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venerdì 10 febbraio 2017

IGUANA CLUB di Maurizio Lanteri e Lilli Luini (NOVECENTO EDITORE). Dal 13 febbraio 2017 in libreria




All'Iguana Club, nel cuore nero della provincia  - «L’Iguana Club e` il locale dell’Alassio che conta, della gente che tiene entrambe le mani sui rubinetti del potere. Luca ci va un paio di volte la settimana per sentire l’aria che tira, un drink con gli amici prima di andarsene a cuccia. Ma stasera non e` qui per procacciarsi affari, quello di cui ha bisogno sono informazioni. Mattia non s’e` ancora fatto vivo, e questo e` il posto giusto dove sapere le novità senza dare nell’occhio. Il primo tentativo lo fa con Shakira, una che sa tutto di tutti. Shakira e` l’unico nome con cui gliel’hanno presentata, anche se la somiglianza con la cantante arriva si` e no a due chiappe sporgenti e alle labbra gonfiate di silicone. Il suo ruolo nel locale non gli e` chiaro ma tutti la trattano con deferenza».
  
IL LIBRO - I galgos sono levrieri spagnoli. Una razza che corre veloce e deve farlo. Se non riescono a vincere, li aspetta una morte crudele, impiccati a un albero nel nome della Vergine Maria, perché così vuole la tradizione nel circuito delle corse clandestine in Spagna. Jorge è un galgo che riesce a sfuggire alla sorte incrociando la strada di Luca Dolmetta, un agente immobiliare con la passione per la cocaina e i soldi facili.  Un vizio che l’ha legato a doppio nodo a Mattia Cattaneo, rampollo di una delle famiglie più in vista di Alassio, trasformandolo in corriere della droga tra l’Italia e la Spagna. Ma pochi giorni dopo l’ultimo viaggio di Luca, il cadavere di Mattia viene ritrovato su una delle spiagge della cittadina ligure. Luca Dolmetta si ritrova così con un cane ferito, una BMW imbottita di cocaina, indeciso tra una fuga rapida e la possibilità di guadagnare ancora di più. La situazione perfetta, per uno che gioca d’azzardo. La morte di Mattia ha tutte le caratteristiche di un'esecuzione per passare inosservata agli occhi di chi quei luoghi li conosce bene. È una notizia  sui cui si butta a capofitto con tutti i suoi 100 chili il giornalista Jacopo Bignone, meglio conosciuto con la sigla con cui si firma: JB. Alla vigilia dei suoi 40 anni ha solo voglia di riscattarsi agli occhi dei genitori di cui non ha voluto seguire le orme nella salumeria di famiglia. JB e la squadra della Ponente Press si mettono a ricostruire una pista che diventa ben presto una ragnatela: cosa lega un massacro nei dintorni di Valencia, il ritrovamento di una piantagione di basilico e il più esclusivo night club di Alassio, l'Iguana Club?

giovedì 9 febbraio 2017

Francesco Gabbani - Occidentali's Karma

“Sono nato cantando … tra due mari. Radici e canto nella poetica di Franco Simone cantautore salentino” di Carlo Stasi (iQdB Edizioni di Stefano Donno) a Taurisano con SPECIAL GUEST FRANCO SIMONE presso sede ODA

























