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giovedì 14 gennaio 2016

Francesco. Canto di una creatura di Alda Merini (Sperling & Kupfer)



Chi era Francesco d'Assisi? Vagabondo, "folle d'amore", "elemosiniere di Dio", è una figura affascinante e provocatoria. Attorno a lui si sono appassionati, e talora divisi, laici e religiosi, credenti e scettici di ogni tempo, ma soprattutto coloro che non smettono di interrogarsi sul senso e sul destino della fede. Ostinato, irruente, libero come nessuno, Francesco compie il gesto più difficile per un uomo: con la sua scandalosa, coraggiosa "svestizione" perde un padre ma trova una sposa delicata e dolcissima, la Povertà, il cui "manto di sacco", pur "pieno di rattoppi / era una veste angelica". Ed è proprio come "apostolo di sogni", "contadino di fede", insieme terribile e tenero, che Francesco ci viene incontro in queste pagine, che restituiscono tutta la tensione, non priva di fragilità e turbamento, del santo di Assisi, di colui che, come ci ricorda lo scritto di Gianfranco Ravasi, non ha voluto innalzare "barriere di orgoglio e di ricchezza contro il vento dello Spirito". Nelle poesie di Alda Merini, negli echi di questi versi in forma di monologo, o preghiera, che possiedono la sapienza di un canto d'amore mistico e la forza di una lauda, il santo ritrova tutta la sua sostanza vitale, la sua gioia, follia e pietà. E diventa un'icona di amore e redenzione incomprensibile alla ragione.

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mercoledì 13 gennaio 2016

Configurazioni dell'ultima riva. Testo francese a fronte di Michel Houellebecq (Bompiani)



Michel Houellebecq torna alla poesia per dirci, col suo stile arreso all’evidenza dei fatti, al male di vivere, che esiste la possibilità di un’isola. Sì, oltre le notti senza cielo, oltre le mattine in cui la speranza esita a raggiungere gli uomini, c’è un momento di possibile dolcezza, quando le pelli si toccano, si incontrano, in cui il mondo può addirittura risplendere. Così appena finito di leggere le quasi cento poesie di uno dei più grandi scrittori francesi ‘sopravviventi’ ci toccherà rimanere indecisi: ci avrà contaminato quel suo senso di condanna, di maledizione e disincanto, oppure ci avrà fatto sentire tutta l’esitazione, la fragilità e la bellezza dell’amore, della compassione, dei corpi?

Tutte le facce di Leo Gullotta - La Vita in Diretta 24/09/2015

martedì 12 gennaio 2016

UN PREMIO PER IL ROMANZO DELLA STORIA














Aperte le candidature per la seconda edizione Premio Vino del Terriccio, riconoscimento dedicato alle novità letterarie nell’ambito della narrativa storica. A giungo la cerimonia di premiazione presso il Terriccio, a Castellina Marittima in provincia di Pisa.
Al primo classificato andranno 20mila euro, 3mila euro a ai due secondi.
Il premio è stato istituito lo scorso anni con l’intento di diventare nel tempo una vera eccellenza tra i premi letterari assegnati in Italia.
Nuova giuria d’eccellenza composta da Isabella Bossi Fedrigotti, Giovanni Aldobrandi e Niccolò Capponi (?). La storia dovrà essere ambientata tra il settembre 1066, mese della battaglia di Hastings, e il 1815, quando il Congresso di Vienna mette fine all’esperienza napoleonica.
Le opere ammesse a concorso devono essere pubblicate a partire dal 30 giugno 2014 fino al 31 marzo 2016. Il termine di presentazione delle opere è il 31 marzo 2016.
Il premio ha l’obbiettivo di rivalutare il genere del romanzo storico con lo scopo di avvicinare il grande pubblico alla lettura del Romanzo della Storia e di conseguenza alla storia stessa.
Con un atto di affetto verso l’opera letteraria, l’ideatore del premio, Gian Annibale Rossi di Medelana, intende “riconoscere il valore del tempo, dimensione fondamentale lungo la quale si dispiegano le vicende degli uomini e le loro azioni”, nella ricerca di un romanzo di genuina qualità, che sia erede della grande tradizione Neoclassica e Romantica.

Water War with Daniel Radcliffe

Daniel Radcliffe Raps Blackalicious' "Alphabet Aerobics"

lunedì 4 gennaio 2016

Pino Daniele - Anema E Core

Pino Daniele - Occhi Che Sanno Parlare

Pino Daniele - Dubbi non ho (videoclip)

Pino Daniele - Che male c'e (videoclip)

Ho dimenticato il cappotto di pannonero vecchio alla fermata del pesce di Maurizio Leo (iQdB edizioni di Stefano Donno)


















