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giovedì 1 novembre 2012

CONFESSIONI DI UN ILLUMINATO DI LEO LYON ZAGAMI (UNO EDITORI) A MONTERONI (LECCE)



L’Ordo Equestris Templi Arcadia in collaborazione con il Comune di Monteroni presentano il 3 novembre 2012 alle ore 18,00 presso il Palazzo Ducale Lopez Y Royo, “Confessioni di un illuminato” (vol. I-II-III) di Leo Lyon Zagami edito da Uno Editori (http://www.unoeditori.com/). Presenterà il giornalista Raffaele Polo. Sono previsti i saluti  dell’amministrazione comunale di Monteroni e di Zanzarella Valentino (Presidente e Gran Maestro dell’Ordo Equestris Templi Arcadia). Modera il prof . Angelo Piperno.  La security  per l’appuntamento è stata affidata all’A.S.D. Combat Panther Club.


Volume I - Nel primo volume delle Confessioni di un illuminato Leo Lyon Zagami ci introduce con dovizia di particolari nella complessa gerarchia delle Societa' Segrete che fanno capo al segretissimo mondo degli illuminati. Le varie scuole, la storia segreta, le pratiche e le tradizioni che si nascondono in questo mondo misterioso e sconosciuto, legato alla creazione di un Nuovo Ordine Mondiale e a un'elite che da sempre governa, dietro le quinte della storia, i destini dell'umanita'. Ma Zagami non e' solo un giornalista investigativo o il classico teorico della cospirazione, egli ha vissuto questa esperienza in prima persona, rimanendo coinvolto in spiacevoli esperienze quali le numerose minacce di morte, l'internamento in istituti mentali, la tortura , il successivo arresto per spionaggio, l'allontanamento dal figlio e la continua persecuzione da parte degli ex soci della famigerata Loggia Monte Carlo, iniziata dopo aver deciso di uscire da ambienti legati a pratiche di magia nera e satanismo come l'Ordo Templi Orientis. Zagami in questo saggio ci mostra per la prima volta, documenti e immagini che provano senza ombra di dubbio non solo l'esistenza del network dei cosiddetti illuminati, ma anche i legami dell'elite con entita' extradimensionali , e il loro modus operandi nel settore dell'intelligence. Si prosegue così nella rivelazione dei piani segreti per la creazione di un Nuovo Ordine Mondiale, piani legati alla visione messianica del particolare periodo storico che stiamo vivendo e che vivremo con sempre maggiore intensita dal 2012 . Leo Zagami, con questo libro, il primo di una trilogia dedicata alle sue Confessioni, vuole portarci gradualmente a una nuova e piu' matura realizzazione della realta' che stiamo vivendo, cosi da entrare realmente in un Eta' Nuova dove sara' assolutamente necessario un nostro risveglio per poter sopravvivere a tutte le tribolazioni che incombono sull'umanita', ricordandoci che, come diceva Giordano Bruno : "Chi accresce il sapere aumenta il dolore."

Volume II - Dopo un introduzione magistrale al mondo delle Società Segrete con il primo volume, eccoci proiettati con l'autore nel vivo dei cambiamenti in corso e delle grandi manovre occulte del Nuovo Ordine Mondiale. Ma bisogna svegliarsi e prepararsi anche al di là dei propri credi religiosi o del proprio ateismo perché i "controllori" del Nuovo Ordine Mondiale si muovono usando le "Profezie" a proprio vantaggio. L'autore dimostra che i vertici di Gerusalemme e Roma, Sionisti e i Gesuiti in primis, uniti da un patto indissolubile dopo il Concilio vaticano II e con le loro Massonerie e Cavallerie sparse in tutto il pianeta, stanno in realtà operando la fase finale per la creazione di un Governo Mondiale. Ma anche la Cina fa la sua parte, con l'entrata in campo della cosiddetta "Frammassoneria Cinese" non riconosciuta e spesso collusa con la criminalità. Vengono cosi esposti i segreti più inconfessabili di potenti come Ted Turner o Silvio Berlusconi, che in comune non hanno solo una passione per i media o i bunker sotterranei ma ben altro. E l'autore per la prima volta affronta anche il tema delle origini massoniche della mafia da un punto di vista storico e addirittura iniziatico e ci parla della piaga del satanismo generazionale nella Massoneria Statunitense, mostrando prove documentali inedite e segreti sconcertanti sui segreti del pidduismo in relazione agli illuminati e all'onU con rivelazioni e nomi mai fatti prima d'ora.


Volume III -  Il terzo e ultimo volume di questa impressionante avventura vissuta direttamente dall'autore nel mondo degli illuminati e delle Società Segrete, si conclude in Vaticano tra segreti di Stato, interviste inedite e documenti che provano i legami tra la Massoneria corrotta, i Gesuiti e i Servizi segreti della NATO, uniti per la creazione di un Nuovo Governo Mondiale capitanato dal Papa. Scopriremo i restroscena esoterici e gli apparati d'intelligence che operano dentro e fuori dal Vaticano, dove lo spionaggio è da sempre gestito dai Gesuiti con i loro Neotemplari legati al Papa e alla sua sicurezza, a loro volta legati ai servizi segreti italiani e alla CIA.  Si aprirà poi una parentesi sulla corrente gay della Chiesa Cattolica, nota negli Stati Uniti come la Chiesa Rosa, che negli anni '60 si ispirò al pensiero Crowleyano, sveleremo la sua infinita ipocrisia, i suoi scandali, con notizie e rivelazioni sconvolgenti che prove in mano, apriranno finalmente gli occhi anche al lettore più scettico e Cattolico, una realtà di compromessi infernali all'ombra di San Pietro. Nella seconda parte del libro l'autore focalizza la sua attenzione sul potere della Chiesa di Roma dal dopo guerra ad oggi, partendo dalla fine degli anni '50 quando un uso improprio della Massoneria servì a un vero e proprio colpo di stato massonico in Vaticano che portò all'elezione di ben due Papi massoni (Roncalli e Montini) con conseguenze gravissime, la cui testimonianza arriva direttamente dagli archivi della FBI americana.


Leo Lyon Zagami nato il 5 Marzo del 1970 a Roma e figlio del Prof. Elio Zagami noto analista junghiano, scrittore e co-fondatore del G.A.P.A. (Gruppo Autonomo di Psicologia Analitica di cui era presidente), nipote del Senatore e saggista Leopoldo Zagami noto per aver scritto i libri piu' autorevoli sulla storia delle Isole Eolie, e figlio di Jessica Lyon Young membro della famiglia della Regina Madre d'Inghilterra, a sua volta figlia degli scrittori Henry Lyon Young e Felicity Mason collaboratrice di William Burroughs nota come Anne Cumming. Sostenuto dalla creatività dell'ambiente in cui è nato, fin dalla tenera eta' si dedica allo studio e alla ricerca in campo esoterico, storico, e filosofico parallelamente alla sua passione per i media e la musica, che lo porterà a collaborare con radio e televisioni in tutto il mondo (BBC inglese, ABC Australiana, la NRK norvegese...), cosa che lo ha portato a essere il primo speaker radiofonico estero a parlare liberamente sulla Radio Russa dopo il crollo del muro di Berlino e a organizzare un party di beneficienza nel celebre Bolshoi di Mosca nel 2002 con le massime autorita' delle istituzioni russe. Dal 2006 inizia, non senza problemi ma coraggiosamente, la sua attivita' divulgativa sul web riguardante il suo coinvolgimento diretto con il Nuovo Ordine Mondiale e le Societa' Segrete ad esso collegate comunemente note come gli illuminati. Dal 2009 diventa autore di ben 4 libri di saggistica e geopolitica pubblicati in Giappone e diventati presto best sellers, vendendo oltre 50 mila copie. I primi due libri sono stati scritti insieme al noto giornalista ed ex responsabile della prestigiosa pubblicazione Forbes Magazine Benjamin Fulford, il terzo insieme alla Principessa del Giappone Koaru Nakamaru, il quarto invece, pubblicato il 1 Novembre del 2011, è la sua prima opera solista in campo letterario, cosi come i due volumi di prossima uscita per Uno Editori.


