Le vite degli altri, come
decisamente la propria, se devono diventaria idea-libro oppure libro-idea, sono
una pasta difficile da lavorare; tanto che, biografie e autobiografie son
sempre supportate da supervisioni, letture e ri-letture altrui, consigli
(esterni) ulteriori al minimo indispensabile. Prendiamo, per esempio, il volume
"Vita di Pasolini", pubblicato in varie edizioni anche
riviste/aggiornate, firmato dall'indimenticabile e già poco ricordato Enzo
Siciliano. Potremmo aver letto tutti i libri di Pier Paolo Pasolini, ma se non
entriamo nel racconto di Siciliano cominciare a trovare la formazione vera del
poeta, scrittore, drammaturgo, regista e pittore sarà impossibile. Perché
Pasolini fece una vita di letture, incontri, avventure, scelte, esperienze
famigliari prima di tutto, ognuna delle quali a suo modo formativa. Dunque la
vita di Pasolini, ammazzato nel pieno della sua attività lavorativa dunque
intellettuale, fu un romanzo di formazione incompiuto. E la narrazione di
Siciliano proprio questo restituisce. Ché deve raggiungere l'obiettivo,
chiaramente raggiunto, di spiegare insieme 'dimensione' umana e intellettuale,
statura intellettuale e postura morale del Pasolini. Quando una serie
d'aneddoti, com'è forse giusto che sia in questo tipo di libri impegnativi da
scrivere e in potenza difficoltosi da comprendere, ti porta per mano nel
disvelamento di pagine come momenti storici dell'allora ancora Belpaese e di
colui che fu coscienza critica perché grande provocatore e amatore della
Penisola per eccellenza. Dandoci davvero tutto del maestro. Cos'era e da dove
veniva, dove voleva andare la poesia di Pasolini? Quale fu il messaggio della
sua narrativa, da scrittore e da cineasta? Quando, da quando e quanto riusciva
a trovare perfino nella pittura un suo motivo? E sono soltanto alcuni degli interrogativi
sviluppati da Enzo Siciliano. Se Enzo Siciliano, oltre a studiare e ricercare
materiali, avesse snobbato l'idea di relazionarsi con altri figure importanti
del mondo pasoliniano, il risultato sarebbe stato il contrario del capolavoro
che di tanto in tanto dovremmo riprendere fra le mani. Bocca, Montanelli,
Feltri, Martelli. Questi sono solamente alcuni dei personaggi incontrati e,
ovvio, tratteggiati con cura e dimistichezza dal giornalista e scrittore
Massimo Fini. Che con "Una vita. Un libro per tutti. O per nessuno",
viaggia nella sua memoria, nelle memorie di giornali, giornaliste e
giornalisti, in episodi della politica italiana che hanno segnato almeno
quattro decenni conducenti in questo nostro infelice futuro e futuro infelice.
Il polemista Fini, infatti, con la sua lingua fatta di spudoratezza e
disperazione esistenziale, spiega con tatto e buona volontà quel che la
passione del giornalismo e il mestiere han dato a lui e ad altri grandi firme
del Novecento. Davvero la vita fatta da una "marginalità". Da una
condizione frutto d'una scelta e della scelta di tener la schiena dritta
sempre, comunque e ovunque. Dal secondo Dopoguerra. Fino all'innovazione
tecnologica galoppante. Passando dalla trasformazione di Milano, per esempio,
che è rappresentativa di tutto il resto. Senza rinunciare a farci arrabbiare:
tipo nel mentre Massimo Fini riferisce della sua infatuazione temporanea per la
Lega. Da un progressista conservatore alla Pasolini, poi. Ma mai nella misura e
con la forza d'un'altra grandissima, non a caso menzionata già da Fini, Oriana
Fallaci. Che fa incazzare e riflettere coi suoi ragionamenti sul terrorismo
islamico in "Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse".
Praticamente una lettura obbligata. Uno studio indispensabile, che sa di
biografia ma pure di discussione filosofica su alcuni dei temi fra i più seri.
