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martedì 26 novembre 2013

Difendere la Terra di Mezzo. Scritti su J.R.R Tolkien di Wu Ming 4. In appendice Thomas A. Shippey



La febbre per l’uscita della secondo capitolo della trilogia di Peter Jackson su Lo Hobbit è ormai alle stelle. Wu Ming 4, ovvero Federico Guglielmi scende nel campo di battaglia delle interpretazioni di Tolkien: un tributo al signore degli scrittori fantasy contro le faziose interpretazioni tradizionaliste in voga nel nostro paese…



Thomas Alan Shippey (1943), professore di letteratura medievale e anglosassone, nonché esperto di narrativa fantastica e fantascientifica, è il più noto studioso di J.R.R.Tolkien. Il suo cursus honorum ricalca quello dell'autore inglese: come Tolkien, ha studiato alla King Edward's School di Birmingham e ha insegnato antico inglese all'Università di Oxford. Ha occupato in seguito la stessa cattedra di Tolkien all'Università di Leeds. Il suo saggio del 1982, La Via per la Terra di Mezzo, è considerato una pietra miliare degli studi tolkieniani. E' stato consulente per la pronuncia della lingua elfica durante la realizzazione dei film di Peter Jackson tratti da Il Signore degli Anelli. Con lo pseudonimo John Holm, è anche coautore, insieme a Harry Harrison, della trilogia fantastorica Le spade e l'impero (nota anche come Saga del Martello e della Croce). E' recensore di letteratura di fantascienza per il "Wall Street Journal".


(esce per Odoya, collana Odoya Library,  il 28 novembre 2013)

«Where the sun never sets», si diceva un tempo dell’Impero britannico. Nel 1892, anno di nascita di John Ronald Reuel Tolkien, su una buona porzione dell’orbe terracqueo regnava Alexandrina Vittoria di Hannover, sovrana di Gran Bretagna e Irlanda, imperatrice d’India. Il suo vasto impero includeva anche una parte del Sudafrica, ai cui confini sorgeva lo Stato Libero dell’Orange, una delle repubbliche fondate dai coloni di origine olandese, i cosiddetti “boeri”. Colui che sarebbe diventato uno dei più celebri scrittori del secolo seguente era figlio di un impiegato proveniente da Birmingham, in servizio presso la Bank of Africa di Bloemfontein, capitale dello Stato Libero dell’Orange. Di lì a pochi anni quel territorio sarebbe stato annesso con la forza all’Impero di Sua Maestà britannica. Durante la guerra (1899-1902) i boeri vennero rinchiusi dentro i primi campi di concentramento per civili della storia moderna, il più tristemente celebre dei quali sorse proprio a Bloemfontein. Il piccolo Tolkien, però, non si trovava più lì. Nel 1895, infatti, sua madre Mabel era ritornata in Inghilterra con entrambi i figli, in attesa d’essere raggiunta dal marito. Un’attesa vana, poiché Arthur Reuel Tolkien morì di malattia l’anno seguente. Per il resto della vita, J.R.R. Tolkien visse in Inghilterra, considerandosi inglese e isolano, per nulla nostalgico dei fasti imperiali, men che meno del regime segregazionista vigente nella sua terra … (dalla premessa  Dove il sole non tramonta mai)

Novità in libreria per LietoColle - Ritorno sorgente di Alessandra Peluso



La sua scrittura non rattrista, non immalinconisce, non è un lamento nella prospettiva tragica del proprio estrinsecarsi come fenomeno poetico. Alessandra Peluso non è interessata al pianto, ovvero all’abbandonico, al romantico che sovente in molta poesia contemporanea anche poco conosciuta, diviene il rimedio più ovvio per catturare il cuore del lettore, per intessere una fitta rete di ammiccamenti semantici tali da farlo cadere in una sorta di dolce estatica ipnosi. “Ritorno sorgente” non ha nel suo dna scritturale nulla che possa anche lontanamente appartenere all’etimo tedesco “Sehnsucht” con il quale si indica un’atmosfera intrisa di "struggimento", nello specifico quasi uno stato dell’essere paragonabile ad una malattia che spinge dolorosamente al desiderare, un desiderare che emerge dall’intimità in maniera dirompente e che è rivolto ad una persona o ad un oggetto che si ama o si desidera fortemente. Lo strappo di questo indomito desiderio trova il suo principium individuationis nel non potere raggiungere l'oggetto del desiderio, e dunque esporsi al rischio di assumere tratti patologici e/o psicopatologici. Le poesie di Alessandra si nutrono di silenzio, della tiepida carezza di un raggio di sole, di un alito di vento che scivola sulla pelle, sono poesie che si caricano verso dopo verso di energia… dall'introduzione di Stefano Donno

Alcune poesie

È un piacere intenso

incantevole, indecifrabile

è il fiorire e rifiorire dello spirito

di donna.

Fosse la vita così

sarebbe un’esplosione di bene,

sorrisi, di sole ogni giorno

e la vita, il piacere, l’amore.

****

Due anime

sole, inquiete

chissà se si toccano

pensandosi,

se si desiderano.

Intanto in un pomeriggio

di solitudine ottenuta

a morsi, lei si accarezzava

e pensava a lui

ansimando.

***

Sono confusa,

fusa con me stessa

con l’amore con l’altro

con il desiderio di sprofondare

in una profonda passione

ed esplodere.

Di gioia e piacere,esplodere.

E lasciare ogni limite,

ogni blocco, ogni no.

