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domenica 31 gennaio 2021
sabato 30 gennaio 2021
Soldati di sventura. Nella legione straniera dall’Alto Adige a Vietnam. Lʼinferno a 10mila chilometri da casa di Luca Fregona (Athesia)
Tre uomini e un destino: Dien Bien Phu, la battaglia di 56 giorni che il
7 maggio 1954 segna la sconfitta della Francia, il trionfo di Ho Chi
Min nella guerra di Indocina, e il crollo del colonialismo europeo in
estremo Oriente. Quando si parla del Vietnam, viene in mente in
automatico l'intervento americano degli anni Sessanta nel sud del paese.
Ma prima, altrettanto devastante, spietata e orribile, c'è stata la
guerra nel nord tra la Francia e il Vietminh, l'esercito di liberazione
del Vietnam guidato dal generale Giap. In Indocina, dal 1946 al 1954,
hanno combattuto oltre 5000 italiani inquadrati nella legione straniera.
Più di mille sono morti in combattimento o nei campi di prigionia viet.
Una generazione uscita a pezzi dalla seconda guerra mondiale, caduta
nel "tritacarne" della Legione, ultimo approdo di chi non conosceva più
il significato della parola "futuro". Ex fascisti, ex partigiani,
clandestini arrestati in Francia e poi costretti ad arruolarsi, giovani
alla fame senza la prospettiva di un lavoro. Il libro racconta la storia
di tre ventenni altoatesini, partiti "volontari" per motivi diversi,
che, senza conoscersi l'uno con l'altro, hanno visto le loro vite
affondare nel fango "in-mezzo-al-nulla" di Dien Bien Phu, a diecimila
chilometri da casa, in una guerra che non gli apparteneva, circondati
dalla giungla ostile. "Prigionieri" di una valle spoglia, martellata
dall'assedio feroce dei viet. Per capire cosa li ha spinti in questo
viaggio all'inferno, bisogna però conoscere anche la loro vita "prima". I
drammi e la solitudine che gli hanno fatto credere di non avere più
buone carte in mano e nessun altro posto al mondo dove andare. Sono le
storie di Beniamino Leoni, che ha disertato e combattuto nel Vietminh
contro i suoi ex compagni. Di Emil Stocker, sopravvissuto per caso al
massacro insieme al suo straordinario reportage di 1036 foto che
racconta i suoi quattro anni di Vietnam. E di Rudi Altadonna, ucciso e
poi sepolto nella terra rossa di Dien Bien Phu.
La casa del male di Annalisa Strada e Gianluigi Spini (DeA)
Arturo ha quindici anni e un pensiero fisso in testa: dichiararsi a
Liliana, la ragazza della porta accanto. Col pensiero di Liliana, Arturo
non fa quasi più caso all’atmosfera cupa che si respira nelle vie di
Milano. Del resto, è abituato alla guerra, agli aerei che sganciano i
loro carichi mortali, alle cattive notizie dal fronte e alle estenuanti
file per un tozzo di pane da dividere con la mamma e la sorella. Per
Arturo questa è la normalità, e tenere un basso profilo è l’unico modo
che ha per sopravvivere, a dispetto di quel che pensano i suoi amici: il
ribelle Luciano, invischiato in ambienti antifascisti, e lo sprezzante
Vittorio, camerata convinto. Arturo guarda Liliana e non vede
nient’altro. Non vede la morte, non vede le torture, non vede la Villa
Triste di via Paolo Uccello. Una casa in cui coloro che entrano
difficilmente possono raccontarlo. Nella Milano di Arturo e Liliana, a
volte, basta una parola, o un pensiero pronunciato ad alta voce per
finire inghiottiti dalla casa, e lì, nemmeno tutto il coraggio del mondo
può salvarti. Ma a quindici anni non ci si arrende, si è pronti a
giocare la partita, anche se in palio c’è una vita. Con questo romanzo,
Annalisa Strada e Gianluigi Spini portano alla luce uno degli episodi
più crudi e terribili della Seconda guerra mondiale. Arturo e Liliana
non sono realmente esistiti, ma i loro nomi racchiudono la storia di
migliaia di giovani che, come loro, hanno vissuto l’orrore delle Ville
Tristi sorte sul territorio italiano durante il conflitto.
“Villa Triste” era una canzone d’amore un po’ strappalacrime che ebbe un
grande successo all’inizio degli anni ’40. Poi arrivarono i mesi
drammatici dell’occupazione nazista e quel nome — certe volte le parole
seguono percorsi inaspettati — passò a indicare quei centri di tortura
gestiti dai fascisti dove, per far confessare i partigiani arrestati, si
consumarono con ferocia atrocità e torture di ogni genere. Una pagina
poco nota e quasi dimenticata della nostra storia recente. La casa del
male è un romanzo limpido e intenso che si legge con emozione crescente.
- Walter Fochesato, Andersen
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