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mercoledì 24 luglio 2013
martedì 23 luglio 2013
Sentieri a Sud 2013 dal 26 luglio al 3 agosto 2013 a Kurumuny
Anche per questo 2013 si rinnova l’appuntamento
organizzato da Kurumuny con la rassegna “SENTIERI A SUD”, dedicata alle
produzioni e agli attraversamenti culturali, tra musica e poesia, tra
documentario e racconto, tra cultura antica ed evoluzioni moderne: uno spazio
di confronto in un luogo ricco di storia e di storie.
“SENTIERI A SUD” nasce con l’idea di offrire, in uno spazio
fisico e un luogo dell’anima, idee e visioni su una terra che è lembo estremo
ma anche crocevia di popoli; di favorire una maggiore conoscenza della cultura
orale del Salento e di coloro che sono oggi le nuove voci narranti in questa
“isola sonante”. Uno degli elementi più significativi della comunità salentina,
infatti, è stata ed è tuttora la condivisione di momenti intensi ed espressivi
attraverso il canto, la musica, il racconto e la ricerca di uno sguardo altro.
“SENTIERI A SUD” si svolge in un periodo
dell’anno in cui maggiore è il flusso di turisti e a noi piace pensare che
questa rassegna sia una chiave di lettura, un modo per entrare in una terra in
punta di piedi e scoprirne le bellezze per goderne appieno. Il Salento è finis
terra e può offrire orizzonti, luci, profumi, sapori e calore umano anche
attraverso una rassegna di musica e letteratura all’ombra dei carrubi.
Venerdì 26 luglio
ore 21.00
• Presentazione dell’ultimo lavoro discografico di Daniele
Durante
DAMULI N’AUTRA
BOTTA. Antologia licenziosa di trenta canti e pizziche dal Salento.
Interventi di Luigi Chiriatti, Roberto Guido e Daniele
Durante.
A seguire intervento musicale a cura di Daniele Durante e
Francesca Della Monaca.
Per approfondimenti
La cultura orale di un territorio, che trova nei
canti una raffinata sintesi poetica e sonora per esprimere la propria visione
del mondo, non poteva non cantare la sessualità, attraverso stornelli a
dispetto o una delicatissima poetica in rima. Lo fa ricorrendo a metafore e
ammiccamenti; inventando nomi e significati al sesso femminile e maschile;
alzando un velo trapuntato di versi e parole poetiche che nascondono l’atto
sessuale. È molto vasto il repertorio dei canti licenziosi salentini con punte
allusive, maliziose, talvolta oscenamente in chiaro, talaltra di difficile
comprensione, almeno ad una prima analisi. Non riconoscere questa vena
significherebbe negare una delle fonti più vivaci, ispiratrici e accattivanti
di tutto il corpus sonoro. I grandi cantori o affabulatori ricorrevano ad
eleganti infiocchettature poetiche anche per aggirare l’onnipresente e
opprimente dottrina religiosa, che condannava ogni riferimento e pratica della
sessualità; l’allusione mirava a non offendere il collettivo senso del pudore e
a non turbare le anime dei fanciulli e delle fanciulle, che d’altronde,
convivendo e lavorando con gli animali, nella vita di tutti i giorni
assistevano in maniera naturale ai loro accoppiamenti. Ci piace pensare che
questa difficilissima arte di poetare e cantare potesse essere un veicolo di
conoscenza dei comportamenti sessuali e quindi una specie di trasmissione etica
sessuale. Nei canti proposti da Daniele, ricorre il ricco vocabolario con cui
sono indicati gli organi sessuali; i termini variano di paese in paese e fanno
riferimento ora ad oggetti di uso quotidiano (taeddha, farzura, pastinaca,
trapanaturu), ora ad immagini attinte ai grandi riti e miti che sostanziano
questa terra, ora a figure archetipiche come il monaco, l’aggiustacofane, il
cardararu, il giardiniere. Le tracce sonore offrono un ampio ventaglio di arie
e testi che – nel doppio senso, nell’ammiccamento, nell’esplicito riferimento
alla sessualità, ai suoi organi, al loro uso e consumo – ci testimonia di una
poetica musicale che arricchisce di nuovi stimoli il panorama sonoro salentino.
