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martedì 17 aprile 2018
lunedì 16 aprile 2018
DAL TRATTO ALLE PAROLE. Intervento di Donato Di Poce*
“Per
Mario Pugliese
L’Atelier è
il Boudoir di un’idea.”
Donato Di Poce
Ci sono libri nati da un’idea, libri nati da un dolore o da una passione, libri nati da un’intuizione e libri nati dalla noia, ma i libri più belli sono forse quelli nati da un’amicizia, un sentire comune e condiviso, da un ascolto e un dialogo reciproco tra parola e immagine, tra artisti e poeti.
E’ il caso di questo
bellissimo libro a quattro mani, “Dal tratto
alle parole “ di Mario Pugliese e Nicola Vacca, I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno, Lecce, 2018.. Anzi
direi otto mani, includendo anche le prefazioni e postfazioni di Alessandro
Vergari e Giuseppe Scaglione, che tracciano un UNICUM indivisibile e poliedrico
di grande fascino, a partire dalla Copertina progetto grafico e impaginazione
curate da Mauro Marino, che propone in copertina un disegno di Pier Paolo
Pasolini che ben sintetizza tutto lo spirito del libro, corsaro, estetico,
etico esistenziale e combattivo.
“…Dal
tratto alle parole, il libro che vi apprestate a leggere, è il frutto della
collaborazione tra Nicola Vacca, poeta, e Mario Pugliese, artista. È un omaggio
ad alcuni giganti, quasi tutti vissuti nel Novecento, o comunque sofferenti
testimoni della modernità, appartenenti a filoni letterari . differenti e ad
aree geografiche disparate, accomunati dal desiderio mai sopito del fare
letteratura a partire da sé, da esperienze difficili, estreme, assurde o
labirintiche. Tutti hanno scavato nel cuore malato dell'uomo. Autori
selezionati: Emil Cioran, Federico Garcia Lorca, Fernando Pessoa, Cesare
Pavese, Italo Calvino, Albert Camus, Edgar Allan Poe, Charles Bukowski,
Virginia Woolf, Alda Merini, Wisława Szymborska, Simone Weil, Marcel Proust,
Boris Pasternak, John Fante, Jorge Luis Borges. Chi ha familiarità con la
poetica di Nicola Vacca non avrà difficoltà a rintracciare, a partire da tali
nomi, derivazioni e filiazioni tematiche. Anziché aderire a motivi stilistici
formalmente perfetti o abbracciare un labor limae declinato verso sterili
estetismi, la penna di questi poeti e scrittori trascrive il dolore del vissuto
senza cedere alla soffocante comodità delle maschere. In alcuni la rivolta
esistenziale è più marcata, in altri si agita l’esigenza della ricerca
espressiva. Nessuno di loro nasconde l'inquietudine infinita che li attanaglia…”.
Così c’introduce brillantemente
alla lettura Alessandro Vergari.
Il titolo del libro ci dà
subito la chiave di lettura…i testi poetici di Nicola Vacca, sono nati dall’osservazione
dei disegni che Mario Pugliese( Artista noto negli ambienti artistici
sperimentali, dell’Arte Povera e del Recycling) andava nel tempo disseminando
nel suo Atelier e che l’amico poeta vedeva, ascoltava e interpretava con la sua
scrittura sempre tagliente e affilata, ma che dalla diaspora esistenziale
raccoglie il sangue della scrittura e della vita che il segno estetico
tracciava indelebilmente ora con tratto sicuro e deciso, ora con un pointillisme delicato e romantico.
I disegni, oltre ad essere
testimonianza di una assidua e continua e colta frequentazione letteraria e
poetica dell’Artista, hanno un pregio
innegabile, di raffigurare i vari mostri sacri della letteratura, tra cui no ci
sfuggono le presenze femminili di Virginia
Woolf, Alda Merini, Wisława Szymborska, Simone Weil, con empatia assoluta
che caratterizza il tratto di quell’introspezione psicologica e urgenza
comunicativa e relazionale di grande impatto.
E’ su questi tratti che il
poeta affonda lo sguardo e il cuore, la mente e il grido d’attenzione e urgenza
di lettura, e memoria.