Per la rassegna Autori a domicilio, con Oda Library in collaborazione con la consulta giovanile di Taurisano, dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Taurisano,  Acli arte e spettacolo Lecce, si presenterà presso la sede ODA in corso Vanini 25 a Taurisano venerdì 10 febbraio 2017 ore 20,30, introdotto dal prof . Gianni De Pascalis, il libro “Sono nato cantando … tra due mari. Radici e canto nella poetica di Franco Simone cantautore salentino” di Carlo Stasi (iQdB Edizioni di Stefano Donno). Interverrà l’editore Stefano Donno. SPECIAL GUEST: FRANCO SIMONE.
“Prima la musica o la poesia? Dilemma proverbiale quasi quanto quello dell’uovo e della gallina, e di fronte al quale le menti più sagge dell’antichità si sono rifugiate in miti rassicuranti come quello delle comuni origini o del loro primordiale legame ritmico e sonoro. Un legame indissolubile, in ogni caso, che ritorna puntuale ed accresciuto nelle sue infinite sfaccettature quando si è di fronte ad un personaggio di grandissima levatura quale Franco Simone, il cantautore di Acquarica del Capo che nella musica ha infuso tutta la sua poetica e sensibilità. Le canzoni, è noto, si ascoltano, si cantano, si respirano, vanno via, ma ritornano. Sono sempre con noi e portano i ricordi. Ma rappresentano anche, in alcuni particolari momenti storici, dei documenti straordinari in grado di indicarci il suono del cambiamento, come quello che riguardò i mutamenti sociali, “antropologici”, linguistici e lessicali dell’Italia del secondo dopoguerra. E a ripercorrere in maniera assolutamente originale il percorso e l’incontro di Franco Simone con quel processo, che non riguardava però solo l’Italia, è ora questo eccellente pamphlet scritto dal poeta Carlo Stasi, che con grande maestria è riuscito a mettere insieme vicende personali del cantautore, legate soprattutto alla sua infanzia ed al periodo scolastico ed universitario, alle tante canzoni che si sono ispirate proprio a quei ricordi. La figura che emerge è quella di un artista non solo legata alle canzoni d’amore, che pure hanno una notevole importanza nella sua produzione e ne hanno sancito l’iniziale fama (“Tu…e così sia” e “Respiro” fra tutte), ma anche di un uomo che “racconta esperienze non personali con una grande sensibilità ed una forte immedesimazione emotiva nei drammi della società contemporanea”. Come quello collegato al problema della deforestazione dell’Amazzonia ed alle prevaricazioni subite dalle popolazioni indigene. Una tema, quello dell’ecologismo, sempre attuale e che troverà collocazione nella magnifica “Amazzonia” del 1988. Ed un altro punto sapientemente sottolineato dall’autore è la grande passione, anzi l’amore sconfinato, che l’America Latina serba verso Franco Simone, autentico “divo” in Sudamerica con il merito aggiuntivo di aver lanciato e portato molti talenti salentini, come recentemente accaduto con Michele Cortese. (dalla prefazione di Eraldo Martucci)

Carlo Stasi, poeta, scrittore e saggista di Acquarica del Capo (Lecce), è docente di Lingua e Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico “De Giorgi” di Lecce. Ha pubblicato Poesie (Gabrieli, Roma 1981), La Speranza (Ricerche Poetiche) (Fasano 1984), Leucàsia (racconti, disegni e poesie) (Presicce 1993, 1996, 2001), Danza dei 7 pensieri (Bollate 2001), Leucàsia e le Due Sorelle (storie e leggende del Salento) (Cavallino 2008, 2012). Ha tenuto mostre-performances di poesia visiva a Bari (1984), Milano (1990), Como (1996, 1997), Tradate (1997), Maglie (2000), Lecce (2001-2), ecc. É inserito in numerose antologie. Collabora con articoli, saggi, recensioni, racconti e poesie a quotidiani e riviste, scrive testi per canzoni (ha inciso "Tango della Tangente", Nuova Fonit Cetra, Milano 1997), ed un suo testo poetico (“Tigi Luna”) è stato scelto e musicato dal gruppo Sud Sound System (2001). Nel 1992 ha creato la “leggenda” di Leucasia.

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mercoledì 8 febbraio 2017

TRUMP, ALEX AND ME | by Alessandro Nardone | Official Booktrailer

Storia delle armi da fuoco. Dalle origini al Novecento di Letterio Musciarelli (Per Odoya dal 2 marzo 2017)



