In qualità di Affiliato Amazon io ricevo un guadagno dagli acquisti idonei - As an Amazon Associate I earn from qualifying purchases
Cerca nel blog
venerdì 10 marzo 2017
giovedì 9 marzo 2017
Storie di Parigi di Franco Ricciardiello. Per Odoya in Libreria dal 30 marzo 2017
“Per il perfetto
flâneur, per l’osservatore appassionato, è una gioia immensa eleggere domicilio
nel numero, nel mutevole, nel movimento, nel fuggitivo e nell’infinito” Charles
Baudelaire
Ispirato dai numi tutelari della flânerie
ovvero Charles Baudelaire e Walter Benjamin, Franco Ricciardiello stila un
completo diario di una settimana a zonzo per Parigi. Partendo dal XX
Arrondissement (Ménilmontant) ed arrivando fino al I (Louvre), il lettore potrà
approfondire tutte le curiosità di questi luoghi carichi di cultura. Erudito
conoscitore di cinema, musica, storia e letteratura, l’autore collega la
cultura francese ai luoghi della Ville Lumière
creando approfondimenti gustosi adatti per ogni visitatore, anche il più
ferrato. E se questa guida è utile solo in parte per trovare la migliore
boulangerie del XX Arrondissement, si potrà scegliere quella in cui si recava Serge Gainsbourg. Chi visita il celeberrimo Café de Flore,
luogo simbolo dell’esistenzialismo, deve anche sapere che fu teatro
dell’incontro tra Jean d’Halluin editore di Tropico del Cancro e Boris Vian nel
1946. Da quell’incontro nacque Sputerò sulle vostre tombe: un supplemento di
successo e di scandalo per il brillante e spregiudicato editore. A proposito di
tombe: tra le storie più gustose ci sono
quelle della Parigi sotterranea. Il 2 Aprile 1897 alla “rotonda delle tibie” meglio conosciuta
come “Cripta della passione” si tenne un concerto clandestino ancora oggi
commemorato da un’incisione. I brani suonati? La Marcia funebre di Chopin e la
Danza macabra di Saint Saens, ovviamente. Ricciardiello utilizza i luoghi come
macchine del tempo, così la descrizione dei pressi della Sorbona è utile per
tornare all’epoca in cui i surrealisti aiutarono Buñuel con la promozione di Un
chien andalou (1929). Al cinema Studio des Ursulines assistettero alla prima
Picasso, le Corbusier e Cocteau! Ma molte cose sono ben più che immaginabili,
come le poco conosciute statue della libertà di Frédeéric Bartholdi, autore di
quella a Liberty Island: la prima è il calco originale alto 2,86 metri
conservato al Musée des Arts et Metiers (citato anche da Umberto Eco ne Il
pendolo di Foucault); la seconda è uno studio in bronzo inaugurato nel 1900 nei
Jardins du Luxembourg; la terza, alta 11,5 metri, e questa dell’Ile aux Cygnes,
che si vede nel film di Roman Polansky Frantic. E se in Rue Bleue l’autore
ricorda Momo di Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano (2001) di Eric-Emmanuel
Schmitt, la stazione di Saint Lazare e Parc Monceau evocano con forza Raymond Quenau e i suoi Esercizi di Stile. Il
IX è l’arrondissement di Marcel Proust, mentre l’attento lettore seguirà
Ricciardiello giù per via Chemin Verte fino al 132 di boulevard Richard-Lenoir
dove Simenon colloca della casa di Louise e Jules Maigret. Il civico è svelato
in un unico libro… Non mancano gli accenni alla Parigi di Pennac e della saga
Malaussène e a quella di Cortázar ben descritta in appendice de Rayuela… E se
l’autore non si scorda di seguire la carrozza di Robespierre in via St. Honoré,
sarà ancora più emozionante immaginare l’enorme barricata che sorgeva dove rue
du Temple sfocia in place de la Republique descritta da Victor Hugo nel suo
monumentale Les misérables. Per tutto il resto, c’è Lonely Planet.
Franco Ricciardiello
(Vercelli 1961) a pubblicare fantascienza a vent’anni. Nel 1998 vince il premio
Urania per il miglior romanzo di fantascienza italiano con Ai margini del caos
(Mondadori), tradotto in Francia da Flammarion. Ha insegnato per quasi
vent’anni Scrittura creativa a Biella, Vercelli e Genova, e tiene seminari
sulla letteratura a Torino, Napoli, Cosenza e Novara. Ha collaborato
all’enciclopedia a dispense Scrivere della Rizzoli con una serie di schede su
celebri opere della letteratura mondiale e con il volume dedicato allo “Stile
letterario”. Oggi ha all’attivo tre romanzi di fantascienza, due gialli, un
thriller e un romanzo contemporaneo, più tre volumi che raccolgono la maggior
parte dei suoi racconti apparsi in riviste e antologie in Italia, Francia,
Grecia e Argentina.