INFO
tel: 388-4953068


mercoledì 31 ottobre 2012

L'Angelo Necessario di Massimo Cacciari (Adelphi)



Per secoli, il pensiero ha tentato di convincersi che gli Angeli fossero entità superflue, superstiziose anticaglie. Ma la dimensione dell'Angelo continua a riaprirsi, ci accompagna, si trasforma, ma non ci abbandona. Questo libro, pubblicato nel 1986, e che ora riappare interamente riveduto e ampliato, è dedicato all'Angelo che finisce per rivelarsi «necessario», come dice il titolo, riprendendo una mirabile lirica di Wallace Stevens. Ma necessario a che cosa? L'Angelo educa, conduce a una conoscenza diversa da quella che si sviluppa in rapporto al visibile. «L'Angelo testimonia il mistero in quanto mistero, trasmette l'invisibile in quanto invisibile, non lo 'tradisce' per i sensi». In questo, si oppone radicalmente al daimon, che è al servizio di una fatalità cosmica e impone ogni volta il vincolo della cosa e alla cosa. L'Angelo è l'ermeneuta del movimento opposto: quello che guida fuori dalla lettera, quello che va, non già dall'idea alla cosa, dal segno al rappresentato, ma dalla cosa all'invisibile. Cacciari elabora questa sua lettura filosofico- teologica dell'Angelo attraversando i testi e le immagini, a partire dall'antichità giudaico- cristiana o pagana o iranica sino a Klee o a Rilke o alla riflessione di Henry Corbin. E appare evidente come questa sua ricerca si connetta anche ai suoi lavori precedenti, e in particolare a Icone della Legge. Qui, sempre con riferimento a Benjamin e a Rosenzweig, torna a porsi il problema della rappresentazione e l'Angelo aiuta a configurarlo come un vero dramma gnoscologico che si svolge sulla soglia di quello che Corbin ha definito il mundus nalis. E intanto l'attenzione si fissa sulla fisiognomica degli «ultimi, grandi incontri» con l'Angelo. Ora gli Angeli diventano simili a «dèi dell'istante», «lampeggiano e scompaiono». Ormai sottratti a ogni stabile gerarchia, sedotti e quasi irretiti dal l'umano, questi ultimi Angeli serbano in sé un riso, una disperazione e una paradossale libertà che ci sono più che mai essenziali. Grazie a loro, come scrisse Rilke, «raccogliamo disperatamente il miele del visibile, per custodirlo nel grande alveare d'oro dell'invisibile».

Supersimmetry di Francesco Cuna (Kurumuny) sabato 3 novembre a Cutrofiano presso la Associazione Carpe Diem



Ci sarà la presentazione di Supersimmetry di Francesco Cuna edito da Kurumuny  sabato 3 novembre 2012 a Cutrofiano presso la  Associazione Carpe Diem via Settembrini 9 alle ore 18.30. Dialogheranno con l'artista Salvatore Matteo, Tina Ligori, Giovanni Chiriatti, Giovanni Matteo.
I personaggi di Cuna ti accolgono in silenzio e ti chiedono di sostenere quel silenzio mentre li osservi. Un silenzio fatto di simmetrie bizantine, prospettive inattese, canoni proporzionali aggirati, deformità sfuggenti, volti imperscrutabili e poi ocra, sabbia, terre, grigi, sovrapposizioni di materiale pittorico che invece di dare un opprimente senso di stratificazione, lasciano intuire quello dell’immaterialità. Quello che l’artista intrattiene con la Pittura è un rapporto viscerale, che non smette di riservare sorprese, ma è fatto anche di certezze e familiarità, dovute alla padronanza conquistata attraverso un’ininterrotta esplorazione del mezzo. Al contrario la relazione di Cuna con la Storia dell’Arte si rivela complessa, intricata, ricca di apparenti contraddizioni. Lo sguardo inquieto dell’artista si rivolge in direzioni diverse, come se scorgesse ad ogni angolo l’ombra di un grande maestro del passato e volesse afferrarla e trattenerla nel suo presente. Non c’è un filtro tra la realtà e le opere di Cuna: non credo che i processi che egli attua debbano essere intesi come una manipolazione di quello che ci appare, ma come una ricerca di verità, in quello che ci appare. Verità che l’artista riesce a cogliere proprio negli strappi, nelle maglie della realtà, materializzati nelle incongruenze da lui messe in evidenza e nelle deformazioni e ibridazioni da lui messe in atto. La pittura come processo di estrazione di verità.

FRANCESCO CUNA Nasce nel 1978 a Galatina (LE), dove si diploma all’Istituto d’Arte in grafica pubblicitaria e fotografia nel 1997. Nel 1998 si trasferisce a Bologna per frequentare l’Accademia di Belle Arti arrivando ad esporre alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna prima di diplomarsi in pittura nel 2005. Successivamente (2006) è a Marseille in Francia dove entra in contatto con l’attività artistica locale esponendo i propri lavori presso l’Ecole des Beaux Arts. Nel 2007 è chiamato negli Stati Uniti d’America a realizzare un affresco di grandi dimensioni all’interno del “The Prizery Museum” Art Center of South Boston (VA) per celebrare il 400esimo anniversario dei primi insediamenti Europei nell’ambito del progetto “Virginia 2007 Italy rediscover America” commissionato dal Virginia Museum and Virginia Commission by Art di Richmond. Rientra in Salento e figura tra gli organizzatori del “Locomotive Jazz Festival” di Sogliano Cavour (LE) curandone, con Luigi Cesari, il progetto Arti Visive, realizza i concept della comunicazione e performance pittoriche durante i concerti nelle edizioni che vanno dal 2007 al 2010. Si è così esibito sul palco insieme a molti musicisti tra i quali Paolo Fresu, Antonello Salis, Furio Di Castri, Philipe Catherine, Giovanni Imparato, Pierpaolo Bisogno, Gianluca Petrella, Raffaele Casarano, Luca Aquino, Franco Califano, Trovesi ed altri. Nel 2011, dà vita con Alessandro Sicuro, a “B22”, progetto grafico di natura imprecisata, e nel 2012 aderisce al gruppo “OZIO” con una prima collettiva curata da Lorenzo Madaro.

per info

martedì 30 ottobre 2012

Oltre la coscienza ordinaria .Riti Miti Sostanze Terapie di Vincenzo Ampolo edito da Kurumuny alla Libreria Palmieri di Lecce



Sarà presentato il 4 novembre 2012 ore 18,00 presso la libreria Palmieri di Lecce in via Trinchese  il nuovo lavoro di Vincenzo Ampolo edito da Kurumuny dal titolo “Oltre la coscienza ordinaria .Riti Miti Sostanze Terapie”. Dialogheranno con l’autore Luigi Chiriatti scrittore ed editor della casa editrice Kurumuny e Eugenio Imbriani etnoantropologo. Introduce Anna Palmieri titolare della Libreria Palmieri di Lecce. Una cartografia degli stati di coscienza non ordinari, quasi un diario di viaggio, un resoconto di esplorazioni in territori sconosciuti. Le regioni del viaggio sono quelle della mente. L’immaginazione che si apre a spazi di realtà e a forme di coscienza che combattono il pensiero unico, producendo numerose linee di fuga che rompono gli stereotipi che imprigionano il pensiero. Gli stati modificati di coscienza sono risorse per ritrovare strade, aprire varchi, allargare la coscienza che poi diventa conoscenza.