Fu l'ultimo libro pubblicato mentre ancora Fallaci lottava contro il Mostro che
la uccise. Uscito in edicola col Corsera nel 2004, poi riproposto all'interno
della Trilogia d'Oriana Fallaci, al suo interno contiene due passaggi
fondamentali. Il primo che accenna a un incontro con Bin Laden. Il secondo,
sicuramente più suggestivo ancora, dove Fallaci spaventa, avvisa, ammonisce
parlando d'un'Europa divenuta per lei EurAsia. Che starebbe per esser lasciata
tutta in mano, quindi, all'Islam. Si pensi al post-scriptum raffigurante
addirittura l'Islam in forma di reincarnazione del biblico mostro a sette teste
e dieci corna che sale minaccioso dal mare per distruggere il mondo. Ben prima
della cronaca Isis. Non posso arrivare a dire che "Roth scatenato",
di Claudia Roth Pierpont, sia stato per me come "Lamento di Portnoy"
e la cosiddetta Trilogia americana di Philip Milton Roth. Epperò siam quasi lì.
Nel senso che quest'immensa biografia di Pierpont, giornalista del New Yorker,
è un saggio buono a illuminare il nostro Roth tramite Bellow, Updike eccetera
eccetera; per la via stretta però sicura delle donne avute, degli amori, della
famiglia in genere. Dell'ebraismo. Stando attenti, e l'autrice riesce
nell'impresa, a dimostrare l'approccio da ateo tutt'altro che bigotto di Philip
Roth alla religione e, sostanzialmente, alle tematiche anche dalla religione
sfaccettate. La letteratura è Roth. Roth è la letteratura. Dato l'equilibro esatto,
ci dice Claudia Pierpont attraversando tutte le sue opere e perfino scritti
considerati minori, tra realtà e l'immaginazione che “dà una randellata in
testa ai fatti, gli taglia la gola e poi, a mani nude, li sventra”. Solamente
un assunto mi permetterei di contraddire, un concetto a mio avviso d'altronde
ribaltato dalla stessa Claudia P. Roth. Seppur vediamo un Philip Roth
divertente e attento con gli amici, quando Claudia Roth dice che la bio dello
scrittore smentisce la da lui adorata massima di Flaubert "Nella tua vita
sii regolare e ordinato come un borghese, così da poter esser violento e
originale nella tua opera", trovo invece una perfetta corrispondenza.
Roth, per dire, scriveva quotidianamente e per tante ore al giorno,
"regolare e ordinato come un borghese". Ma è "violento e
originale" nella sua vita che è un'opera al pari dei suoi grandi romanzi.
Fra i passaggi che ho maggiormente apprezzato, la parte nella quale si racconta
il rapporto diretto fra il maestro Roth e la Praga dell'Est Europa degli
scrittori che vivevano prima della Rivoluzione.
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martedì 17 marzo 2015
Vita di Pasolini, di Enzo Siciliano, prefazione di Angelo Romano (Rizzoli) - Una vita. Un libro per tutti. O per nessuno, di Massimo Fini (Marsilio) - Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse, di Oriana Fallaci (Bur) - Roth scatenato. Uno scrittore e i suoi libri, di Claudia Pierpont Roth, traduzione di Anna Rusconi (Einaudi). Intervento di Nunzio Festa
lunedì 16 marzo 2015
domenica 15 marzo 2015
sabato 14 marzo 2015
venerdì 13 marzo 2015
La favola del silenzio di Salvo Fuggiano (Lupo editore) alla Libreria di Lecce il 16 marzo 2015
La favola del silenzio
di Salvo Fuggiano (Lupo editore) sarà presentata alla Libreria Bookish in via
Cesare Battisti 22 a Lecce il 16 marzo 2015 ore 18,30. Introduce Giuseppe
Mazzotta
Salvatore, uno scrittore
di favole per bambini trasferitosi in Umbria, decide di cambiare genere
letterario dedicandosi alla stesura di un giallo. Ma in un giorno qualunque,
mentre è intento a scrivere, riceve una telefonata che cambierà il lineare
scorrere degli eventi: infatti, Cosima, la badante della madre, lo informa
della morte della donna. Così, a distanza di anni, Salvatore si ritrova a far
ritorno a Massafra, paesino del sud Italia che gli ha dato i natali: un ritorno
alle origini, un miscuglio di emozioni e ricordi che porteranno lo scrittore in
un mondo che credeva dimenticato, dove si dipanano le pagine del giallo che sta
scrivendo, una storia cruenta di delitti e di colpe, una vicenda di bambini
innocenti e di atroci morti. La favola del silenzio è l'oblio dei sentimenti,
il confine tra il timore e l'assurdo.