Dal 9 marzo in libreria per Novecento Editore I RAGAZZI DELLA BOMBA di Riccardo Besola
Una fuga contro il
tempo nella Milano degli anni Settanta. “Lucio mi ha lasciata. Due giorni fa.
Gestisce il collettivo del liceo. Stamattina alle otto e mezza ha organizzato
un’assemblea in aula magna, dovevano mettere ai voti l’occupazione, e allora io
volevo fargliela pagare. Non doveva lasciarmi, allora con Renata stamattina ci
siamo trovate al bar e mentre lei distraeva il barista io mi sono messa a fare
quella chiamata. C’è una bomba, ho detto. Ho recitato bene. Sono arrivati i
poliziotti e hanno fatto sgomberare la scuola. Hanno mandato a puttane
l’assemblea, vaffanculo, così si impara a lasciarmi, quello stronzo! Ma poi
qualcosa è esploso. C’era davvero una bomba!”
IL LIBRO - Milano 1978.
Alice, 17 anni, capelli biondi e giacca a vento azzurra, chiama la polizia per
vendicarsi del fidanzato che l'ha appena lasciata: “C'è una bomba al liceo
Beccaria nell'aula magna!”. Lo dice con voce cattiva e tranquilla, come ha
provato tante volte nella sua stanza sotto il poster del suo calciatore
preferito. Ma il più classico degli scherzi telefonici diventa l'inizio di un
incubo. Perché la bomba c'è davvero ed esplode. Nella sua fuga, Alice, creduta
ormai una terrorista, incrocia la strada di Ennio Vara, spilungone fotofobico
con la faccia da buono che continua a fare cose che non dovrebbe, visto che già
una volta l'hanno messo nei guai. Ennio vuole solo rigare dritto per non finire
di nuovo in gattabuia, ma i guai, si sa, vengono sempre a multipli di tre. La
sua 127 ancora da pagare è il mezzo in cui si nasconde la piccola Alice nella
sua fuga. La ragazza ha solo una possibilità: scoprire chi ha messo quella
bomba. Ci riuscirà prima di essere catturata? Colpo di scena dopo colpo di
scena, il nuovo romanzo di Riccardo Besola è un libro che non si riesce a
mettere giù, con una galleria di riuscitissimi personaggi che si guadagnano il
loro spazio nella memoria: la feccia del bar Minerva, la dolce Marisa Galli che
rapisce il cuore di Ennio, il commissario Argento e la sua lotta contro il
tabagismo.
mercoledì 8 marzo 2017
martedì 7 marzo 2017
Il tribunale del Duce. La giustizia fascista e le sue vittime (1927-1943) di Mimmo Franzinelli (Mondadori)
«Rammento le notti
passate a Regina Coeli in attesa del processo. Tutte le sere prima di
addormentarmi dicevo tra me: quando il presidente avrà terminato di leggere la
sentenza e avrà pronunciato la condanna io devo gridare "Viva il
socialismo e abbasso il fascismo".» - Sandro Pertini
Novant'anni fa, il 1°
febbraio 1927, s'insediava a Roma, nell'Aula IV del Palazzo di Giustizia, il
Tribunale speciale per la difesa dello Stato, un organo composto da magistrati
e giudici in camicia nera reclutati tra gli squadristi. Mussolini, dopo il discorso
del 3 gennaio 1925 e l'introduzione delle «leggi fascistissime» - che avevano
soppresso la libertà di stampa, di associazione e il diritto allo sciopero -,
mostrava il suo vero volto, quello di un dittatore disposto ormai a tutto. Per
i nemici del regime, ma anche per i semplici cittadini che osavano criticarlo,
non c'era più spazio per il dissenso. Anzi, non c'era più spazio per la
libertà. Agli imputati, condotti di fronte alla corte e rinchiusi in un
gabbione, non rimaneva che attendere il verdetto: d'altra parte, come potevano
difendersi se l'istruttoria era segreta? Fino al luglio 1943 la magistratura,
sottoposta agli ordini del duce, processerà migliaia di oppositori politici
(tra loro, Antonio Gramsci, Umberto Terracini, Altiero Spinelli, Sandro
Pertini, solo per citarne alcuni) e persone comuni, accusate di spionaggio,
contrabbando valutario, mercato nero... Le condanne a morte, mediante
fucilazione alla schiena, saranno un'ottantina. Eppure, la storia del Tribunale
speciale dello Stato è rimasta sostanzialmente sconosciuta. Poco studiata.
