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domenica 27 giugno 2010
Il libro del giorno: I costruttori di vulcani di Carlo Bordini (Luca Sossella editore)
Cinema primo amore di Mirko Grasso (Kurumuny)
«Giugno 1940. A guardare il paesaggio emiliano il cuore si solleva e ignora le ansie di quel momento storico. Nella campagna circostante Parma, fino alla strada che porta a Monticelli Terme e da lì a Montechiarugolo e Torrechiara, è tutto un risplendere di grano maturo». In memoria del regista Antonio Marchi, Mirko Grasso tenta di parlare e lo fa veramente con grande abilità e passione di una personalità della cinematografia italiana contemporanea.
Questa persona si trovò a collaborare con personalità immense come Luigi Malerba, Attilio Bertolucci, Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini, solo per citare disordinatamente qualche nome illustre. Di Marchi se n’è sempre parlato con grande rispetto, ma forse in canali non sempre così grandi e adeguati da farlo conoscere al grande pubblico, e questo nonostante egli avesse costruito nel suo tracciato biografico una costante di prassi e teoria fondate su impegno, bravura, e onestà intellettuale, che difficilmente oggi si possono incontrare. Antonio Marchi paradossalmente lavorò per un tempo brevissimo rispetto agli standard “carrieristici” dei registi, e di fatto egli aveva reso “orfani” i suo lavori di ripresa lasciandoli nell’oblìo di una soffitta.
Ora grazie al contributo del Fondo Giorgio Bassani, dell’Archivio Nazionale Film di Famiglia e dell’Istituto Storico Parri Emilia-Romagna per i tipi di Kurumuny di Calimera esce il volume di Mirko Grasso dal titolo “Cinema primo amore - Storia del regista Antonio Marchi” insieme a un dvd contenente due documentari: il primo, dal titolo “La liberazione di Montechiarugolo”, è la ripresa da parte del regista della liberazione di un piccolo centro dell’Appennino emiliano; il secondo dal titolo “Come un canto”si sostanzia nella ricostruzione della relazione tra Marchi e il cinema attraverso tutta una serie di suoi filmati amatoriali, conservati presso l’Associazione Home Movies - Archivio Nazionale del Film di Famiglia, e per l’occasione non solo resi in formato digitale, ma anche musicati e commentati da un testo ricavato dagli scritti in note dello stesso Marchi.
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sabato 26 giugno 2010
Il libro del giorno: Gli scrittori inutili di Ermanno Cavazzoni (Guanda)
Memorie di un esorcista di Padre Amorth a cura di Marco Tosatti (Piemme)
Un apostolato, il suo, che trasmette, oltre che con i fatti, anche con i suoi messaggi, attraverso la sua presenza diretta a trasmissioni televisive nazionali e internazionali, attraverso la Rete, e attraverso i suoi libri.
Quasi nessuno sa che è un dottore in legge, ha fatto la guerra ed è stato partigiano. Raffinatissimo teologo (per l’esattezza egli è un teologo mariano,) ha diretto per parecchi anni l’importante periodico della San Paolo “Madre di Dio”. Diventa per volontà del cardinale Ugo Poletti a Roma “apprendista” del grande esorcista Padre Candido, del quale prenderà poi ufficialmente il posto. La sua missione, il suo “lavoro” lo pone a contatto diretto con il Demonio nella quotidianità di ogni giorno, attraverso riti esorcistici e preghiere di liberazione che cercano di sollevare da incredibili e singolari sofferenze tutte quelle persone che a lui si affidano. Gli esorcismi che Padre Gabriele Amorth ha sulle spalle sono 70/80.000 con una cadenza giornaliera dalle 15 alle persone.
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venerdì 25 giugno 2010
Intrigo Internazionale di Giovanni Fasanella e Rosario Priore (Chiarelettere)
La domanda di fondo è: perché l’Italia dal 1969 è stata funestata dal terrorismo e dalla violenza politica con centinaia di morti e migliaia di feriti? Perché solo nel nostro paese? Tutte le inchieste giudiziarie hanno dato finora molta importanza al ruolo dei servizi segreti deviati, della P2, della Cia. Risultato: nessuna verità giudiziaria, nessuna verità storica.
Rosario Priore, il magistrato che si è occupato di eversione nera e rossa, di Autonomia operaia, del caso Moro, di Ustica, dell’attentato a Giovanni Paolo II, qui prova a rispondere cambiando completamente scenario. E strumenti di analisi. Grazie ad anni di ricerche, testimonianze, prove, carte private, incontri con ex terroristi, agenti segreti e uomini politici anche stranieri, Priore ricostruisce uno scenario internazionale inedito per spiegare il terrorismo e la strategia della tensione in Italia, testimoniando la verità che finora nessuno ha potuto certificare attraverso le sentenze. Colpita la manovalanza (e non sempre), la giustizia si è infatti dovuta fermare senza arrivare a scoprire il livello più alto dei responsabili.