“Ho dimenticato il cappotto di pannonero vecchio alla fermata del pesce, ovvero dell'andamento discendente del verso nello sconfinamento nel nulla. È la tensione del vuoto come campo esperienziale che si rivela nella pratica di queste poesie di Maurizio Leo. Alla luce di un discorso antologico che ospita opere, che spaziano dalla poesia alla critica, dalla prosa poetica alla modulazione cronachistica, raccolte fra il settembre del 1991 e il maggio del 2015 sulla rivista Il Bardo, fondata dallo stesso Leo, occorre considerare come l’incasellamento delle parole produca e/o risponda ad un effetto di vuoto che permette l’allestimento della parola sulla pagina. Dare corpo e forma a questo vuoto, da una parte, lasciare che le parole ci sprofondino, dall’altra, è la condizione liminale di una poesia che passando dall’esperienza della Beat Generation americana percorre in lungo e in largo certe istanze, a questa sempre legate, tipiche del pensiero orientale – che va ad interessare appunto l’intelaiatura della parola – fino a modulazioni di matrice surrealista e, ancora, germinate in progress dalla poesia francese in un senso più ampio e nei cui territori l’autore sembra muoversi con disinvoltura. Maurizio Leo raccoglie a piene mani gli stimoli dei poeti Beat, dalle istanze culturali e quelle ritmiche, dalle geografie spazio-temporali a quelle esistenziali. L’incedere jazzistico della parola poetica, il ritmo incalzante del verso, una poetica fluidificata nell’automatismo del pensiero (di chiara discendenza surrealista, con riferimento puntuale a Breton) che aggira il blocco diurno della ragione e sposta l’asse dell’azione poetica su di un piano liminale, poi precoscienziale, che pare strizzare l’occhio agli strumenti offerti dal Kerouac teorico nei Fondamenti della prosa spontanea (1957). L’attenzione verso la sonorità della parola poetica affonda le proprie radici, in modo ampio e organico, nella letteratura francese. È secondo un percorso che dal “gergo nuovo” del Kerouac de I Sotterranei arriva dritto al verso asintattico surrealista, spostando e ampliando il raggio d’azione dalla letteratura americana alla tradizione francese. Delle successioni sillabiche, sconnesse, modulate nelle esperienze fonetiche del movimento Dada e poi ne I Sotterranei di Kerouac, Maurizio Leo conserva l’attenzione per la sonorità della parola letta fin nelle sue sillabe, senza sconfinare nel nonsense estremo, mantenendo viva e integra la parola. Questa è giocata nel verso come fosse un’isola, una costellazione di mondi che in diverse prove deriva dall’assenza di una consecutio logica volta a determinare una apertura di immagini eteroclite e plurivoche.” (dall’introduzione di Francesco Aprile)

Maurizio Leo è nato nel 1959. Vive e opera a Copertino in provincia di Lecce. Da circa 25 anni porta avanti con immensi sacrifici di impegno e di tempo una piccola casa editrice I Quaderni del Bardo. Ha pubblicato: L’Uac (Il Muro, Sondrio, 1984); Fobia (Odes Ed., Lecce, 1990); Nel volo del proprio inconscio (Ed. di Immaginale, Copertino, 1992); Dogmaginazione (I Quaderni del Bardo, Copertino, 1994); L’Albergo di Latta (I Quaderni del Bardo, Copertino, 1995); Fobia (I Quaderni del Bardo, Copertino, 1998); Non suona più il jukebox nell’appartamento di Allen (I Quaderni del Bardo, Copertino, 2002); Il bazar delle parole scomposte (I Quaderni del Bardo, Copertino, 2005); Il cimitero di memoria (Luca Pensa Ed., Cavallino, 2005); Ha rinchiuso le parole (Ed. Il Raggio Verde, Lecce); Del gatto delle fusa e del suo strusciamento (Lupo ed. , Copertino, 2007). Nel luglio 2014 ha ricevuto per i suoi meriti editoriali il premio Millenium nell'evento ''L'Olio della poesia''

iQdB edizioni di Stefano Donno  (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74
73107 Sannicola (LE)
Redazione - Mauro Marino
Editor Poesia – Francesco Aprile
Social Media Communications - Anastasia Leo, Ludovica Leo

sabato 26 dicembre 2015

Veni Vidi Web di Gianroberto Casaleggio con prefazione di Fedez



Se il titolo del libro è "Veni Vidi Web" questo purtroppo non si può dire dell'Italia che sta sottovalutando le nuove tecnologie e la Rete, e sta perdendo tutti i treni. Qui da noi il Web è ancora spesso solo una chimera. Un articolo in prima pagina sul Corriere della Sera dello scorso anno, citava la velocità di download e quindi di scaricamento di dati dalla rete e la nostra posizione nel mondo come velocità: siamo al novantottesimo posto, dopo la Grecia e davanti al Kenya. In questi anni abbiamo fatto dei passi da gambero, nel 2010 eravamo al settantesimo posto, nel dicembre 2012 ottantaquattresimo, con i nostri 8,51 megabyte al secondo siamo ultimi tra i paesi del G8, penultimo è il Canada, che però ha tre volte la nostra velocità. Il turismo in Europa dipende per un quarto dal Web, però cresce fino al 39% nel Regno Unito e in Italia scende al 17%. Il web è un creatore di posti di lavoro, in Italia sono sei volte più degli addetti del settore della Chimica, e si tratta di ben 700 mila posti. Eppure di fronte a questo quadro, stando alle bozze dello Sblocca Italia vengono limitati gli aiuti per l’estensione della banda larga. Negli ultimi dieci anni si sono affacciati nel mondo della tecnologia e delle grandi imprese un po’ tutte le nazioni del mondo, non soltanto quelle tradizionali degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, dalla Cina al Giappone, alla Russia, alla stessa Argentina, nuovi player importanti italiani invece non risultano.

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