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mercoledì 8 giugno 2016
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lunedì 6 giugno 2016
domenica 5 giugno 2016
sabato 4 giugno 2016
venerdì 3 giugno 2016
Dai culti di fertilità pagani alla neostregoneria
Ospiti
- Enrica Perucchietti (oltre a numerose pubblicazioni su riviste
digitali e cartacee, collabora con la trasmissione televisiva «Mistero» di
Italia 1), Paolo Battistel (collabora con la trasmissione «Mistero» e con
«Mistero Magazine») e special guest Daniele Piccirillo (membro dei Ghost
Hunters Team e ricercatore di parapsicologia e mediantà). A cura de La Libera
Università di Studi Esoterici “Achille d’Angelo – Giacomo Catinella” di Lecce
Serata all’insegna
dell’insolito e del mistero con personaggi d’eccellenza del panorama esoterico
italiano. L’appuntamento promosso dalla Libera Università di Studi Esoterici
“Achille d’Angelo – Giacomo Catinella” di Lecce e da non perdere assolutamente
è previsto per l’11 giugno 2016 a partire dalle 21,15 presso Le Club Boutique
Hotel in via Via Regina Isabella, 2 a Lecce. Una nuova formula di convivialità
che prevede durante la cena e tra una portata e l’altra l’intervento di
illustri ospiti studiosi e ricercatori del mondo esoterico e paranormale ed avrà
per titolo “Dai culti di fertilità pagani alla neostregoneria”. Ospiti della
serata saranno Enrica Perucchietti
(oltre a numerose pubblicazioni su riviste digitali e cartacee,
collabora con la trasmissione televisiva «Mistero» di Italia 1), Paolo
Battistel (collabora con la trasmissione «Mistero» e con «Mistero Magazine») e
special guest Daniele Piccirillo (membro dei Ghost Hunters Team e ricercatore
di parapsicologia e mediantà). La serata è ispirata liberamente alle tematiche
trattate nell’ultimo lavoro di Enrica Perucchietti e Paolo Battistel dal titolo
“Il Dio cornuto” edito da Uno Editori .
Fin dalla preistoria è esistito un culto di fertilità pagano che adorava
un dio cornuto e la sua controparte femminile, la Dea Madre. Nel corso dei
millenni il dio cornuto ha assunto molti nomi: Pan, Dioniso e il Minotauro per
i greci, Cernunnos per i celti, Fauno e Mitra per il mondo romano e persiano ma
la sua storia inizia molto prima con divinità dalle sembianze di toro, come
Moloch, Api, Mnevis. Questa religione ancestrale è sopravvissuta in forme
sotterranee, convogliando nella stregoneria e oggi nel neopaganesimo. Non
riuscendo a estirpare i culti pagani, infatti, la Chiesa ha operato da un lato
un’opera di sincretismo, assorbendo e rimodellando le antiche divinità e le
festività a proprio uso e consumo, e dall’altra ha trasformato il dio cornuto
nella figura del Diavolo. I rituali dell’antico culto (le danze, le orge e i
sacrifici) divennero il Sabba mentre i seguaci furono perseguitati come streghe
e stregoni dall’Inquisizione. Tracce dei rituali dell’antica religione
sopravvivono in mezzo a noi, invisibili agli occhi dei profani…
Libera
Università di Studi Esoterici “Achille d’Angelo – Giacomo Catinella” di Lecce
PER
INFO E PRENOTAZIONI
Tel: 0832-246044 / cell: 335-7980622
mercoledì 1 giugno 2016
“Ho dimenticato il cappotto di pannonero vecchio alla fermata del pesce” di Maurizio Leo (iQdB edizioni di Stefano Donno) al Dimora Silente di Copertino
Lunedì 6 giugno 2016
alle ore 20:30 presso il B&B Dimora Silente in Via Amendola n°1, a Copertino (LE) nelle vicinanze del Castello Angioino sarà
presentato l’ultimo lavoro di Maurizio Leo dal titolo “Ho dimenticato il
cappotto di pannonero vecchio alla fermata del pesce” (iQdB edizioni di Stefano
Donno). Dialogheranno con l’autore Lucia Cordella e Valentina Chiriatti per
VeleRacconto, Cristina Prenner per Laboratorio di Idee Vico Serpe ed Anastasia
Leo de iQdB Edizioni di Stefano Donno. Interverranno Maurizio Nocera, Piero
Rapanà, Vito Antonio Conte ed Elio Coriano. Perfomance musicali a cura di
Gabriele Calasso e Pierpaolo Leo.