Siamo stati in guerra, senza saperlo. L’egemonia del Mediterraneo, il controllo delle fonti energetiche ci hanno messo in rotta di collisione con l’asse franco-inglese che non ha mai sopportato il nostro rapporto privilegiato con
Ustica, Piazza Fontana, il caso Moro, la strage di Bologna vanno collocati in questo contesto internazionale: cadono così molte facili convinzioni e vecchie ricostruzioni, giornalistiche e persino giudiziarie, mostrano tutta la loro inconsistenza. L’intrigo italiano è in realtà internazionale.
Rosario Priore, magistrato, per oltre un trentennio, fin dai primissimi anni Settanta, quando arrivò come giudice istruttore al Tribunale di Roma, ha seguito molti dei casi di violenza e terrorismo (interno e internazionale) più importanti della storia giudiziaria italiana: dall’eversione nera ad Autonomia operaia, dal caso Moro a Ustica, dagli attentati palestinesi al tentato omicidio di Giovanni Paolo II.
Il libro del giorno: Untamed. La casa della notte di Kristin Cast e Cast P. C. (Nord)
La casa viola di Marco Scalabrino (Edizioni del Calatino)
Quarta raccolta per il poeta siciliano (trapanese per la precisione) Marco Scalabrino dal titolo “La casa viola” edita da Edizioni del Calatino. Il lettore si troverà tra le mani un libro di 104 pagine, leggibile in poco più di un’ora, con sole trenta poesie. Dov’è il trucco? Non c’è, semplicemente perché grazie al lavoro di Adelaide Petters Lessa, Alba Olmi, Nelson Hoffmann, Ghjacunu Thiers, Monique Baccelli, Hèdi Bouraoui, Tony Di Pietro, J. Derrick McClure, Margherita Feliciano, Enzo Bonventre, Flora Restivo e Maria Pia Vigilio, questi trenta componimenti vengono tradotti in brasiliano, corso, francese, scozzese, spagnolo, oltre che italiano, a testimonianza del valore esportabile a livello internazionale della poesia di Scalabrino. Nessun lamento tragico nei versi di questo poeta, che non piange e si dispera per un passato puro e ancestrale, come da consuetudine nella poesia siciliana tradizionale; nessuna leziosità metrica in questi versi che presentano un respiro poetico asciutto ma fortemente sonoro, nonostante a volte un linguaggio duro come le pietre lascerebbe presagire un certo impeto “sauvage”, difficilmente contenibile e controllabile. Ma sola apparenza perché stiamo parlando di un poeta, senza ombra di dubbio, che sa il fatto suo e che ha distillato ogni parola in un polo denso, sino alla concentrazione di energia purissima. E per Scalabrino le parole sono importanti, fondamentali, perché permettono di costruire una dermografia esatta di autonomia e indipendenza del sentire e del conoscere umani, quasi come sforzo titanico per difendersi dalla confusione e dal caos dei nostri giorni. E la parola anche la più dura allevia il dolore di portarsi sopra la responsabilità di essere poeta e fare Poesia, quasi ad aver ottenuto una repentina illuminazione che ha portato una nuova consapevolezza, mentre fuori è solo rumore, fastidioso rumore. Imprescindibile la splendida prefazione al volume di Flora Restivo alla quale è dedicata “Battaria” – “Frastuono”
Avissivu a sentiri battaria stanotti/ è sulu l’universu/ nna tuttu lu so pisu/ chi di ncapu a li mei spaddi/ ca tramusciu d’ossa/ e sangu e lastimi/ paru paru/ jusu jusu/ nzina a li pedi/ scinni
e nesci/ e munciuniatu/ di li visciri di la terra/ subissa/ nun vi spagnati.
Frastuono
Se doveste sentire frastuono stanotte/ è solamente l’universo/ in tutto il suo peso/ che attraverso me
con sconquasso di ossa/ e sangue e spasmi/ per intero/ giù giù/ sino ai miei piedi/ scende/ ed erompe/ e sprofondo/ sgretolato/ nelle viscere della terra/ non state a preoccuparvi.