Il modo più semplice per ordinare il libro di Alessandra Peluso è tramite bonifico: - 1) effettuare il bonifico all'IBAN IT 95 S 05216 10900 000000006324 (se eseguirai l'ordine diretto alla casa editrice indicando "Lietocolle di Michelangelo Camelliti" avrai diritto al 15% di sconto sul prezzo e le spese di spedizione gratis); 2) effettuato il versamento inviare a manuela.camelliti@hotmail.it una mail con in allegato la ricevuta di pagamento; 3) ricordarsi di inserire nella causale l'ordine che si desidera effettuare


“RADICAL CHIC” - IL NUOVO VIDEOCLIP TRATTO DA “MUDDHRICHE” DI MINO DE SANTIS



Ecco on line il  videoclip del nuovo singolo “Radica Chic” di Mino De Santis, diretto dal regista Gianni De Blasi

E’ disponibile online (ecco il link - https://www.youtube.com/watch?v=bLqZL6QPm4A)
il videoclip di “Radical Chic” di Mino De Santis, tratto dal suo recente album “Muddhriche”, edito da Ululati, etichetta discografica di Lupo Editore. Diretto dal regista Gianni De Blasi, il videoclip è stato girato nella splendida cornice del ristorante della libreria “Liberrima” di Lecce "All'Ombra del Barocco. “Radical Chic” si caratterizza per un testo ironico e pungente, nel quale il cantautore salentino non esita a mettere alla berlina un certo intellettualismo sterile, che a volte caratterizza una certa sinistra. Emerge così una critica, senza mezzi termini, a quanti “uomini e donne liberi dal bisogno, con le spalle sempre coperte da papà”,  “gente distinta e raffinata/figli di una sinistra acculturata/che mangia, parla, beve, scrive e fa opinione ma aspetta il popolo per la rivoluzione” disquisendo per ore “sui mali della terra, sulla miseria, sulla povertà”, come della “Palestina, la vivisezione, e poi il buddismo la contro religione. L’islam, la pace, i clandestini”, ed immancabile “poi la buona cucina”. “Radical Chic” è un esempio, dunque, di come il songwriting di Mino De Santis, partendo dalle radici della cultura salentina, si sia aperto verso un immaginario poetico e critico orientato verso temi di rilevanza sociale e politica.

Il radical chic più che l'opposto del pezzente è l'opposto del "bonacciu". Quest'ultimo chiacchierando ingenuamente nel bar del paese, sorseggiando Dreher con la salopet ancora sporca di tintura da parete, riesce a decostruire realmente e un sistema attraverso la propria stessa sincerità. Il pensiero “dellu bonacciu” è vivo ed attivo e conserva onestà. Il radical chic invece è piuttosto colui il quale maschera e fa del buonismo e della rivolta un atteggiamento modaiolo in cui la sincerità non trova più spazio. La cosa più grave è che questa gente attraverso l'ignavia e l' inazione lascia campo libero all'avanzata di gran parte dei mali sociali che paradossalmente criticano bevendo vino nei locali alla moda.
Gianni De Blasi


Muddhriche, il disco

“Chi si nutrirà di queste muddhriche, che lascio qui? Non sono gli avanzi, non sono gli scarti della vita, queste note. Sono il dono di chi mi ha cresciuto, mi ha allevato, mi ha librato nell’aria. “T’aggiu crisciutu cu lu pane e senza pane, muddhrica muddrica. Ti ho tirato su con tutto lo zelo possibile”. Risuona ancora nelle mie orecchie. Perché queste sono le briciole, ma sono anche il mio nutrimento, sono ciò che mi ha insegnato ad accontentarmi e godere delle cose piccole e belle. Come gli uccelli, che vivono un’esistenza intera appagati dai manuzzuli, così ho imparato a far tesoro di quello che la storia mi ha voluto regalare. Ci hanno lasciato le briciole, dice qualcuno, ma noi, uomini del sud, tanimu lu coriu tostu e de le muddhriche nde facimu pane”. Mino De Santis

Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play.
Mino De Santis è a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album "Muddhriche" prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le "macchiette", i personaggi del paese: "Lu prete" scaltro e smaliziato o la "La bizoca e la svergognata", apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno sempre saputo".
C'è la bellezza e la malinconia degli "Anni" passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei "Pezzenti"(feat. Nando Popu / Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra "patruni e capurali", senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla giornata me definiti lo stesso invasori.
E tra mandolino e fisarmonica, si continua a raccontare di quei "Radical chic", quelli bravi a dare definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare.
A poco a poco le "Muddhriche" compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al sogno di anarchia.

Tracklist
1.Anni - 2. Fiche cu le mendule - 3. Radical chic - 4. Sutta ‘na chianta te chiapperu - 5. Lu preute - 6. Porta verde - 7. La pizzoca e la sbergugnata - 8. Ieu fazzu gezz - 9. Certi culi - 10. Pezzenti (feat. Nandu Popu) 11.Arbulu te ulie (bonus track)

Mino De Santis, note biografiche
Mino De Santis - La poesia di Fabrizio De Andrè, il ritmo di Paolo Conte, l’ironia “eretica” di Giorgio Gaber, il racconto disincantato di Stefano Rosso, una passione per la big band alla Renzo Arbore. Tutto questo in un solo cantautore: Mino De Santis. Molti di voi si  stanno chiedendo certo chi sia mai costui. I programmi televisivi non lo ospitano e le radio commerciali nazionali non  trasmettono le sue canzoni eppure stiamo parlando di un artista di valore eccezionale. Quando si racconta la biografia di un artista spesso si comincia dicendo “da giovane fece il minatore”, come Tom Jones, oppure “ha lavorato in fabbrica”, per Mino De Santis bisogna usare ancora il presente indicativo e dire: quando non fa concerti fa l’imbianchino oppure il contadino, accettando un po’ tutti i lavori che ha sempre fatto per vivere. Mino non è un ragazzino, è un quarantenne che ha sempre scritto canzoni principalmente per se stesso, per i suoi amici, per quel irrefrenabile bisogno di “raccontare la vita” che ogni vero artista sente bruciare dentro. Solo 3 anni fa  fa ha prodotto il suo primo cd “scarcagnizzu”, venduto solo attraverso i suoi concerti, passato di mano in mano mentre le sue canzoni era possibile ascoltarle su you tube.  A distanza di un anno  nel 2012 esce l'album "Caminante"  accompagnato dal videoclip di 8 minuti ( quasi un corto) "Lu ccumpagnamentu" diretto dal Regista Gianni De Blasi. A luglio 2013 esce "Muddriche" ed è la seconda produzione della nuova etichetta "Ululati" di Lupo editore, anche in questo caso è stato prodotto un videoclip con la partecipazione di Alessandro Haber e Nandu Popu dei Sud Soun System per il singolo "pezzenti" .