Salvo Fuggiano - Nato a
Massafra nel 1971 dove vive e lavora come libraio. Laureato in Lingue e
Letterature Straniere coltiva da sempre l’amore per la lettura. I libri sono la
sua passione e scrivere è diventato il suo hobby preferito. Ama mettersi
sempre in gioco, sperimentando nuove strade. Dal carattere aperto e
disponibile, riflessivo e profondo, tra i sentimenti considera l’amore e la
paura come i piu’ intensi da vivere. La favola del silenzio è il suo primo
romanzo.
Info
telefono 0832-306676 mail - bookishlecce@virgilio.it
facebook.com/Bookishlibreria /
twitter.com/Bookishlibreria
Il blog - http://bookishlibrerialecce.blogspot.it/
giovedì 12 marzo 2015
mercoledì 11 marzo 2015
Alda Merini. Lettere e poesie a Roma nella libreria caffè letterario Mangiaparole con Associazione familiari anti-stigma Alda Merini, Associazione L'Eco del Nulla, Salento in Progress e Arcadia Lecce
Sabato
21 marzo 2015 alle 19 nella libreria caffè letterario Mangiaparole, un omaggio
ad Alda Merini nel giorno in cui avrebbe compiuto ottantaquattro anni. Alda
Merini. Lettere e poesie è un evento organizzato da Associazione familiari
anti-stigma Alda Merini, Associazione culturale L'Eco del Nulla, Salento in
Progress e Arcadia Lecce, in collaborazione con Ornella Spagnulo, dottoranda di
ricerca in Italianistica a Tor Vergata. Durante l'evento si leggeranno lettere
e poesie di Alda Merini.
Ornella
Spagnulo, autrice della monografia Il reale meraviglioso di Isabel Allende e di
poesie e racconti pubblicati in antologie e sul web, con la segnalazione del
blog di poesia della Rai, introdurrà e parlerà degli esordi della poetessa, che
ricevette subito l'appoggio di alcuni critici, fra cui Oreste Macrì, di Maglie
(Lecce), gruppo degli ermetici. Lorenzo
Masetti, vicedirettore e responsabile della sezione Lettere della rivista
culturale L'Eco del Nulla, interverrà sul tema proponendo un confronto
letterario tra l'opera di Alda Merini e di Dino Campana. La psichiatra Maria
Antonietta Dicorato, che fa parte dell'Associazione familiari anti-stigma Alda
Merini, ha conosciuto personalmente la poetessa, racconterà dell'incontro e
illustrerà brevemente le attività e gli obiettivi dell'associazione. Francesca
Romana Mancino, vincitrice del Premio Nazionale Poesia Diana Nemorensis nel
2012 e pubblicata nel volume Ho conosciuto Gerico per il Premio Alda Merini
dell’Accademia dei Bronzi nel 2014, leggerà una sua poesia dedicata alla
poetessa. La libreria caffè letterario Mangiaparole si trova in via Manlio
Capitolino 7/9, a pochi minuti di distanza dalla fermata della metro A Furio
Camillo. Mangiaparole è anche bar e
ristorazione.
Arcadia
Lecce
Salento in Progress
martedì 10 marzo 2015
lunedì 9 marzo 2015
Poghenos (LietoColle) di Antonella Chionna alla Libreria Bookish di Lecce l’11 marzo 2015
Fucine Letterarie, in
collaborazione con LietoColle Libri e con la Libreria Bookish,
presenta “Poghenos” (LietoColle, 2014) di Antonella Chionna,
Mercoledì 11 Marzo 2015 alle ore 18.00 presso la Libreria
Bookish, sita in via Cesare Battisti 22 a Lecce. L’azione
letteraria sarà curata da Eliana Forcignanò.
L’autrice - Antonella
Chionna (Taranto, 20 Novembre1990) è musicista e cantante; svolge
attività concertistica con diverse formazioni; laureata in Musica jazz, ha la
possibilità di formarsi in Italia e all’estero con docenti di fama
internazionale. Nel 2012 pubblica “Epifanie baritonali”, edito da Lupo Editore.
