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sabato 1 gennaio 2022
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Veganismo
Già dagli inizi del XX secolo l'abitudine al consumo di prodotti lattiero-caseari era stata oggetto di forti dibattiti all'interno del movimento vegetariano. Nell'agosto del 1944 Elsie Shrigley e Donald Watson, due membri della Vegetarian Society, pensarono che fosse necessario formare un coordinamento di "vegetariani non consumatori di latticini", nonostante l'opposizione di eminenti vegetariani che rifiutavano l'idea di un vegetarianismo completamente privo di prodotti animali. Nel novembre dello stesso anno Watson organizzò a Londra una riunione di sei "vegetariani non consumatori di latticini", in cui venne deciso di costituire una nuova società, la Vegan Society, di cui Watson stesso fu eletto presidente, e di adottare come definizione il termine vegan, contrazione di vegetarian. In una intervista del 2004 Donald Watson affermò: «Invitai i miei primi lettori a suggerire un termine più conciso per sostituire non-dairy vegetarian (vegetariani non consumatori di latticini). Ho ricevuto alcuni suggerimenti piuttosto bizzarri, come dairyban, vitan, benevore, sanivore, beaumangeur, ecc. Optai per il termine vegan, contenente le prime tre e le ultime due lettere di vegetarian – l'inizio e la fine del vegetarianismo.» Sebbene la paternità del neologismo "vegan" venga solitamente attribuita a Donald Watson o ad uno sforzo combinato di Donald Watson e di sua moglie Dorothy, Watson riconosce come fonti dell'idea G.A. Henderson e sua moglie Fay K. Henderson, anch'essi membri fondatori nel 1944 della Vegan Society, i quali avevano suggerito per l'associazione il nome "Allvega" e come titolo del magazine dell'associazione "Allvegan". Da questi suggerimenti Watson avrebbe preso dunque ispirazione per il termine "vegan". La parola "vega" era inoltre già in uso nei circoli vegetariani da un po' di tempo. Fin dal 1934, uno dei più noti ristoranti vegetariani di Londra si chiamava "Vega". Tutti i vegetariani di quegli anni, inclusi i coniugi Henderson, erano a conoscenza di questo ristorante, che sembra pertanto essere la prima fonte d'ispirazione del termine. Nel linguaggio corrente il veganismo viene usualmente inteso come una forma di dieta a base vegetale. Si tratta di una definizione limitativa, perché quella alimentare è solo una delle dimensioni in cui si manifesta lo stile di vita vegano. Un termine alternativo per riferirsi alla sola pratica alimentare a base esclusivamente vegetale è "vegetalismo". La dieta vegetaliana può essere adottata anche al di fuori del veganismo per motivazioni terapeutiche, igieniste, religiose o spirituali, e pur essendo un aspetto fondamentale dello stile di vita vegano, non lo esaurisce. Quest'ultimo, come illustra anche la definizione delle Vegan Society, è uno stile di vita che evita lo sfruttamento degli animali in ogni ambito, non solo quello dell'alimentazione, ma anche dell'abbigliamento (per es. evitando capi in pelle), del tempo libero (per es. evitando spettacoli in cui vengono utilizzati animali), ecc. Il veganismo è dettato da principi etici di rispetto per la vita animale, è basato sul pensiero antispecista e su una particolare visione non-violenta della vita, come esemplificato nella posizione di Gary L. Francione e altri filosofi. Il veganismo può essere considerato la prassi della teoria antispecista e comporta il rifiuto di dedicarsi, partecipare e sostenere attività che implicano l'uccisione o l'utilizzo degli animali, che dai vegani è sempre indicato come sfruttamento. Con un Memorandum nel 1979 la Vegan Society definì il veganismo come: «Una filosofia e un modo di vivere che esclude, ai limiti del possibile e praticabile, ogni forma di sfruttamento e crudeltà verso animali, per scopo alimentare, per il vestiario, come per qualunque altro scopo; per estensione, promuove lo sviluppo e l'uso di alternative che non prevedono l'utilizzo di animali, per il beneficio degli umani, degli animali e dell'ambiente. In termini di dieta denota la pratica di astenersi dal consumare prodotti derivati, completamente o parzialmente, da animali»
Dr. Ryke Geerd Hamer
Ryke Geerd Hamer (Mettmann, 17 maggio 1935 – Sandefjord, 2 luglio 2017). È noto per aver elaborato, a partire dal 1981, una medicina alternativa denominata Nuova Medicina Germanica (NMG). Hamer sostenne che la genesi di ogni patologia sia dovuta a presunti traumi o conflitti non risolti e propone trattamenti originali, come il contagio volontario con agenti microbici.
