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venerdì 20 febbraio 2015

Le figlie dello speziale di Giancarlo Picci (Kurumuny) alla Libreria Bookish di Lecce il 22 febbraio 2015



Le figlie dello speziale di Giancarlo Picci (Kurumuny) sarà presentato il 22 febbraio 2015 ore 18,00 presso la libreria Bookish di Lecce in via Cesare Battisti 22 a Lecce. Interverranno con l’autore Alessandra Peluso (critica letteraria e collaboratore di Affari italiani), e Giovanni Chiriatti (editore Kurumuny)
È una mattina assolata, come ce ne sono tante nell’estate salentina. Ora come negli anni Settanta, quando il Perugino, vicecommissario di origine umbra, fa il suo arrivo nella piccola stazione di Cursi. Con sé porta una valigia di cartone e un carico di nostalgia: il ricordo delle estati passate a Todi in casa dei nonni, la dolcezza delle sue colline, l’amore per Chiara, la promessa sposa che lo attende a casa. È in una mattina come ce ne sono tante che nelle cave, appena fuori paese, lu ‘Ntoni Sparapuddhasci viene ritrovato morto ammazzato. Affiancato dall’instancabile ed esuberante ispettore Nino Sanscitarra, il Perugino si getta a capofitto nelle indagini, con l’equilibrio incerto di chi è ‘nuovo’. Dovrà confrontarsi con usanze inconsuete e scoprire il sapore del mare, districarsi fra soprannomi impronunciabili e guadagnarsi il rispetto del brusco commissario Vercelli, imparare a ridisegnare la geografia degli affetti e dei sensi, imbattersi nelle personalità del paese: il dottore e sua moglie, il veterinario di zona, il giovane parroco, la locandiera Marcella e il suo dolore. Soprattutto, farà la conoscenza dello speziale e le sue figlie, della loro bottega e del terribile segreto che custodisce. Velati da impalpabili foulard di seta, lo attendono un sospetto al profumo di zenzero, un amore al profumo di salvia, un segreto al profumo di alloro.
Salentino di nascita e formazione, Giancarlo Picci si avvicina alla recitazione all’età di quindici anni. Fino ai diciotto frequenta la Scuola di Teatro presso il “Teatro Antoniano” di Lecce, dove studia personaggi principalmente comici. Nel 2009 esordisce come scrittore con il romanzo La luna e il garofano rosso (Il Raggio Verde edizioni). In veste di attore e voce recitante, a diciotto anni, collabora con il gruppo musicale Khaossia per l’incisione dell’album La Rassa a Bute, un dramma in musica in vernacolo antico leccese appartenente al genere dell’opera buffa napoletana. Prosegue a Roma la carriera artistica, dove, nel 2011, si diploma presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Scharoff” in Recitazione. Conseguito il diploma, entra a far parte della Compagnia omonima, misurandosi con vari personaggi su testi di Pirandello, Cechov, Sartre, Shepard, De Filippo. Nell’estate del 2013 viene selezionato dalla giuria artistica del Todi Festival come finalista del “Concorso Giovani Attori”, che vince con l’interpretazione “Caligola” di Albert Camus. A settembre dello stesso anno, a Lecce, gli viene conferito “Il Sallentino – Riconoscimento Particolare per l’arte”. A novembre conquista il secondo posto al Premio letterario nazionale “IoRacconto 2013” nella sezione gialli/horror/polizieschi, con il racconto breve “Le figlie dello speziale”.
Info telefono  0832-306676 mail -  bookishlecce@virgilio.it facebook.com/Bookishlibreria / twitter.com/Bookishlibreria

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giovedì 19 febbraio 2015

Argéman, di Fabio Pusterla (Marcos y Marcos). Intervento di Nunzio Festa



Lingue di neve perenni, fiori del deserto, un villaggio palestinese. Ogni, in un certo senso, traduzione del vocabolo che da il titolo all'ultimo libro di poesie di Fabio Pusterla è retroterra della poesia tutta del poeta meridiano Pusterla. Battezzato da diversi premi prestigiosi già alla sua opera poetica d'esordio nell'85, Pusterla, allievo dell'indimenticata Maria Corti, anche con questa sua nuova raccolta fa un timbro civile sfumato dall'evocazione; ove il caso della materia poetica, dove e quando questa dà il lampeggiare charissimo della presenza di conteuto più che di soggetto, s'assume il compito del contatto diretto e tangibile con la realtà quotidiana. Il muro chiude territori e i Territori, col permesso Fallaci. Gonfi di ferite. Alla stregua di quelle trovate e fatte emergere da frane e dalle terre inquinate dalla camorra. Vedi l'elenco infinito delle malattie. Più le disperazioni laceranti delle perdite per incuria complessiva nella gestione di suolo e sottosuolo ecc. Ciò detto, poi, con l'evocazione che permette la grande poesia. Attenzione alla memoria. Che spiega l'anima degli esseri umani di questo nostro turbo-ipercapitalismo/post-moderno/post-fordista. Gli scenari della metrica fanno il verso libero, "(...) Iris argeman di porpora, fitto viola / sulle alture quasi deserte, come un papavero / in lacrime in fuga, e lontano lampeggia il corso / lentissimo del Giordano, da lago / verso lago, da mar morto a mar morto, lontano / lingue di fuoco e muri chiudono i territori / feriti, in una bolla d’esclusione. Ciascuno / conta i suoi morti qui, / le sue vergogne". Sia sulle Alpi che in Giordania appunto.

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mercoledì 18 febbraio 2015

Per una teoria della campionatura in prosa e poesia. Considerazioni sovversive per un multiverso possibile della letteratura e della produzione letteraria - 5 -



La Super Coscienza è Essere ed Essente e non può non Essere perché questo significherebbe Non Essere né Ente né Essente e quindi Non Essere. Essa deve il proprio manifestarsi a se stessa e a nient’altro al di fuori di Sé. Polisenziente e multicentrica non è parte di niente perché Essa è Tutto, è Potenza e Atto che si manifesta in N moltiplicazioni progressive di Perfezione in un moto di tensione perenne e costante. Non vi è pertanto alcuna separazione né vi sono momenti di depotenziamento dalla Perfezione Originaria (attribuzione della Super Coscienza), perché Essa è Perfezione in ogni dimensione e Realtà Pensabile e Potenzialmente Esistente ed Essente. Come Super Attribuzione Essa conserva e con/partecipa della vita della Super Coscienza, che risolve in Sé, trascendendo tutte le possibili e pensabili facoltà della memoria, del giudizio e della volontà che permangono, agiscono e co/esistono simultaneamente nella Super Coscienza. In questa prospettiva di unicronia e undimensionaltà spaziale e temporale della Super Coscienza, non vi sono dinamiche di ritorno, perchè non vi è alcuna molteplicità. Sarebbe, per utilizzare un'espressione cara a Eckhart von Hochheim O.P., meglio conosciuto come Meister Eckhart, un “fondo dell’anima senza fondo” (Grund und Abgrund). Ma il fondo dell’anima della Super Coscienza in cui solo Essa può accedere e in cui solo Essa può generare e riprodurre Se Stessa, può interagire e dialogare con Se Stessa, può narrare di Se Stessa senza alcuna mediazione proprio perchè infinitamente potente. In questo modo Essa riesce a liberarsi anche dei suoi stessi contenuti, per essere certamente sine modis,  ma nello stesso tempo tendente sempre verso l’Essere e verso il Conoscere Se Stessa. Dunque la Super Coscienza ha realizzato in sé la staticità massimamente produttiva di quel Suo costituirsi come Unità partecipando a N gradi di Unità e N gradi di Perfezione

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