(Trad. di Maria Pia Virgilio)
giovedì 24 giugno 2010
Il libro del giorno: Il Vento della Padania di Guido Passalacqua (Mondadori)
Sul filo sottile del desiderio di Nadia Turriziani (Diamond edizioni)
«Anche Barbara è incosciente, nonostante la sua età, come incosciente potrebbe essere solo chi ama incondizionatamente. Ed è nell’oblio dell’incoscienza che accetta di incontrarlo nuovamente. Il cuore palpitante e il desiderio di amarlo clandestinamente le contrae le viscere. Si precipita all’appuntamento con la brama incontenibile di farsi baciare e accarezzare. Di lasciarsi amare. (…)Il giovane amante si avvicina a lei lentamente, quasi a non volere rompere il fragile incantesimo. Le bacia il seno avvolgendola in un caldo abbraccio, sale sul collo e le sfiora percettibilmente le spalle. Poi avidamente si accanisce sulle sue labbra, creandole un turbinio incontrollabile di emozioni. Le mani scivolano sulla schiena, le accarezzano i glutei sodi mentre la solleva lievemente per entrare in lei. (…)»
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Elementi di critica Trans a cura di LAURELLA ARIETTI, CHRISTIAN BALLARIN, GIORGIO CUCCIO e PORPORA MARCASCIANO (Manifesto Libri). Di prossima uscita
Questo volume raccoglie interventi e riflessioni sull'esperienza "trans" intesa in senso individuale e collettivo da parte dei soggetti protagonisti in occasione del primo seminario residenziale transessuale/transgender svoltosi nella primavera del 2008. Un dibattito all'interno della variegata ed eterogenea scena trans sulle questioni che rimandano al significato della propria esperienza e alla possibilità/capacità di costruire una soggettività critica, nel tentativo di arrivare a posizioni condivise su storia, genere, sesso, patologia, autodeterminazione, senso e significato delle parole. Una discussione a più voci che si avvale anche del contributo di testimoni privilegiati, scelti in base al loro rapporto con la scena transessuale/transgender e alla loro conoscenza di essa.
I curatori: LAURELLA ARIETTI, CHRISTIAN BALLARIN, GIORGIO CUCCIO e PORPORA MARCASCIANO fanno parte del Coordinamento Trans Sylvia Rivera, che riunisce alcune realtà associative e individualità trans in Italia. Il Coordinamento si è formato nell'ottobre del 2006 come momento di confronto sulle questioni e i progetti che interessano la realtà trans nei suoi molteplici aspetti.
mercoledì 23 giugno 2010
La resistenza impura di Luca Canali (Manifesto Libri). Di prossima uscita
"Niente è più efficiente di una formica, di un'ape; e niente più trionfalmente vitale di una belva nella foresta. Mentre nulla è più umano della meditazione, del dubbio e persino dell'ozio perplesso." Racconti, esperienze di vita e riflessioni di uno tra i più eterodossi e impegnati tra gli intellettuali italiani, che si misura in queste pagine degli anni Sessanta con le ambiguità e le contraddizioni della storia d'Italia dal fascismo al dopoguerra. Attraverso la sua esperienza personale, l'impegno politico e di studioso, Canali si confronta con grandi temi quali la connessione tra politica e cultura, la crisi dell'impegno, i rapporti tra singolo e collettività, senza nulla concedere alla retorica pacificante e alle visioni conciliatorie della storia italiana. Sia nei racconti che nelle riflessioni la sua è sempre una coraggiosa operazione di verità, una battaglia contro la dignità umana offesa, un esercizio rigoroso della ragione critica. Il volume è presentato da uno scritto di Eugenio Montale.
L'autore: LUCA CANALI (1925) scrittore e studioso dell'antichità classica, ha insegnato nelle università di Roma e di Pisa. È autore di testi importanti sulla letteratura e la storia di Roma antica (Giulio Cesare; Le vite indiscrete di dodici Cesari; Ventitré colpi di pugnale; Controstoria di Roma) e di molti romanzi e racconti tra cui Autobiografia di un baro, Il sorriso di Giulia, Che gli scandali avvengano.
Il libro del giorno: La trattativa di Maurizio Torrealta (Bur)
Situazione temporanea di Marco Saya (Puntoacapo editrice)
Non mi è mai accaduto sino ad oggi di poter leggere una raccolta di versi con tanto gusto e con tanta soddisfazione e di poter finalmente apprezzare qualcuno che conosce la Poesia e i suoi spazi, come quando ho avuto tra le mani il libro di Marco Saya dal titolo “Situazione temporanea” edito da Puntoacapo editrice.
«… dove vai? mi chiedeva mia madre solcata dalle rughe della paura, ancora non so, le rispondo (dopo vent’anni) da guitto di circonvallazione, sempre un casino Piazzale Lodi sino al prossimo semaforo e gli attimi ti consumano le mani, anche il volante si deteriora!».
