. Con una lettera di Virginia Marchesini alla madre e una selezione di poesie inedite.

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