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martedì 21 febbraio 2017

“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri alla Ergot di Lecce






















“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri, con prefazione di Daniele De Luca (Unisalento) edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno si presenta il 22 febbraio 2017 ore 19,00 presso la Libreria Ergot di Lecce in Piazzetta Falconieri Interverranno insieme all’autore, la giornalista Leda Cesari, l’editore  Stefano Donno.
“Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole molto coraggio nel chiedermi di scrivere una prefazione a un libro su di una band degli anni '60. Perché, anche a voi che leggete, qual è il primo pensiero che vi viene in mente? Sicuramente uno di quegli insopportabili gruppi frikkettoni, hippie, pacifisti, lenti e insulsi sul modello di Mamas&Papas o Jefferson Airplane (ne sono certo). Per fortuna, anche in quegli anni terribili dal punto di vista musicale qualche luce affiorava nel buio. E, forse, una luce più di tutte, quella di The Doors! Ed è di questa luce che questo libro vi parla. Meglio, ve la racconta. E Giuseppe Calogiuri, conoscendo questa mia debolezza, ha saputo trovare lo strumento e il coraggio giusto. Ma, forse, è necessario andare per ordine... Il 4 gennaio 1967 The Doors pubblicano il loro primo album omonimo. Non siamo in un anno qualsiasi, quel 1967 segnerà la storia degli Stati Uniti, prima, e dell'intero mondo occidentale, poi. Già da qualche anno le forze armate di Washington combattono lontano da casa una guerra non ufficiale. Dall'inizio del suo mandato presidenziale, il “progressista” John F. Kennedy ha cominciato a prendere i ragazzi del suo paese per scaraventarli dall'altra parte del mondo. The Golden One (citando The Human League), figlio di una famiglia arricchitasi spropositatamente grazie al commercio illegale di alcol, ha precipitato gli Stati Uniti nel fango del Vietnam. Il suo successore, Lyndon B. Johnson, ha continuato il lavoro. Anzi, lo ha portato alle estreme conseguenze. Il 7 agosto 1964, il Congresso americano – approvando la H.J. Res. 1145 (conosciuta come la “Risoluzione del Tonchino”) – ha consegnato al Presidente un assegno in bianco per portare le truppe ovunque ritenesse necessario. È l'inizio della presidenza imperiale. E' anche l'inizio, in pratica, della coscrizione obbligatoria per i giovani americani. Quella carne fresca serve. È indispensabile per combattere nelle paludi e nelle giungle del sud-est asiatico. Nel 1968, saranno ben 500.000 i soldati impiegati in Vietnam (con infiltrazioni anche in Cambogia e Laos per inseguire i charlie). In questo clima, le Università sono le istituzioni che, più di altre, risentono della guerra. I ragazzi che “vincono” alla perfida lotteria della coscrizione hanno solo tre scelte: 1) accettare l'arruolamento; 2) scappare, magari in Canada (come Jack Nicholson); oppure 3) scegliere la strada dell'obiezione di coscienza. La terza è una scelta difficile, ti mette fuori dalla società e, per questo, ci vuole un coraggio enorme. Un campione sportivo all'apice della carriera rifiuterà più volte l'arruolamento e il 20 giugno del 1967 sarà giudicato colpevole di tradimento. Quell'uomo era Muhammad Ali! Una nuova strada doveva essere trovata. E qui la musica sarà fondamentale come mezzo di aggregazione per tutti coloro i quali volevano fare qualcosa. Il 1967 regalerà alla costa occidentale degli Stati Uniti la Summer of Love e al Vecchio Continente la spinta alla rivolta studentesca, che in Europa inizierà nel maggio dell'anno dopo. La scintilla partita dall'Università di Berkeley, in California, diventerà fiamma viva in altri atenei, per trasformarsi in incendio a Parigi. Il Monterey Pop Festival del giugno 1967 sarà il pretesto che permetterà agli studenti di unirsi, confrontarsi e cogliere tutti i segnali che artisti come Jimi Hendrix o The Who sputavano dal palco. Segnali che, in un modo o in un altro, volevano dire rabbia. Beh, The Doors sono figli e, insieme, strumento di quella rabbia e di quella società americana che è confusa e terrorizzata dai suoi stessi leader. Una società che ha visto cadere i propri miti politici con l'assassinio di Kennedy, o quelli sportivi, con l'arresto di Ali, e che vede, continuamente, partire i propri ragazzi verso luoghi lontani e impronunziabili per tornare, poi, in casse avvolte dalla bandiera a stelle e strisce. Una generazione di giovani e adolescenti che si rifugia sempre più nelle droghe. Magari nuove droghe come l'LSD, che aprono nuove porte. E queste porte sono quelle già narrate da William Blake e che Jim Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore faranno proprie e attraverseranno con l'arroganza, l'incoscienza e la rabbia dell'età. Arroganza, incoscienza e rabbia che non si possono non condividere e abbracciare. Abbracciare anche da parte di chi, come me, è cresciuto con e nel punk, prima, e nella new wave, dopo. Un triade di valori e sentimenti che tutti insieme risiedono in quella prima prova discografica e che, qui, Giuseppe Calogiuri analizza e descrive con sapienza tecnica assolutamente invidiabile (almeno da parte di chi crede che conosciuti due accordi si possa e si debba formare una band!). Quello che avete tra le mani non è un ennesimo libretto sulla band di Los Angeles, no. Sono pagine che vi faranno fare un passo avanti sulla strada della conoscenza di un album fondamentale. Un disco con veri gioielli. E alcuni sono gioielli sfrenatamente gotici: come non citare la bellezza fulminante di The Crystal Ship. Pezzo che, per il chiaro riferimento a leggende celtiche, avrebbe sicuramente fatto innamorare i membri della Confraternita Pre-raffaellita di vittoriana memoria. Il dolore che trasuda freddo e umido da End of the Night o l'incestuoso sangue che sgorga da The End. Pezzo, quest'ultimo, che non può non ricordare In Cold Blood di Truman Capote e a causa del quale, soprattutto, sono certo, il Re Inchiostro Nick Cave avrebbe venduto l'anima per poter scrivere una murder ballad come quella. Insomma, ora basta, inutile aggiungere altro. Giuseppe Calogiuri vi ha invitato, vi ha aperto le porte e, come avrebbe cantato Ian Curtis: “This is the Way... step inside!” (Prefazione di Daniele De Luca)