Non ci sono documenti certi sul nome del primo fortunato chimico che, miscelando zolfo, carbone e salnitro, scoprì la formula per la polvere da sparo. Probabilmente fu scoperta contemporaneamente in vari luoghi del mondo, non ultima la regione che fu la culla globale delle armi da fuoco: la Val Trompia. Se è vero che alcuni testi attribuiscono l’utilizzo di bombarde (mutuato da lombarde) ai bolognesi già dal 1216 (Muratori) e che Leonardo Aretino e Petrarca collocano a Firenze analoghi “cannoni” all’inizio del XIV secolo, Musciarelli ipotizza che quelle armi arrivassero dalla vicina Brescia per vari motivi: l’estrazione di metallo  nella valle del Mella è accertata già in epoca pre romana; le manifatture bresciane si occupavano di fornire armi già dalle epoche  precedenti (vedi, a prova di ciò, l’ingente ordinativo di tali armi pervenuto alla Val Trompia durante la III Crociata verso la fine del 1100).  Inoltre la documentazione del XVI secolo relativa alle armi fabbricate nelle valli bresciane denota un’esperienza secolare, che alla qualità  venivano chiamati “poeti del ferro” univa la quantità. Se si pensa che dal 1794 al 1797 furono forniti alla spagna 150.000 fucili dalle fabbriche di Brescia, si capisce che l’industrializzazione dell’area abbia origini antiche. Fu Dante stesso che scrisse “Onde l’arena s’accendea com’esca Sotto focil… (Inferno, canto XIV, versi 38-39)” e Boccaccio in una nota glossa chiarisce che è proprio quello che sembra, si parla di fucili. Tuttavia fu solo con l’introduzione su vasta scala dell’acciarino a focile (1610-1630)  che le armi lunghe non si chiamarono più archibugi ma fucili, prendendo il nome dal meccanismo omonimo. Le evoluzioni tecniche delle varie armi da fuoco sono qui minuziosamente descritte e vediamo (in una delle numerose figure esplicative) come nel 1490 fu proprio Leonardo Da Vinci a definire il caricamento a ruota; mentre si deve a Bonaiuto Lorini (1590) il sistema a retrocarica. Le notevoli  innovazioni nostrane arrivano fino al 1960, con Davide Pedersoli  che brevettò un meccanismo, “per sovrapposti”, nel quale i percussori agiscono parallelamente all’asse delle canne.  Le prime armi personali “quasi tascabili” avevano dei nomi piuttosto fantasiosi come Mazzagatto, Petrinale o Spazza-campagna. Si deve invece all’americano Colt l’invenzione di una pistola a più colpi: l’incentivo del governo degli Stai uniti  a questa scoperta fu grande, c’era l’immediata necessità di far fronte all’avanzata dei nativi americani... Il lavoro di Musciarelli, seppur sintetico e ricco di indicazioni antropologiche sull’utilizzo della potenza letale di fucili e pistole, riesce a coprire in modo piuttosto completo l’ambito dell’evoluzione tecnica e quello della produzione industriale, elencando con dovizia di particolari le varie armi, i banchi di prova e i loro produttori. Il libro si chiude infatti con alcune utili appendici, dal vademecum per il collezionista per riconoscere le armi antiche contraffatte, fino all’elenco dei simboli dei vari produttori dall’epoca medievale fino ai giorni nostri.

Letterio Musciarelli, siciliano di nascita e bresciano d’adozione, è stato docente di Matematica, preside incaricato presso la Scuola Statale di Castenedolo, appassionato di meccanica e storia. Archivista raffinato, pubblica questo libro dopo anni di studio e di ricerca presso biblioteche, raccolte private, musei, fabbricanti di armi e botteghe antiquarie.

“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) alla Biblioteca di Cavallino





