(Luigi Chiriatti)
Info sull’autore/curatore
Daniele Durante
Mercoledì 31 luglio
ore 21.30
• C’È UN CASTELLO DI COTONE
Visioni, arabeschi, adorabili parole
di e per Antonio Verri
Reading con Roberta Pappadà e Fabrizio Gemma
accompagnamento musicale di Rocco Nigro
Introduce Maurizio Nocera
Sabato 3 agosto ore
21.00
• Presentazione del progetto LE SALENTINE, carte da gioco.
Interventi di Giovanni Chiriatti, Alessandro Sicuro,
A seguire MERCATI GENERALI, racconto in musica di ‘U
Papadia e Guit Armando
più ospiti.
Le Salentine - Le carte da gioco
hanno la forma di una tessera rettangolare in carta o plastica, delle
dimensioni di una mano. Una serie completa di carte viene nominata mazzo. Le
carte da gioco sono tra gli strumenti più usati dagli illusionisti, e in ambito
esoterico sono importantissime nella lettura che viene fatta con la
cartomanzia. Per molti le carte sono un ambito oggetto di collezionismo. La più
diffusa serie di carte in Italia è quella delle carte “napoletane”.
Celebre negli anni ottanta una
famosa partita di scopone giocata tra l'allora Presidente della Repubblica
Sandro Pertini, l'allenatore della nazionale di calcio Enzo Bearzot ed i
calciatori Dino Zoff e Franco Causio. La partita, si svolse sull'“air force one
italiano” che riportava nel nostro paese la squadra che aveva appena vinto il
Mondiale di Calcio 1982 in
Spagna. Il gioco delle carte unisce generazioni di italiani, da tutte le
regioni (visto che esistono mazzi di carte con semi di tradizioni iconografiche
regionali differenti), mossi dal desiderio della convivialità e di un momento
di spensieratezza da trascorrere insieme.
La casa editrice Kurumuny, che da
anni porta avanti un percorso editoriale incentrato sulla ricerca musicale ed
etno/antropologica, dopo il successo della prima edizione che ha incontrato il
favore di ferventi aficionados delle carte da gioco, propone una seconda
ristampa ricca di sorprese, proprio nel cuore della calda estate salentina.
Le salentine nascono dal
desiderio di creare un mazzo di carte da gioco legato al territorio e alla sua
storia pur mantenendo una giocabilità pari a quella delle carte regionali
napoletane, a cui si ispirano e di cui conservano la peculiarità dell’aspetto
cromatico, Il mazzo è composto da quattro semi che si richiamano alla
tradizione e ne diventano sintesi simbolica. Queste carte sono uno strumento di
gioco senza pari, e allo stesso tempo rappresentano un biglietto da visita per
il Salento e la sua cultura, dato che la simbologia riprodotta offre cenni e
riferimenti ai riti e miti, all’arte, ai costumi che poi trovano un ulteriore
approfondimento sul sito dedicato: www.cartesalentine.it
Le salentine sono state disegnate
interamente a mano, realizzate e prodotte in Salento da B22 e Kurumuny.