“Gli
occhi di Cioran Il
tempo cade/ e io mi faccio male./Cerco un filo di senso/ nel ciclo delle ore./L’intuizione
è nelle cose che nascono./ La tristezza è crudele/ perché non tutto mette
radici nel vero./ Forse è per questo che un pensiero/apre un pensiero.”
I
testo di apertura del libro è dedicato a E. Cioran, autore caro a Vacca, su cui
recentemente ha scritto anche un saggio critico esemplare “ Lettere a Cioran, Galaad Edizioni, 2017”, di cui colpisce la
chiusa del testo poetico, che apre al pensiero” …Forse è per questo che un
pensiero/apre un pensiero.”. , con una nostalgia struggente di un filo di
senso e di vero. E’ questo che deve fare la poesia, aprire la vita, aprire un
pensiero.
E notare come in questo caso
il disegno di Cioran è tra i più marcati, determinati, con uno sguardo
interrogativo e indagatore, il ciuffo scompigliato e ruggente, ma le labbra
attonite quasi a ricordare uno squartamento esistenziale e un silenzio che si
annoda e attorciglia al pensiero e cerca come l’edere le finestre delle sue
verità.
Potremmo continuare
all’infinito questo gioco di rimandi tra testo e immagine, ma vogliamo lasciare
al lettore la sorpresa e il gusto di scoprire e riconoscere con la propria sensibilità
questo abbraccio Oraziano tra Arte e Poesia(UT PICTURA POESIS), concedendoci
solo un’ultima citazione del testo dedicato ad Albert Camus, ritratto in posa
Bogartiana con la sigaretta in bocca…e ci fa scorgere tra i fili di fumo, le
trame dell’assurdo e della ribellione che gridano vendetta e giorni di
bellezza.
“Albert Camus Nelle trame
dell’assurdo/ il vocabolario delle libertà./ Albert è un uomo in rivolta/ Che
dice sempre no/ alla peste che impicca il mondo/ nella caduta. “Io mi ribello,
dunque esisto”/ è un pensiero che grida l’allarme/ sulla tragedia di un’epoca
marcia. /Stiamo ancora aspettando/ i giorni in cui le rivoluzioni/ avranno
bisogno della bellezza.”
Non si può dimenticare di
citare l’ottima postfazione di Giuseppe Scaglione ricordando e sottolineando il
passaggio in cui scrive:
“…Parola nitida e composta ma al tempo stesso
sconvolgente, dirompente, mai quieta. È fuoco, è lava in candescente che scorre
sulla storia e ce la ripropone, stravolgendo le viscere del conformismo
letterario. Parola palpitante di verità nuove e inesplorate. Aperta al dialogo
con le esperienze creative dell’artista Mario Pugliese. C’è poco altro da dire,
di Vacca, oppure paradossalmente troppo altro, perché possa essere detto qui.
C’è la storia personale di un uomo. Un intellettuale che ha dedicato alla forza
della vera letteratura, ed al suo deflagrante impatto umano e sociale, la sua
intera vita e la sua creatività. All’indubbio talento di Vacca fa da sponda
l’interazione di Mario Pugliese. Il cui talento si dispiega interpretando
puntualmente il ritratto nell’arte di oggi. Pugliese inquadra i temi nodali
delle verità proposte dal testo e, nella rappresentazione visuale della
relazione ermeneutica che s’instaura tra realtà, raffigurazione e percezione,
non solo rende riconoscibile il profilo esistenziale del soggetto ritratto ma
in più la visione restituisce ciò che non è direttamente disponibile allo
sguardo…”
I due Autori del libro, amici
e conterranei di Gioia del Colle, sono riusciti a scavare nel cuore malato
dell’uomo e donarci zolle di bellezza da coltivare con cura, avanzi di depensamento
sopravvissuti alle schegge del male della nostra società, tratti di poesia e
visioni che aprono il cuore alla cultura di quel Rinascimento Pugliese che a
partire dal Genio di Carmelo Bene, irradia il nostro futuro.