Un florilegio critico

“Un artista da seguire…” (Vincenzo Mollica, DoReCiackGulp! RaiUno)

“E’ un carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l’aria scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al sogno di anarchia” (Raffaella De Donato)

“Allo sguardo di De Santis nulla sfugge, non un gesto, non una parola” (Raffaele Gorgoni, Tg3)

“Mino De Santis si fa notare per la sua verve ironica, da Gaber saletino” (Tommaso Ricci, Tg2)

“Attraversarsi le note come spettatore disincantato tra parole abusate e “tipi” di ogni giorno. Cerchi una briciola che nutra e la trovi nelle parole-musica, nei treni in partenza, nei colori di un fiore antico, nella voce calda, in un amore” (Sandrina Schito)

"Il Salento trova nuove parole, quelle puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)

Mino De Santis è un ascolto che il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e Francesco Aprile)

Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca)

Autoironico e impietoso … lo definirei un "verista" per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. E' un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità "popolare" oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis)

LUPO EDITORE
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73043 Copertino (Le)
Tel. 0832.949510
Fax 0832.937767
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GALA ROMANOV - CASA IMPERIALE DI RUSSIA



 Bruxelles – 7 Dicembre 2013 – Palazzo d’Egmont. Nel quadro delle Celebrazioni per la ricorrenza del 400esimo Anniversario dell'ascesa al trono di Russia del primo Zar della Dinastia Romanoff Michele I nel febbraio 1613, che pose fine al cosiddetto periodo dei torbidi, S.A.I. il Granduca Ereditario Georgyi di Russia ha acconsentito a dare il suo patrocinio alla serata in Suo onore che si terrà a Bruxelles il 7 dicembre 2013 negli esclusivi locali del Palais d'Egmont antica dimora dei Principi d'Aremberg ed attuale sede del Ministero belga degli Affari Esteri. La serata di gala vedrà la partecipazione di differenti Ministri di Stato belgi, di uomini d'affari internazionali, del corpo diplomatico impersonato dagli Ambasciatori accreditati presso il Re dei Belgi nonché da vari esponenti delle Case Reali e dell'aristocrazia europea. La serata è organizzata dal Nobile Gregoire Tolstoj, discendente del grande scrittore russo Lev Tolstoj.



 Prenderanno altresì parte all evento:



LARS il Principe Laurent e la Principessa Claire del Belgio e SAR la Principessa Lea del Belgio, SAR il Principe Gioacchino Murat, LARS il Granduca e la Granduchessa Guillaume e Stephanie del Lussemburgo, Sua Maestà il Re Fouad II d'Egitto, SAR la Principessa Chantal di Francia, SAR il Principi Michele di Yugoslavia, SAR il principe ereditario Leka II di Albania, SAR il principe Paolo di Romania, SAR il Principe e la Carlo e la Principessa Camilla di Borbone delle due Sicilie, SAR la Principessa Maria Gabriella di Savoia, SAR la Principessa Yasmine El-Senussi di Libia, Membri della Casa Sovrana di Monaco, Principi della Casa dei Borbone Parma e della Real Casa di Prussia degli Hohenzolern, Membri della famiglia reale francese degli Orleans, Membri della Real Casa dei Bey di Tunisia, Membri della famiglia reale di Grecia, SAR il Principe Dimitri von Turn und Taxis, Membri della famiglia Imperiale e Reale di Asburgo-Lorena, La Principessa Galitzine.