“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri, con prefazione di Daniele De Luca (Unisalento) edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno si presenta il 9 febbraio 2017 ore 18,00 presso la Biblioteca Comunale di Cavallino G. Rizzo in via Amendola. Interverrà insieme all’autore, l’editore  Stefano Donno.
“Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole molto coraggio nel chiedermi di scrivere una prefazione a un libro su di una band degli anni '60. Perché, anche a voi che leggete, qual è il primo pensiero che vi viene in mente? Sicuramente uno di quegli insopportabili gruppi frikkettoni, hippie, pacifisti, lenti e insulsi sul modello di Mamas&Papas o Jefferson Airplane (ne sono certo). Per fortuna, anche in quegli anni terribili dal punto di vista musicale qualche luce affiorava nel buio. E, forse, una luce più di tutte, quella di The Doors! Ed è di questa luce che questo libro vi parla. Meglio, ve la racconta. E Giuseppe Calogiuri, conoscendo questa mia debolezza, ha saputo trovare lo strumento e il coraggio giusto. Ma, forse, è necessario andare per ordine... Il 4 gennaio 1967 The Doors pubblicano il loro primo album omonimo. Non siamo in un anno qualsiasi, quel 1967 segnerà la storia degli Stati Uniti, prima, e dell'intero mondo occidentale, poi. Già da qualche anno le forze armate di Washington combattono lontano da casa una guerra non ufficiale. Dall'inizio del suo mandato presidenziale, il “progressista” John F. Kennedy ha cominciato a prendere i ragazzi del suo paese per scaraventarli dall'altra parte del mondo. The Golden One (citando The Human League), figlio di una famiglia arricchitasi spropositatamente grazie al commercio illegale di alcol, ha precipitato gli Stati Uniti nel fango del Vietnam. Il suo successore, Lyndon B. Johnson, ha continuato il lavoro. Anzi, lo ha portato alle estreme conseguenze. Il 7 agosto 1964, il Congresso americano – approvando la H.J. Res. 1145 (conosciuta come la “Risoluzione del Tonchino”) – ha consegnato al Presidente un assegno in bianco per portare le truppe ovunque ritenesse necessario. È l'inizio della presidenza imperiale. E' anche l'inizio, in pratica, della coscrizione obbligatoria per i giovani americani. Quella carne fresca serve. È indispensabile per combattere nelle paludi e nelle giungle del sud-est asiatico. Nel 1968, saranno ben 500.000 i soldati impiegati in Vietnam (con infiltrazioni anche in Cambogia e Laos per inseguire i charlie). In questo clima, le Università sono le istituzioni che, più di altre, risentono della guerra. I ragazzi che “vincono” alla perfida lotteria della coscrizione hanno solo tre scelte: 1) accettare l'arruolamento; 2) scappare, magari in Canada (come Jack Nicholson); oppure 3) scegliere la strada dell'obiezione di coscienza. La terza è una scelta difficile, ti mette fuori dalla società e, per questo, ci vuole un coraggio enorme. Un campione sportivo all'apice della carriera rifiuterà più volte l'arruolamento e il 20 giugno del 1967 sarà giudicato colpevole di tradimento. Quell'uomo era Muhammad Ali! Una nuova strada doveva essere trovata. E qui la musica sarà fondamentale come mezzo di aggregazione per tutti coloro i quali volevano fare qualcosa. Il 1967 regalerà alla costa occidentale degli Stati Uniti la Summer of Love e al Vecchio Continente la spinta alla rivolta studentesca, che in Europa inizierà nel maggio dell'anno dopo. La scintilla partita dall'Università di Berkeley, in California, diventerà fiamma viva in altri atenei, per trasformarsi in incendio a Parigi. Il Monterey Pop Festival del giugno 1967 sarà il pretesto che permetterà agli studenti di unirsi, confrontarsi e cogliere tutti i segnali che artisti come Jimi Hendrix o The Who sputavano dal palco. Segnali che, in un modo o in un altro, volevano dire rabbia. Beh, The Doors sono figli e, insieme, strumento di quella rabbia e di quella società americana che è confusa e terrorizzata dai suoi stessi leader. Una società che ha visto cadere i propri miti politici con l'assassinio di Kennedy, o quelli sportivi, con l'arresto di Ali, e che vede, continuamente, partire i propri ragazzi verso luoghi lontani e impronunziabili per tornare, poi, in casse avvolte dalla bandiera a stelle e strisce. Una generazione di giovani e adolescenti che si rifugia sempre più nelle droghe. Magari nuove droghe come l'LSD, che aprono nuove porte. E queste porte sono quelle già narrate da William Blake e che Jim Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore faranno proprie e attraverseranno con l'arroganza, l'incoscienza e la rabbia dell'età. Arroganza, incoscienza e rabbia che non si possono non condividere e abbracciare. Abbracciare anche da parte di chi, come me, è cresciuto con e nel punk, prima, e nella new wave, dopo. Un triade di valori e sentimenti che tutti insieme risiedono in quella prima prova discografica e che, qui, Giuseppe Calogiuri analizza e descrive con sapienza tecnica assolutamente invidiabile (almeno da parte di chi crede che conosciuti due accordi si possa e si debba formare una band!). Quello che avete tra le mani non è un ennesimo libretto sulla band di Los Angeles, no. Sono pagine che vi faranno fare un passo avanti sulla strada della conoscenza di un album fondamentale. Un disco con veri gioielli. E alcuni sono gioielli sfrenatamente gotici: come non citare la bellezza fulminante di The Crystal Ship. Pezzo che, per il chiaro riferimento a leggende celtiche, avrebbe sicuramente fatto innamorare i membri della Confraternita Pre-raffaellita di vittoriana memoria. Il dolore che trasuda freddo e umido da End of the Night o l'incestuoso sangue che sgorga da The End. Pezzo, quest'ultimo, che non può non ricordare In Cold Blood di Truman Capote e a causa del quale, soprattutto, sono certo, il Re Inchiostro Nick Cave avrebbe venduto l'anima per poter scrivere una murder ballad come quella. Insomma, ora basta, inutile aggiungere altro. Giuseppe Calogiuri vi ha invitato, vi ha aperto le porte e, come avrebbe cantato Ian Curtis: “This is the Way... step inside!” (Prefazione di Daniele De Luca)