Milano,
11/4/2018
Nicola
Vacca è nato a Gioia del Colle, nel 1963, laureato in
giurisprudenza. È scrittore, opinionista, critico letterario, collabora alle
pagine culturali di quotidiani e riviste. Svolge, inoltre, un’intensa attività
di operatore culturale, organizzando presentazioni ed eventi legati al mondo
della poesia contemporanea. Ha pubblicato: Nel bene e nel male (Schena,1994);
Frutto della passione (Manni 2000); La grazia di un pensiero (prefazione di
Paolo Ruffilli, Pellicani, 2002); Serena musica segreta (Manni, 2003); Civiltà
delle anime (Book editore, 2004); Incursioni nell’apparenza (prefazione di
Sergio Zavoli Manni 2006); Ti ho dato tutte le stagioni (prefazione di Antonio
Debenedetti, Manni 2007); Frecce e pugnali (prefazione di Giordano Bruno Guerri,
Edizioni Il Foglio 2008); Esperienza degli affanni (Edizioni il Foglio 2009);
con Carlo Gambescia il pamphlet A destra per caso (Edizioni Il Foglio 2010);
Serena felicità nell’istante (prefazione di Paolo Ruffilli, Edizioni Il Foglio
2010); Almeno un grammo di salvezza (Edizioni Il Foglio, 2011); Mattanza
dell’incanto (prefazione di Gian Ruggero Manzoni Marco Saya edizioni 2013);
Sguardi dal Novecento (Galaad edizioni 2014); Luce nera (Marco Saya edizioni
2015, Premio Camaiore 2016); Vite colme di versi (Galaad edizioni 2016);
Commedia Ubriaca (Marco Saya 2017); Lettere a Cioran (Galaad edizioni 2017).
Mario
Pugliese, classe 1964, figlio d’arte diplomato al liceo artistico
di Bari,successivamente si specializza a Udine in grafica pubblicitaria.
Partecipa a numerose mostre e fiere in Italia e all’estero. Collabora con
diversi artisti e musicisti alla divulgazione dell’arte e della musica come
strumento di comunicazione. Le sue opere sono presenti in edifici pubblici e
privati. Attualmente è presidente dell’associazione artistico culturale
“Artensione” e direttore artistico di “Spaziounotre” a Gioia del Colle dove
risiede e lavora. Contatti; http://www.rentartdesign.com/
artpugliese@tiscali.it Studio: via giunone 26 gioia del colle (ba)
***
*Donato
Di Poce, poeta e critico d’arte.
giovedì 12 aprile 2018
ALL' OMBRA DI JULIUS di Elizabeth Jane Howard (FAZI EDITORE)
Londra, anni Sessanta.
Sono trascorsi vent’anni da quando Julius è venuto a mancare, ma il suo ultimo
gesto eroico ha lasciato un segno indelebile nelle vite di chi gli era vicino.
Emma, la figlia minore, ventisette anni, lavora nella casa editrice di famiglia
e non mostra alcun interesse verso il matrimonio. Al contrario, Cressida, la
maggiore, è troppo occupata a struggersi a causa dei suoi amanti, spesso uomini
sposati, per concentrarsi sulla carriera di pianista. Nel frattempo Esme, la
vedova di Julius, ancora attraente alla soglia dei sessant’anni, rifugge la
solitudine perdendosi nella routine domestica della sua bellissima casa color
rosa pesca. E poi c’è Felix, ex amante di Esme e suo unico vero amore, che l’ha
lasciata quando il marito è scomparso e torna in scena dopo vent’anni di
assenza. E infine Dan, un estraneo. Le tre donne e i due uomini, legati da un
filo che solca presente e passato, si ritrovano a trascorrere un fine settimana
tutti insieme in campagna: caratteri e personalità, segreti e lati nascosti,
emergeranno attimo dopo attimo in queste giornate intense, disastrose e
rivelatrici, sulle quali incombe, prepotente, l’ombra di Julius. Dall’autrice
della saga dei Cazalet, un nuovo romanzo ricco di sensualità e delicata ironia,
in cui commedia e tragedia si fondono magistralmente e in cui ritroviamo
l’eleganza, l’acume e il talento di Elizabeth Jane Howard.