ingresso gratuito
Info Kurumuny
Telefono: 0832801528
Cellulare: 3299886391
redazione@kurumuny.it
Il posto delle donne di Rossana Campo (Ponte alle Grazie). Intervento di Nunzio Festa
"Se la cinematografia
italiana fosse ancora quella dei primi anni Ottanta, questo libro diverrebbe un
film. Lo dirigerebbe Alina Marazzi, Emma sarebbe, chi sa, Sonia Bergamasco,
Maxine senza dubbio Lola Créton e la filosofa Catherine Forest, chi lo sa, magari
una Maddalena Crippa
La cinematografia italiana è in
mano, come pare, a Paolo Sorrentino: per cui ci si tiene il libro e, come si
suole, se ne aspetta un altro, ma di corsa e, se possibile, un poco più
lungo". Rare volte ci capita di prendere a prestito così tante parole, per
le nostre scritture di letture. Ma queste di Giovanni Choukhadarian non
possiamo lasciarle solamente su www.mentelocale.it. Quindi ne approfittiamo
volentieri, per testimoniare il nostro apprezzamento verso "Il posto delle
donne" di Rossana Campo; anche perché di sguincio polemizzano su un altro
aspetto (che più di così non ce la sentiamo di toccare, però): l'ex Belpaese,
appunto quando era Belpaese o giù di lì, aveva veramente il suo 'cinema
d'autore'. Comunque Emma fa la cameriera in un bistrot parigino. Ed è stata
scaricata dal suo amore, Carmen. Dunque incontra casualmente la giovane e
apparentemente spensierata Punketta, al secolo Maxine. Che invece muore proprio
dopo un paio di giorni dalla lampante avventura con Emma. Che poi si pone
l'obiettivo, "obbiettivo" scriverebbe un altra bella penna italiana,
di trovare il motivo dell'inattesa, improvvisa, assurda scomparsa della
ballerina di lap dance. Cinematrografico all'ennesima potenza, l'ultimo romanzo
di Rossana Campo, passata per un illuminante libricino sulla pratica buddista -
del quale tra l'altro vi diremo presto -, diventa una pellicola alla Allen
mischiata alla farina di Bertolucci ripassato nel colore d'Antonioni. Alcune
pagine sono fionde sicure di ferirci. Perché trovano gli altri obiettivi:
maschilismo e violenza sulle donne. Ma resi meno asfissianti in quanto
descritti in una trama tutta fatta da curve erotiche e compassione. Allentate a
loro volta dalla potenza comica, a tratti perfino sardonica, d'una Campo da Oscar
della Narrazione. In questa storia l'autrice di "In principio erano le
mutande", utilizzando anche citazioni imbattibili d'opere letterarie (vedi
l'omaggio alla Stein, che passa per l'amica e confidente, appunto, Kiki Stein)
e musicali, sottotraccia pone il mistero delle cose. Quando sia oppure non sia
questa mondo "il posto giusto per le donne", nella vita può capitare
comunque di sostituire una mancanza con pensieri fissi usati quali, volta per
volta, mete da raggiungere senza far troppo pensare alla sconfitta subita.
"Il posto delle donne", a dir poco godibile assasi, è un'altra felice
opera della scrittrice nata a Genova. Allora per questo va riletto almeno una
volta all'anno.
lunedì 22 luglio 2013
Mino De Santis e Nandu Popu (Sud Sound System) domani per la prima del video ufficiale "Pezzenti". E a seguire concerto
Nella
magnifica veste dei Giardini del Duca di Martano ci sarà l'attesa presentazione
del videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) con
il genio artistico di Gianni De Blasi alla regia. Sarà presente Nandu Popu (Sud
Sound System) e Giovanni De Santis. Segue il concerto di Mino De Santis.
Presenta Mauro Bortone
Evento imperdibile! Martedì 23 luglio 2013, ore 21.30 - Giardini
del Duca - via Calimera - Martano (LECCE).
Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno ben
chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti al
juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di Stefano
Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili
semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è
a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora
raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un
pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel
riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche” prodotto dall'etichetta Ululati
(Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero
proprio molliche minute ed essenziali, messe insieme per farne pane e
nutrimento. Ci sono le "macchiette", i personaggi del paese: “Lu
prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca e la svergognata”,
apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno sempre saputo".
C'è
la bellezza e la malinconia degli "Anni" passati tra casa, chiesa e
sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti” (feat Nando
Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra “patruni e
capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla giornata me
definiti lo stesso invasori.
E tra mandolino e fisarmonica, si continua a
raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare definizioni, che
hanno così poco da dire ma tanto da parlare.
A poco a poco le “Muddhriche”
compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del
disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le
piccole cose che continuano a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e
situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria scanzonata di un bonaccio
che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al
sogno di anarchia.