Vincenzo Ampolo - Psicologo-Psicoterapeuta di formazione analitica e umanistico-esistenziale, saggista e formatore. Tra i più attivi collaboratori della rassegna internazionale di psicologia L'Immaginale, ha diretto riviste di pedagogia, psicologia e studi interdisciplinari, pubblicato numerosi saggi di psicoterapia analitica e psicologia sociale, in volumi collettivi e riviste di settore. Dal 1982 coordina le attività dell'Ente Morale di Ricerca, Formazione e Terapia "Perseo" e collabora con Istituti di formazione e con le Università di Lecce, Bari e Genova per progetti di ricerca, attività didattiche e divulgazione scientifica. Tra i testi curati dall’autore: La pratica del creativo (1988); Extasy e dimmi che non vuoi morire (1997); Musica droga e transe Materiali di ricerca (1999); Diario e Dintorni (2001); Voci dell'anima. Scrittura narrazione e pratica analitica (2004); Dissociazione e creatività. La transe dell’artista (2005); Martha Nieuwenhuijs tra eros e logos (2009).

Il gran libro delle Streghe Storie e segreti, incantesimi e pozioni di Raphael M. Mérida Jiménez. Traduzione di Ariase Barretta (Odoya)

Tra mito e storia, le figure di Ecate, Medea, Cassandra, Didone, Eritto, Panfila, Melusina, Ginevra e le altre grandi streghe maghe e fattucchiere. Ma anche la storia delle pratiche magiche e della persecuzione che migliaia di donne sapienti hanno subito a causa dell’Inquisizione.

La stregoneria è da sempre associata a due questioni fondamentali: il genere e la religione. Laddove si riscontrano pratiche magiche a custodirne i saperi sono le donne. In epoca antica questo potere era associato alla divina Ecate, mentre dall’avvento della dicotomia Dio/Lucifero e della Santa Inquisizione, i poteri magici che, essendo inspiegabili, sembravano contrastare le leggi di natura, venivano fatti risalire ai favori dello stesso demonio. Jiménez raccoglie ed elabora in un quadro completo tutte le testimonianze su figure storiche o mitiche di streghe e sulle loro pratiche magiche. Medea, Circe, Didone, Ginevra, Acantide, Eritto, Panfila, Melusina e i loro affascinanti miti tra consistenza storica e la leggenda. Ampio spazio viene dedicato alle pratiche magiche, soprattutto a quelle proibite. Paradossalmente infatti la Santa Inquisizione e i suoi verbali sono la prima fonte di conoscenza per quel che riguarda i rituali praticati. Per l’Inquisizione, macroargomento della trattazione, “la stregoneria divenne uno strumento di disciplina sociale, canalizzando alcuni modelli di buona o cattiva condotta e delineando persino l’ortodossia ecclesiastica.” un vero e proprio spartiacque: le donne che non sottostavano alle regole rigidissime della vita famigliare medievale, che si preoccupavano di capire come procurare e procurarsi aborti e unguenti per prevenire gravidanze e curare i mali femminili erano viste come un nemico del potere spirituale e temporale della Chiesa, quindi da annientare al grido di «Non bisogna lasciare in vita neanche una strega». Eppure le pratiche di divinazione e le magie si sono moltiplicate nel tempo assumendo forme e branche differenti, basti pensare all’astrologia o alle sedute spiritiche. Per tutte coloro che si sentono un po’ streghe e vogliono cimentarsi con pratiche antichissime magari durante la notte di ognissanti, c’è una foltissima letteratura ragionata sulle invocazioni a Ecate, gli strumenti e le formule magiche, i giorni propizi, le erbe e gli animali adatti ai rituali…

Rafael M. Mérida Jiménez è docente di Letteratura Spagnola presso l’Università di Lleida e ricercatore del “Centre Dona i Literatura”. Ha insegnato nelle università di Barcellona, Girona, Houston e Portorico. Oltre alle ricerche sulla letteratura spagnola, soprattutto cortigiana e cavalleresca, si è occupato di universo femminile e Queer Theory. È autore di Women in Medieval Iberia (2000), Damas, santas y pecadoras (2008) e di un libro sulla vita di Santa Teresa d’Avila, Llevar la vida con suavidad (2006). Nell’ambito dei Gender Studies ha elaborato alcune teorie pubblicate nei saggi Sexualidades transgresoras (2002) e Diálogos gays, lesbianos, queer (2007).

lunedì 29 ottobre 2012

Horikazu - Vita e opere del maestro tatuatore di Asakusa a cura di Martin Hladik (L’Ippocampo edizioni)



L’opera omnia di Horikazu, il più grande maestro tatuatore giapponese, scomparso nel dicembre del 2011, è un libro miliare per tutti gli appassionati di tatuaggi, ma anche del Giappone. Il fotografo Martin Hladik ha seguito per anni il sensei che gli ha aperto il suo studio. Le interviste al maestro e al suo figlio e successore Horika- zuwaka, permettono di conoscere in profondità l’arte del tatuaggio tradizionale ad Asakusa (il vecchio quartiere degli artigiani a Tokyo) e ritraggono da vicino i protagonisti di una prestigiosa dinastia di artisti tatuatori. Le pratiche e le tecni- che di questo particolare artigianato vengono mostrate in ogni minimo dettaglio. La tecnica che utilizzava si chiama tebori, da te (“mano”) e Hori (“incidere”): praticato in Giappone fin dall’antichità il tebori si distingue per la particolare cromatica e la delicatezza delle gradazioni, ma soprattutto dall’esecuzione a mano con aghi, per opposizione alla macchinetta usata oggi in Occidente. La prima parte di questo imponente volume di 500 pagine è un favoloso portofolio dei disegni preparatori del maestro, tutti ispirati all’ukiyo e. Ma il fulcro del libro è la sua sezione centrale: una galleria di trenta full body suits, ritratti in tutti i particolari, resa possibile dai clienti di Horikazu che hanno accettato di posare per Martin Hladik.

OVERDOSE IN BLUES cover band Zucchero sabato 3 novembre 2012 al Note di Vino di Ruffano

La musica ancora una volta domina incontrastata al  Note di Vino nel cuore del Salento, a Ruffano (LE) in via Vittorio Veneto 55. Terzo appuntamento di note e suggestioni in collaborazione con Agave Comunicazione, il 3 novembre 2012 a partire dalle 22,00 questa volta con la mitica cover band del grande Zucchero Sugar Fornaciari, ovvero la “OVERDOSE IN BLUES”. Si tratta di un appuntamento suggestivo che ripercorre la storia professionale di una star della musica italiana ormai conosciuta a livello internazionale. Una performance musicale di grande forza e bravura quella della OVERDOSE IN BLUES band, che alterna i successi del grande Fornaciari dall'esordio fino ad arrivare ad oggi. Punta di diamante della band è il cantante Salvo Vergari che ormai è conosciuto e  apprezzato per la sorprendente somiglianza fisica e vocale con Zucchero,affiancato dalla singolare voce blues di Luisa Greco, con un ensemble ritmico strutturato da musicisti immersi in un groove che ha sempre evidenziato nlo stile musicale dell'artista. I componenti della band sono: Chitarra (Ermanno Mangia), Tastiere (Fernando Chiriacò), batteria (Antonio Murciano), basso (Leo Klaus Cannazza). Inoltre la band vanta una collaborazione assieme allo storico sassofonista di Zucchero, Frank Raya.
Info
info@note-di-vino.it
Su Facebook
Tel +39 340 33 86 316
+39 340 90 98 835
Via Vittorio Veneto, 55 - 73049 Ruffano (LE) - Italia

domenica 28 ottobre 2012

Il nuovo numero della rivista multimediale di Rai Letteratura



E' uscito il nuovo numero della rivista multimediale Raileteratura. Si scarica gratuitamente sull'Ipad o dal sito di Railetteratura. Molte le novità dal Festival di Ferrara ad Augias sino a Massimo Cacciari e Francesca Palumbo con il suo “Il tempo che ci vuole” edito da Besa editrice. Non mancano i consigli di lettura di Billy Il vizio di leggere.

