L'opera di Maurizio
Cucchi costituisce, come pochissime altre esperienze della poesia del
Novecento, un vero e proprio Canzoniere, quasi un romanzo, costruito a partire
dall'esordio con "Il Disperso", pubblicato per volontà di Vittorio
Sereni. I suoi componimenti non sono tuttavia monolitici, ma alternano di fase
in fase, di situazione in situazione, un carattere più oggettivo o più onirico,
dialogico o psichico, un tono più lirico o narrativo, ironico o patetico. Ciò
che accomuna questi versi, nell'arco di mezzo secolo di poesia e di riflessione
sulla poesia, è da un lato il forte radicamento di Cucchi nella "scuola
milanese" e nella sua generazione, quella dei nati all'indomani della
guerra, cresciuto tra i fervori del boom economico e del '68; dall'altro il
rifiuto di elevare la fisionomia anagrafica dell'Io poetico a mitologia di sé.
Punto di partenza rimane sempre un robusto realismo lombardo aperto
all'esplorazione dell'interiorità. Mosso contemporaneamente da forze
centrifughe e centripete, questo libro - curato da Alberto Bertoni offre il
ritratto più completo di un flâneur milanese e contemporaneo.
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venerdì 30 settembre 2016
giovedì 29 settembre 2016
mercoledì 28 settembre 2016
martedì 27 settembre 2016
lunedì 26 settembre 2016
domenica 25 settembre 2016
venerdì 23 settembre 2016
Alieni in safari, di Caterina Davinio, prefazione di Fancesco Muzzioli, nota di David W. Seaman, con testo inglese a fronte e fotografie (Robin Edizioni). Intervento di Nunzio Festa
"(...) Nell'attimo
/ sgomento / la fine ovunque, / paziente / e attesa, / spaurì // la ragione /
alle prime armi / rotolò via / come una biglia di vetro / sul sentiero di terra
battuta / di un bimbo, / nel pomeriggio festoso / di un giorno d'estate, / come
le barchette di carta / di Rimbaud. // Allora / decisi di partire." Già da
questi versi, che fanno parte del componimento d'apertura di "Alieni in
safari", capiamo allo stesso tempo l'intento dell'autrice e il suo
linguaggio quindi il suo retroterra; oltre, ovviamente, a percepire come sarà
la sua lingua. Seppur sappiam bene del timbro di Caterina Davinio: dal
"Libro dell'oppio" (2012), per dire, al più recente "Fatti
deprecapibili", del 2015, ma senza scordare, ancora, "Il sofà sui
binari". Per Muzzioli, insomma, Davinio in questa nuova opera - che
raccoglie liriche del 2010 -: pone con forza il problema del rapporto con
l'altro. Perché nonostante l'avanzamento tecnolocigo, "la nostra capacità
di rapporto con l'altro non è affatto migliorata, il turista cerca sola la
conferma di un'immagine già ricevuta, preconfezionata". E come dargli
torto. Oppure in che maniera riuscire a contraddire la stessa poetessa quando
prima di farci leggere i suoi versi ci ricorda che gli alieni siamo noi.
"Che ci guardiamo intorno e il nostro mondo non lo riconosciamo".
Africa, India, Nepal, Sud America. Sono in questo "diario di
viaggio". Testimoniato, inoltre, da foto giustamente prive di colori
stordenti. Pioniera della poesia digitale, la scrittrice foggiana Caterina
Davinio dall'inizio degli anni Novanta ha creato opere di sperimentazione buone
a sposare arti visive con video, internet e anche fotografia digitale. Diverse
volte, tra le altre cose, è stata ospite della Biennale di Venezia. Vedi quando
nel 2009 al Padiglione ha realizzato un'istallazzione virtuale su Second Life.
La poesia civile, per Davinio, è fatta di contenuti omaggiati da una forma viva
nella nostra modernità.
giovedì 22 settembre 2016
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