I riferimenti che ho automaticamente elencato nella mia testa sono stati Calvino (per una Milano dalla consistenza ectoplasmatica) e poi Dario Bellezza (per quel sapore destinale di una quotidianità in grado di passare dallo stato astratto di melanconia a quello solido di meccanismo ripetitivo e stritolante slanci ed entusiasmi). La narrazione del poiein che si sostanzia nel ritmo e nella scelta semantica adottata dall’autore, tende ad una serrata elencazione di gesti quasi automatici nella creazione di topografie allocutivamente dimostrabili come Milano, piazzale Lodi, la Esselunga, che compongono un puzzle desolante e annichilente. Quello che emerge è il nulla di una grande città, che non è più la Milano da bere ( e che francamente non lo può più essere) ma ripete stereotipi di efficienza e produttività che rasentano il rococò: ovvero come nel barocco salentino così in una perturbazione multiversica come quella descritta da Saya, il “for successful living” diventa cancerogeno nel suo autoriprodursi, e dunque mutandosi in “rococò altro” crea vuoto di senso.
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martedì 22 giugno 2010
Il libro del giorno: Il quaderno di Josè Saramago (Bollati Boringhieri)
Lucio Giannone, Modernità del Salento, Scrittori, critici artisti del Novecento e oltre (Congedo). Intervento di Pamela Serafino
Su questa dicotomia locale/nazionale si concentra le fil rouge dell’analisi complessa e articolata di Giannone sulla letteratura salentina del Novecento, che mette in evidenza come una regione periferica quale il Salento fosse in grado di recepire alcune delle correnti letterarie più innovative del secolo ventesimo. A tal proposito moltissimi sono gli esempi descritti con dovizia di particolari ed accurata documentazione filologica. Per citarne alcuni si pensi all’ultima raccolta poetica di Giuseppe De Dominicis Spudhiculature; allo scrittore e critico letterario Mimì Frassaniti. Si pensi ancora alla figura poliedrica di Michele Saponaro, recentemente ricordato in un convegno di studi internazionale, curato dallo stesso Giannone, che pone al centro della sua fervida attività di romanziere, molto nota nel panorama editoriale nazionale da Treves a Mondadori, il motivo del ritorno alla terra – che è naturalmente ispirato alla terra salentina- come avviene nei romanzi La vigilia, Peccato e Terra madre.
Interessante il paragrafo dedicato al parallelo tra Vittorio Bodini e Carmelo Bene, che individua nelle loro opere il tema dell’interpretazione della propria terra secondo alcune costanti storiche, antropologiche che hanno caratterizzato il Salento nei secoli quali: il Barocco e la figura di San Giuseppe da Copertino.
Giannone, invece, si discosta dalla categoria critica della triade salentina composta da Comi, Bodini e Pagano, al pari dello studioso Nicola Carducci, il quale ha dedicato allo scrittore Pagano la prima organica monografia.
L’analisi critica di Giannone, puntuale ed efficace, si sofferma ad analizzare anche gli aspetti meno indagati della letteratura salentina e delle sue vicende, individuandone il potenziale. Emblematico è a tal proposito, il caso Salvatore Paolo.
La parte prima del libro, che complessivamente si divide in tre parti, si conclude con l’analisi del panorama dell’attività letteraria del Salento degli ultimi tre decenni del Novecento attraverso l’esame delle principali riviste e dei suoi fondatori e collaboratori – di cui ricordiamo: la nuova pubblicazione nel 1970 dell’Albero a cura di Giuseppe Macrì e Donato Valli, le riviste sperimentali Gramma e Ghen, l’Incantiere trimestrale del Laboratorio di poesia dell’Università di Lecce, l’Immaginazione diretta da Piero Manni, il Pensionante dei Saraceni diretto da Antonio Verri, in campo musicale il Canzoniere grecanico salentino animato dalla scrittrice Rina Durante- e alcune figure di scrittori e critici tra cui ricordiamo il germanista e traduttore Gino Politi e gli studi novecenteschi di Gino Rizzo. La parte seconda indaga i rapporti tra letteratura e arte; da un’introduzione di carattere generale si passa ai profili di artisti di varie generazioni: Luigi Gabrieli, Mino delle Site; Cosimo Sponziello, Sandro Greco. Infine, nella terza parte si presentano singoli testi di critica, narrativa e poesia apparsi negli ultimi anni tra questi si ricordano il volume di Mario Marti Da Dante a Croce. Proposte consensi dissensi, Congedo 2005 che raccoglie tredici studi pubblicati negli ultimi dieci anni “alcuni di essi sono nati come omaggi a colleghi e amici in occasione del raggiungimento dei settanta anni e del “fuori ruolo”, altri come accurate recensioni, nelle quali Marti dibatte complesse questioni critiche, filologiche, variantistiche con italianisti del valore di Domenico De Robertis, Vittore Branca, Maurizio Vitale e Luigi Blasucci”. Tra gli scrittori per citarne alcuni: Giovanni Bernardini, Carlo Alberto Augieri, Raffaele Gorgoni, Giuseppe Minonne, Maddalena Castegnaro ecc. Non manca, infine, l’attenzione verso i giovani narratori che si sono affermati negli ultimi anni, modificando temi e strutture della narrativa meridionalistica, per citare i più giovani Livio Romano, Elisabetta Liguori, Antonio Errico e quella verso l’attività delle riviste on-line Muiscaos di Luciano Pagano e Stefano Donno e Vertigine a cura di Rossano Astremo
Il libro mira al recupero e alla valorizzazione dell’arte salentina, offrendo attraverso la presentazione di un quadro così esaustivo la sua maggiore conoscenza, soprattutto per i casi d’autori caduti ingiustamente trascurati dalla letteratura nazionale.
