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martedì 10 marzo 2015
lunedì 9 marzo 2015
Poghenos (LietoColle) di Antonella Chionna alla Libreria Bookish di Lecce l’11 marzo 2015
Fucine Letterarie, in
collaborazione con LietoColle Libri e con la Libreria Bookish,
presenta “Poghenos” (LietoColle, 2014) di Antonella Chionna,
Mercoledì 11 Marzo 2015 alle ore 18.00 presso la Libreria
Bookish, sita in via Cesare Battisti 22 a Lecce. L’azione
letteraria sarà curata da Eliana Forcignanò.
L’autrice - Antonella
Chionna (Taranto, 20 Novembre1990) è musicista e cantante; svolge
attività concertistica con diverse formazioni; laureata in Musica jazz, ha la
possibilità di formarsi in Italia e all’estero con docenti di fama
internazionale. Nel 2012 pubblica “Epifanie baritonali”, edito da Lupo Editore.
Nel 2013 pubblica “Adiafora”, il suo primo lavoro discografico, edito da
Dodicilune Edizioni Discografiche & Musicali.
Il suo sito è www.antonellachionna.com.
L’opera - [...]
Poghenos è poema genetico, genomico, incomprensibile nella sua
conduzione a meno di ripensare la nascita come morte e l’azione di vita, come
un più che la vita medesima. Cose che fuoriescono con consistenza, grandezza,
nella Chionna, cose che confluiscono nella periferia del poemetto che ha per
luoghi estremi e di confine, appunto, ‘forma’ e ‘informe’.
[...] Ogni poeta che si rispetti
presenta un Epos, a volte accennato, a volte imponente e formato. Un Epos della
morte, ma anche un Epos della vita. I poeti anche minimalisti vivono l’Epos
come oggetto, seppur oggetto evitato allo sguardo; ha ragione Blanchot: non si
può vedere negli occhi l’opera d’arte, perché è come l’amore impossibile.
La grandezza letteraria della
Chionna, resta, oltretutto e a nostro avviso, nel centrare in una sorta di
minimalismo/massimalista questo aspetto. Del resto Poghenos è
poemetto del dolore del vivere, ma anche dell’accettazione fatale della propria
forma. Opera possente del rifiuto dell’essere nati, dell’accettazione
glorificante dell’essere nati. Per questo è anche opera di felicità, riuscita e
potente. Questa è l’opera che auspica l’informità come stato della felicità
(pre-nascita; elusività rispetto al mondo esterno; rifiuto di conformismi
tramandati), ma che anche si rende alla forma: cristallo, condizione e fato.
Poesia, quindi, che assolve all’imperativo categorico della ricerca,
dell’essere tecnici quanto dell’essere innamorati. [...] Poghenos è
nei suoi effetti e risultati poetici un ossimoro, ma un ossimoro risolto dalla
parte di una passione ghiacciata. Non lontano dalla vera passione che uccide
per troppo amore, quella che bilancia odio e amore, come un’unica cosa
insondabile, qualcosa che sta al fondo di ogni pozzo del ripensare, sentire
poetico. Quasi ora Pessoa: (cit). Antonella Chionna che è anche musicista e
cantante di spessore (e che quindi conosce altre collateralità artistiche
temprate a linguaggi non comuni) è già capace di questo. Capace dico, di
ricreare un’algebra di forme non ordinarie, che però funzionano come
all’interno di un’algebra. Vi leggo, ovviamente, la matematica di Valery,
l’azzardo di Mallarmè; un certo senso di grandezza poundiana; e nella nostra
tradizione dei passaggi somiglianti all’indimenticabile Claudia Ruggeri, per
quel che concerne il ruggente senso di appartenenza poetica ed esistenziale,
come anche delle asciuttezze di scrittura e dei confinamenti del senso che
l’avvicinano a maestri come Saba, Cucchi e Buffoni. Perché la poetessa ha
linguaggio controllato, seppur affilato, sgualcente. A 23 anni, Antonella
Chionna, che ha anche altra pubblicazione con Lupo Editore (‘Epifanie
baritonali’) è già notevole nel nostro panorama. Se vorrà, se continuerà a
fiutare, perseguire, sarà uno dei migliori poeti della nostra nazione (scusate
la minuscola). [Dalla prefazione di Michelangelo Zizzi].