 

POETICHE DEL PENSIERO



Come ogni anno, nell’ambito delle cerimonie conclusive del Premio Lorenzo Montano, la rivista “Anterem” promuove – in collaborazione con la Biblioteca Civica di Verona – un Convegno di poesia. Sono in cartellone quattordici appuntamenti nel corso dei quali la poesia incontra la filosofia, la musica, la psicoanalisi e l’arte. Tali eventi si svolgono da sabato 10 novembre a domenica 18 novembre 2012 negli spazi della Biblioteca Civica di Verona, via Cappello 43.
Il Convegno ha per titolo “Poetiche del pensiero” ed è curato da Flavio Ermini e Ranieri Teti.
La finalità è far emergere l’intima relazione che unisce la poesia e le complesse problematiche del nostro tempo. Tra i relatori: Lorenzo Barani, Stefano Baratta, Alfonso Cariolato, Agostino Contò, Paolo Donini, Stefano Guglielmin, Tiziano Salari, Carla Stroppa, Vincenzo Vitiello.
Questa manifestazione muove da un’identità poetica molto precisa, caratterizzata dalla posizione concettuale e dal percorso di conoscenza della rivista “Anterem”. L’intento è di far amare a un numero sempre più vasto di lettori la grande poesia contemporanea e della modernità.
Con questa iniziativa “Anterem” vuole dare una visibilità critica sempre maggiore alle opere dei poeti vincitori, dei finalisti e dei segnalati per tutte le sezioni in cui il Premio Lorenzo Montano si articola: “Raccolta inedita”, “Opera edita”, “Una poesia inedita”, “Una prosa inedita”, “Poesie scelte”.

L’ingresso è libero. Il programma è qui

sabato 27 ottobre 2012

Le straordinarie avventure di Julio Jurenito di Il’ja Erenburg (Meridiano Zero - Odoya). In libreria dal 7 novembre 2012



Pubblicato per la prima volta a Berlino nel 1921, Le straordinarie avventure di Julio Jurenito resta con ogni probabilità il miglior romanzo di Il’ja Erenburg, giornalista, poeta, commediografo e romanziere russo scomparso nel 1967 dopo essere rimasto ininterrottamente alla ribalta della vita letteraria sovietica e dell’emigrazione con la versatilità di un ingegno inquieto, brillante, originale e quanto mai libero da visioni precostituite. Vera e propria enciclopedia satirica, il libro ha una sua originale fisionomia di roman philosophique, uno stampo volterriano animato da una estrosa, ininterrotta girandola di trovate.   Parigi, 1913. In un caffè su boulevard Montparnasse il giovane Erenburg incontra l’enigmatico Julio Jurenito con la sua pipa olandese, e di primo acchito lo identifica nientemeno che con il Diavolo in persona… un diavolo che beve birra, per giunta, e nella cui comica apparizione in un contesto tanto prosaico non possiamo non riconoscere il successivo Voland di Bulgakov. Jurenito però si schernisce: “No, scherzi a parte, io non sono il diavolo. Lei mi lusinga”. Il ritmo del racconto è quello svelto e concitato dell’avventura che si muove attorno al gran personaggio di Julio Jurenito, messicano geniale e poliglotta, uomo di mille esperienze, gran provocatore la cui saggezza cela un nucleo amaro e pungente sotto il brillio di un disinvolto scetticismo, profeta di una non-filosofia che richiamerà al suo seguito un’assortita setta di devoti nichilisti. Tutto il mondo sarà rappresentato nel bizzarro seguito:

- Il’ja Erenburg: “avatar” dello stesso autore, giovane e squattrinato scrittore russo molto critico nei confronti del suo popolo e del suo paese, si autoelegge evangelista e biografo di Julio Jurenito, destinato a tramandare ai posteri vita e miracoli dell’estroso Maestro.
- Mister Cool: miliardario americano dall’eccezionale senso manageriale, portatore del verbo del dollaro e della bibbia.
- Aiscia: dolce e ingenuo senegalese adorato dal Maestro proprio perché non ancora contaminato dalla società occidentale.
- Aleksej Spiridonovič Tišin: intellettuale russo patriottico, astratto e intimista, autoreferenziale, depresso e perennemente assorto in trastulli esistenziali.
- Ercole Bambucci: spavaldo libertino romano, scioperato di professione, tiratore scelto di sputi, dalla capacità tutta italica di restare a galla in ogni situazione.
- Karl Schmidt: razionalissimo tedesco determinato a portare ordine nel caos del mondo, avvantaggiato in ogni situazione e sempre inquadrato nei ranghi.
- Monsieur Delhaie: edonista francese, gran viveur, innamorato della vita nella sua semplicità (medio) borghese, attivissimo nel business delle pompe funebri.



A interagire con i protagonisti, sempre colti nel luogo e attimo fuggente tra gli scenari della convulsa storia mondiale di inizio secolo, le audaci comparse di personaggi reali dell’intellighenzia: da Diego Rivera a Pablo Picasso, da Vladimir Majakovskij a Charlie Chaplin. Nell’Europa in tumulto di questi densi decenni i nostri attraverseranno innanzitutto la Prima guerra mondiale, prodigandosi a mettervi rimedio con afflato pacifista, poi la Rivoluzione d’Ottobre del ’17, colta dapprima con ingenuo entusiasmo, poi con grande allarme e disillusione, nell’entropia di sovvertimenti governativi, file per i beni razionati, appartamenti sovraffollati, dettami sulle direttive dell’arte e della scrittura del realismo socialista, piani di produzione stakanovisti, sabati comunisti, dibattiti e conferenze su ogni inezia. Il Maestro, un “arrabbiato” e un “apocalittico” ante litteram, prima di scegliere di morire a 33 anni “per un paio di stivali”, annoiato da un mondo che non accenna a cambiare le sue regole, guiderà la sua setta di comici discepoli attraverso le contraddizioni della storia, identificando il giogo politico con un bastone (non importa chi sia a tenerlo in mano), e l’intera società civile con un aeroplano che non vola, in attesa di un armonia ancora ben lontana da venire. E proprio in questo consistono i suoi insegnamenti: nell’imparare a escogitare originali strategie di sovversione dirette a colpire i miti tanto della vecchia società borghese quanto del “nuovo mondo” bolscevico: religione e papato, Internazionale Socialista e nazionalismo, capitalismo americano e democrazia francese, arte elitaria e consumismo di massa, in una esilarante satira eretica e libertaria il cui sarcasmo è permeato di rara umana empatia. Ed è con straordinaria preveggenza che Erenburg poggia la sua penna agile, colta e leggera su religione, prostituzione, marketing, matrimonio, sterminio della razza giudaica, concorsi a premi, comunicazione giornalistica, procreazione assistita, ordigni di distruzione di massa, dissacrando ogni ideologia e arrivando ad anticipare l’Olocausto e Hiroshima. Se il riso nasce dal contrasto improvviso tra l’idea e la realtà empirica, di fronte ai quotidiani inciampi della sgangherata macchina sociale, esso si trasforma amaramente in sarcasmo sotto l’influsso dello sdegno appassionato di chi veda continuamente offesa la sua fede in un mondo migliore e più saggio. Questo libro appare così come la vendetta di un idealista russo, di un poeta al cui spirito profetico il mondo presente appare irrimediabilmente illogico e cieco. Di qui nasce la satira di Erenburg, che non risparmia nessuno. Per capire l’uomo dietro a un’opera così unica nel suo genere invito alla lettura della prefazione di Gian Piero Piretto, in cui si legge, tra le altre cose: Figura costantemente a cavallo tra adesione e rifiuto, entusiasmo e biasimo, oscillazioni non certo dettate dall’incostanza o da una superficialità emotiva, ma piuttosto dalla capacità e volontà di non perdere mai la fondamentale dote della distanza dall’oggetto di indagine, dello sguardo che i formalisti russi in quegli stessi anni avrebbero teorizzato come “straniato”, non contaminato dalle passioni, dall’abitudine, dalla convenienza. Le avventure, davvero straordinarie, di Julio Jurenito costituiscono pertanto un vero classico dimenticato della letteratura di tutti i tempi, di incredibile attualità profetica e da troppi decenni scandalosamente assente sugli scaffali delle librerie italiane. Senza leggerne dei brani è ad ogni modo difficile entrare nello spirito di questo volume: trova una serie di estratti in allegato. Per l’occasione pubblichiamo una nuova traduzione completamente rivista e aggiornata da Caterina Ciccotti. Lo Jurenito di Erenburg non si riproponeva dal 1969 (Einaudi). Sarà in libreria il 7 Novembre a 18 €.