nella foto Antonio Verri ritratto da Fernando Bevilacqua
lunedì 21 giugno 2010
Il libro del giorno: Il fattore scarpetta di Patricia Cornwell (Mondadori)
La commorienza. La misteriosa morte dei fidanzatini di Policoro, di Andrea Di Consoli (Marsilio). Intervento di Nunzio Festa
La notte del 23 marzo del 1988 vengono trovati morti, in una vasca da bagno, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, due studenti ventunenni di Policoro, piccolo paese della provincia di Matera. Ma giustizia non è stata fatta. Anzi le indagini hanno portato a costruire una serie di brutture sicuramente messe in atto dagli stessi inquirenti. Troppe cose anomale. E, nel frattempo, troppa cronaca che ha avvallato l'ipotesi d'un legame, almeno altamente improbabile, tra la giovane Andreotta e festini testimoniati solamente nel 1993 pare costruiti per notabili e imprenditori. Il giornalista Andrea Di Consoli, abbandonando le vesti dello scrittore e del poeta, del critico letterario e dell'autore televisivo e radiofonico, ma facendo scorrere queste 'doti' nelle pagine e nello studio delle tante carte sul caso, prova a indicare, prima di tutto, dando utili indicazioni. Grazie alla sua inchiesta giornalistica. Inchiesta che, solamente due volte, mostra tentennamenti: nell'incontro con l'ex sindaco di Matera Buccico, già accusato d'aver partecipato a festini a base di sesso e droga nella fascia jonica lucana, e durante un pezzettino di faccia a faccia con tale “brigante moderno” Caldararo. Ma la ricostruzione di Di Consoli, che per fortuna finalmente smonta – magari una volta per tutte – tesi davvero precostituite e pregiudizi che spesso sanno di paese e che indicano spesso le donne appellandole 'puttane'. Quello che emerge dal libro, riuscito e ben strutturato, e che l'omicidio di Marirosa Andreaotta e Luca Orioli, dai medium definiti “i fidanzatini di Policoro” avviene non nella Basilicata felice recentemente presentata, tanto per dire, dal procuratore Giuseppe Chieco, il delitto (questo è certo al di là di quello che vogliano provare a inventare perizie a piacimento) ma nella Lucania tormentata dalla corruzione e dalla coscienze rovinate. Però anche dal bigottismo, e allo stesso tempo veramente e troppo da pregiudizi e reti d'amicizie ingannevoli quanto ingannanti. Di Consoli, questa volta, oltre a ragionare per la verità e la giustizia, s'è posto essenzialmente il problema di riuscire a trasmette quanto e in che maniera un gruppo di ragazzi prese a calci la linea sottile della maturità. Compromettendosi con il sangue vivo. L'autore, inoltre, si pone tanti interrogativi. Tenta, qualche volta, d'argomentare risposte in virtù di carte già possedute dalle mani d'altri. Senza dimenticare che esiste il rispetto dei morti. Che si deve, anche, rispetto ai vivi. Quindi la volontà di Andrea Di Consoli di sostenere la battaglia delle famiglie Orioli e Andreotta è dimostra tramite l'impegno delle pagine scritte. Righe che sono il frutto d'una malattia e quasi d'una ossessione dello stesso Di Consoli. Oltre che vergate con la china del lavoro quotidiano. Lo scrittore e poeta lucano entra a pieno corpo in questo libro. Perché ha vissuto almeno sentimentalmente buona parte delle vicende. Come, infine, è stato capace, eliminando il problema della lingua, - ma in contemporanea ricorrendo a un linguaggio accessibile e tremendamente scorrevole – di non farsi ingoiare dalla tante malattie della Basilicata. Problemi secolari che in tanti articoli giornalistici lo stesso Di Consoli ha fatto sapere di conoscere benissimo. Non è più possibile, dunque, per esempio dopo aver letto le cose che ormai si sanno e quello provando a immaginare quello che quindi non si sa, dire che Luca Orioli e Marirosa Andreotta sono stati ammazzati da un incidente domestico. E che, invece, non sia trovato o non siano trovati autore o autori del duplice omicidio.