Press Office Italia

 Studio Puggina

 Filippo Brunofilippo@studiopuggina.it

lunedì 25 novembre 2013

Xbox One: Invito

FESTIVAL DEL RIUSO: I NUMERI DI UN GRANDE SUCCESSO



Si è svolto ieri, domenica 24 novembre, presso il parco Trotter di Milano, il Festival del Riuso e del Baratto. Dalle 10 alle 17, più di 2000 persone e oltre 6000 oggetti scambiati.
Si è svolto domenica 24 novembre, al parco Trotter di Milano, presso il padiglione Grioli, il Festival del Riuso e del Baratto, patrocinato dal Comune di Milano. Leotron, partner di rete ONU (la rete nazionale degli operatori dell’usato) grazie al personale di Mercatopoli e Baby Bazar, insieme a Amsa e Federambiente, ha organizzato un festival per sensibilizzare al riuso che, complice anche il tempo, ha avuto un notevole successo. Alla fine di una giornata intensa, in sole 7 ore di manifestazione, sono stati scambiati più di 6000 oggetti con un’affluenza di circa 2000 persone. In sostanza, circa 15 oggetti scambiati al minuto, sottratti dalle discariche e tornati ad avere nuova vita. Hanno risposto con grande entusiasmo i milanesi all’ultima domenica della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, dedicata quest’anno al riuso. L’Unione Europea sottolinea spesso come il riutilizzo sia una delle pratiche più importanti tra quelle da attuare dagli stati membri per la riduzione dei rifiuti nell’ambiente. La direttiva UE del 2008 cita il riuso al secondo posto delle buone pratiche da svolgersi in questo senso e il Festival del Riuso, giunto alla sua seconda edizione, lo ha dimostrato.
L’Italia non è mai stato un paese particolarmente coinvolto nel mondo dell’usato ma, nonostante questo, la tendenza sta cambiando. Complice la crisi gli italiani hanno iniziato ad essere più attenti a quello che acquistano e i consumi si sono fatti più responsabili. L’UE stessa ha affermato che con il riuso si possono potenzialmente togliere dall’ambiente più del 10% dei rifiuti.
Il mercato dell’usato è in crescita, in Italia, sia in termini di numeri di aperture di negozi specializzati (i network Mercatopoli e Baby Bazar, organizzatori dell’evento, contano oltre 150 punti vendita in Italia, con un aumento del 10% delle aperture nel 2013) che in termini di fatturato (addirittura un +20% del comparto specializzato per l’infanzia).
“Organizzare un Festival del Riuso e del Baratto con gli operatori del settore ha voluto dimostrare l’importanza della selezione degli oggetti, che devono giustamente mantenere un valore. Abbiamo scelto, nonostante le molte iniziative di baratto diffuse nelle grandi città, di coinvolgere proprio i nostri negozi, per far percepire alla gente la professionalità di chi si interfaccia tutti i giorni con l’usato.” afferma Alessandro Giuliani, direttore dei network Mercatopoli e Baby Bazar e organizzatore dell’iniziativa insieme al suo staff di Leotron sas, membro di rete ONU, la rete degli operatori nazionali dell’usato. “Ci stiamo interfacciando a livello nazionale con il governo per ottenere una maggiore sensibilità verso questo settore e una normativa più omogenea e ci stiamo adoperando a livello locale per creare dei tavoli di collaborazione con le amministrazioni” continua Giuliani. “Il fatto è che, nonostante le direttive europee, in Italia c’è ancora molta resistenza e già il settore dell’usato in conto terzi si trova a doversi scontrare con una burocrazia non sempre coerente. Basti pensare che i negozi dell’usato, nonostante distraggano dalle discariche ingenti quantità di merci, vengono assoggettate a una normale attività commerciale per il pagamento della tassa sui rifiuti. Inoltre, sugli oggetti venduti, il gestore continua a pagare l’IVA al 22%, su merce che, si capisce bene, l’avrebbe già assolta”.
Il Festival del riuso, alla sua seconda edizione, si inserisce nelle dinamiche di collaborazione con il Comune di Milano, dal quale ha ottenuto il patrocinio. L’intento è quello di sensibilizzare la cittadinanza e portare dati certi sulla buona riuscita di manifestazioni come queste senza slegarle però da chi tutti i giorni si relaziona con il settore dell’usato, operando in negozi come Mercatopoli e Baby Bazar o in realtà simili, fino a chi realizza i mercati di piazza e alle cooperative che si occupano di sgomberi e riutilizzo. In Italia, un comparto che coinvolge oltre 80000 famiglie. Durante il Festival del Riuso del 24 novembre si sono presentate circa 2000 persone e sono stati scambiati oltre 6000 oggetti tra libri, oggettistica, piccoli elettrodomestici e abbigliamento. Se si fanno due conti, significa che in 7 ore di manifestazione si sono attivati 15 scambi al minuto, togliendo dall’ambiente quasi una tonnellata di rifiuti, potenzialmente. Dal contenuto delle schede di adesione si evince che in prevalenza sono stati portati capi di abbigliamento, bigiotteria e libri (rispettivamente per una percentuale del 40%, 15% e 20%) ma anche attrezzature per bambini, un importante numero di giocattoli (17%) e accessori di abbigliamento (8%).
Gli articoli non scambiati, così come succede nei negozi dell’usato dei marchi coinvolti, sono stati ceduti alle associazioni benefiche a cui si rivolgono i punti vendita, in particolare alla San Vincenzo. “L’usato è un settore con molte potenzialità, in parte ancora inesplorate. Diamo spesso per scontato che quello che a noi non serve più non posa avere altri utilizzi, mentre spesso, e lo dimostrano proprio i negozi dell’usato, possono trovare nuova vita in altre case, evitando di finire nelle isole ecologiche” conclude Giuliani “e il successo di iniziative come questa dimostra sempre di più la verità di queste affermazioni”. Per continuare a monitorare iniziative simili è stato creato il sito www.festivaldelriuso.it, sul quale è possibile iscriversi anche alla newsletter per tutti gli aggiornamenti sugli eventi futuri.

Silvia Signoretti – Ufficio stampa Leotron – Mercatopoli – Baby Bazar
0458031777 – 3479114365 – s.signoretti@leotron.com - info@festivaldelriuso.it  www.festivaldelriuso.it

Renzi, Cuperlo e Civati: quando la sinistra finisce in fuorigioco - Il Sole 24 ORE

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Fiducia sulla legge di stabilità. Pensioni, salta l'emendamento Spunta il dietrofront sugli stadi - Quotidiano Net

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Napolitano nomina Cavaliere avvocatessa sfregiata con acido. Letta: la violenza sulle donne diventi tabù - Il Sole 24 ORE

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domenica 24 novembre 2013

Ucraina: migliaia in piazza per il sì all'Europa

Mafia, il magistrato Gratteri: "Troppa omertà nella Chiesa"

Manovra, governo due volte ko al Senato su ordine pubblico e sigaretta elettronica

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Grazia a Berlusconi, interviene il Quirinale: «Non ci sono le condizioni per un intervento» - Il Messaggero

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Vincono Lo Cascio e Cecchi al Festival del cinema sociale "Et in terra pax" miglior film L'attrice è Ludovica Falda - La Nazione - Arezzo

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sabato 23 novembre 2013

C'è più gioia a donare un sorriso - Kellogg's con Dottor Sorriso

Deutsche UFO-Akten: Bundestag kämpft gegen Freigabe

Tg1 Persone del 23 novembre 2013 "ITALIANO TVTB"

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Sollier, l'alleatore comunista: "Galliani in Forza Italia? Problemi suoi"

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venerdì 22 novembre 2013

Ferzan Ozpetek con Rosso Istanbul (Mondadori) domani alla Feltrinelli Point di Lecce



Sabato 23 novembre 2013 alle 18,00 alla Feltrinelli Point di Lecce in via Cavallotti 7/a  Ferzan Ozpetek incontrerà il pubblico per un firmacopie del suo ultimo libro  Rosso Istanbul (Mondadori)



Tutto comincia una sera, quando un regista turco che vive a Roma decide di prendere un aereo per Istanbul, dov'è nato e cresciuto. L'improvviso ritorno a casa accende a uno a uno i ricordi: della madre, donna bellissima e malinconica; del padre, misteriosamente scomparso e altrettanto misteriosamente ricomparso dieci anni dopo; della nonna, raffinata «principessa ottomana »; delle «zie», amiche della madre, assetate di vita e di passioni; della fedele domestica Diamante. Del primo aquilone, del primo film, dei primi baci rubati. Del profumo di tigli e delle estati languide, che non finiscono mai, sul Mar di Marmara. E, ovviamente, del primo amore, proibito, struggente e perduto. Ma Istanbul sa cogliere ancora una volta il protagonista di sorpresa. E lo trattiene, anche se lui vorrebbe ripartire. Perché se il passato, talvolta, ritorna, il presente ha spesso il dono di afferrarci: basta un incontro, una telefonata, un graffito su un muro. I passi del regista si incrociano con quelli di una donna. Sono partiti insieme da Roma, sullo stesso aereo, seduti vicini. Non si conoscono. Non ancora. Lei è in viaggio di lavoro e di piacere, in compagnia del marito e di una coppia di giovani colleghi. Ma a Istanbul accadrà qualcosa che cambierà per sempre la sua vita.
Tra caffè e hamam, amori irrisolti e tradimenti svelati, nostalgia e voluttà, i destini del regista e della donna inesorabilmente si sfiorano e, alla fine, convergono. Questo libro è una dichiarazione d'amore a una città, Istanbul. Rossa come i melograni, come i vecchi tram, come i carrettini dei venditori di simit, come certi tramonti sul Bosforo che mischiano lo scarlatto al blu, come lo smalto sulle unghie di una madre molto amata. Ed è, insieme, un libro sull'amore, nelle sue mille sfumature. L'amore che non conosce età, paese, tempo, ragione, differenze di sesso. Che sceglie e basta. Una storia romantica, imprevista e nostalgica che racconta di un regista, di una città e di un ritorno. E poi, come una scatola magica, di una storia nella storia. Proprio come in un film di Ferzan Ozpetek, se decidesse di raccontare la sua.