venerdì 26 ottobre 2012

METZ - Wet Blanket

 

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METZ / Sub Pop http://www.subpop.com/artists/metz
"Wet Blanket" from the 10/9/12 METZ album
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Directed by Scott Cudmore/Michael Leblanc www.scottcudmorefilm.com / www.leblancandcudmore.com

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Gabriele Torsello con Camera Oscura al Note di Vino il 31 ottobre 2012



La rassegna “Sorsi di cultura di-libri/di-vni “organizzata da Agave Comunicazione e Note di Vino parte il 31 ottobre con Camera Oscura di Gabriele Torsello. Dialoga con l’autore Fulvia Liquori. Introduce l’autore Paolo Vincenti. Il giornalista racconta, nel suo lavoro, attraverso immagini e parole dense e forti, un volto nuovo e spesso ignorato dell’Afghanistan, l’incontro con la vita quotidiana di un popolo così “diverso” rispetto alla nostra cultura, per storia,  tradizioni e religione, e che la “stampa istituzionale” filtra senza mezzi termini. Com’è vivere in Afghanistan? Ne sentiamo parlare da diversi anni, ma possiamo dire di conoscere sul serio questo popolo? Torsello, impegnato sostenitore della libertà di stampa, ha viaggiato in questi luoghi "VESTITO da afghano, non travestito", come tiene a sottolineare. L’esperienza di Torsello in questi territori, anelata fin dall'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001, è paradigmatica delle contraddizioni che la animano, e, concretizzatasi qualche anno dopo, si conclude con il rapimento del giornalista, nel 2006, durato 23 giorni, esperienza umanamente ed emotivamente molto forte e nucleo del foto libro stesso, rapimento risoltosi bene ma ancora caratterizzato da ambivalenze e ombre.

Kash Gabriele Torsello è un fotogiornalista indipendente nato in Italia nel 1970. Lavora ad a una serie di progetti mediatici diretti a promuovere e sollecitare dialoghi e scambi socio-culturali attraverso l’uso della fotografia. Dal 2007 Kash lavora a una serie di progetti mediatici diretti a promuovere e sollecitare dialoghi e scambi socio-culturali tra Europa e Afghanistan, attraverso l’uso del fotogiornalismo e il coinvolgimento delle popolazioni locali e delle relative istituzioni, organizzazioni, associazioni e aziende. (http://kashtorsello.com/)

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La Contessa di Lecce di Liliana D’Arpe oggi alla Feltrinelli Point di Lecce



Sarà presentata la Contessa di Lecce di Liliana D’Arpe venerdì 26 ottobre 2012 ore 18,00 presso la Feltrinelli Poitn di Lecce in via Cavallotti 7/a, il nuovo lavoro di Liliana D’Arpe dal titolo “La contessa di Lecce” edito da Lupo editore. Presenterà l'autrice e il suo romanzo LOREDANA DI CUONZO, Direttrice dell'Ist. Classico Palmieri di Lecce.

Ci sono storie che ci aiutano a trascorrere un po’ di tempo della vita, spesso così complicata, ambigua, poco chiara. Ci sono storie che ci fanno conoscere dei personaggi che ad un certo punto vorresti fossero tuoi amici, per passare del tempo insieme a loro, al di fuori delle pagine. È il caso della famiglia Darini, di Caterina e Dalila, della loro bontà e pulizia nel cercare di lottare contro gli attacchi e gli agguati di familiari privi di scrupoli e troppo infelici per lasciarle in pace. In situazioni del genere solo l’intervento di uno spirito buono potrebbe… In una Lecce solare, in balia di profumi e colori, del suo passato e del suo avvenire, tra l’Università e il Centro Storico, in palazzi pieni di storia e di fascino si dipana un’avventura in cui fantasmi, risate, innamoramenti, gioie e dolori si intrecciano a comporre una storia leggera d’emozioni. Con, come sfondo, l’incanto e la magia di una città calda e mediterranea. Un mondo di buoni sentimenti e delicatezze dovrà difendersi dall’attacco di insospettabili (e non) pronti ad approfittare di ogni minima debolezza e piccola titubanza. La lotta tra il bene e il male si svolgerà fino alla fine, non lasciando indifferenti in cielo ed in terra. Una lettura che ci farà dimenticare i mondi di carta densi di buio e pesantezza e ci consolerà con la leggerezza e le dolci linee degli attori di quest’avventura. Il fantastico, il romantico, i buoni sentimenti ed un inarrestabile senso di giustizia ci riscalderanno come una delicata primavera.


Liliana D’Arpe - Leccese, nasce artisticamente all’età di dieci anni come cantante di musica leggera, si afferma localmente come interprete femminile della canzone folk. Presidente dell’Associazione culturale “Il Saraceno” dal 2006, scrive, dirige e porta in scena tre commedie musicali in vernacolo. Con "La Contessa di Lecce" è al suo primo romanzo.

giovedì 25 ottobre 2012

CAROLINA BUBBICO AL NOTE DI VINO DI RUFFANO IL 27 OTTOBRE



 La musica la fa da padrona al  Note di Vino nel cuore del Salento, a Ruffano (LE) in via Vittorio Veneto 55. Secondo appuntamento di note in collaborazione con Agave Comunicazione, il 27 ottobre a partire dalle 22,00 questa volta con una grande artista come Carolina Bubbico. Carolina Bubbico figlia d’arte, musicista dalla formazione versatile e dotata di grande sensibilità artistica, proveniente da esperienze che la vedono al lavoro in veste di autrice, arrangiatrice e vocalist in più formazioni musicali. E' laureanda per il triennio di musica Jazz presso il Conservatorio Nino Rota di Monopoli. Dopo il suo esordio nel gruppo corale Sudivoce vocal ensemble, la roots band Shaken, nel quartetto vocale Vuaolè e nella rock band Lola & the lovers, Carolina approda ad un progetto solistico nel quale manipola, trasforma e modella a suo piacimento suoni e musica. Dal 2011 è impegnata in veste di direttrice e cantante dell’orchestra jazz Swing Big Band del Conservatorio Tito Schipa di Lecce. Nella veste solistica Carolina riceve in agosto 2011 il premio "Best instrumentalist" nella sezione New Generation del Jazz Up Festival di Viterbo per la direzione artistica di Greg Burk. e il premio della sezione Videoclip del progetto Officine della Musica con il suo singolo “A me piacerebbe ridere”. In gennaio 2012 Carolina registra il suo primo album “Controvento” contenente 9 brani originali da lei composti e arrangiati. In febbraio 2013 Carolina approderà al grande schermo con il film ”L’amore è imperfetto” per la regia di Francesca Muci e prodotto da R&C produzioni / R.A.I. cinema, partecipando sia al cast che alla colonna sonora. (la foto qui riprodotta è di Gianvito Matarrese. La bio a cura di Workin produzioni http://www.workinproduzioni.it/)

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Recensione di Alessandra Peluso su La domenica pensavo a Dio / Sonntags dachte ich an Gott di LUTZ SEILER, a cura di Paola Del Zoppo, Roma (Del Vecchio Editore).