Il Salento trova nuove parole, quelle puntute, del graffio
autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo e l'occhio allo
sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino De Santis è
così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che il tempo e la pratica
portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che arriva e resta. Ma un
ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella memoria e libera
l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del
popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello,
dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto
e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una
nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica
accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi
semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino
De Luca).
Autoironico e impietoso… lo definirei un “verista” per come
descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo
modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. È un sognatore
ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non
scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando
non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che
differisce da qualsiasi accomodante musicalità “popolare” oggi cosi volgarmente
e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis).
INFO
Ufficio Stampa
OverecoAgenzia
domenica 21 luglio 2013
sabato 20 luglio 2013
Domani 21 luglio 2013 a Lecce Mino De Santis e Lupo Editore presentano al Ministro Cécile Kyenge il video “Pezzenti”
La Puglia terra di pace e
frontiera di accoglienza o terra di sfruttamento e di caporali? È questo uno
degli interrogativi, quello più emblematico, da cui ha preso le mosse il
sondaggio che il Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con
Eurispes Puglia sta effettuando in questi giorni, in occasione
dell’aggiornamento del dossier “Uomini, o no?” pubblicato nel 2012 e dedicato
ai temi dell’immigrazione nel Salento. Un dossier che racconterà della nostra
terra e della nostra cultura, svelando il vero volto dei salentini e dei
pugliesi sui temi più vicini al rapporto con l’altro. Il Ministro per l’Integrazione
Cécile Kyenge sarà presente al
laboratorio di democrazia domenica 21 luglio dalle ore 16,00 alle ore
18,00 presso l’Hotel Hilton Garden Inn
di Lecce in via Cosimo De Giorgi 62. All’incontro, organizzato dal CSV Salento
con il patrocinio di CSV Puglia Net, Forum Terzo Settore, CSV Poiesis e Caritas
Puglia, parteciperanno: Luigi Russo del CSV Salento che presenterà il “Dossier
immigrazione Salento e sondaggio sul razzismo”, don Maurizio Tarantino della
Caritas Puglia, Daniele Ferrocino (Comunità Emmanuel) Portavoce del Forum
provinciale, Luigi Conte (Agesci) portavoce vicario, e l’ospite d’eccezione il ministro per
l’Integrazione Cécile Kyenge.
Nel corso dell’appuntamento Mino
De Santis presenterà al ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge e al pubblico del Laboratorio di democrazia
il videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) nato
dal genio artistico di Gianni De Blasi alla regia, e che ha visto la
straordinaria partecipazione di Alessandro Haber e di Nandu Popu dei Sud Sound
System. Si tratta di un omaggio che l’artista salentino intende fare come
frutto di un lavoro di ricerca da sempre incentrato sul dialogo e
sull’autenticità del vivere, ma soprattutto emblema fortissimo di quella carica
di solidarietà che il popolo salentino ha sempre e da sempre dimostrato nei
confronti di altri popoli e altre geografie di vissuti.
Muddhriche - Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno
ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti
al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di
Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili
semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è
a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora
raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un
pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel
riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche”
prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di
vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe
insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le "macchiette", i
personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca
e la svergognata”, apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno
sempre saputo".
C'è la bellezza e la malinconia degli "Anni"
passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti”
(feat Nando Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra
“patruni e capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla
giornata me definiti lo stesso invasori.
E tra mandolino e fisarmonica, si
continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare
definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare.
A poco a poco le
“Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato
dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare
quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un
carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria
scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di
continuare a credere al sogno di anarchia.
Il Salento trova nuove parole, quelle
puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo
e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino
De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che
il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che
arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella
memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e
Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di
canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida
prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un
linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato,
rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con
il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la
chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un
materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca).
Autoironico e impietoso… lo
definirei un “verista” per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella
di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla
in versi. È un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a
qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta
anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità,
un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità
“popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De
Santis).
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