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domenica 21 giugno 2009

Otranto di Vanni Schiavoni con una nota di Federica Ciccariello
















Gli scogli più ad est
d'Italia, poggiati come
dodecasillabi bizantini,
qui dove da religiosi nacquero
versi nella lingua nazionale,
qui dove si è scritto in greco
la nascita dell'umanesimo delle lettere.
Questi scogli greci
nei riti dell'onda
che riecheggia il racconto di quando i Normanni
rimandarono a Costantinopoli l'impero
e la normanna madre
di Federico, pare,
temesse il destino.
Questi scogli con la stessa
naturalezza tengono
il tuo corpo disteso
e l'epidermide idruntina
che ti avvolge gli occhi

tratto da Salentitudine (LietoColle) p. 18

Vanni Schiavoni racconta la sua terra con inflessibile semplicità, in modo genuino e spigliato. Le sue poesie hanno un vago sapore popolare, sincero e non meno caloroso. I suoi versi rappresentano a pieno l’immagine di un Salento che brucia, che arde sotto il sole, che vive e si riposa, che ancora conserva delle tradizioni la loro purezza. Dipinge con le parole la “salentitudine” che ancora freme, le meraviglie che ancora splendono e attraggono, la cultura, i luoghi e gli ambienti del sud, della sua terra, del suo cuore… Ad ogni verso sembra addentrarsi in un borgo, ogni parola è un piccolo vicolo su cui si affaccia parte di un paese che passa tra le abitazioni, ma vive tra le strade. Le sue poesie sono scritte nella maniera che solo un vero poeta conosce, con lo sguardo attento, vigilante e partecipe ai segreti naturali di cui a volte, troppo spesso, il continente se ne infischia... Dalla carta arrivano odori intensi, che provengono da ignorate esistenze, che passano per case, sobborghi o campagne e riecheggiano visioni malinconiche di una terra che va incontro al suo destino con scintillante energia. In cinque argomenti (dove/ quando/ cosa /chi /perché) Vanni Schiavoni riesce a raggruppare i suoi pensieri, a trasmetterci le sue emozioni con chiarezza e disinvoltura, ci rapisce dalla nostra terra e con un delicato labirinto d’inchiostro ci porta in tutti i luoghi del Salento, così da conoscerli come fossero i nostri. L’autore è esplicito nella sua complicità con la vita quotidiana del paese, nella sua equilibrata ammirazione che non si gela al freddo invernale ma, con giusta coerenza, è costante, e gli appartiene nel tempo, e lo appaga anche se non è il sole di dicembre a scaldargli l’anima.

Federica Ciccariello (fonte Ibs)

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