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sabato 8 agosto 2009

Terence Koh: se fosse un fiore sarebbe un crisantemo bianco. Di Maria Beatrice Protino















È performer, scultore, artista visivo e party boy, ma soprattutto è il paladino dell’ondata new gothic e la controversa supernova dell’arte contemporanea: nativo di Beijing – Cina – ma cresciuto a Vancouver – Canada – sta diventando tanto popolare quanto criticato. In una sua mostra a Londra nel 2008 è stato la causa della querela esposta dalla signora Emily Mapfua contro un centro espositivo di arte contemporanea per aver offeso il pubblico pudore e la morale comune esponendo appunto 74 opere dell’artista cinese, opere in cui – a detta dell’artista - si intendeva focalizzare dal punto di vista del punk e del sesso tutti i personaggi esposti, per cui tutti erano dotati di eccellenti erezioni: dal Cristo a Mickey Mouse a E.T.
Conosciuto anche come “asianpunkboy” dagli addetti ai lavori, crea libri e riviste fatti a mano, dipinti, fotografie, sculture e installazioni. La maggior parte del suo lavoro è frutto di singolari influenze pornografiche e punk, tra fisicità e desiderio: un linguaggio particolarissimo fatto di opere bianche, eteree e spettrali e opere nere, che richiamano lo stile punk black.
L'intera arte di Koh include spesso allusioni a sessualità, etnicità e all'adolescenza, e sfocia in un dilemma esistenziale che oscilla tra due poli contrastanti quali la ricerca del piacere e la mortalità.
L'uso di materiali come cenere, capelli, farfalle e gioielli suggerisce una sensazione di fugacità, mentre l'uso di elementi quali batterie, lampadari, insegne al neon e busti greci è riconducibile al desiderio di trasmettere divertimento e potere. Comune a tutte le sue opere è l'impiego di colori monocromatici come il nero peccaminoso, il bianco purificante e la luce della polvere di diamanti.
Ospite del padiglione danese alla 53° Biennale di Venezia, presenta i suoi due non colori, il bianco e il nero, di cui ha fatto la sigla del proprio lavoro, sospeso tra scultura – materiali preferiti: sperma, polvere, cioccolato, feci, cenere, gesso – e performance: un misto di ritualità e pornografia, di purezza zen e insistenza scatologica sulle più basse funzioni corporali.
Ha una età indefinita che si aggira intorno alla trentina ed è circondato da un alone di mistero, perché, come ogni artista fingitore che si rispetti, indulge nella menzogna più d'ogni altra cosa. D’altro canto, è una fiammeggiante icona di stile: asessuato e teatrale, sempre in bianco o nero totali. Ama la moda e ama parlarne – ma non si ritiene semplicisticamente una faschion victim - come ama vestirsi da donna e sogna – come ha dichiarato in un’intervista per IL SOLE 24 ORE – di sperare che «prima di morire tutti i miei vestiti e i costumi che ho creato vengano esposti nella rotonda del Guggenheim di New York»: davvero modesto.

venerdì 12 giugno 2009

Il libro del giorno: Louise Bourgeois Distruzione del padre / Ricostruzione del padre (Quodlibet) (in uscita)

Louise Bourgeois è una delle più importanti artiste del nostro tempo. Nata a Parigi il 25 dicembre del 1911, intraprende la sua formazione artistica frequentando l’École du Louvre, l’Académie des Beaux-Arts, l’Académie Julian, e l’Atélier Fernand Léger. Nel 1938 si trasferisce a New York, sua città di adozione, dove vive tuttora. La sua fama è stata consacrata negli ultimi anni da una serie di grandi retrospettive, tra le quali ricordiamo quelle al MoMA e al Guggenheim Museum (New York) e, al di qua dell’Atlantico, quelle alla Tate Gallery (Londra), al Centre Pompidou (Parigi) e al Museo Capodimonte (Napoli). Questo libro riunisce in successione cronologica la maggior parte degli scritti di Louise Bourgeois sulla propria vita e sul proprio lavoro: dal facsimile di alcune pagine preadolescenziali, tratte da un diario del 1923 smarrito da Louise in treno e recentemente ritrovato su una bancarella parigina, fino a una selezione di interviste e colloqui degli ultimi vent’anni. Tra questi due estremi cronologici figurano un consistente carteggio giovanile con la sua amica e artista Colette Richarme (illuminante sul periodo parigino), testi connessi ai suoi disegni e alle sue sculture (Distruzione del padre/Ricostruzione del padre, Il puritano, Svanì in completo silenzio), articoli di riflessione sull’arte (La genesi di un’opera d’arte, Sul processo creativo, L’arte è salute mentale, La passione per la scultura). Ma non è tutto. Nel corso della vita Louise Bourgeois ha incontrato e frequentato molti fra i principali protagonisti della scena letteraria e artistica contemporanea. Di tali frequentazioni questo volume registra commenti, aneddoti, ricordi di grande suggestione. Attraversano queste pagine, tra gli altri, André Breton e Marcel Duchamp («Breton e Duchamp mi rendevano violenta… il loro pontificare… Essendo un’esule, le figure paterne mi davano ai nervi»), Fernand Léger (suo «maestro»), Mark Rothko, Alberto Giacometti («Era un uomo difficile. Aveva una grande paura di uscire. Era paralizzato dalla paura. Tutti erano gentili con lui, ma era come un bimbo perduto»), Francis Bacon, a cui dedica uno scritto («Guardare i suoi quadri mi rende viva. È quasi come essere innamorati. La sua opera è uno dei più grandi omaggi alla donna»), Robert Mapplethorpe, autore del suo più celebre ritratto. Sono presenti, infine, lettere agli editori, commenti alle proprie opere, dichiarazioni ufficiali tenute in occasione di convegni e premiazioni, brani trascritti dai principali film e documentari a lei dedicati. Che parli di trame elaborate da alcuni artisti per farsi strada, di Lacan o di Freud (I giocattoli di Freud, 1990), dell’esperienza giovanile nel laboratorio di restauro di tessuti dei suoi genitori – molto presente nella sua opera, anche in tempi recenti –, o del rapporto con il padre, i suoi fratelli e la sua istitutrice, si rimane colpiti dall’intensità delle sue affermazioni e commossi dalla franchezza delle sue risposte. L’insieme di questi testi consente di completare e correggere la percezione della sua opera, restituendoci un ritratto assai dettagliato dell’artista e della sua personalità, oltre che uno scorcio, in presa diretta, della storia dell’arte del Novecento.

"A osservare i suoi disegni, o pensieri piume, , sui cui coglie al volo fugaci impressioni, così come le sue sculture intrise di erotismo o le sue installazioni, si scopre un unico Lietmotiv: la voce del ricordo e la consapevolezza di affidare alla creatività il proprio tormento nell'assunto che l'arte è sublimazione e insieme affermazione della propria identità di donna e artista"

di Mara Lo Sardo tratto da Il Venerdì di Repubblica n.1108, p. 102

casa editrice Quodlibet: http://www.quodlibet.it/

Louise Bourgeois
Distruzione del padre / Ricostruzione del padre
Scritti e interviste (In Uscita)

A cura di Marie-Laure Bernadac e Hans-Ulrich Obrist
Traduzione di Giuseppe Lucchesini e Marcella Majnoni
2009, Quaderni Quodlibet, pp. 444, € 32,00

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