Giuseppe Calogiuri (1978) è nato a Lecce e qui vive e lavora come avvocato specializzato in diritto d’autore e degli artisti. Alla professione affianca l’attività di chitarrista ed ha all’attivo un decennio di militanza nella prima tribute band salentina dei Doors, con la quale ha portato il sound della band di Los Angeles in giro per la Puglia. Giornalista e scrittore, tra i suoi lavori “Una buona giornata” (premio “Corto Testo”), “Tramontana” (Lupo Editore, 2012), “Cloro” (Lupo Editore, 2016).

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martedì 7 febbraio 2017

Incontri sui Cavalieri Templari a Tor Tre Teste

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Ufo, notizie di avvistamenti anche dall'Inghilterra | veb.it

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Marianne Mirage - Le canzoni fanno male

Un cervo in metropolitana di Desmond Morris (Mondadori)



"Questo libro parla della gioia di osservare il mondo. È un testo autobiografico, però non riguarda tanto me quanto le cose che ho visto. Sono affascinato dal mondo che mi circonda e da quello che sono riuscito a vedere e a registrare in sessant'anni di osservazione, prima come studioso del comportamento animale e poi come studioso del comportamento umano. Per tutta l'infanzia sono stato attorniato da animali: dividevo con essi perfino la carrozzina. Da grande ho studiato zoologia e sono diventato etologo. I miei studi sul comportamento animale mi hanno condotto allo Zoo di Londra, dove ho ricoperto la carica di conservatore dei mammiferi. Poi le mie ricerche sugli scimpanzé mi hanno spinto ad analizzare il più affascinante di tutti gli esemplari: la scimmia nuda. In questo libro introdurrò il lettore nei vari scenari della mia vita: da uno studio televisivo nello Zoo di Londra a una casa di geishe a Kyoto; da una sperduta tribù africana a un casinò di Las Vegas; dalla 'dolce vita' mediterranea alla dura realtà della malavita di Los Angeles. Ammetto che ho spesso sorriso del lato più leggero della vita o riso di gusto delle bizzarre manie e idiosincrasie dell'umanità, ma non me ne scuso. È indubbiamente una mia debolezza, ma credo che renderà più gradevole la lettura." Con strepitoso humour britannico, Desmond Morris racconta in questo libro la sua carriera di uomo di scienza e divulgatore, e i tantissimi incontri con animali straordinari e altrettanto straordinari esseri umani, da Dylan Thomas a Joan Miró, a Yoko Ono, Stanley Kubrick e Marlon Brando. Un libro imperdibile per chi ama gli animali, illuminante per tutti.