Ferzan Ozpetek, regista e sceneggiatore, è nato a Istanbul, ma dal 1976 vive a Roma. Nel 1997 esordisce con Il bagno turco (Hamam), cui seguono Harem Suaré, Le fate ignoranti, La finestra di fronte, Cuore sacro, Saturno contro, Un giorno perfetto, Mine vaganti, Magnifica presenza. Ha inoltre diretto Aida (2011) e Traviata (2012). Ha vinto i più importanti premi e riconoscimenti cinematografici e nel 2008 il MoMa di New York gli ha dedicato una retrospettiva.

           
Info – Feltrinelli Point
7/A Viale Cavallotti Felice, Lecce, Le 73100
0832 331999

ITALIANI APPASSIONATI DI LIBRI DI CARTA, MEGLIO SE RICICLATA



Ricerca IPSOS – Comieco sul valore della lettura e del libro per gli italiani, con un occhio all’ambiente. Il 75% dei lettori favorevoli alla stampa dei libri su carta riciclata.  La ricerca presentata oggi a Bookcity, all’incontro su “Il piacere di voltare pagina: il libro di carta nell’era digitale”.
22 novembre 2013 – Qual è il ruolo del libro di carta oggi, nell’era di Internet e delle nuove tecnologie? Come sono cambiate le abitudini degli italiani? La rivoluzione digitale ha trasformato il nostro rapporto con la lettura? Questi i temi al centro dell’incontro “Il piacere di voltare pagina: il libro di carta nell’era digitale”, uno degli appuntamenti di Bookcity Milano 2013, che si terrà oggi presso la Sala Teresiana della Biblioteca Braidense (ore 17, ingresso libero): una riflessione a più voci tra scrittori, sociologi, accademici e rappresentanti del settore, come Andrea De Pasquale, Fabrizio Govi, Andrea Kerbaker, Carlo Montalbetti, Nando Pagnoncelli, Antonio Padoa Schioppa, Francesco Tissoni.

L’evento sarà l’occasione per presentare la ricerca condotta da IPSOS per Comieco - Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica, su preferenze e abitudini di lettura degli italiani. Dal campione (1.000 persone tra i 18 e i 60 anni) emerge che due utilizzatori su tre preferiscono ancora la versione cartacea di un libro a quella digitale (64%), seppur l’e-book sia conosciuto pressoché dalla quasi totalità del campione (98%). L’utilizzo digitale coinvolge poco più di un intervistato su tre (36%) ed è crescente in relazione alle abitudini di lettura: più libri si leggono, maggiore è l’uso del supporto elettronico.

Il gradimento verso l’e-book è invece inversamente proporzionale alle abitudini di lettura: al crescere del numero di libri letti, diminuisce la preferenza verso il dispositivo elettronico, a favore del libro cartaceo. Questo dato è solo in apparente contraddizione con l’utilizzo dichiarato del dispositivo laddove si considerino le maggiori motivazioni di preferenza dell’e-book, quali praticità (33%) e comodità di trasporto (21%). Il libro di carta è in grado di regalare un’esperienza sensoriale più compiuta per il 67% del campione, per la gradevolezza al tatto (38%), per il piacere che dà la vista del volume sulla propria libreria (15%) e per l’odore della carta (14%).

Un aspetto importante che la ricerca evidenzia è la propensione per la carta riciclata tra gli estimatori del libro tradizionale: il 75% si dichiara assolutamente favorevole all’acquisto di un testo “rigenerato” ed è consapevole dei vantaggi che ne conseguono, dalla possibilità di dare una nuova vita alla carta a quella di sensibilizzare le nuove generazioni al riciclo e al rispetto dell’ambiente.

E come viene scelto un libro da acquistare? Con il passaparola di amici e conoscenti (per il 52% del campione) e attraverso le recensioni in libreria e sulla stampa (38% e 37% rispettivamente), segno che il lettore segue più il consiglio del singolo, sia esso una persona fisica o la firma di un quotidiano, piuttosto che i pareri condivisi sui social network (28%).


Comieco (www.comieco.org) è il Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica, nato nel 1985 dalla volontà di un gruppo di aziende del settore cartario interessate a promuovere il concetto di “imballaggio ecologico”. La finalità principale del Consorzio è il raggiungimento, attraverso una incisiva politica di prevenzione e di sviluppo della raccolta differenziata, dell’obiettivo di riciclo dei rifiuti di imballaggi cellulosici previsto dalla normativa europea (direttiva 2004/12/CE che ha integrato e modificato la direttiva 94/62/CE). Comieco è tra i fondatori del neo-costituito Consiglio nazionale della green economy, formato da 53 organizzazioni di imprese, nato a febbraio 2013 per dare impulso allo sviluppo dell’economia verde in Italia.