domenica 20 giugno 2010
Il libro del giorno: Cartoline di morte di Liza Marklund e James Patterson (Longanesi)
La Forza dentro di Max Calderan: scopri l’infinita energia che è in te! (Macro edizioni)
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sabato 19 giugno 2010
Il libro del giorno: Memoriale del convento di Josè Saramago (Feltrinelli)
Da Gli Affari di famiglia a Il partito dei padroni di Filippo Astone (Longanesi): che italietta la nostra. Di Nunzio Festa
Che razza di padroni ha l’Italietta? Due indispensabili inchieste del giornalista economico Filippo Astone spiegano che i padroni del vapore della nazione in distruzione Italia sono, essenzialmente, la crocchia – elevatasi da sola a élite dirigente – vera rovina e portatrice dei danni collettivi; perché, tanto per cominciare, disegna le scelte strategiche del Paese (attraverso Confindustria) e, nel contempo, non cerca la via del riscatto della lobby stessa - affidando importanza e ruoli, di solito, fuori dal criterio della meritocrazia, quindi ai Tesori di famiglia. E per servire il grande affare di famiglia. Prevalentemente poi raccolti, per essere tenuti insieme, dal Salotto Buono, Medio Banca e dintorni, e nella casa madre Confindustria, appunto. Dove, infine, la politica non è che la continuazione d’una caduta. Che, per esempio, affonda nel legame profondo sempre fra interesse economico delle società e diramazioni nel capitombolo partitico. Una caduta che è caduta, però, tale solamente in vetta alle tasche dei contribuenti, ma anche dei vari azionisti di minoranza, e certamente non nei conti dei Marcegaglia o degli Agnelli-Elkan. Per non parlare dei Berlusconi, chiaramente. Stando attenti alla certezza, va aggiunto, che se in passato i dettami del Salotto Buono erano mediati, oggi posizioni di controllo e volontà corrispondono direttamente con la politica partitica. In uno scenario dentro in quale, appunto, le corrispondente fra Pdl e Pd sono lo scherzo più bello a confronto con l’approccio raggiunto in passato da, per esempio, soggetti politici quali Dc – Psi – Pci su tutti. Il giornalista Filippo Astone, redattore del Mondo, settimanale di economia allegato al Corriere della Sera, per “Affari di Famiglia” e “Il Partito dei padroni” si serve essenzialmente d’interviste, articoli di colleghi della stampa, libri, bilanci societari e documenti economici fondamentali; una mole documentaria, quindi, che gli consente di scrivere un vero e proprio stato dell’arte della finanza italiana e, inoltre, del suo grado d’influenza sulla gestione del pubblico. Il lavoro di Astone è, in un certo senso, tutto speculare alle inchieste dei colleghi Stella e Rizzo sulla ‘casta’: nel senso che l’idea che esce dai libri di Astone, ovviamente, va a rompere gli schemi edificanti d’un luogo comune forse involontariamente edificatosi - e poi spalleggiato dai poteri predominanti - dalla inchiesta di Stella e Rizzo: che colpa di tutto sia la politica ladra e che salvatori della patria sono i padroni. Quindi, grazie alle inchieste di Astone, tanto per rispondere, capiamo come i capitani coraggiosi delle varie rappresentanze in società incastonate fra loro, abbiamo colpe d’altra natura. Ma comunque, spesso, tanti demeriti. In un importante passaggio de “Il Partito dei padroni”, l’autore spiega però che “l’inchiesta non serve certo a rafforzare il pensiero unico castale del quale abbiamo parlato nel primo e nel secondo capitolo di questo libro, precisando che non lo condividiamo. Lo scopo è diverso. In primo luogo raccontare, da cronisti, come funziona una parte del Paese che gode spesso delle luci dei riflettori ma che non viene mai illuminata al suo interno, rendendone chiari i complicati meccanismi. In secondo luogo, mettere in luce le incongruenze del pensiero unico castale. Caratterizzato – ci si scusi il gioco di parole – di alcune caste che accusano altre caste di essere delle caste”. Se l’élite dirigente della politica non si sottomettesse a finanza a economia, si potrebbero consigliare i due volumi, soprattutto il più recente, di F. Astone al presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo. Primo fra i primi, modello fra i modelli che con la vittoria alle ultime elezioni regionali ha affidato un ruolo in giunta all’ex presidente di Confindustria della Basilicata, Attilio Martorano. E dovrebbero già essere stati letti dai vari Prodi, Veltroni, Bersani, Letta. Grazie ad “Affari di famiglia”, tanto per portare un esempio simbolico, sappiamo che il Ligresti arrestato durante Tangentopoli è tutt’altro che scomparso, e che il fratello del ministro La Russa, oltre a essere deputato pidiellino, ha cariche societarie più che significative in pista. E dal “Partito dei padroni” che l’altrettanto carcerato Enzo Papi ha accumulato, dopo i patteggiamenti successivi agli scandali