domenica 8 marzo 2015
sabato 7 marzo 2015
NELL’ANNO DELLE CELEBRAZIONI ARRIVA AL CINEMA VINCENT VAN GOGH - Un nuovo modo di vedere. UN EVENTO CINEMATOGRAFICO UNICO IN CONTEMPORANEA MONDIALE
Due anni di produzione,
un racconto straordinario, l’accesso inedito ai tesori del Van Gogh Museum di
Amsterdam e al suo nuovo e impressionante allestimento
Nel 125° anniversario
della scomparsa dell’artista arriva sul grande schermo martedì 14 aprile, solo
per un giorno, il tour cinematografico nel Van Gogh Museum di Amsterdam: un
viaggio esclusivo e sorprendente alla scoperta dell’artista che ha
rivoluzionato il nostro modo di vedere
Ecco il trailer
«Caro Theo, non posso
farci niente se i miei quadri non si vendono. Ma verrà il giorno in cui si
vedrà che valgono più del prezzo del colore e della vita, anche se molto misera,
che ci sto rimettendo». Da Vincent van Gogh “Lettere a Theo”, Guanda editore
Due anni di produzione,
un racconto straordinario, l’accesso assolutamente inedito ai tesori del Van
Gogh Museum di Amsterdam e al suo nuovo e impressionante allestimento. E’ una
celebrazione senza precedenti quella che l’Olanda dedica al 125° anniversario
della morte dell’artista, omaggiandolo con un evento cinematografico unico che
sarà trasmesso in contemporanea mondiale in oltre 1000 sale cinematografiche in
Europa, Stati Uniti, Canada, Africa, Asia, Australia, Nuova Zelanda e America
Latina. Vincent van Gogh: un nuovo modo di vedere, che arriva nelle sale
italiane solo per un giorno martedì 14 aprile (elenco dei cinema disponibile su
www.nexodigital.it e trailer qui https://www.youtube.com/watch?v=mqIpCbZqcgk),
è stato infatti realizzato in stretta collaborazione con i curatori del Museo
Van Gogh, protagonisti del suo nuovissimo allestimento, e guiderà lo spettatore
tra le gallerie e i magazzini del museo (in genere preclusi ai visitatori).
L’evento cinematografico offrirà così al pubblico una visita esclusiva e
privilegiata tra capolavori e disegni di van Gogh: da opere iconiche come I
mangiatori di patate, I Girasoli, Iris, La camera di Vincent ad Arles ai
numerosi autoritratti dell’artista, dalle lettere al fratello sino ai disegni e
alle annotazioni. Il tutto raccontato con nuove intuizioni e con
l'interpretazione di curatori, storici
dell’arte, artisti, ma anche di Vincent Willem van Gogh (pronipote di
Theo van Gogh), Dominique-Charles Janssens (Presidente dell'Istituto Van Gogh)
e Axel Rüger (Direttore del Van Gogh Museum).
Il Museo Van Gogh di
Amsterdam è una delle gallerie più popolari del mondo e Van Gogh è uno degli
artisti più amati di tutti i tempi. Oltre che artista sorprendente, Vincent van
Gogh è stato un prolifico scrittore di lettere. Per questo il film ne
ripercorre i momenti rivelatori, con la partecipazione straordinaria
dell’attore Jamie de Courcey a dare movenze e letture alla corrispondenza
dell’artista, soprattutto nelle commuoventi ed illuminanti lettere dedicate al
fratello Théo (in Italia le Lettere a Theo di
Vincent van Gogh sono pubblicate da Guanda). Tra l’Olanda della sua
infanzia, l’Inghilterra e la Francia, Vincent van Gogh: un nuovo modo di vedere
racconta l’uomo e l’artista van Gogh ed è stato pensato come un film
accessibile a un pubblico di tutte le età.
Il regista David Bickerstaff ha
dichiarato: "Vincent van Gogh è diventato un artista all'età di 27 anni e
ha prodotto opere solo per 10 anni, prima di spegnersi nel 1890. Ciò di cui
molte persone non si rendono conto è che per i primi cinque anni ha realizzato
solo disegni e acquerelli - non quadri. Ha quindi prodotto oltre 450 opere
negli ultimi cinque anni della sua vita. E’ una cosa incredibile quando si
pensa che molte di esse sono dei veri capolavori. Immaginate cosa avrebbe
potuto realizzare se non si fosse suicidato? Questo film dimostra che Vincent
non era un pazzo o un genio solitario: era un uomo di pensiero profondo,
desideroso di comprendere l'essenza del fare arte. Attraverso le sue lettere si
capisce che aveva fame di interagire con il mondo, in particolare con la natura
e con le persone comuni, quelle della vita di tutti i giorni".