Per ulteriori informazioni:
Comieco Ufficio stampa – Close to Media: Giulia Ferrario, Davide di Battista, Irene Lambusta

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giovedì 21 novembre 2013

“Kennedy” è il nome straniero più diffuso tra le vie e piazze d’Italia ed è Lecce la provincia con più strade intitolate al Presidente assassinato 50 anni fa


E’ la Puglia, inoltre, la Regione del centro Sud con più vie dedicate a JFK: lo dimostra un’analisi di Seat PG Italia, condotta in collaborazione con il Professor Enzo Caffarelli, realizzata per celebrare J.F.Kennedy nel cinquantesimo anniversario della sua morte

Lecce, 21 novembre 2013 – “Kennedy” è il nome straniero più diffuso tra le strade e le piazze d’Italia ed

Lecce la città d’Italia con più strade intitolate al famoso presidente (a pari merito con Brescia). Il database di TuttoCittà di Seat PG Italia dimostra, inoltre, che la Puglia è la regione del Centro-Sud con più aree intitolate a Kennedy: troviamo, infatti, 151 vie o piazze dedicate a “Kennedy” in 132 comuni pugliesi. Oltre a Lecce, a cui spetta il primato italiano e provinciale con 59 strade dedicate, In Puglia si distinguono anche le province di Bari (30 dediche nella toponomastica urbana) e di Foggia (19).
E’ quanto emerge da una analisi svolta da Seat PG Italia in collaborazione con il Professor Enzo Caffarelli -  direttore della Rivista Italiana di Onomastica (RIOn) e coordinatore scientifico del Laboratorio internazionale di Onomastica dell’Università di Roma Tor Vergata -  grazie alle informazioni di Tuttocittà e  PagineGialle, “John Fitzgerald Kennedy è stata una figura politica molto apprezzata e ricordata anche in Italia e, in particolare, nella provincia di Lecce: l’analisi che abbiamo condotto sul nostro database ce lo dimostra” ha dichiarato Paolo Portioli, Direttore Marketing di Seat PG Italia. “Siamo molto orgogliosi di aver contribuito a celebrare questo famoso personaggio nel cinquantenario della sua morte, attraverso questa attività che dimostra quanto i Leccesi ricordino affettuosamente e stimino un grande personaggio quale è stato J.F.Kennedy.”
La regione Puglia primeggia in un Meridione – peninsulare e insulare – particolarmente sensibile alla figura di JFK: troviamo anche 29 vie kennediane nella provincia di Palermo, 28 nel Cosentino, 24 nel Casertano, 19 nell’Agrigentino, 17 nel Napoletano, 15 nelle province di Salerno, di Catanzaro e di Catania. Bari è l’unico comune, insieme a Campobello di Mazara (TP) ad avere due distinte vie dedicate sia a John e che a Robert Kennedy. Sono tante anche le scuole pugliesi, i ristoranti e i negozi che prendono il proprio nome dal famoso Presidente e,secondo il database di Paginebianche, anche qui la Puglia è presente nelle prime tre posizioni della classifica tra le regioni con più organizzazioni dedicate a “Kennedy”, dopo la Lombardia e la Campania: si possono ricordare, ad esempio, un teatro di Fasano (BR); una scuola pubblica, un centro studi e una cooperativa trasporti a Bari; un’altra scuola pubblica a Brindisi; un istituto tecnico privato a Taranto e un bar a Porto Cesareo (LE).


IL NOME “KENNEDY” NELLE VIE E PIAZZE D’ITALIA, IN BASE AL DATABASE DI TUTTOCITTÀ

Sono molti comuni italiani ad aver intitolato una via o una piazza al nome “Kennedy”, che conta infatti ben 1327 presenze e vanta un record: è il nome di uno straniero più diffuso nella toponomastica urbana italiana. A questi valori si aggiungono poi le vie “Fratelli Kennedy” -  che sono 88 e che, accanto al fratello maggiore John Fitzgerald, ricordano anche Robert (Bob) Kennedy, assassinato nel 1968, -  e quelle dedicate al solo Robert, 5. Per un totale, di 1420 presenze, in ben 1245 Comuni sparsi in tutta Italia.
E’ la Lombardia la Regione in cui ci sono più aree intitolate a “Kennedy” (302) seguita da Puglia (151), Sicilia (132), Campania, (130), Emilia Romagna (109), Veneto (107), Sardegna (102), Calabria (96), Marche (61) e Piemonte (57).

In una precedente rilevazione del 1998 da parte di Seat PG Italia sui nomi delle strade, il nome “Kennedy” compariva 1082 volte e il nome si piazzava al 66º posto nella classifica generale. Kenendy era anche il 1º tra i personaggi stranieri a cui erano dedicate le strade e le piazze d’Italia, con quasi il triplo di presenze rispetto al 2º, “Salvador Allende” (poi, nell’ordine, “Martin Luther King”, “Carlo Marx”, “Anna Frank”, “Thomas Edison”, “Alessandro Fleming”, “Gandhi”, “Albert Einstein” e “Pablo Picasso”). Negli ultimi 15 anni sono dunque aumentate le dediche a John Kennedy (o ai fratelli Kennedy), tanto che il nome scala posizione e si colloca ora al 47º posto e sempre 1º tra gli stranieri. La prima piazza italiana intitolata a Kennedy fu quella deliberata dal Comune di Roma, nel quartiere Europa (EUR), il 5 maggio 1964, a soli 5 mesi e mezzo dalla morte e senza ottemperare agli obblighi di legge che prevedono di attendere 10 anni dalla scomparsa di chi si vuole celebrare con una pubblica intitolazione (salvo casi eccezionali: evidentemente la tragedia di Dallas fu ritenuto uno di questi).

“KENNEDY”, UN NOME A CUI SONO INTITOLATE MOLTE ISTITUZIONI E NEGOZI ITALIANI

Il nome Kennedy è presente in Italia nei nomi e nelle insegne di molte organizzazioni: all’interno dei volumi PagineGialle si trova, infatti, quasi 300 volte in ambiti differenti. La categoria che più ne fa uso è quella degli istituti scolastici, alcuni pubblici e altri privati, (45 in tutto, più  le relative succursali), mentre al secondo posto figura  la ristorazione (bar, caffè, alberghi, ristoranti e pizzerie) complessivamente con 43 presenze. Troviamo poi, nell’ordine, i grandi magazzini, le agenzie immobiliari e i negozi di arredamento, le associazioni artistiche culturali e ricreative, le case di cura e le cliniche private, i centri fisioterapici, le farmacie, le palestre e i campi sportivi, i parrucchieri e le tabaccherie. Il cognome Kennedy è, infatti, diventato una sorta di nome-garanzia spendibile per assicurarsi popolarità, simpatia, elevato status sociale e fiducia.