Nel 2013 pubblica “Adiafora”, il suo primo lavoro discografico, edito da
Dodicilune Edizioni Discografiche & Musicali.
Il suo sito è www.antonellachionna.com.
L’opera - [...]
Poghenos è poema genetico, genomico, incomprensibile nella sua
conduzione a meno di ripensare la nascita come morte e l’azione di vita, come
un più che la vita medesima. Cose che fuoriescono con consistenza, grandezza,
nella Chionna, cose che confluiscono nella periferia del poemetto che ha per
luoghi estremi e di confine, appunto, ‘forma’ e ‘informe’.
[...] Ogni poeta che si rispetti
presenta un Epos, a volte accennato, a volte imponente e formato. Un Epos della
morte, ma anche un Epos della vita. I poeti anche minimalisti vivono l’Epos
come oggetto, seppur oggetto evitato allo sguardo; ha ragione Blanchot: non si
può vedere negli occhi l’opera d’arte, perché è come l’amore impossibile.
La grandezza letteraria della
Chionna, resta, oltretutto e a nostro avviso, nel centrare in una sorta di
minimalismo/massimalista questo aspetto. Del resto Poghenos è
poemetto del dolore del vivere, ma anche dell’accettazione fatale della propria
forma. Opera possente del rifiuto dell’essere nati, dell’accettazione
glorificante dell’essere nati. Per questo è anche opera di felicità, riuscita e
potente. Questa è l’opera che auspica l’informità come stato della felicità
(pre-nascita; elusività rispetto al mondo esterno; rifiuto di conformismi
tramandati), ma che anche si rende alla forma: cristallo, condizione e fato.
Poesia, quindi, che assolve all’imperativo categorico della ricerca,
dell’essere tecnici quanto dell’essere innamorati. [...] Poghenos è
nei suoi effetti e risultati poetici un ossimoro, ma un ossimoro risolto dalla
parte di una passione ghiacciata. Non lontano dalla vera passione che uccide
per troppo amore, quella che bilancia odio e amore, come un’unica cosa
insondabile, qualcosa che sta al fondo di ogni pozzo del ripensare, sentire
poetico. Quasi ora Pessoa: (cit). Antonella Chionna che è anche musicista e
cantante di spessore (e che quindi conosce altre collateralità artistiche
temprate a linguaggi non comuni) è già capace di questo. Capace dico, di
ricreare un’algebra di forme non ordinarie, che però funzionano come
all’interno di un’algebra. Vi leggo, ovviamente, la matematica di Valery,
l’azzardo di Mallarmè; un certo senso di grandezza poundiana; e nella nostra
tradizione dei passaggi somiglianti all’indimenticabile Claudia Ruggeri, per
quel che concerne il ruggente senso di appartenenza poetica ed esistenziale,
come anche delle asciuttezze di scrittura e dei confinamenti del senso che
l’avvicinano a maestri come Saba, Cucchi e Buffoni. Perché la poetessa ha
linguaggio controllato, seppur affilato, sgualcente. A 23 anni, Antonella
Chionna, che ha anche altra pubblicazione con Lupo Editore (‘Epifanie
baritonali’) è già notevole nel nostro panorama. Se vorrà, se continuerà a
fiutare, perseguire, sarà uno dei migliori poeti della nostra nazione (scusate
la minuscola). [Dalla prefazione di Michelangelo Zizzi].