Giuseppe Calogiuri (1978) è nato a Lecce e qui vive e lavora come avvocato specializzato in diritto d’autore e degli artisti. Alla professione affianca l’attività di chitarrista ed ha all’attivo un decennio di militanza nella prima tribute band salentina dei Doors, con la quale ha portato il sound della band di Los Angeles in giro per la Puglia. Giornalista e scrittore, tra i suoi lavori “Una buona giornata” (premio “Corto Testo”), “Tramontana” (Lupo Editore, 2012), “Cloro” (Lupo Editore, 2016).

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lunedì 20 febbraio 2017

Clementino - Ragazzi Fuori (Sanremo 2017)

La genesi del Mein Kampf. 1924: l'anno che cambiò la storia di Peter Ross Range. Traduttore: F. Cenciotti (Newton Compton)
























Quando si parla dell'ascesa al potere di Hitler in Germania, è importante ricordare che è esistito il 1924. Quello è l'anno in cui Hitler si è definitivamente trasformato in salvatore della patria e leader indiscusso, e ha cominciato a interpretare e distorcere la tradizione storica della Germania per sostenere la sua idea del Terzo Reich. Tutto ciò che è venuto in seguito - lo sviluppo di un'idea incredibilmente malvagia - ha origine da quell'anno. L'anno in cui Hitler è stato rinchiuso in carcere, insieme a chi aveva partecipato con lui al Putsch di Monaco. Un anno di letture e scrittura. Un anno di processo in aula per tradimento, un anno passato a definire la sua ideologia, lavorando febbrilmente al Mein Kampf. Finora questo periodo unico e fondamentale della vita di Hitler non è mai stato preso seriamente in considerazione. Mentre esso contiene tutto ciò che serve per capire l'uomo e la brutalità con cui ha cambiato il mondo per sempre.