JOHN FITGERALD KENNEDY: SIGNIFICATO E DIFFUSIONE DEL NOME

Il cognome Kennedy: “testa bruttissima” o “capo della tribù” “Kennedy” risale all’antico gaelico e può avere due spiegazioni. Una, documentata da studiosi di Oxford, lo riconduce a “Ó Cinnédeigh”, che è formato con ceann ’testa’ e con éidigh ‘bruttissima’. L’altra spiegazione lo collega al celtico “Ceauna-Thigue” e qui il significato sarebbe ‘capo della tribù’. Negli Stati Uniti si contano circa 65 mila famiglie portatrici di questo cognome, il che significa oltre 200 mila persone. Pressappoco gli stessi numeri di Rossi in Italia (anche se in USA esistono alcuni cognomi ancor più numerosi, ovviamente).


Il nome John: dall’ebraico “Dio ha avuto misericordia”

John una delle infinite varianti di Giovanni, dal nome ebraico che significa ‘Dio ha avuto misericordia’, sottinteso ‘donandoci questo figlio”. Negli Stati Uniti John era il nome imposto con maggiore frequenza nel 1917, anno di nascita di John Fitzgerald Kennedy, davanti a William, James, Robert e Joseph. Nel 1960, quando Kennedy fu eletto presidente, era 4º dietro David, Michael e James, ma subito dopo risalì al 2º posto nel 1963 e nel 1964 (con un valore quasi pari al primatista Michael). Come da noi Giovanni, ha poi conosciuto un periodo meno fortunato, scendendo nel 2012 al 27º posto nella classifica guidata da Jacob. In termini numerici, insieme a JFK nacquero altri circa 52 mila John; quando divenne presidente ne furono così chiamati 76 mila; oggi il ritmo è di 11 mila l’anno.



Il nomignolo “Jack”: un nome, un destino?

Per distinguerlo da altri membri della famiglia o per semplice vezzo, John Kennedy era confidenzialmente chiamato Jack. Jack è un nome tra i più diffusi negli Stati Uniti ma la sua origine è dubbia e discussa. “Molti ritengono di doverlo associare a James, ossia “Giacomo”, nella sua variante Jakob “Giacobbe”. Certamente non ha nulla a che vedere con Joe che è il diminutivo di Joseph “Giuseppe” – spiega Enzo Caffarelli – mentre potrebbe collegarsi proprio a John. Infatti nell’inglese medievale si diceva Jehan e poi Jan per “Giovanni”, e con il suffisso -kin è diventato Jankin. L’antico francese avrebbe considerato -in un segnale diminutivo e ne avrebbe tratto la falsa forma piena Jack. Una curiosità: un diminutivo di Jack fu in passato Jackie, maschile, divenuto poi la forma accorciata di Jacqueline, femminile”. Un nome un destino, si potrebbe concludere.



Fitzgerald, il “nome di mezzo”

In origine Fitzgerald è un cognome, di origine romanza, antica francese, ma diffuso in Irlanda e presente come tipologia anche in Italia. Fitz- sta infatti per fils, “figlio”, che si abbina al nome paterno, in questo caso Gerald. Geraldo è d’origine germanica ed è composto da due elementi, il primo sta per ’lancia’ e il secondo per ‘governare. Il significato complessivo è dunque ‘lancia che governa, che domina’. “Il più diffuso cognome con il prefisso Fitz- negli Stati Uniti è proprio Fitzgerald – documenta Enzo Caffarelli – che individua quasi 30 mila famiglie; segue, con la metà delle presenze, Fitzpatrick e poi Fitzsimmons con quasi 4 mila; tutti gli altri si fermano intorno a 1000 o di meno: Fitzharris, Fitzhenry, Fitzhugh, Fitzmaurice, Fitzroy, Fitzwater, ecc. In Italia sono pochissimi i nomi di famiglia sopravvissuti tra quelli formati in questo stesso modo. I più frequenti sono Fittipaldi (= figlio di Tebaldo), Filangieri e Fialdini”. “Nel tempo – continua Enzo Caffarelli – il middle name è stato via via concepito come un secondo nome personale. È come se in Italia uno si chiamasse Mario Ferrari Rossi, con Ferrari cognome della famiglia materna e Rossi cognome del padre. Da Mario virgola Ferrari Rossi a Mario Ferrari virgola Rossi il passo può essere breve. Con il risultato che Ferrari verrebbe percepito alla stregua di un secondo nome, come fosse Mario Giuseppe Rossi. E da quel momento in poi Ferrari, pur restando nella maggior parte dei casi un cognome, può essere usato a nche come primo nome. Basti pensare a personaggi famosi come Winston Churchill o Harrison Ford. I loro nomi indicano il primo un toponimo, il secondo ‘figlio di Harry’, ed è evidente la loro natura cognominale”. La spinta del secondo nome del presidente fu notevole: fino al 1961 non nacque nessun bambino di nome Fitzgerald; ma nel 1961 furono 10, nel 1963 aumentarono a 52 e nel 1964 a ben 195.

L’eco di JFK nei nomi personali in Italia e negli Stati Uniti

Il cognome Kennedy è diventato anche un nome personale, dato in Italia per 7 volte nel corso del XX secolo; un primo caso risale al 1947, mentre gli altri, documentati sparsi in varie città italiane, sono del 1964 e dunque il legame con il presidente USA è evidente. Nulla di strano se il numero dei battezzati Kennedy in America è molto più alto. Il cognome si è trasformato in nome con lo stesso meccanismo di Fitzgerald. Già nel 1917, quando nacque JFK, i bambini chiamati Kennedy furono 12; nel 1940, 9; nel 1950, 14; nel 1960 salirono a 79; nel 1961 a 177, nel 1962 a 85, nel 1963 a 158 e nel 1964 a 230 e nel 1965 scesero a 122. Nel 2011 sono stati 123, ma le femmine ben 3187, segno che Kennedy è diventato un nome personale ambigenere ed è ormai entrato stabilmente nell’onomastica statunitense.

