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martedì 23 luglio 2013

Il posto delle donne di Rossana Campo (Ponte alle Grazie). Intervento di Nunzio Festa




"Se la cinematografia italiana fosse ancora quella dei primi anni Ottanta, questo libro diverrebbe un film. Lo dirigerebbe Alina Marazzi, Emma sarebbe, chi sa, Sonia Bergamasco, Maxine senza dubbio Lola Créton e la filosofa Catherine Forest, chi lo sa, magari una Maddalena Crippa
La cinematografia italiana è in mano, come pare, a Paolo Sorrentino: per cui ci si tiene il libro e, come si suole, se ne aspetta un altro, ma di corsa e, se possibile, un poco più lungo". Rare volte ci capita di prendere a prestito così tante parole, per le nostre scritture di letture. Ma queste di Giovanni Choukhadarian non possiamo lasciarle solamente su www.mentelocale.it. Quindi ne approfittiamo volentieri, per testimoniare il nostro apprezzamento verso "Il posto delle donne" di Rossana Campo; anche perché di sguincio polemizzano su un altro aspetto (che più di così non ce la sentiamo di toccare, però): l'ex Belpaese, appunto quando era Belpaese o giù di lì, aveva veramente il suo 'cinema d'autore'. Comunque Emma fa la cameriera in un bistrot parigino. Ed è stata scaricata dal suo amore, Carmen. Dunque incontra casualmente la giovane e apparentemente spensierata Punketta, al secolo Maxine. Che invece muore proprio dopo un paio di giorni dalla lampante avventura con Emma. Che poi si pone l'obiettivo, "obbiettivo" scriverebbe un altra bella penna italiana, di trovare il motivo dell'inattesa, improvvisa, assurda scomparsa della ballerina di lap dance. Cinematrografico all'ennesima potenza, l'ultimo romanzo di Rossana Campo, passata per un illuminante libricino sulla pratica buddista - del quale tra l'altro vi diremo presto -, diventa una pellicola alla Allen mischiata alla farina di Bertolucci ripassato nel colore d'Antonioni. Alcune pagine sono fionde sicure di ferirci. Perché trovano gli altri obiettivi: maschilismo e violenza sulle donne. Ma resi meno asfissianti in quanto descritti in una trama tutta fatta da curve erotiche e compassione. Allentate a loro volta dalla potenza comica, a tratti perfino sardonica, d'una Campo da Oscar della Narrazione. In questa storia l'autrice di "In principio erano le mutande", utilizzando anche citazioni imbattibili d'opere letterarie (vedi l'omaggio alla Stein, che passa per l'amica e confidente, appunto, Kiki Stein) e musicali, sottotraccia pone il mistero delle cose. Quando sia oppure non sia questa mondo "il posto giusto per le donne", nella vita può capitare comunque di sostituire una mancanza con pensieri fissi usati quali, volta per volta, mete da raggiungere senza far troppo pensare alla sconfitta subita. "Il posto delle donne", a dir poco godibile assasi, è un'altra felice opera della scrittrice nata a Genova. Allora per questo va riletto almeno una volta all'anno.

LI.MON.E: Libri, montagna e… - Quotidiano online della provincia di Cuneo

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Libri: sei Delay o Book-buster? - Per Lei - Tgcom24

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Internazionale » Musica » Esce a settembre “Meticci”, nuovo cd inediti della Vanoni

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lunedì 22 luglio 2013

Only in America with Larry the Cable Guy : Eating Contest

Pesca, da oggi fermo biologico in Alto Adriatico...

Terremoto nelle Marche, la gente scende in strada

Mino De Santis e Nandu Popu (Sud Sound System) domani per la prima del video ufficiale "Pezzenti". E a seguire concerto



Nella magnifica veste dei Giardini del Duca di Martano ci sarà l'attesa presentazione del videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) con il genio artistico di Gianni De Blasi alla regia. Sarà presente Nandu Popu (Sud Sound System) e Giovanni De Santis. Segue il concerto di Mino De Santis. Presenta Mauro Bortone
Evento imperdibile! Martedì 23 luglio 2013, ore 21.30 - Giardini del Duca - via Calimera - Martano (LECCE).


Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le "macchiette", i personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca e la svergognata”, apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno sempre saputo". 
C'è la bellezza e la malinconia degli "Anni" passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti” (feat Nando Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra “patruni e capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla giornata me definiti lo stesso invasori. 
E tra mandolino e fisarmonica, si continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare. 
A poco a poco le “Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al sogno di anarchia.

Il Salento trova nuove parole, quelle puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca).
Autoironico e impietoso… lo definirei un “verista” per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. È un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità “popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis).


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Ufficio Stampa OverecoAgenzia


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domenica 21 luglio 2013

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Disabile sì, ma pronto a uccidere

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sabato 20 luglio 2013

Shen Wei rilegge i Carmina Burana

Anche quest'anno torna la spiaggia a Parigi

Domani 21 luglio 2013 a Lecce Mino De Santis e Lupo Editore presentano al Ministro Cécile Kyenge il video “Pezzenti”