Persino l'imponente biografia mussoliniana di Renzo De Felice, punto di
riferimento irrinunciabile per chiunque si occupi del Ventennio, gli dedica
meno di due pagine. Il libro di Mimmo Franzinelli, basato su fonti d'archivio
sinora inesplorate, riempie questo «vuoto», e lo fa documentando attività e
funzioni del Tribunale, svelando l'intreccio tra persecutori e perseguitati,
raccontando i segreti, assai poco commendevoli, della magistratura di regime:
gli scandali su cui fu imposto il silenzio, le ruberie dei giudici, la
corruzione degli avvocati, le sentenze palesemente truccate, la terribile
situazione in cui vennero a trovarsi le donne, vittime di una giustizia
ferocemente maschilista (il solo essere figlia, sorella o moglie di un
sovversivo comportava l'arresto, senza riscontri oggettivi di reato). Ma
Franzinelli dedica pagine efficaci, ricche di dettagli e informazioni, anche ad
altri aspetti, non meno inquietanti, dell'intera vicenda, come il potenziamento
del Tribunale speciale durante la seconda guerra mondiale e, soprattutto, il
colpo di spugna che dopo il 1945 «perdonerà» quasi tutti i responsabili. In
nome della continuità dello Stato, si doveva archiviare (e dimenticare) un
passato troppo scomodo.
lunedì 6 marzo 2017
La Custodia del senso. Necessità e resistenza della poesia di Jean-Luc Nancy . A cura di Roberto Maier (EDB)
Jean-Luc Nancy esplora
il mistero della poesia, la singolarissima dinamica attraverso cui, nel tessuto
difficile del testo, si dà un accesso al senso. Di fronte alla pretesa
scientifica di un’illimitata approssimazione al vero, di fronte alla
conversazione infinita della filosofia, la poesia resiste alla dismisura del
discorso. Il poetico è allora la possibilità della lingua di dire in modo
esatto, di sottrarsi alla chiacchiera, di custodire il senso sulla soglia del
silenzio. Per questo la poesia è così necessaria (e al contempo così difficile)
in un’epoca che si scopre, più di altre, esposta alla chiacchiera. In questo breve saggio e nel dialogo con il
poeta Pierre Alféri, figlio del filosofo Jacques Derrida, – testi entrambi
tradotti per la prima volta in italiano – Nancy si interroga su cosa sia il
poetico e sui motivi della sua caparbia resistenza nel discorso umano.
Jean-Luc Nancy,
professore emerito all’Università di Strasburgo, è tra le figure di maggior
rilievo nel panorama filosofico internazionale. Ha insegnato anche a Berkeley,
Berlino, Irvine e San Diego. Tra i suoi libri pubblicati in Italia, Essere
singolare plurale (Einaudi 2001); La creazione del mondo (Einaudi 2003); i due
volumi Decostruzione del cristianesimo (Cronopio, 2007-2012); Sull’amore
(Bollati Boringhieri 2009), Politica e «essere con». Saggi, conferenze,
conversazioni (Mimesis 2013); Prendere la parola (Moretti&Vitali 2013). Con
EDB ha pubblicato Non toccarmi. Maria Maddalena e il corpo di Gesù risorto
(2015).
venerdì 3 marzo 2017
“La contadina furba nell’abito della felicità” performance di poesia di Alessia Bronico e Bartolomeo Smaldone al Fondo Verri di Lecce. Presenta gli autori Gianpaolo Mastropasqua
Oggi Venerdì 3 marzo al
Fondo Verri, dalle 19.30,“La contadina furba nell’abito della felicità”
performance di poesia di Alessia Bronico e Bartolomeo Smaldone dove "I
veri protagonisti sono gli oggetti, disposti sulla scena come indizi; come a
dire: per me si va". Presenta gli autori Gianpaolo Mastropasqua.
Il titolo della serata
fonde insieme quelli di due raccolte di versi edite da Lieto Colle: “La
contadina furba” di Bartolomeo Smaldone (nato ad Altamura nel 1972) e “L’abito
della felicità” silloge di esordio di Alessia Bronico (nata ad Atri in
provincia di Teramo, nel 1981).
Si legge su
“cartesensibili.wordpress.com”: “La contadina furba, ovvero il sassolino
ridotto in polvere che trovò dimora in una scarpa fuori moda”, si snoda nelle
pagine in titoli che sono essi stessi brevissimi racconti e in piccole verità.