“Ho dimenticato il
cappotto di pannonero vecchio alla fermata del pesce, ovvero dell'andamento
discendente del verso nello sconfinamento nel nulla. È la tensione del vuoto
come campo esperienziale che si rivela nella pratica di queste poesie di
Maurizio Leo. Alla luce di un discorso antologico che ospita opere, che
spaziano dalla poesia alla critica, dalla prosa poetica alla modulazione
cronachistica, raccolte fra il settembre del 1991 e il maggio del 2015 sulla
rivista Il Bardo, fondata dallo stesso Leo, occorre considerare come
l’incasellamento delle parole produca e/o risponda ad un effetto di vuoto che
permette l’allestimento della parola sulla pagina. Dare corpo e forma a questo
vuoto, da una parte, lasciare che le parole ci sprofondino, dall’altra, è la
condizione liminale di una poesia che passando dall’esperienza della Beat
Generation americana percorre in lungo e in largo certe istanze, a questa
sempre legate, tipiche del pensiero orientale – che va ad interessare appunto
l’intelaiatura della parola – fino a modulazioni di matrice surrealista e,
ancora, germinate in progress dalla poesia francese in un senso più ampio e nei
cui territori l’autore sembra muoversi con disinvoltura. Maurizio Leo raccoglie
a piene mani gli stimoli dei poeti Beat, dalle istanze culturali e quelle
ritmiche, dalle geografie spazio-temporali a quelle esistenziali. L’incedere
jazzistico della parola poetica, il ritmo incalzante del verso, una poetica
fluidificata nell’automatismo del pensiero (di chiara discendenza surrealista,
con riferimento puntuale a Breton) che aggira il blocco diurno della ragione e
sposta l’asse dell’azione poetica su di un piano liminale, poi precoscienziale,
che pare strizzare l’occhio agli strumenti offerti dal Kerouac teorico nei
Fondamenti della prosa spontanea (1957). L’attenzione verso la sonorità della
parola poetica affonda le proprie radici, in modo ampio e organico, nella
letteratura francese. È secondo un percorso che dal “gergo nuovo” del Kerouac
de I Sotterranei arriva dritto al verso asintattico surrealista, spostando e
ampliando il raggio d’azione dalla letteratura americana alla tradizione
francese. Delle successioni sillabiche, sconnesse, modulate nelle esperienze
fonetiche del movimento Dada e poi ne I Sotterranei di Kerouac, Maurizio Leo
conserva l’attenzione per la sonorità della parola letta fin nelle sue sillabe,
senza sconfinare nel nonsense estremo, mantenendo viva e integra la parola.
Questa è giocata nel verso come fosse un’isola, una costellazione di mondi che
in diverse prove deriva dall’assenza di una consecutio logica volta a
determinare una apertura di immagini eteroclite e plurivoche.”
(dall’introduzione di Francesco Aprile)
Maurizio Leo è nato nel
1959. Vive e opera a Copertino in provincia di Lecce. Da circa 25 anni porta
avanti con immensi sacrifici di impegno e di tempo una piccola casa editrice I
Quaderni del Bardo. Ha pubblicato: L’Uac (Il Muro, Sondrio, 1984); Fobia (Odes
Ed., Lecce, 1990); Nel volo del proprio inconscio (Ed. di Immaginale,
Copertino, 1992); Dogmaginazione (I Quaderni del Bardo, Copertino, 1994); L’Albergo
di Latta (I Quaderni del Bardo, Copertino, 1995); Fobia (I Quaderni del Bardo,
Copertino, 1998); Non suona più il jukebox nell’appartamento di Allen (I
Quaderni del Bardo, Copertino, 2002); Il bazar delle parole scomposte (I
Quaderni del Bardo, Copertino, 2005); Il cimitero di memoria (Luca Pensa Ed.,
Cavallino, 2005); Ha rinchiuso le parole (Ed. Il Raggio Verde, Lecce); Del
gatto delle fusa e del suo strusciamento (Lupo ed. , Copertino, 2007). Nel
luglio 2014 ha ricevuto per i suoi meriti editoriali il premio Millenium
nell'evento ''L'Olio della poesia''
iQdB edizioni di
Stefano Donno (i Quaderni del Bardo
Edizioni di Stefano Donno)
Sede Legale e
Redazione: Via S. Simone 74 / 73107 Sannicola (LE)
Redazione - Mauro
Marino
Social Media
Communications - Anastasia Leo, Ludovica Leo
martedì 31 maggio 2016
lunedì 30 maggio 2016
LIBERA UNIVERSITÀ ITALIANA DEGLI STUDI ESOTERICI
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domenica 29 maggio 2016
sabato 28 maggio 2016
venerdì 27 maggio 2016
giovedì 26 maggio 2016
Una visita serale e altri racconti, di Emmanuel Bove, traduzione di Claudio Panella, Fusta (Saluzzo, 2016), pag. 128, euro 13.00. Intervento di Nunzio Festa
Quante penne possono
vantarsi l'apprezzamento contemporaneo di Rilke, Beckett, Barthes e Handke?