Linus presenta il cucciolo Ilde, nuovo arrivato dopo la morte di Bruna | Spettacoli.Leonardo.it

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Festival di Sanremo, la scelta di Carlo Conti che ha fatto infuriare il web

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lunedì 6 febbraio 2017

Catalogo iQdB Edizioni di Stefano Donno

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Depeche Mode - Where's the Revolution (Audio)

“Leonte” (Gaffi editore, 2017) di Antonio Bettelli in anteprima il 9 febbraio 2017 a Mestre



È il 27 maggio 2011. Tra due giorni i Caschi Blu della missione UNIFIL in Libano ricorderanno i loro caduti e, fra questi, anche i soldati italiani dell’Operazione Leonte. Alle ore 15.55, un ordigno esplode sul ciglio della superstrada che collega la capitale libanese con l’antica città fenicia di Sidone. Le agenzie stampa battono la notizia: un soldato italiano è morto. Poco dopo, il portavoce dello Stato Maggiore della Difesa dichiara “Nessun ferito rischia la vita”; ma il nostro autore che è lì, con l’incarico di addetto per la difesa presso l’ambasciata italiana, sa che adesso, a distanza di quattordici anni dagli ultimi caduti del nostro contingente in Libano, un altro soldato italiano potrebbe lottare tra la vita e la morte. Da quel giorno, la passione del ventenne Giovanni Memoli si intreccia drammaticamente con le vicende della Terra dei Cedri, un Libano mostrato dall'autore nella chiave giusta a comprendere i sommovimenti interni della scena geopolitica mediorientale. Leonte tiene amalgamati ricordo privato, confessione professionale, ripensamento dell’intera esistenza a metà del cammino. È una storia narrata isolando un preciso segmento di tempo: prende forma tra scenari chiassosi, quelli di una Missione il cui senso si riassume nel quotidiano lambire il pericolo. Confessione appassionata di un uomo per il quale matrimonio, paternità, lealtà nella gerarchia, fame di solitudine, sete di conoscenza di mondi stranieri, altrettanto dei segreti del proprio animo che di quelli altrui – tutto è ugualmente cruciale.

Antonio Bettelli è un ufficiale dell’Esercito Italiano, più volte impegnato nelle operazioni di supporto alla pace in vari ambiti internazionali. Tra questi, vi sono l’Iraq del post Saddam, nella provincia meridionale del Dhi Qar, l'esordio dell'Operazione Enduring Freedom in Afghanistan, monitorata dal comando operativo di Tampa in Florida, e nel Libano, dove ha lavorato come Addetto per la Difesa presso l’Ambasciata Italiana a Beirut e come comandante del Sector West della missione UNIFIL nel sud del Paese. Antonio Bettelli presta ancora servizio nell’Esercito Italiano.
Scrive di lui Lisa Ginzburg: “Con questo esordio nella scrittura, Bettelli sembra trovar modo di ricomporre tessere di un mosaico interiore necessario a mantenere intatta la sua passione di vivere. Immagini non ancora sbiadite, capaci di guidare il lettore nella supposizione di cosa possa essere toccare da vicino la minaccia della guerra e la possibilità della morte, ma senza mai perdere la speranza”.

Presentazione in anteprima nazionale  giovedì 9 febbraio all'Aperitivo con l'autore a cura del Circolo Culturale “Walter Tobagi” all’Hotel West Bestwern Bologna di Via Piave 214 a Mestre alle ore 18.00 del romanzo-verità “Leonte” (Gaffi editore, 2017) che il generale Antonio Bettelli ha dedicato alla vicenda, umana e professionale, del giovane soldato Giovanni Memoli, rimasto cieco a 28 anni durante la missione di pace “Leonte” e ritornato oggi a servire l’esercito nei “Ruoli d’onore”.

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