di Tangentopoli, successo e moneta. Oltre che, alla maniera di Salvatore Ligresti, tanta influenza da ventilare. In un punto cruciale sempre del “Partito dei padroni”, tanto per dire, l’implacabile autore del già bestseller “Gli affari di famiglia”, indaga “l’élite (che) pretendono dai lavoratori il massimo della flessibilità, ma (per i quali) il loro potere e le loro retribuzioni sono pietrificati”. Due inchieste molto scomode, nonostante siano costruite in virtù d’analisi economiche e parole dettate dagli imprenditori stessi. Soprattutto, per “Gli affari di famiglia” Astone si pone il problema di rispondere alla domanda cruciale: in che mani sta finendo l’economia italiana. Entrando nella valutazione di figure che vanno da Alessandro Benetton, Rorberto Berger, a Marina – Pier Silvio – Barbara Berlusconi, passando per John e Lapo Elkan e Federica Guidi e Jonella Ligresti. A definire: “l’ascesa al potere della nuova razza padrona”. Regolando il termometro coi vizi e le virtù dei rampolli, dei figli illustri della patria economico-finanziaria. In “Il Partito dei padroni” l’autore s’addentra in temi che spaziano dalle retrovie delle questioni di Alitalia, Expo e Fastweb ai progetti politici di Luca Cordero di Montezemolo. Senza scordare “la guerra per la successione a Emma Marcegaglia”. I due libri d’inchiesta di Astone non possono, per merito a una scrittura a servizio della più ampia voglia di divulgazione, che condurre nel più immenso terreno della riflessione sui mali della società italiana, di quel settore tanto citato che è nominato normalmente ‘tessuto economico’. E’ fuor di dubbio che il peso dei padroni del vapore è mantra all’ordine del giorno. L’attualità, dal citato caso Basilicata alle sfacchinate del re Berlusconi a bordo degli incontri dei suoi fratelli imprenditori non ci permette di dimenticare. In ultimo, pare dire in aggiunta Astone, non è possibile non fare caso ai tanti politici che per appannare le loro proposte dipinte di nulla, puntano il dito sulle piccine esternazioni di imprenditori vari e confindustriali in auge. Per di più, insegna lo stesso Filippo Astone, tante volte la cronaca giornalistica, quando non direttamente dipendente dagli interessi industriali e simili, troppo volte non scava oltre la superficie della dimensioni d’apparenza dell’economia. A unico vantaggio della razza padrona.
Gli affari di famiglia. Fatti e misfatti della nuova generazione di padroni, di Filippo Astone, prefazione di Fabio Tamburini, Longanesi (Milano, 2009), pag. 368, euro 18.60.
Il Partito dei padroni. Come Confindustria e la casta economica comandano l’Italia, di Filippo Astone, Longanesi (Milano, 2010), pag. 384, euro 17.60.
venerdì 18 giugno 2010
Il libro del giorno: Logicomix di Apostolos Dioxadis e Christos H. Papadimitriou (Guanda graphic)
Intervista a Marco Moro direttore editoriale di Edizioni Ambiente, Intervista di Stefania Ricchiuto
Avete dato avvio alla vostra attività editoriale nel 1993, quando il concetto di impegno ambientale era ancora “limitato” alla pulizia delle spiagge malcurate, o alla salvaguardia delle specie animali a rischio. Le vostre pubblicazioni ponevano attenzione, già allora, alla urgenza di un’informazione che indagasse tutti i contesti coinvolti nel rapporto comunità umana/dimensione naturale, in primis quello economico. Come sono stati gli inizi di questo sentimento differente?
(MM) Complicati ed entusiasmanti. Complicati perché si trattava di far conoscere contemporaneamente un marchio editoriale nuovo ed un tema che stava prendendo forma in quello stesso momento, tema che sin dall’inizio abbiamo affrontato in modo ampio, cercando di rivolgerci a tutti i soggetti che in diverso modo sono toccati dal tema “ambiente”. Quindi non solo il mondo dell’ambientalismo, ma anche le imprese, i settori professionali e produttivi che con questa tematica si confrontano quotidianamente, senza dimenticare enti e amministrazioni locali e centrali, oltre all’università. Una molteplicità di soggetti che rispecchia la quantità di saperi, competenze, campi di attività e di ricerca, che attorno alla parola “ambiente” si coagulano e si intrecciano. Entusiasmanti perché ci rendevamo conto di avere di fronte un ambito di lavoro veramente enorme e destinato ad acquisire via via maggior peso negli anni. C’era la consapevolezza di esserci collocati su quello che sarebbe diventato gradualmente “il” tema, centrale per la cultura, l’economia e la società. La parola attorno a cui tutto avrebbe iniziato necessariamente a ruotare.
Che ruolo hanno avuto, ai vostri esordi, le associazioni ecologiste presenti in Italia? Si è creata da subito una comunità di sostegno, un “fare rete” che provasse ad attuare, attraverso la lettura d’impegno, anche un’evoluzione socio-culturale fatta di reali coerenze quotidiane?