Le prugne Umeboshi
Le umeboshi, prugne giapponesi con la funzione di
insaporitori, sono in realtà una varietà di albicocche coltivate da
secoli in Cina e in Giappone, dove vengono utilizzate da sempre sia in
cucina che come medicina naturale. Le prugne umeboshi vengono raccolte
all’inizio dell’estate, ancora acerbe, poi vengono fatte essiccare e
messe sotto sale in barili di legno; durante i successivi 6/12 mesi, si
lasciano fermentare avvolte da foglie di shiso (Laminaria Purpurea)
pianta che dona loro il caratteristico colore rosso. (...)
Le prugne umeboshi vengono utilizzate anche da sole, intere, per preparare bevande macrobiotiche dalle proprietà benefiche: si può preparare un infuso di umeboshi semplicemente immergendo uno o due frutti in acqua bollente, lasciando poi riposare il tutto 10/15 minuti. Una volta filtrato, il risultato deve essere un liquido leggermente salato e acidulo da consumare durante il corso della giornata come ricostituente ed energizzante naturale (utile anche se si pratica sport).
Volendo, è possibile preparare anche una bevanda a base di umeboshi e kuzu, un amido molto usato nella cucina orientale: basterà sciogliere in una tazza di acqua fredda un cucchiaino di kuzu, facendo attenzione che non rimangano grumi. A questo punto bisognerà aggiungere una prugna umeboshi e porre il liquido sul fuoco fino a che non si addenserà leggermente, diventando trasparente; volendo, si può aggiungere anche mezzo cucchiaino di salsa di soia (shoyu). La bevanda deve essere consumata calda ed è considerata un ottimo rimedio in caso di stanchezza, problemi intestinali, nausea e raffreddore.
Secondo la medicina orientale, inoltre, si può tenere in bocca un
nocciolo di umeboshi per 3/4 ore come rimedio naturale contro il mal di gola. (fonte https://www.vegolosi.it/glossario/umeboshi/)
La profezia di Celestino di James Redfield
La profezia di Celestino è un romanzo di James Redfield del 1993. Il libro si focalizza su varie idee psicologiche e spirituali spesso considerate come tematiche New Age. La profezia di Celestino è un racconto che intreccia parabola e avventura per offrire un proprio percorso d'iniziazione. Un antico manoscritto, contenente nove chiavi per interpretare l'esistenza, viene scoperto e diviene oggetto di studi e di ricerche. Il governo e la Chiesa peruviani cercano in tutti i modi di distruggerlo e perseguitano tutti coloro che sono in possesso di alcune sue parti. Un insegnante di storia statunitense si lascia coinvolgere nella ricerca del testo completo, per trovare il quale dovrà affidarsi al flusso delle coincidenze della vita di ogni giorno che, una volta interpretate, portano verso il proprio autentico destino. La ricerca comincia sulle Ande e porta a una scoperta tra le rovine nascoste nella profondità della foresta pluviale. Una volta trovate e comprese tutte e nove le chiavi, si avrà una nuova visione della vita e di come sia possibile salvare il pianeta, le sue creature, la sua bellezza. Il libro è narrato in prima persona e parla del proprio risveglio spirituale, della sua ricerca attraverso un periodo di transizione della propria vita. (fonte wikipedia)
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