La Puglia terra di pace e frontiera di accoglienza o terra di sfruttamento e di caporali? È questo uno degli interrogativi, quello più emblematico, da cui ha preso le mosse il sondaggio che il Centro Servizi Volontariato Salento in collaborazione con Eurispes Puglia sta effettuando in questi giorni, in occasione dell’aggiornamento del dossier “Uomini, o no?” pubblicato nel 2012 e dedicato ai temi dell’immigrazione nel Salento. Un dossier che racconterà della nostra terra e della nostra cultura, svelando il vero volto dei salentini e dei pugliesi sui temi più vicini al rapporto con l’altro. Il Ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge  sarà presente al laboratorio di democrazia domenica 21 luglio dalle ore 16,00 alle ore 18,00  presso l’Hotel Hilton Garden Inn di Lecce in via Cosimo De Giorgi 62. All’incontro, organizzato dal CSV Salento con il patrocinio di CSV Puglia Net, Forum Terzo Settore, CSV Poiesis e Caritas Puglia, parteciperanno: Luigi Russo del CSV Salento che presenterà il “Dossier immigrazione Salento e sondaggio sul razzismo”, don Maurizio Tarantino della Caritas Puglia, Daniele Ferrocino (Comunità Emmanuel) Portavoce del Forum provinciale, Luigi Conte (Agesci) portavoce vicario,  e l’ospite d’eccezione il ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge.

Nel corso dell’appuntamento Mino De Santis presenterà al ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge  e al pubblico del Laboratorio di democrazia il videoclip “Pezzenti” (Muddhriche-Ululati, Lupo Editore) nato dal genio artistico di Gianni De Blasi alla regia, e che ha visto la straordinaria partecipazione di Alessandro Haber e di Nandu Popu dei Sud Sound System. Si tratta di un omaggio che l’artista salentino intende fare come frutto di un lavoro di ricerca da sempre incentrato sul dialogo e sull’autenticità del vivere, ma soprattutto emblema fortissimo di quella carica di solidarietà che il popolo salentino ha sempre e da sempre dimostrato nei confronti di altri popoli e altre geografie di vissuti.

Muddhriche - Ogni qual volta si ascolta Mino De Santis, si hanno ben chiare le sue radici, la sua storia, le origini musicali e i suoi ascolti al juke box. La voce e l'ironia amara di De Andrè, ma anche l'impegno di Stefano Rosso o la compostezza di Paolo Conte. Ma per non abbandonarsi a facili semplificazioni, bisogna fermarsi un attimo e rimettere play. Mino De Santis è a tutti gli effetti un fuoriclasse, unico nel suo genere perché ama ancora raccontare e lo fa come potrebbe fare un fotografo con le sue istantanee, un pittore impressionista nel fermare tutto su una tela o il saggio del paese nel riferire vizi e virtù della sua gente. Con dovizia e ironia.
Anche in questo terzo album “Muddhriche prodotto dall'etichetta Ululati (Lupo Editore) si raccolgono piccoli momenti di vita quotidiana, come fossero proprio molliche minute ed essenziali, messe insieme per farne pane e nutrimento. Ci sono le "macchiette", i personaggi del paese: “Lu prete” scaltro e smaliziato o la “La bizoca e la svergognata”, apparentemente diverse ma "le stesse e l'hanno sempre saputo". 
C'è la bellezza e la malinconia degli "Anni" passati tra casa, chiesa e sogni di libertà ma anche il sud amaro dei “Pezzenti” (feat Nando Popu/Sud Sound System), quegli immigrati trattati come animali tra “patruni e capurali”, senza diritti o assistenza, pagati venti euro alla giornata me definiti lo stesso invasori. 
E tra mandolino e fisarmonica, si continua a raccontare di quei “Radical chic”, quelli bravi a dare definizioni, che hanno così poco da dire ma tanto da parlare. 
A poco a poco le “Muddhriche” compongono il quadro di un uomo che, come ben rappresentato dalla copertina del disco, dall'alto, osserva, riconosce, cerca di individuare quelle briciole, le piccole cose che continuano a dargli godimento. È un carnevale di personaggi e situazioni, dove si respira a pieni polmoni l'aria scanzonata di un bonaccio che ama quello che compone perché è il suo modo di continuare a credere al sogno di anarchia.

Il Salento trova nuove parole, quelle puntute, del graffio autoriale. Anarchiche quanto basta per tener desto l'animo e l'occhio allo sguardo: quello dritto, che mai s'inchina e fa riverenza. Mino De Santis è così, ama il ridere, il soffio e lo spiffero. (Mauro Marino)
Mino De Santis è un ascolto che il tempo e la pratica portano a metabolizzare. Non è la risata di turno ciò che arriva e resta. Ma un ondulato senso di profondità che scolpisce immagini nella memoria e libera l'ascolto dalla superficialità attorno (Erika Sorrenti e Francesco Aprile)
Mino ha scritto una pagina di canzone popolare vera, del popolo del Salento che si libera dalla pur splendida prigionia del tamburello, dell'organetto e del violino e approda ad un linguaggio nuovo, fatto di dialetto e di italiano colto al volo, masticato, rimasticato e sputato fuori in una nuova forma di colostro, vero alimento con il quale crescere i piccoli. Musica accattivante, di uno che sa suonare la chitarra, la lascia nei suoi accordi semplici, quasi ondeggianti come un materassino gonfiabile sulla bonaccia (Pino De Luca).
Autoironico e impietoso… lo definirei un “verista” per come descrive la realtà sociale e soprattutto quella di tanta umanità. Ha il suo modo singolare di vedere la realtà e di declinarla in versi. È un sognatore ingenuo e intellettualmente onesto. Insofferente a qualsiasi regola, non scenderebbe mai a compromessi, ha l'anima libera e resta anarchico anche quando non sarebbe il caso. Ha una singolare genialità, un'autentica vena artistica che differisce da qualsiasi accomodante musicalità “popolare” oggi cosi volgarmente e insopportabilmente stereotipata (Giuseppe De Santis).


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