« ... Il genio del cuore che fa ammutolire ogni voce troppo sonora e ogni compiacimento di sé insegna a porsi in ascolto, che leviga le anime scabre e infonde loro un nuovo desiderio da assaporare  - quello di starsene taciturni come uno specchio affinchè in esse si rispecchi il profondo cielo. ... Il genio del cuore che sa divinare il tesoro occulto e obliato, la goccia di bontà e di dolce spiritualità sotto un ghiaccio torbido e spesso, ed è una bacchetta magica per ogni granello d’oro, che a lungo sia restato sepolto nel carcere di molto fango e sabbia ... ».  Nei versi di Ecce homo, opera come sappiamo di Nietzsche, identifico Lutz Seiler e l’intera raccolta di poesie La domenica pensavo a Dio. La genialità dell’autore trabocca come sorgente fresca e zampillante in ogni singolo verso e trasforma con una bacchetta magica estraendo dalla seppellitura ogni parola fuori dall’ordinario. Il suo modo di scrivere è infatti stra-ordinario, non rientra affatto nella consuetudine dei versi contemporanei. L’intera raccolta di poesie narra la sua vita in un modo insolito come se scrivesse un romanzo. Il poeta tesse la tela di un racconto che da un inizio potrebbe portare ad un improbabile fine. Utilizza una miriade di strumenti stilistici, letterari che darebbero modo a diverse interpretazioni ma che hanno un solo senso, quello che soltanto l’autore sa: ogni parola non è lasciata al caso, tutto ha un significato e una storia, persino termini come pech / blenda o & sono pregni di senso e significato.     Si legge nella poesia pech & blenda: «il soffio su di noi dai grandi alberi abitati / da sempre immerso / nel tempo dei discorsi, lingua degli alberi / ... / che anche nostro padre lo gradiva, lo / chiamava un sostegno alla memoria, una cabina di / controllo dal suo cuore, seme / di passi appena mossi, di mezzi cingolati, di oli e minerali /... /». (pp. 37-39). Con questi versi il lettore danza ad un ritmo tarantolato, sud e nord del mondo si identificano - forse la similitudine può apparire azzardata - questa musica, e si fa trasportare, sconvolgere, inquietare proprio perchè Seiler narra la triste e solitaria vita di un paesino piccolo della Turingia, Gera. Qui si lavorava nelle miniere di uranio, l’isotopo 235, in particolare, chiamato in lingua tedesca pech & blenda, minerale radioattivo estratto nelle miniere di uranio della DDR della Società Wismut, su commissione dell’Unione Sovietica e dove la gente come suo padre si riduceva ad ossa contaminate, divorate dalle radiazioni: «l’osso biancastro sì erano ossa / con minerali e oli russi /» (p. 39). I versi si snodano muovendo da un ritmo tarantolato ad un dondolio leggiadro:  «dalle altalene giù / bulloni in autuno & su / in aprile. Ogni giorno / la periferia pendola sotto / gli alberi e ogni ora / sui cortili del cielo cadono/ rondini sbriciolate & ne risalgono ben ricucite: la gravità / pende dai loro occhi». (p. 53) Allitterazioni, enjambement si alternano vorticosamente in questa poesia e nell’intera raccolta. Pertanto definirei Lutz Seiler il filosofo della poesia. Canta le sue liriche come Nietzsche e Camus i loro pensieri, con una sublime e originale forma che fonda una possibile poesia di vita, densa di significato e di senso, capace di comunicarla. Ecco che questa vita narrata erompe dalla bocca del poeta come il suo desiderio di parlare, la bramosia di farsi ascoltare perchè nessuno dimentichi la sua storia. Seiler dà il titolo all’opera La domenica pensavo a Dio, lo stesso titolo di una poesia che aveva scritto «la domenica / mentre / giravamo la città in autobus. / alla pozza per gli incendi sulla strada una cabina / elettrica & quaranta & tre / cavi correvano dall’aria in quella cabina di compatti mattoni cotti; là / nella cabina sulla strada abitava dio [...]». (p. 5). Il poeta narra un triste avvenimento in cui aveva assitito da giovane: la morte di un uomo fulminato dai cavi elettrici di una cabina sul ponte elevatore.  Poi si legge: «i passi ricordano il buio, la pausa / tra le lezioni nel bosco, il suono sulla scala, il battito / sui nomi comuni il sale del ricordo, premuto / & assordato dietro le orecchie / si fermava il tempo, dall’ / infanzia qualcosa era / pronta per dopo, da sempre / valido da più tempo ... è un sale di / uccelli spezzati dietro le orecchie, ... /». (pp. 99-111). E ancora: «si posa il breve pelo verde / dalla terra dal / lato pallido, non / lisciato, si tende il manto della / bocca nelle citazioni, così come /... /». (p. 127).  Questo modo di narrare i versi fa pensare alle liriche di Heinrich Heine, celebre poeta tedesco, che ha raccontato con abilità stilistica, dando un tono ai suoi versi anche nell’esprimere sensazioni e sentimenti personali.    
   Così si ascolta il ritmo leggendo: «il luogo germina sotto / la mano, nel viso, parlando / con la bianca / cruda, faccia interiore /... /» (p. 145) e:  «delfino o farfalla - / che concatenazioni, inventate, segni dalla / gomma dura delle cuffie: nome / classe, lettere / grandi, già sciolta / la scritta a sfera calcata / sulla colonna cranica ... / ... /: delfino o farfalla - / Chi sa nuotare, narra / dell’approdo alla sua vita ossa / atrofizzate pinne a farsi / gambe di ragno la sera, anche / al crepuscolo degli alberi: ma / ... / ». (pp. 175-177); non si può non notare la drammaticità della realtà vissuta con uno straordinario uso di metafore forse per rendere più degno a lui e al lettore il passato di una vita vissuta.  E tuttavia: « / ... / ti è saltato in pieno viso & / senza fiato due secondi hai / cantato con la voce morta / del tuo canto». (p. 183). Sono canti che accomunano l’intera sinfonia di Lutz Seiler che si ascolta come se fosse la sinfonia di Richard Wagner, L’anello del Nibelungo che costituisce un continuum narrativo comprendente i quattro drammi musicali da L’oro del Reno al Crepuscolo degli dei. Proprio nella magica ma al tempo stesso inquietante musica wagneriana si dipana la poesia di Seiler, l’autunno: «è silenzio & uso. L’autunno / è rastrello, legno, è lieve / frescura sugli occhi & / una pelle d’oca fortuita. /... / stagionano i progetti. Il fogliame brucia, la sabbia / ancora calda sotto la cenere, ora lo avverti / sulla tua mano: qualcosa vuole / andarsene & qualcosa non partire mai ... /». (p. 227). La domenica pensavo a Dio è «una fonte inesauribile dove non si può calare il secchio senza farlo risalire colmo d’oro e di bontà». (Nietzsche).

mercoledì 24 ottobre 2012

Le Fiabe Ungheresi di Francesco Spilotros a Bari



Sarà presentato il 25 ottobre 2012 alle ore 16,30  il libro edito da Besa Editrice di Francesco Spilotros dal titolo “Fiabe ungheresi” che si terrà a Bari alla Scuola Primaria del IX Circolo Japigia 1 presso  il plesso Don Orione, nell’ambito della rassegna "Nostro mercoledì letterario".