Il produttore Phil
Grabsky ha aggiunto: "La vita di van Gogh è avvolta in un alone di mito e
incomprensione. Quante volte avete sentito dire che ha venduto un solo dipinto
durante la sua vita? Questa è solo una delle tante leggende che lo circondano.
Il film rivela come si tratti di un falso storico. Quale modo migliore per
scoprire il vero van Gogh che attraverso la sua arte?".
La Grande Arte sul
Grande Schermo è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital,
consigliata da SKY ARTE HD, promossa in collaborazione con NanoPress e
MYmovies.it
venerdì 6 marzo 2015
giovedì 5 marzo 2015
Contraddizioni e ambiguità del cambiamento: il necessario lavoro di disambiguazione. Intervento di Daniela Rollo
Riflessioni
su “Post-patriarcato. L’agonia di un ordine simbolico. Sintomi, passaggi,
discontinuità, sfide”di Irene Strazzeri
Un’analisi minuziosa e
necessaria oggi dei tanti fraintendimenti e usi strumentali, messi in atto sul
finire del patriarcato, per deviare sentieri di consapevolezza e
soggettivazione delle donne, per “domare la sovversione innescata dal pensiero
femminista”, il suo essere forza critica trasformativa. È questo uno dei temi
cardine del libro di Irene Strazzeri, sociologa presso l’Università di Foggia,
dal titolo “Post-patriarcato. L’agonia di un ordine simbolico. Sintomi,
passaggi, discontinuità, sfide” (introduzione di Elettra Deiana), pubblicato da
Aracne Editrice, in cui l'autrice mette a fuoco i misteriosi dispositivi che
agiscono per cui “le donne mettono a valore la loro differenza e vedono
tradotta la loro esperienza nella parità, danno corpo all’autorità femminile e
se ne deduce che aspirano a più potere, si decentrano rispetto all’egemonia
culturale del maschile e vengono lette come amazzoni in guerra contro gli
uomini”.
In questa fase di
crisi, che è crisi di sussistenza della stessa società, e di messa a rischio
della capacità di riproduzione simbolica, Strazzeri evidenzia i molteplici
meccanismi di biopotere di cui si serve il neoliberismo per stravolgere, assumere
a sé, mettere a valore del mercato e deprivare di significato politico i
rilevanti spostamenti antropologici e simbolici che il femminismo ha prodotto
nella modernità. Nuovi meccanismi di discriminazione costituiscono il
cosiddetto sessismo democratico: messaggi fittizi di libertà, collegati al
consumo standardizzato di desideri utilizzati come elemento da cui ricavar
profitto. E’ il fattore D che celebra l’indispensabilità delle donne, proliferazione
discorsiva sulle stesse.
Le modalità gestionali
“inclusive” e di messa a valore della differenza del diversity management, la maggiore produttività delle imprese
guidate da donne, la leva operata dalla womenomics,
la messa in produzione dell’attitudine alla relazione, l’esternalizzazione del
lavoro di cura come bene immateriale sottomesso alla logica del valore di
scambio, la “questione femminile” della conciliazione fra lavoro produttivo
pagato e lavoro riproduttivo non pagato: sono tutte retoriche dietro le quali,
scrive Irene Strazzeri, “si nasconde la ristrutturazione del capitalismo, da
sistema produttivo fondato sull’estrazione di risorse dall’ambiente e di
profitto dallo sfruttamento della forza lavoro, a sistema che trae utile e
profitti dall’estrazione di risorse dalle attività necessarie alla riproduzione
della vita”. Attualmente, continua la sociologa, “la politica e il pensiero
delle donne offrono l’opportunità di afferrare qualità umane e lotte reali per
la libertà femminile, per il pacifismo e la non violenza, per la riconversione
ecologica della società, per i beni comuni e contro la degradazione
dell’istruzione pubblica”. La sfida è allora “mettere al mondo il mondo”, sul
finire del patriarcato. Riprenderci la significazione di quella che è stata la
libertà femminile, quella che ha rotto i vincoli di sistema, della relazione in
termini politici, non come attitudine da sfruttare. Riattivare la
performatività, l’agire consapevole della politica, a partire dal portato del
femminismo, il suo essere azione, forza critica, “capacità di leggere le cose a
partire da noi e interpretare per quello che è la realtà”. Indispensabile,
diventa, sul piano culturale e politico, la ricerca di un “altrove” che sia capace
di creare distanza critica dall’esistente e sveli il grande trucco della nostra
civiltà.
mercoledì 4 marzo 2015
martedì 3 marzo 2015
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