 I VOLUMI DI SEAT PG ITALIA

I volumi di Seat PG Italia PagineBianche, PagineGialle e TuttoCittà, distribuiti a tutte le famiglie di Lecce e recentemente rinnovati per andare incontro alle nuove esigenze dei cittadini italiani, sono strumenti utili per supportare i cittadini in ogni esigenza della vita quotidiana: permettono di trovare persone e istituzioni, aziende, negozi e professionisti e offrono informazioni pratiche che aiutano a  vivere al meglio la propria città.

SEAT PG ITALIA

Seat PG Italia è la local internet company che offre alle imprese un supporto a 360° per promuovere la propria attività su Internet, attraverso un network di agenzie (i WebPoint) presenti su tutto il territorio italiano. I servizi di web marketing di Seat PG Italia spaziano dalla costruzione e gestione di website e mobile site alla creazione di contenuti multimediali, dalle attività inerenti la visibilità nel Web ai servizi di e-commerce e web marketing, dalla gestione della presenza sui social network al couponing. Strumenti che si affiancano a quelli “tradizionali” cartacei e telefonici. Seat PG Italia offre, inoltre, ai consumatori un ecosistema composto di strumenti multimediali, mobile e cartacei per trovare facilmente e velocemente aziende, istituzioni, persone e servizi, anche in mobilità.

Seat PG Italia in numeri (dati 2012): circa 2 miliardi di consultazioni sui suoi mezzi, una rete commerciale di circa 1.100 agenti, una base clienti di circa 400 mila PMI, un database di 12, 5  milioni di famiglie e oltre 3 milioni di operatori economici; 44 milioni di volumi (PagineGialle, PagineBianche, Tuttocittà), più di 14 milioni di chiamate (892424 PPG e 12,40 PPB) e circa 460 milioni di visite provenienti sia da web che da mobile, e sui siti online e mobile dei clienti (www.paginegialle.it, www.paginebianche.it, www.tuttocitta.it).

Maggiori informazioni su www.seat.it



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Seat PG Italia

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La disfatta del Nord. Corruzione, clientelismo, malagestione, di Filippo Astone (Longanesi, Milano, 2013). Intervento di Nunzio Festa



Con "Italia low cost" (Aliberti), scritto a quattro mani con Rossana Lacava, Filippo Astone sembrava si fosse dato una bella calmata; perché con quell'utile saggio-manuale forniva informazioni appunto, buone e buonissime tra l'altro, a consumatrici e consumatori. In quanto con i precedenti titoli dati alle stampe tutti presso Longanesi: "Gli affari di famiglia" e "Il partito dei padroni", il giornalista economico Astone aveva invece illustrato perfertamente il quadro italiota dell'affarismo dilagante, dove sono piccoli gruppi di potere che gestiscono e spesso malamente l'Italietta così come hanno contribuito a farla, come, poi, ridipinto la stirpe dei padroni del vapore che il loro capitale l'han ereditato, invece che costruito, e coltivato molto male. Libri, questi due, che di certo  piacere non han fatto a una bella quantità di italici ricci. Ma adesso, con "La disfatta del Nord", con il quale davvero Astone racconta corruzione, clientelismo e malagestione del Settentrione, abbiamo il colpo definitivo. Siamo, potremmo dire, alla chiusura d'una vera e propria trilogia sul disastro italiano e al terzo e conclusivo, forse, atto della narrazione del fallimento etico, prima che civile, della classe dirigente dell'ex Belpaese. Qui Filippo Astone, con la solita penna brillante e non solamente pungente quanto, almeno, intransigente, che ci tiene in attenzione grazie all'inchiostro della scorrevolezza e diversi espedienti da professionista del mestiere, decide di spiegarci quella che, e forse solamente in questi passaggio e scelta un po' ce ne doliamo, chiama la "meridionalizzazione" del Nord. Raccontando nei minimi dettagli i nodi di quei lacciuoli di ferro  fieri di tener in simbiosi necessaria, obbligata e, per loro, redditizia, una certa politica con una certa imprenditorialità. Le macro-aree del ragionamento, i luoghi visitati sono il partito Formigoni-Cl-Compagnia delle Opere e la meno potente - ma sicuramente brava a smentire con le azioni i propri pubblicizzati fini di rinascita dei territorio rappresentati - Lega Nord. In apertura del libro il giornalista parte con una curiosità che ai più era sfuggita e tanti avevano nascosto, ovvero che Bossi, prima di presentarsi e proporsi col suo clan quale nuovo volto, aveva avuto problemi giudiziari derivanti da situazioni proprio della 'vecchia politica'. Ma la Lega con Berlusconi e i loro accoliti portavano la maschera, chiaramente, del politicamente nuovo e santo. Insieme alla forza e alla volontà. Con l'intento sbandierato di "risolvere la questione settentrionale e con essa tutti i mali del Paese". Allora: "il nuovo potere nordista proclamava di voler cancellare decenni di centralismo, inefficienza e corruzione partitocratica". Epperò, a strada percorsa, non hanno che, solamente, peggiorato la situazione. Complessiva, d'altronde. Portando in pratica anche a Nord quintali di clientelismo, nepotismo e affarismo (illegale perfino). Fra favori personali e finanziamenti agli amici e agli amici degli amici, e chiaramente parliamo di fianziamenti pubblici. Astone, ragionando su passato e presente dei personaggi e ridandoci le loro storie, oltre che le inchieste nei quali sono stati e sono coinvolti, analizza tutti gli errori e, per molti, la furberia, di personaggi che si chiamano Formigoni, Maroni, Tosi, Ponsellini eccetera eccetera. Ma senza risparmiare una schiera di figure apparentemente minori, certo. Gente sempre al potere o sempre a gestire il potere, magari fintamente dietro le quinte. Filippo Astone da la genesi e la rapace voracità e voluttuosa voglia di soldi e dominio, per esempio, di quella Comunione e Liberazione osannata da tanta destra, oltre ovviamente dai seguaci e affiliati, e da parte della sinistra - e non solamente al centrosinistra legato con le cooperative "rosse". Con rammarico, forse, Astone relamente con "La disfatta del Nord" sfata il mito dell'efficienza settentrionale. Facendoci capire come quando e perché tutti i mali e le fortune (per pochi) accaduti nel Nord dell'Italia hanno condotto l'intero Paese sull'ordo del precipizio.

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