Le fiabe ungheresi hanno l’ardire di affrontare in campo aperto questioni pedagogiche di alto profilo. Con una lettura trasversale che coinvolge tutte le fiabe, si può affermare che il progetto educativo che portano avanti, unitariamente, è quello per una società democratica che faccia del dialogo la sua dimensione fondativa. Le fiabe ungheresi spingono verso un’educazione che sia impegno a elaborare e coltivare una tensione infinita sia verso la realtà esterna sia verso una realtà interna, verso se stessi alla continua ricerca di significato. E lo fanno preparando alla vita i piccoli lettori attraverso mille temi, svariati personaggi, infinite avventure, multiformi situazioni.

Francesco Spilotros (1968), insegnante, sposato con tre figli, è laureato in lingue e letterature straniere e in scienze della formazione primaria. Collabora con la cattedra di storia della letteratura per l’infanzia dell’università di Bari. È socio fondatore dell’associazione internazionale di lettura e letteratura per l’infanzia L’Aquilone, nata a Bari nel 2007, e della omonima rivista specializzata di letteratura giovanile (www.associazionelaquilone.info). Sul sito http://www.montessorimola.net/ gestisce il blog Didattica e dintorni.


VIVI TU PER ME di Paolo Mosca (Sperling and Kupfer). Intervento di Vittoria Coppola



La lettura di questo romanzo è cominciata con un preciso intento:  rintracciare un senso condivisibile - nella “scelta” fatta dai protagonisti, che si rivela colonna portante della storia narrata. La trama  ci propone, a conti fatti, qualcosa di inverosimile, irrealizzabile nella realtà comune. È vero però, che i due aggettivi da me utilizzati, provengono da chi non ha sentito sulla sua pelle il brivido gelido del “conto alla rovescia”.  Pertanto, freno le mani su questa tastiera e dico a voce alta: “Cosa posso saperne, io? E se – invece – quella vissuta da Laura e Pietro fosse la forma più alta d’amore e dedizione l’una verso l’altro?” Ed è proprio in questo momento di dubbio che intravedo nella scrittura di Paolo Mosca qualcosa di profondamente umano, che mi piace. E molto. Vivi tu per me, se fosse mai possibile.  Spalanca gli occhi e il cuore alla vita. Gira il mondo. Sorridi. Amati e rispettati. Allontanati da tutto quello che può riservarti solo amarezza e dolore. Prendi le distanze dalla morte: tu che puoi farlo. Pietro, sceneggiatore di successo che si vede vigliaccamente consumare da una rara malattia, pare voler dire tutto questo alla sua amata Laura, ex modella, più giovane, ma che gli è accanto da dieci anni. A novanta giorni dalla morte di lui, i due innamorati fanno un patto che va al di là della ragione, un po’ come l’amore.  Questo patto delinea i contorni di ogni vicenda narrata, almeno fino a quando il gelido conto alla rovescia non arriva a dire “meno uno”: e lo spazio bianco è improvvisamente dipinto di colpi di scena. Vivi tu per me è un romanzo da comprendere, una storia di unione che ti pone delle domande. Un pezzo di vita che ti risponde con calma ingannevole:  una calma solo apparente, irreversibilmente scandita dal tempo: novanta, ottantanove, ottantotto, ottantasette … .

martedì 23 ottobre 2012

Recensione di Alessandra Peluso su “Mi fa male una donna in tutto il corpo” di MATTEO MARIA ORLANDO (La Vita Felice)



 Leggere i versi di Matteo Maria Orlando fa riemergere dei bei ricordi che vorresti fossero sempre parte del presente e che riguardano l’innamoramento. Innamorarsi è come per la natura a primavera, fioriscono i sensi e rinverdisce l’animo umano. Innamorarsi è come nascere ogni volta a nuova vita, emozioni ti sconvolgono e travolgono investendo mente e  corpo. Così è accaduto a Matteo Maria Orlando che traduce il suo innamorarsi di una donna in versi estatici dal titolo Mi fa male una donna in tutto il corpo. Può risultare contraddittorio questo titolo, ma in realtà l’amore non è sempre positivo, può provocare ferite, può far soffrire e infatti J.L. Borges scrive: «è l’amore: l’ansia e il sollievo di sentire la tua voce / ... / Il nome di una donna mi denuncia, mi fa male una donna in tutto il corpo». Ma nonostante questo non si può far a meno dell’amore.  L’amore in ogni epoca e da ogni uomo, dal filosofo, poeta, intellettuale, cantastorie è decantato. Questo sentimento che inebria come l’incenso. «Ti guardo / desto al mattino / e dal fondo dei tuoi occhi, mi afferra / un cantico lontano. / ... / Sei l’oscuro manoscritto / l’enigma del primigenio e vai, tra labirinti arroccatti / oltre le porte di Medina». (p. 25) « ... Incenso il tuo profumo, investe i chiostri, / inonda e dirige dinamiche d’ascesi. Vibra il petto sotto i mantra che a te innalzo». (p. 43). Si nota come l’autore percorra con straordinaria semplicità e bellezza un viaggio che dall’Oriente ad Occidente passando per le terre d’Otranto e Lecce barocca, abbraccia con i versi il sentimento comune, universale che è l’amore.
 “L’amore prorompe spontaneo dal cuore umano, e attinge ogni sua bellezza e ogni forza dalla libertà infinita in cui si muove”. (P. Mantegazza) 
 «Pallide / le tue carni somigliano allo scrigno d’Otranto / forgiato nella valle cobalto». (p. 27) E si legge: «Aquila sull’altopiano del Tibet / sorvolo le pendici dei tuoi seni / e in te mi affaccio, mia Regina». (p. 29) Così ancora pensa alla sua donna come «Fiume carsico dal corso occulto, / vesti la gloria / d’una Gerusalemme liberata». (p. 35)  Prosegue il viaggio approdando nella mistca India: «Stola in lino, fasci il petto del birmano / eco lontana, marcia solenne di campana a morte / pelle tesa del tamburo, percossa dalle dita di sciamano». (p. 43). «Somigli quando taci / ai passi pesanti del Tevere, affondanti nella città dormiente. / Sancho barocca: Lecce ti è serva. / Abiti corti scavate nei tufi / - dove il libeccio dà voci alle ombre - / e tiri, alle tue reti, / le guance pesanti di Santa Croce / e il vergine tratto del duomo di Zimbalo». (p. 45). Versi densissimi in cui si avverte l’eco dell’illustre Neruda: «Mi piaci quando taci perché sei come assente / e mi ascolti da lungi e la mia voce non ti tocca. / Sembra che gli occhi ti sian volati via / e che un bacio ti abbia chiuso la bocca». L’affascinante lirica di Neruda sull’amore ha pervaso tutte le sue poesie così come Orlando in Mi fa male una donna in tutto il corpo. Come ogni viaggiatore dopo peregrinazioni varie raggiunge finalmente la sua meta, si pensi ad Ulisse e la sua Itaca, così il poeta raggiunge la sua isola: «Sei l’isola che l’esule / rimpiange nell’ultimo sospiro». Muovendo dall’ultima poesia della raccolta di Matteo Maria Orlando, mi piace concludere con un’acuto pensiero di Paolo Mantegazza contenuto nell’opera Fisiologia dell’amore: «Ad ogni volta ch’io vedo un fiore che si apre e sorride sull’orlo degli abissi, mi ricorre sempre alla mente lo stesso pensiero: ecco l’amore, che sembra vivere sempre fra due infiniti, uno di altezza e l’altro di profondità. Mentre lancia in alto le sue aspirazioni, mentre sembra cercare nel cielo spazio e luce, egli approfonda le sue radici nei più sottili meandri delle rocce e nei più oscuri misteri dell’abisso. ... Ė pensiero sulla cima del monte, è nervo laggiù nella valle, guida il poeta quando scala il paradiso, accompagna l’uomo quando si tuffa nell’onda calda della sensualità; vergine e padre in cielo, amante e sposo sulla terra. Se vivere vuol dire esistere nella forma più bella della vita, l’amore è la ricchezza, è il lusso, è lo splendore della vita: l’amore è il divino dell’umano».  Insomma innamorarsi dell’amore è quanto di più importante possa accadere nella vita di un uomo e di una donna.