Bartolomeo è figura saggia, è Mentore che guida Telemaco, è una voce che dice e
descrive piccole realtà: «perché la verità è un buon affare/ e il mentore
conosce le intenzioni/ e tutti lo temono per questo». Tutti temono i poeti, li
temono perché ascoltarli è epifania, rivelazione e gli uomini spesso non sono
pronti al cambiamento. «Il punto è questo:/ attieniti a una certa rilevanza/
mai a quel che sembra»: tu lettore scava a fondo, sradica le parole dal foglio
e lasciale vivere, chiediti “sono io?”, perché in ogni rigo, in ogni a capo, in
ogni virgola potrebbe nascondersi anche una parte di te, il sassolino che era
nella tua scarpa. Sono io che nasco e muoio, che sono sotto accusa, che mi
libero dalla colpa, che mi carico del senso di colpa? Sono io che leggo, mi
leggo tra questi versi? Chieditelo lettore: «Teoricamente non esistono limiti
alla simbologia dei doni né al senso delle parole».
Scrive Renzo Paris
presentando “L’abito della felicità” di Alessia Bronico: "Il poeta
'rammenda' ricordi, giochi ciechi. Attorno ad abiti, scarpe e pelle di giorni
vissuti in amore su spiagge e fieno con un amante che però resta muto, anche
quando gli chiede perplessa: 'che dici?'. 'Danzo movimenti tra me' canta un
verso e di seguito: 'amare quando non si può amare'. A ben vedere la poesia
circuisce un'ombra che si fa vestito, scarpe e diventa man mano oggettiva. Sul
più bello appaiono versi in francese, lingua amorosa quante altre mai. Compare,
a dilatare il tempo, anche Brigliadoro e gli amanti, nel loro urto, si sfilano
elmi, come nella leggenda di Tristano e Isotta. L'amore in questi versi si fa
parola scritta, eco lontana, intermittenza del cuore, 'niente urge più
dell'amore'. Alessia Bronico scrive dunque versi colti, con l'aria distratta e
ellittica, pur sempre riferiti all'amore fisico, a un afrore appena accennato,
a un 'tremore mitigato'. Ecco che allora la felicità è trascorsa e la poesia
può soltanto rievocarla, magari in 'Oleandri', che mi pare il testo suo più
bello".
Ritorno da te di Jennifer L. Armentrout. Traduttore: V. S. Ghiorzi (Nord)
Ivy sarà costretta a
fare una dolorosa scelta: mentire all'uomo che ama e mettere in pericolo tutto
ciò per cui hanno lottato insieme, o sacrificare se stessa per la salvezza del
mondo intero? "Tu credi di avermi salvato, invece hai scritto la mia
condanna…
Ivy Morgan pensava di
avere tutto sotto controllo, di aver eretto una barriera impenetrabile tra sé e
il resto del mondo. Ma le sue difese sono crollate nel momento in cui ha
incontrato Ren Owens. Coi suoi profondi occhi verdi e il sorriso da sbruffone,
Ren ha fatto breccia nel cuore di Ivy, conquistandosi la sua fiducia. Anche
perché, con lui, Ivy può finalmente condividere ogni aspetto della sua vita:
Ren infatti è membro dello stesso, antichissimo Ordine di cui fa parte lei,
perciò capisce bene cosa voglia dire passare le giornate fingendo di essere una
ragazza come tante e le notti a combattere contro il Male che si cela tra le
strade di New Orleans. Però tutto cambia quando Ivy scopre un segreto sulle
origini della sua famiglia, un segreto che non può rivelare a nessuno, neppure
a Ren. Perché, se lui ne venisse a conoscenza, dovrebbe ucciderla. Ben presto,
quindi, Ivy sarà costretta a fare una dolorosa scelta: mentire all'uomo che ama
e mettere in pericolo tutto ciò per cui hanno lottato insieme, o sacrificare se
stessa per la salvezza del mondo intero…
Iscriviti a:
Post (Atom)
I prodotti qui in vendita sono reali, le nostre descrizioni sono un sogno
I prodotti qui in vendita sono per chi cerca di più della realtà
Cerca nel blog
Warhammer | Blood Angels Mephiston
PUBBLICITA' / ADVERTISING Mephiston è una figura leggendaria all'interno dell'universo di Warhammer 40.000, venerato come Bibli...
-
Di cosa siamo veramente responsabili? Qual è il margine di libertà delle nostre azioni, anche di quelle che crediamo dipenda...
-
AGNESE MANGANARO live support a SARAH JANE MORRIS Nelle due prossime date italiane del Tour europeo di SARAH JANE MORRIS, la nota jazz singe...