Lo sgurz è qualcosa di
indefinibile che talora appare negli eventi e nelle persone. Cercavamo di
inseguirlo e di definirlo in uno spettacolo a metà anni ottanta dal titolo
"Chiamatemi Kowalsky", in cui Paolo Rossi e io, si presumeva che
questo tal Kowalsky, di cui raccontavamo le gesta, avesse lo sgurz. Quando gli
prendeva un colpo di sgurz faceva cose apparentemente poco logiche e coerenti,
entrava in un'altra dimensione. Il termine poi precipitò in un film di
Salvatores, "Kamikazen - ultima notte a Milano", che aveva nella
locandina la dicitura "il primo film con lo sgurz", nientemeno. Sgurz
mi ricorda una Milano viva, sentimentale, intelligente, in anni nei quali si
contrapponeva alla Milano da bere un vitalismo malinconico e sensuale, sempre sorretto
da una forte vocazione alla gioia, che circolava tra le canzoni di Jannacci e
di Gaber, nei poemi di De André e Guccini, nei romanzi di Benni, e, in giro per
l'Italia, nei disegni di Pazienza e nelle azioni del manipolo di Tango (Staino,
Hendel, Pietrangeli).
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martedì 4 ottobre 2016
Candore di Mario Desiati (Einaudi)
Privo di moralismo e
morbosità, Candore è un viaggio ironico e avventuroso nel mondo della
pornografia. Il romanzo sul desiderio e sulla trasgressione che non era ancora
stato scritto. Il romanzo di chi almeno per un giorno ha desiderato essere
estremo, perverso, senza avere la forza di andare fino in fondo. «Le amavo
tutte. Mi crogiolavo nei dettagli, gli anelli alle mani, la posa di una
caviglia sui tacchi alti, la grana del nylon in una calza scesa.» Martino Bux è
un diciottenne in libera uscita durante la visita di leva quando scopre che i
sogni possono diventare realtà. Le donne irraggiungibili sono lì davanti ai
suoi occhi in un cinema a luci rosse, può guardarle senza essere visto, può
goderne senza dover rendere conto a nessuno. Ma ben presto per Martino la
pornografia diviene un'ossessione. Invece di frequentare l'università, si perde
bighellonando nei locali più equivoci della capitale. E soprattutto perde
Fabiana, esasperata dalla sua inconcludenza, dalla sua pervicace inadeguatezza
alla vita adulta. Fabiana studia per diventare medico, mentre per Martino quel
suo camice bianco è soprattutto un dettaglio che accende le fantasie erotiche.
Le donne in carne e ossa, quelle che si potrebbero abbracciare, perdono via via
consistenza e verità. Si innamora solo di ragazze che somigliano ad attrici
hard, lavora solo in posti in cui regnano libertinaggio e sensualità esplicita,
si affida a chiunque possa concedergli un attimo di felicità del corpo.
Attraversa così un trentennio di storia del porno, passando per i giornaletti,
i film di Rocco Siffredi, i locali di striptease, e poi internet e i privé,
fino ad arrivare a oggi. Sullo sfondo, la città di Roma e l'Italia, fatta di
cialtroneria, finta opulenza, in continua oscillazione tra bigottismo e
trasgressione, moralismo e voyeurismo.
lunedì 3 ottobre 2016
domenica 2 ottobre 2016
venerdì 30 settembre 2016
Poesie (1963-2015) di Maurizio Cucchi (Mondadori)
L'opera di Maurizio
Cucchi costituisce, come pochissime altre esperienze della poesia del
Novecento, un vero e proprio Canzoniere, quasi un romanzo, costruito a partire
dall'esordio con "Il Disperso", pubblicato per volontà di Vittorio
Sereni. I suoi componimenti non sono tuttavia monolitici, ma alternano di fase
in fase, di situazione in situazione, un carattere più oggettivo o più onirico,
dialogico o psichico, un tono più lirico o narrativo, ironico o patetico. Ciò
che accomuna questi versi, nell'arco di mezzo secolo di poesia e di riflessione
sulla poesia, è da un lato il forte radicamento di Cucchi nella "scuola
milanese" e nella sua generazione, quella dei nati all'indomani della
guerra, cresciuto tra i fervori del boom economico e del '68; dall'altro il
rifiuto di elevare la fisionomia anagrafica dell'Io poetico a mitologia di sé.
Punto di partenza rimane sempre un robusto realismo lombardo aperto
all'esplorazione dell'interiorità. Mosso contemporaneamente da forze
centrifughe e centripete, questo libro - curato da Alberto Bertoni offre il
ritratto più completo di un flâneur milanese e contemporaneo.
giovedì 29 settembre 2016
mercoledì 28 settembre 2016
martedì 27 settembre 2016
lunedì 26 settembre 2016
domenica 25 settembre 2016
venerdì 23 settembre 2016
Alieni in safari, di Caterina Davinio, prefazione di Fancesco Muzzioli, nota di David W. Seaman, con testo inglese a fronte e fotografie (Robin Edizioni). Intervento di Nunzio Festa
"(...) Nell'attimo
/ sgomento / la fine ovunque, / paziente / e attesa, / spaurì // la ragione /
alle prime armi / rotolò via / come una biglia di vetro / sul sentiero di terra
battuta / di un bimbo, / nel pomeriggio festoso / di un giorno d'estate, / come
le barchette di carta / di Rimbaud. // Allora / decisi di partire." Già da
questi versi, che fanno parte del componimento d'apertura di "Alieni in
safari", capiamo allo stesso tempo l'intento dell'autrice e il suo
linguaggio quindi il suo retroterra; oltre, ovviamente, a percepire come sarà
la sua lingua. Seppur sappiam bene del timbro di Caterina Davinio: dal
"Libro dell'oppio" (2012), per dire, al più recente "Fatti
deprecapibili", del 2015, ma senza scordare, ancora, "Il sofà sui
binari". Per Muzzioli, insomma, Davinio in questa nuova opera - che
raccoglie liriche del 2010 -: pone con forza il problema del rapporto con
l'altro. Perché nonostante l'avanzamento tecnolocigo, "la nostra capacità
di rapporto con l'altro non è affatto migliorata, il turista cerca sola la
conferma di un'immagine già ricevuta, preconfezionata". E come dargli
torto. Oppure in che maniera riuscire a contraddire la stessa poetessa quando
prima di farci leggere i suoi versi ci ricorda che gli alieni siamo noi.