domenica 8 marzo 2015
sabato 7 marzo 2015
NELL’ANNO DELLE CELEBRAZIONI ARRIVA AL CINEMA VINCENT VAN GOGH - Un nuovo modo di vedere. UN EVENTO CINEMATOGRAFICO UNICO IN CONTEMPORANEA MONDIALE
Due anni di produzione,
un racconto straordinario, l’accesso inedito ai tesori del Van Gogh Museum di
Amsterdam e al suo nuovo e impressionante allestimento
Nel 125° anniversario
della scomparsa dell’artista arriva sul grande schermo martedì 14 aprile, solo
per un giorno, il tour cinematografico nel Van Gogh Museum di Amsterdam: un
viaggio esclusivo e sorprendente alla scoperta dell’artista che ha
rivoluzionato il nostro modo di vedere
Ecco il trailer
«Caro Theo, non posso
farci niente se i miei quadri non si vendono. Ma verrà il giorno in cui si
vedrà che valgono più del prezzo del colore e della vita, anche se molto misera,
che ci sto rimettendo». Da Vincent van Gogh “Lettere a Theo”, Guanda editore
Due anni di produzione,
un racconto straordinario, l’accesso assolutamente inedito ai tesori del Van
Gogh Museum di Amsterdam e al suo nuovo e impressionante allestimento. E’ una
celebrazione senza precedenti quella che l’Olanda dedica al 125° anniversario
della morte dell’artista, omaggiandolo con un evento cinematografico unico che
sarà trasmesso in contemporanea mondiale in oltre 1000 sale cinematografiche in
Europa, Stati Uniti, Canada, Africa, Asia, Australia, Nuova Zelanda e America
Latina. Vincent van Gogh: un nuovo modo di vedere, che arriva nelle sale
italiane solo per un giorno martedì 14 aprile (elenco dei cinema disponibile su
www.nexodigital.it e trailer qui https://www.youtube.com/watch?v=mqIpCbZqcgk),
è stato infatti realizzato in stretta collaborazione con i curatori del Museo
Van Gogh, protagonisti del suo nuovissimo allestimento, e guiderà lo spettatore
tra le gallerie e i magazzini del museo (in genere preclusi ai visitatori).
L’evento cinematografico offrirà così al pubblico una visita esclusiva e
privilegiata tra capolavori e disegni di van Gogh: da opere iconiche come I
mangiatori di patate, I Girasoli, Iris, La camera di Vincent ad Arles ai
numerosi autoritratti dell’artista, dalle lettere al fratello sino ai disegni e
alle annotazioni. Il tutto raccontato con nuove intuizioni e con
l'interpretazione di curatori, storici
dell’arte, artisti, ma anche di Vincent Willem van Gogh (pronipote di
Theo van Gogh), Dominique-Charles Janssens (Presidente dell'Istituto Van Gogh)
e Axel Rüger (Direttore del Van Gogh Museum).
Il Museo Van Gogh di
Amsterdam è una delle gallerie più popolari del mondo e Van Gogh è uno degli
artisti più amati di tutti i tempi. Oltre che artista sorprendente, Vincent van
Gogh è stato un prolifico scrittore di lettere. Per questo il film ne
ripercorre i momenti rivelatori, con la partecipazione straordinaria
dell’attore Jamie de Courcey a dare movenze e letture alla corrispondenza
dell’artista, soprattutto nelle commuoventi ed illuminanti lettere dedicate al
fratello Théo (in Italia le Lettere a Theo di
Vincent van Gogh sono pubblicate da Guanda). Tra l’Olanda della sua
infanzia, l’Inghilterra e la Francia, Vincent van Gogh: un nuovo modo di vedere
racconta l’uomo e l’artista van Gogh ed è stato pensato come un film
accessibile a un pubblico di tutte le età.
Il regista David Bickerstaff ha
dichiarato: "Vincent van Gogh è diventato un artista all'età di 27 anni e
ha prodotto opere solo per 10 anni, prima di spegnersi nel 1890. Ciò di cui
molte persone non si rendono conto è che per i primi cinque anni ha realizzato
solo disegni e acquerelli - non quadri. Ha quindi prodotto oltre 450 opere
negli ultimi cinque anni della sua vita. E’ una cosa incredibile quando si
pensa che molte di esse sono dei veri capolavori. Immaginate cosa avrebbe
potuto realizzare se non si fosse suicidato? Questo film dimostra che Vincent
non era un pazzo o un genio solitario: era un uomo di pensiero profondo,
desideroso di comprendere l'essenza del fare arte. Attraverso le sue lettere si
capisce che aveva fame di interagire con il mondo, in particolare con la natura
e con le persone comuni, quelle della vita di tutti i giorni".
Il produttore Phil
Grabsky ha aggiunto: "La vita di van Gogh è avvolta in un alone di mito e
incomprensione. Quante volte avete sentito dire che ha venduto un solo dipinto
durante la sua vita? Questa è solo una delle tante leggende che lo circondano.
Il film rivela come si tratti di un falso storico. Quale modo migliore per
scoprire il vero van Gogh che attraverso la sua arte?".
La Grande Arte sul
Grande Schermo è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital,
consigliata da SKY ARTE HD, promossa in collaborazione con NanoPress e
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