'Love', il ritorno glamour di Lana Del Rey

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Kurt Cobain, il profeta del grunge avrebbe compiuto 50 anni - Tgcom24

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Tanti auguri Johnny Dorelli: 80 anni di talento, charme e ironia - Tgcom24

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Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) alla Libreria Palmieri di Lecce

























Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) sarà presentato dal giornalista e scrittore Raffaele Polo con le letture di Mauro Marino (Fondo Verri) il 21 febbraio 2017 ore 18,30 presso la Libreria Palmieri di Lecce in via Salvatore Trinchese, 62 a Lecce. Interverrà l’editore Stefano Donno

DALLA PREFAZIONE di FRANCESCA TUSCANO - “Che poesia è dunque LA poesia di Sideralgìa? Ma sarebbe meglio dire cosa non è: non è poesia del sentimento, inteso come necessità espressiva di un’intimità non mediata, ingenua (…) La poesia di questa raccolta è invece densa di sottotesto, mediata, e se di sentimento parla lo fa con evidente consapevolezza formale, oltre che tematica. Non è poesia per signore con cagnolino da grembo (come avrebbe detto Majakovskij). La poesia di Marta (qui il nome non è dell’autrice, ma della voce che agisce, nella raccolta) è poesia dell’urlo (comunicativo), che nasce dal suo opposto, l’afasia che ha conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e la sua distruzione. E perciò la scelta linguistica diventa discrimine (come sempre è nella poesia, peraltro, quando è poesia). La scelta (ideologica) di Marta è quella di chi avverte il dovere, oltre che la necessità, di definire il reale attraverso un sistema di indagine non semplicemente percettivo. Esistono molte lenti per mezzo delle quali si assume il reale (…). Marta usa lenti che non riproducono in nettezza, ma in profondità.”

DALLA POSTFAZIONE di MARCELLO BUTTAZZO – “La sua è poesia filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofica perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita vissuta. Quella di Marta Vigneri è poesia di fisica ponderatezza. Il corpo balena, respira, parla, declama, evoca, echeggia. “Il corpo violato è padrone miserabile del tempo fortuito, trafitto dal ferro azzurro e affilato”. . Versi dell’alterità quelli di Marta, perché l’Autrice non si rinchiude mai in uno sterile fortino di egocentrismo: tutt’altro. Con le sue parole d’amore, di gioia e di dolore, getta un ponte conoscitivo e prolifico con l’altro da sé. I suoi versi non sono uno specchio di vacuo egotismo, ma un veemente e intenso treno in corsa, con cui la poetessa ci invita al viaggio.”

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Francesco Gabbani - Occidentali's Karma [METAL VERSION]

 

 

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venerdì 17 febbraio 2017

Heavy (Official Lyric Video) - Linkin Park (feat. Kiiara)

Sopravvissuti agli anni ’90. Come? Ce lo racconta Mattia Bertoldi in "La dura legge di Baywatch", da marzo in libreria.