lunedì 22 ottobre 2012

Chi comanda Torino di Maurizio Pagliassotti (Castelvecchi). Intervento di Nunzio Festa



Un popolo intero attende la bara. Ma non è il feretro di Berlinguer, come cantavano invece i Modena City Rembels. La 'gente' oggi piange e applaude il potere. Almeno a Torino; ma non solamente a Torino. Epperò Torino, a legger il graffiante "Chi comanda Torino" di Maurizio Pagliassotti, oramai la città delle donne e degli uomini, nella sua stragrande maggioranza (perché sappiamo invece del dissenso dell'Askatasuna, del resto dei NoTav e del Gabrio che si difende oggi proprio dallo sgombero del potente - vedremo perché - Fassino) non ha nessuna voglia di criticare il potere che l'ha assopita, anestetizzata, sfregiata da debiti e prepotenze; innanzitutto perché non conosce i volti dei suoi dominanti. Quindi è compito del giornalista Pagliasotti entrare nei meandri del potere, come si dice. A far calare, come si dice, le maschere. Dalle quali appaiono i volti d'una lunga serie d'ex comunisti del Pci, dirigenti sindacali di decenni fa o solo di qualche anno fa, banchieri, palazzinari, tecnichi in nome Fornero ecc., la famiglia Fiat e tutto il suo contado. Un po' di nomi, vedi quello dell'ex sindaco Chiamparino su tutti, che normalmente è battuto dagli asserviti e assoggettati mass media. Insieme ad altri che raramente vengono fuori dall'ombra. Da quel grigio adesso, ragiona il giornalista, stordito dalle luci dei negozi del centro e dalle forti illuminazioni che le amministrazioni comunali hanno inventato: a far dimenticare della recessione che crese. Dei problemi. Maurizio Pagliassotti, davvero, spiega chi sono, da quanto tempo e con che forze i regnanti di Torino. Leggendo, per dire, il già citato Chiamparino e il collega d'ideologia riformista Piero Fassino. Andando nelle cariche della Compegna Intesa San Paolo. Nei zone di Ghigo e di Valentino Castellani. Da canchieri e costruttori, soprattutto. Nel bel mezzo della dismissione dell'industria. Nel cammino dello smantellamento di capannoni e diritti garantito dalla Fiat: che ha continuato a succhiare soldi, anche, dalla Regione Piemonte. Nonostante il sogno dei dominanti, da oltre vent'anni, è di sostituire il lavoro con il consumo. La produzione con il commercio. Seppur turismo e cultura non funzioni proprio. E nonostante i tanti soldi spesi. I debiti fatti dal Comune. Tipo quelli nati grazie alla grande idea delle Olimpiadi Invernali del 2006; dove appunto han vinto le banche e le imprese di costruzioni, che poi spingono e giostrano i loro referenti politici. Con la supremazia delle cooperative rosse, che però viaggiano nella spartizione con quelle bianche. Spesso a discapito dell'interesse generale. Manovratori con manovratori sono analizzati nel libro di Pagliassotti. Il culto e il pragmatismo della nuova ideologia riformista che deve puntare all'urbanistica saldata col cemento. Durante lo svuotamento delle coscienze.

sabato 20 ottobre 2012

Supersimmetry di Francesco Cuna (Kurumuny)



I personaggi di Cuna ti accolgono in silenzio e ti chiedono di sostenere quel silenzio mentre li osservi. Un silenzio fatto di simmetrie bizantine, prospettive inattese, canoni proporzionali aggirati, deformità sfuggenti, volti imperscrutabili e poi ocra, sabbia, terre, grigi, sovrapposizioni di materiale pittorico che invece di dare un opprimente senso di stratificazione, lasciano intuire quello dell’immaterialità. Quello che l’artista intrattiene con la Pittura è un rapporto viscerale, che non smette di riservare sorprese, ma è fatto anche di certezze e familiarità, dovute alla padronanza conquistata attraverso un’ininterrotta esplorazione del mezzo. Al contrario la relazione di Cuna con la Storia dell’Arte si rivela complessa, intricata, ricca di apparenti contraddizioni. Lo sguardo inquieto dell’artista si rivolge in direzioni diverse, come se scorgesse ad ogni angolo l’ombra di un grande maestro del passato e volesse afferrarla e trattenerla nel suo presente. Non c’è un filtro tra la realtà e le opere di Cuna: non credo che i processi che egli attua debbano essere intesi come una manipolazione di quello che ci appare, ma come una ricerca di verità, in quello che ci appare. Verità che l’artista riesce a cogliere proprio negli strappi, nelle maglie della realtà, materializzati nelle incongruenze da lui messe in evidenza e nelle deformazioni e ibridazioni da lui messe in atto. La pittura come processo di estrazione di verità.

FRANCESCO CUNA Nasce nel 1978 a Galatina (LE), dove si diploma all’Istituto d’Arte in grafica pubblicitaria e fotografia nel 1997. Nel 1998 si trasferisce a Bologna per frequentare l’Accademia di Belle Arti arrivando ad esporre alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna prima di diplomarsi in pittura nel 2005. Successivamente (2006) è a Marseille in Francia dove entra in contatto con l’attività artistica locale esponendo i propri lavori presso l’Ecole des Beaux Arts. Nel 2007 è chiamato negli Stati Uniti d’America a realizzare un affresco di grandi dimensioni all’interno del “The Prizery Museum” Art Center of South Boston (VA) per celebrare il 400esimo anniversario dei primi insediamenti Europei nell’ambito del progetto “Virginia 2007 Italy rediscover America” commissionato dal Virginia Museum and Virginia Commission by Art di Richmond. Rientra in Salento e figura tra gli organizzatori del “Locomotive Jazz Festival” di Sogliano Cavour (LE) curandone, con Luigi Cesari, il progetto Arti Visive, realizza i concept della comunicazione e performance pittoriche durante i concerti nelle edizioni che vanno dal 2007 al 2010. Si è così esibito sul palco insieme a molti musicisti tra i quali Paolo Fresu, Antonello Salis, Furio Di Castri, Philipe Catherine, Giovanni Imparato, Pierpaolo Bisogno, Gianluca Petrella, Raffaele Casarano, Luca Aquino, Franco Califano, Trovesi ed altri. Nel 2011, dà vita con Alessandro Sicuro, a “B22”, progetto grafico di natura imprecisata, e nel 2012 aderisce al gruppo “OZIO” con una prima collettiva curata da Lorenzo Madaro.

venerdì 19 ottobre 2012

Il signore della vendetta di Lara Adrian (Leggereditore)



Gunnar Rutledge ha trascorso gli ultimi tredici anni della sua vita a escogitare il modo di vendicare l’assassinio di sua madre. Quando finalmente l’occasione tanto attesa si presenta, Gunnar rapisce Raina, la figlia del barone D’Bussy, per costringerlo alla resa dei conti. L’incontro con la figlia del suo acerrimo nemico, una ragazza ribelle e dallo spirito libero, cambierà per sempre la vita di entrambi. Tra colpi di scena e battaglie, Gunnar capirà che la vendetta può non essere l’unico scopo nella vita di un uomo.  Lara Adrian è una delle regine del paranormal romance. La serie con cui si è fatta conoscere dal pubblico italiano, La Stirpe di Mezzanotte, è diventata un successo mondiale; pubblicata in oltre 14 Paesi, è giunta negli USA al nono titolo. Per Leggereditore sono già usciti: Il bacio di mezzanotte, Il bacio cremisi, Il bacio perduto, Il bacio del risveglio, Il bacio svelato, Il bacio eterno, Il bacio oscuro, Il bacio di fuoco e Il bacio immortale.

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