"Lo hobbit" è il libro con cui Tolkien ha presentato per la prima volta,
nel 1937, il foltissimo mondo mitologico del Signore degli Anelli, che
ormai milioni di persone di ogni età, sparse ovunque, conoscono in tutti
i suoi minuti particolari. Tra i protagonisti di tale mondo sono gli
hobbit, minuscoli esseri "dolci come il miele e resistenti come le
radici di alberi secolari", timidi, capaci di "sparire veloci e
silenziosi al sopraggiungere di persone indesiderate", con un'arte che
sembra magica ma è "unicamente dovuta a un'abilità professionale che
l'eredità, la pratica e un'amicizia molto intima con la terra hanno reso
inimitabile da parte di razze più grandi e goffe" quali gli uomini. Se
non praticano la magia, gli Hobbit finiscono però sempre in mezzo a
feroci vicende magiche, come capita appunto a Bilbo Baggins, eroe quasi a
dispetto di questa storia, che il grande "mago bianco" Gandalf
coinvolgerà in un'impresa apparentemente disperata: la riconquista del
tesoro custodito dal drago Smog. Bilbo incontrerà così ogni sorta di
avventure, assieme ai tredici nani suoi compagni e a Gandalf, che appare
e scompare, lasciando cadere come per caso le parole degli insegnamenti
decisivi. E il ritrovamento, apparentemente casuale, di un anello
magico, è il germe della grande saga che Tolkien proseguirà nei tre
libri del "Signore degli Anelli" illuminando nel suo durissimo senso un
tema segreto de "Lo hobbit": cosa fare dell'Anello del Potere?
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