Chi si ricorda, degli anni ’90, i mini e i floppy disc, i primi videoclip di Videomusic, le serie televisive di Friends, Baywatch, e ancora, le sale giochi, le schede telefoniche o le boy band? Se a questi soli pensieri si prova un mix tra nostalgia e sollievo, allora questo è il libro giusto – anzi il librogame giusto – per ritrovare lo spirito dei sopravvissuti alla grande transizione analogico-digitale, quando per “scaricare una fotografia da Internet ci voleva mezz’ora”. Mattia Bertoldi, lui che è nato nel 1986 e in quegli anni era adolescente, con La dura legge di Baywatch. Tutto quello che avete amato negli anni ’90, (Booksalad, marzo 2017, Euro 14,00, IN USCITA IN MARZO), ha raccolto i suggerimenti di decine di suoi coetanei e ci racconta con sorprendente ironia e un pizzico di rimpianto la musica, la tv, l’intrattenimento, le letture, le mode e le tecnologie degli anni ’90. In un percorso strutturato come un librogame, soppiantato in quegli anni dai giochi di ruolo elettronici, si chiede come sia stato possibile divertirsi, amare, studiare, comunicare senza Wikipedia, Google, Netflix e gli smartphone. E, senza prendersi troppo sul serio, rivendica con orgoglio di avercela fatta, di essere uscito indenne da quel decennio, nonostante tutto. Noi degli anni ’90 siamo stati gli ultimi esemplari della nostra specie a provare i limiti della tecnologia digitale, gli ultimi ad aver assaggiato musicassette e mini disc, in un’epoca in cui gli MP3 erano ancora un miraggio per i più; ad aver seguito delle serie televisive senza l’aiuto di Internet, pronti a spaccare il videoregistratore se solo ci fossimo dimenticati di puntarlo per catturare su VHS l’ultimo episodio della stagione perché... esatto, niente streaming e niente riassunti su Wikipedia. Siamo anche stati gli ultimi a subire la maledizione di Baywatch, e questo è un segno che ci porteremo dietro per tanto, tanto tempo. E nessun remake potrà toglierci questo.

Mattia Bertoldi, nato nel 1986 a Lugano, ha vissuto più o meno alla grande tutti gli anni Novanta. Sognava il chiodo di pelle di Max Pezzali ed era innamorato di Xena e Buffy. Ancora oggi tifa per i Chicago Bulls, ascolta Gigi D’Agostino e ha paura dei vermi giganti del sottosuolo per colpa di Tremors. Finalista al Premio Chiara Giovani nel 2011, ha esordito con il romanzo Ti sogno, California, edito da Booksalad nel 2012, e dal 2016 è membro di comitato dell’ASSI, Associazione Scrittori della Svizzera italiana.

Torto marcio di Alessandro Robecchi (Sellerio Editore Palermo)

Tre luoghi di Milano, vicini sulla mappa ma lontanissimi tra loro, per il nuovo romanzo di Robecchi: la casa di Carlo Monterossi, autore televisivo di una trasmissione trash (di cui si vergogna), cultore di Bob Dylan e detective per caso; il quartiere malfamato attorno a San Siro, un mercato degli alloggi governato dai calabresi, dal collettivo di sinistra e dagli africani che si dividono democraticamente spazi e spacci; infine la questura dove lavorano in tandem il sovrintendente Carella e il vice Ghezzi. Nel centro di Milano hanno sparato a un commerciante di carni, sessantenne ricco e senza ombre, ma c'è una nota stonata: sul cadavere un sasso bianco, liscio, rotondo, poggiato sul petto. Dopo pochi giorni un altro omicidio con le stesse modalità - ancora una volta una pietra sul corpo - getta la città nel panico. Una firma? L'assassino dei sassi occupa le pagine dei giornali, radio e tv, compresa la trasmissione "Crazy Love" che Carlo Monterossi sta finalmente per abbandonare e non ne vede l'ora. Ed è in questo frangente che l'agente di Carlo, Katia Sironi, la sua alleata per la vita, chiede aiuto: la madre anziana è stata derubata in casa di alcuni gioielli, tra cui un anello preziosissimo. E così Carlo, "l'uomo curioso", "l'uomo che risolve problemi", con l'amico Oscar Falcone si mette a caccia dell'anello, solo che nella ricerca della pietra preziosa si imbatte nelle pietre degli omicidi, che nel frattempo sono diventati tre. Da San Siro a via Manzoni, dalle cantine degli alloggi popolari a un albergo sul lago, le indagini di Carella e Ghezzi si incrociano con quelle di Monterossi, finché i conti finiranno, amaramente, per tornare per tutti.


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