Elizabeth Jane Howard
Figlia di un ricco mercante di legname e di una ballerina del balletto russo,
ebbe un’infanzia infelice a causa della depressione della madre e delle
molestie subite da parte del padre. Donna bellissima e inquieta, ha vissuto al
centro della vita culturale londinese della seconda metà del Novecento e ha
avuto una vita privata burrascosa, costellata di una schiera di amanti e
mariti, fra i quali lo scrittore Kingsley Amis. Da sempre amata dal pubblico,
solo di recente Howard ha ricevuto il plauso della critica. Scrittrice
prolifica, è autrice di quindici romanzi. La saga dei Cazalet è la sua opera di
maggior successo. Fazi Editore ha pubblicato il romanzo Il lungo sguardo e i
cinque volumi della saga: Gli anni della leggerezza, Il tempo dell’attesa,
Confusione, Allontanarsi e Tutto cambia. È attualmente in fase di lavorazione
una serie TV basata sui Cazalet dai produttori di Downton Abbey.
mercoledì 11 aprile 2018
Lo scirocco femmina di Marco Rizzo (Laurana Editore)
Fosco è un giornalista
precario, incastrato dalla vita nella provincia siciliana a tenere in piedi un
giornale locale senza molte speranze. Le notizie, però, bussano alla sua porta
quando un suo amico, un anziano intellettuale, viene trovato incaprettato in
casa. Che ci sia la mano della mafia? Oppure, come si dice tra i vicoli, quella
morte è il triste risultato di un gioco erotico finito male? In una Trapani
fatta di incroci d’interessi occulti e campagne dove gli immigrati vengono
sfruttati in modi inimmaginabili, Fosco si troverà a indagare accompagnato da
un bizzarro trio: un carabiniere, un libraio e la figlia ribelle di un
senatore. Lo scirocco femmina segna l'esordio di Marco Rizzo nel mondo della
narrativa.
«A Trapani e a Rocca
Pizzuta, quando lo scirocco era al femminile, il cielo si colorava banalmente
di rosa, gli alberi si piegavano, le vecchiette si reggevano ai pali, gli
antistaminici venivano infilati in bocca come pilloline del sabato sera, e
l’indomani le macchine si ricoprivano di sabbia africana. Lo scirocco femmina
era particolarmente stronzo, perche´ oltre ad avvilirti con il caldo ti faceva
impazzire con la sua forza, ti inquietava con i suoi fischi tra gli infissi, ti
trascinava dove non volevi».
Marco Rizzo (Erice,
1983). Giornalista e sceneggiatore, ha scritto graphic novel su Peppino
Impastato, Ilaria Alpi, Mauro Rostagno, Che Guevara e Marco Pantani per
Beccogiallo e Rizzoli. Autore di saggi e inchieste, ha collaborato tra gli
altri con “La Lettura” e “Wired” e firmato le “fiabe di impegno civile” La
mafia spiegata ai bambini, L’immigrazione spiegata ai bambini e L’ecologia
spiegata ai bambini (Beccogiallo). Di prossima pubblicazione una storia di
Dylan Dog e il reportage a fumetti Salvezza per Feltrinelli.
martedì 10 aprile 2018
lunedì 9 aprile 2018
venerdì 6 aprile 2018
Fernando De Filippi racconta I Materiali della Memoria di Eliana Masulli
Si è soliti agganciare
una definizione di memoria all’ idea di un tempo già trascorso e fin troppo
vissuto. Nel far questo si rischia di declinare a un passato remoto, le
attività di un’esperienza che permangono in atto e che alla memoria stessa
chiedono di qualificarsi non come arcipelaghi ideologici lasciati in balia delle
correnti, ma in quanto materiale da interrogare e da rimettere alla prova, per
scoprire se proprio nello scorrere del tempo qualcosa è cambiato, e come. I
Materiali della Memoria di Fernando De Filippi muovono dal tentativo di
ammorbidire la rigidità delle definizioni temporali, lasciando percepire quanto
la materia dell’arte sia sempre stata protagonista dello schiudersi di un uovo
cosmico, atto a rimettere in circolo energia creativa e nuova, perché nuovi
sono sempre stati gli organismi di pensiero e di espressione. Paul Gauguin
sostenne che, paradossalmente, l’arte
può rivelarsi o plagio o rivoluzione;
sta esattamente all’ artista la responsabilità di scegliere quale linguaggio
adottare, come schierare i materiali della sua esperienza, del suo rapporto con
il mondo e i suoi sistemi di significato.
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