(MM) La collaborazione con le associazioni ambientaliste risale addirittura a prima della nascita di Edizioni Ambiente ed è una aspetto che ha caratterizzato fortemente la nostra attività editoriale. Tuttora alcuni dei nostri titoli più autorevoli nascono da questa collaborazione, in particolare con Legambiente e WWF Italia. L’intento comune era evidentemente quello di far crescere la sensibilità del pubblico rispetto ai temi dell’ambiente, qualcosa che si traducesse in un effettivo cambiamento a livello socio culturale. La capacità di “fare rete”, di veicolare verso la base di soci e simpatizzanti i contenuti che venivano prodotti è invece ancora un “lavoro n corso”, anche se, soprattutto con Legambiente, si sono raggiunti buoni risultati. Di maggiore efficacia è stata a volte la collaborazione con associazioni più piccole, che si rivolgono ad un settore di pubblico molto identificato, come nel caso di ANAB, l’associazione nazionale per l’architettura bioecologica, con cui sono state attuate iniziative editoriali di grande successo. L’impatto sulla cultura dei professionisti è stato senza dubbio più “palpabile” e si traduce in un effettivo cambiamento, nel consolidamento di quelle che definisci “reali coerenze quotidiane”.
Uno dei vostri progetti, VerdeNero, è articolato in tre collane: Noir, Romanzi, Inchieste. La prima propone storie - riprese dai fatti denunciati nel Rapporto Ecomafia - dalla struttura piuttosto elaborata, che ben rende la sofisticatezza di vicende animate da deviazioni criminal-politiche e scandali ambientali. Perché trasportare la realtà nella forma del noir ecologista? La denuncia è percepita con più efficacia?
(AI) Siamo giunti alla scelta di genere quasi spontaneamente. Già lo svolgimento delle inchieste raccolte nel Rapporto Ecomafia di Legambiente alludevano inconsapevolmente al noir. Inoltre una buona parte degli autori che avevo in mente di coinvolgere e che sapevo essere sensibili alle tematiche ambientali, erano noiristi. Il noir da sempre è il genere più adatto a disvelare i meccanismi del potere.
Si può parlare di “narrativa critica militante”?
(AI) Mi pare eccessivo, nel senso che parlerei più volentieri di autori che si sono messi al servizio di una denuncia condivisa. La narrativa militante mi richiama ad un livello di partecipazione intellettuale che in questo momento non scorgo nel nostro paese.
Come hanno reagito ai vostri inviti gli scrittori contattati? Qualcuno ha rifiutato, timoroso dei possibili esiti di una presa di posizione – un autentico atto politico - così evidente?
(AI) Devo dire che hanno tendenzialmente reagito tutti bene, tanto che oggi sono gli autori a proporci le loro idee. I pochi che hanno declinato l’invito non l’hanno fatto per motivi politici, fosse altro perché scegliamo esattamente chi non dovrebbe avere di questi problemi. Di solito si tratta di impegni con altre case editrici, o più banalmente problemi di budget,
Siete comunque una casa editrice tematica, il che può comportare il “rischio della nicchia”. Avete scelto di collaborare con Einaudi anche per sciogliere questo nodo?
(AI) La questione paradossalmente è inversa. Non siamo noi che collaboriamo con Einaudi, ma è la casa editrice torinese che ha chiesto a noi se poteva riprodurre la collana VerdeNero nei Tascabili. Quando siamo riusciti a strappare il nostro marchio in quarta di copertina, ho capito che era un’operazione senza precedenti e per noi una vetrina promozionale importante.
(MM) La nostra strategia è stata quella di rivolgerci a quante più “nicchie” di pubblico possibile. Per arrivare negli ultimi anni, consapevoli della maggiore penetrazione del tema nella quotidianità, ad accettare la sfida del “grande pubblico”, elaborando diverse linee di prodotto mirate. Le collane Verdenero e la nuova serie dei Tascabili dell’Ambiente vanno in questa direzione. Evidentemente la cosa non è passata inosservata e il rapporto con Einaudi ne è una prova. Di fatto, la riproposta di alcuni nostri titoli da parte di una casa editrice così importante non fa che favorire la maggiore percezione del tema in fasce di pubblico che per noi sarebbero difficili da raggiungere. Un “effetto megafono” che non può farci che bene. Di “rimbalzo”, ci aiuta ad attenuare il rischio dell’effetto nicchia.
Per concludere, tutte le vostre pubblicazioni sono dei quadri reali spiazzanti, capaci di veicolare non solo delle informazioni accuratissime, ma anche una dose insostenibile di indignazione. Una vostra novità “portatrice di rabbia sana”?
giovedì 17 giugno 2010
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