"Che ci guardiamo intorno e il nostro mondo non lo riconosciamo".
Africa, India, Nepal, Sud America. Sono in questo "diario di
viaggio". Testimoniato, inoltre, da foto giustamente prive di colori
stordenti. Pioniera della poesia digitale, la scrittrice foggiana Caterina
Davinio dall'inizio degli anni Novanta ha creato opere di sperimentazione buone
a sposare arti visive con video, internet e anche fotografia digitale. Diverse
volte, tra le altre cose, è stata ospite della Biennale di Venezia. Vedi quando
nel 2009 al Padiglione ha realizzato un'istallazzione virtuale su Second Life.
La poesia civile, per Davinio, è fatta di contenuti omaggiati da una forma viva
nella nostra modernità.
giovedì 22 settembre 2016
mercoledì 21 settembre 2016
Il cuoco dell'Inferno di Andrea Biscaro. In libreria per Meridiano Zero dal 30 settembre
A cavallo tra Quattro e
Cinquecento Ferrara era una città straordinaria, paragonabile alla New York di
oggi per importanza politica, artistica e architettonica. Ludovico Ariosto era
poeta di corte (il suo capolavoro quest’anno festeggia i cinquecento anni), la
bella Lucrezia Borgia nel 1502 sposò in terze nozze Alfonso I D’Este e
l’Addizione Erculea aveva trasformato Ferrara nella città ideale, perfezionando
l’urbanistica con maestria e razionalità. Ne fu responsabile l’allievo di
Brasavola Biagio Rossetti che tra l’altro concepì e fece costruire Palazzo
Diamanti. La più importante corte d’Europa non poteva che richiedere
l’eccellenza in cucina. Se ne occupava lo Scalco di corte: Cristoforo da
Messisbugo, ovvero uno dei protagonisti di questo romanzo e “master chef”
realmente esistito, autore del “cook book” Banchetti, composizioni di vivande
et apparecchio generale costantemente ristampato fino alla fine del Seicento.
Altro punto di forza della città Medievale era l’astrologia,
"scienza" che si teneva in gran conto e a cui si attribuivano
capacità propiziatorie e di preveggenza. Quali personaggi e ambientazione più
accattivanti per un thriller “esoterico” che tiene incollati fino all’ultima
pagina? Così, Andrea Biscaro immagina che all’interno delle note bugne di
Palazzo Diamanti sia stato inserito un grosso diamante, al fine di catalizzare
forze benigne sulla città. Mani malvagie hanno tuttavia spostato la pietra
preziosa, aprendo un varco per…l’Inferno stesso! L’artefice della scoperta di
questo spostamento è un ambiguo frate, fratello dello Scalco e potente
sensitivo. La corte del Duca d’Este (Ercole), che non teme pericoli ben più
concreti, sottovaluta gli avvertimenti e espone la città alla strana
apocalissi. Lo schiudersi delle porte dell’Inferno è un vero capolavoro di
immaginazione: c’è chi, come Ludovico Ariosto, si ritrova in un remoto passato,
in cui la regione era tutta acquitrini e invece che camminare verso Palazzo
Diamanti si perde in una nebbiosa palude insieme a un demoniaco traghettatore,
parente di quello cantato dal suo noto“collega” di Fiesole. Lucrezia Borgia,
invece, si ritrova nel peggiore dei futuri: nella Ferrara in mano ai nazisti,
di fronte ai quali conserva la dignità nobiliare, anche se scossa da
profondissimo terrore. All’architetto Rossetti tocca invece una trappola da
contrappasso: girare in tondo in un labirinto senza uscita, un labirinto
architettonicamente perfetto. E cosa dire dell’aiuto di Messisbugo, il cuoco
Mastro Zafferano, divorato “per colpa del karma” da un cinghiale antropomorfo… La
storia è perfettamente bilanciata tra ricostruzione storica impeccabile ed
esigenze di una trama scattante. Le ricette riportate non solo descrivono bene
l’inventiva culinaria dell’epoca, ma sono anche facilmente riproducibili. A
meno che non si tema, con queste preparazioni, il rischio dello scatenarsi
dell’Inferno…
Andrea Biscaro è scrittore, cantautore e
ghostwriter. Nato a Ferrara, vive all’Isola del Giglio. I suoi libri hanno
avuto prefazioni autorevoli: Alda Merini, Erri De Luca, Eraldo Baldini, Roberto
Piumini, e hanno parlato di lui personalità quali Gianni Mura, Marinella
Venegoni, Sergio Zavoli e Franco Carratori. Ha lavorato per Castelvecchi,
Fabbri, Stampa Alternativa, Coccole&Caccole, Squilibri, Safarà,
Passepartout, Progedit, MilanoNera, LietoColle, Effigi e Neos. Tra le uscite
degli ultimi anni ricordiamo: Illune con prefazione di Eraldo Baldini (Effigi
2011), Nerone. Il fuoco di Roma (Castelvecchi 2011, tascabile Lit 2012, Fabbri
2015), Ballate della notte scura con Tiziano Sclavi (Squilibri 2013).
martedì 20 settembre 2016
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