Decisamente poche firme. Emmanuel Bove, all'anagrafe Emmanuel Bobovnikoff, che
usò anche tra l'altro gli pseudonimi Pierre Dugast e Jean Vallois, da questi grandi
grandi della letteratura ricevette elogi. Unendosi al piccolo elenco degli
editori italiani, vedi quando soltanto nel finire degli anni Novanta del
Duemila, grazie al lavoro per esempio di Beppe Sebaste e Giulio Mozzi, alcuni
cominciano a tradurre Bove nell'ex Belpaese, adesso Fusta ci restituisce gli
scritti minimalisti e a effetto da laser raccolti sotto al titolo "Una
visita serale e altri racconti". Racconti che annunciano ogni volta un
annuncio, che sono suspense e tensione per tensione. Queste frecce furono
scagliate tra il 1925 e il 1936, ma non tutti i racconti furono immediamente
pubblicati (l'edizione italiana della raccolta propone anche "Viaggio
intorno a un appartamento" e "Ritorno a casa"). I maschi di Bove
sono la riproposizione della loro stessa indolenza. Fanno paesaggio col piccolo
paesaggio illustratto e puntualmente riscritto dall'autore. Emmanuel Bove firmò
molte opere, in vita, epperò poco riuscì a portare al successo; per quanto,
diciamo, ne avesse davvero voglia. L'arte del racconto breve è dote d'un'élite
di penne. I personaggi di Bove snobbano costantemente la banalità. Se la logica
vuole che restino, vanno. Se pare debbano andare, restano. Per esempio. Oppure
ci lasciano in un'immensa vasta e inespugnabile ma allo stesso tempo abbastanza
comoda zona grigia che ci va vivere tutta l'indecisione e la sospensione
assoluta delle scene composte. Alla fine, certo, l'amaro in bocca. Anzi l'amore
che ci tocca immaginare fuori dalla chiusa d'ogni scritto. Mentre le sensazioni
offerte dallo scrittore, sono il facile tormento che l'autore ci consiglia di
carezzare. Vien voglia, allora, di leggere o rileggere qualche romanzo breve di
Bove. Ma al momento di
sicuro rileggiamo queste frecce.
mercoledì 25 maggio 2016
martedì 24 maggio 2016
lunedì 23 maggio 2016
domenica 22 maggio 2016
sabato 21 maggio 2016
venerdì 20 maggio 2016
Moulin Rouge di Pierre La Mure per Meridiano Zero dal 26 maggio 2016 in libreria
Un romanzo storico sul
grande pittore Henri de Toulouse-Lautrec, che nel corso della sua breve e
travagliata esistenza riuscì a conquistare la fama ma non l’amore. Moulin Rouge
è la storia dell’ultimo rampollo di una famiglia di antica nobiltà che,
irrimediabilmente segnato nel fisico, fugge dal suo ambiente per approdare a
Montmartre, culla degli anticonformisti e degli artisti incompresi. Deforme,
ammalato, assetato di gioia, Henri de Toulouse- Lautrec si trova costretto a
cercare la felicità nel vizio e nell’arte. L’incantevole mondo parigino fin de
siécle viene rievocato in queste pagine con rara efficacia e profondità di
indagine. Fra la Torre Eiffel e il Moulin Rouge si muove una schiera di
personaggi famosi e ignoti, tutti indimenticabili: Debussy e la bionda
canzonettista Jane Avril; lo scrittore Oscar Wilde e l’assassino Caillette; il
geniale e sofferente Vincent Van Gogh, il suo preoccupato fratello Theo e l’inquieto
Gauguin; Degas, Pissarro e Seurat; Anatole France e La Goulue, ballerina di
cancan. Ma fra tutte le figure femminili del libro, quattro dominano l’azione.
Denise, la jeune fille che per prima diede a Henri l’esatta misura della sua
infelicità; Marie Charlet, la figlia della strada, di cui egli fu schiavo per
un breve periodo desolato; Myriam, creatura enigmatica e avida, che gli donò se
stessa per pietà, e per pietà dovette abbandonarlo. E infine, la madre, la
contessa Adèle, sublime esempio di martire silenziosa che si dedicò al suo
pietoso compito d’infermiera e di consolatrice.
Pierre La Mure
(1899-1976) è stato uno scrittore francese che ha ottenuto fama internazionale
grazie a questo romanzo pubblicato nel 1950 e tradotto in sedici lingue. Da
Moulin Rouge fu tratto un fortunatissimo film diretto da John Houston e una
commedia in tre atti. Numerosi i suoi romanzi storici ispirati a figure
realmente esistite, fra cui Beyond Desire, sulla vita di Cécile e Felix
Mendelssohn, e il biografico Claire de Lune, dedicato alle battaglie del
compositore francese Claude Debussy.
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