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lunedì 12 marzo 2007

Giornata Mondiale della Poesia 2007




Come ogni anno il 21 marzo in Italia e in tutti gli Stati membri dell’UNESCO viene celebrata la Giornata Mondiale della Poesia. Infatti, fin dal 1999, nell’intento di offrire uno stimolo alla promozione e divulgazione dell’espressione poetica, l’UNESCO ha dichiarato il primo giorno di primavera Giornata Mondiale della Poesia. Da allora la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO si occupa di promuovere, coordinare, monitorare e pubblicizzare le manifestazioni in programma in tutta Italia in occasione di questa ricorrenza.
Sul sito della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, www.unesco.it, si trova una sezione dedicata alla Giornata Mondiale della Poesia ricca di informazioni sul significato e sulle finalità proposte dall’UNESCO per questa celebrazione. Viene fornito inoltre l’elenco completo delle manifestazioni promosse dalla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO nell’ambito della Giornata Mondiale della Poesia 2007.
Per l'occasione La Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO in collaborazione con la cooperativa Itaca e l’associazione culturale “G.B. Studio”presenta la kermesse poetica “Viaggio verso”, presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica (ore 21.00).
La manifestazione che ha come filo conduttore, appunto, "Il viaggio" si propone come occasione per fare delle diversità ricchezza, in un’ottica di incontro e scambio di culture tra Occidente e Oriente. La serata, ad ingresso libero e gratuito, vuole evidenziare come i valori universali della poesia uniscano tutta l’umanità al di là di ogni contrapposizione.
La prima parte dell’evento celebra la poesia del nostro Paese con Canzoniere italiano - poesia in concerto. Viaggio nella poesia italiana, ideato ed interpretato da Cosimo Cinieri (regia condivisa con Irma Immacolata Palazzo e realizzato con Lietta Ciacciarelli), sulle note della Banda dell’Arma dei Carabinieri (direttore Ten. Col. Massimo Martinelli). I versi più famosi della nostra letteratura da Francesco D’Assisi a Pasolini, un viaggio che dura ormai da più di 15 anni, coinvolgendo specialmente i giovani. La scoperta di un modo “semplice e popolare” di proporre i versi che si frequentano e poi si dimenticano sui banchi di scuola.
La seconda parte della serata invece è dedicata alla celebrazione del poeta e voce del sufismo “Jalâl âlDîn Rûmî”. L’UNESCO ha infatti proclamato il 2007 anno mondiale del poeta persiano, in occasione dell'ottocentesimo anniversario della nascita. Una delle radici della versificazione e dell’epopea orientale che giunge così fino a noi, piena del suo messaggio di amore, armonia, tolleranza e pace. A tal fine il regista Gianluca Bottoni curerà uno spettacolo che fonderà parole e suoni, attraverso letture dei versi del poeta e musiche con strumenti originali persiani; la serata godrà anche dell’intervento del professor Gabriele Mandel Khan, curatore e traduttore dell’opera principale di Rumi, il Mathnawi, e del poeta migrante Gezim Hajdari.

Crocevia: per una geografia dell'esistenza

Il primo numero della rivista Crocevia (Besa editrice, Nardò) risale alla primavera estate del 2004 e affidato alla cura di Danilo Manera. Il nome di questa pubblicazione non deve però rimandare ad una generalistica concezione editoriale improntata ad una varietà miscellanea, ma ad un forte progetto di scrittura, tendente a valorizzare la scoperta e il confronto. Il sottotitolo poi “Scritture straniere, migranti e di viaggio” sottolinea tre movimenti fondamentali di ricerca: il primo verso le letterature straniere (oramai in piena glocalizzazione, sempre meno estranee ai nostri gusti e alle nostre coscienze) con uno sguardo volto alla più esaustiva scansione, in tale ambito, delle diverse latitudini scritturali; il secondo da intendersi come approccio antropologico verso la categoria del Viaggio, come ridefinizione del migrare come prerogativa della condizione umana; il terzo come pensiero che unisce due aspetti importanti come la fantasia e la geografia, come spazio vitale dell’uomo e per l’uomo. Diverse le sezioni che puntano ad una sintesi brillante dei tre momenti prima individuati: troviamo ad esempio la sezione Bussola, che lascia spazio a interventi monografici su quelle aree letterarie del mondo non solo più insolite, ma anche più promettenti; poi la sezione In transito, che offre uno spaccato degli scrittori che migrano verso altri paesi e altre lingue; e ancora la sezione Viaggi di Carta e Carte di Viaggio, che contiene resoconti di viaggi, percorsi, omaggi a luoghi e sogni. Solo per citare qualche esempio, rispetto all’intera ricchezza dei contenuti di questa pubblicazione. Il tutto naturalmente con il rigore e la documentazione di specialisti dei vari settori, ma anche con l’apporto prezioso di giovani scrittori, traduttori e commentatori, uniti da un inesauribile amore per tutte quelle dimensioni altre della letteratura, e da un desiderio di accompagnare il lettore per mano, attraverso un intenso viaggio dello spirito. Queste a grandi linee il progetto e il messaggio che la rivista Crocevia vuole portare avanti. Tra le sue pagine hanno trovato posto nomi come Rafael Sanchez Ferlosio, Juan Eduardo Zuniga, Marcio Veloz Maggiolo, Henry Lawson e Michael Reynolds. L’ultimo numero Crocevia 7/8 dal titolo “Narrativa portoghese contemporanea” ha visto la presenza di autori come José Saramago, Nuno Júdice, José Cardoso Pires Maria Velho Da Costa Antonio Lobo Antunes Jacinto Lucas Pires Luísa Costa Gomes Lídia Jorge Mário de Carvalho José Riço Direitinho Teolinda Gersão Urbano Tavares Rodrigues Maria Judite de Carvalho José Viale Moutinho Fernanda Botelho Manuel Jorge Marmelo Claudia Clemente A. Mega Ferreira José Gil Armando Da Silva Carvalho. Anche per questo ultima uscita "Crocevia" prosegue sul suo cammino tra i crocevia culturali del mondo, all'insegna di una fertile contaminazione, di una volontà d'apertura, scoperta e confronto. In questo numero la sezione monografica è dedicata alla letteratura portoghese. Il Portogallo è paese di molti navigatori, qualche santo famoso e, in ambito letterario, soprattutto di poeti e di romanzieri. Questa è almeno l'immagine più comune fra i lettori di Pessoa e Saramago. La presente antologia cerca di esplorare un ambito meno noto della letteratura portoghese: gli sviluppi e le tendenze recenti dello
scriver breve, anche brevissimo. I racconti qui presenti sono stati pubblicati in volumi negli ultimi quindici anni (1990-2005), ma non si tratta di una selezione generazionale. Vi compaiono autori trentenni e ottantenni, vivi o nel frattempo deceduti, uomini e donne, rappresentanti stili diversi e diverse visioni tanto del mondo in cui agiscono (o hanno agito) come del piccolo Paese da cui provengono. Quindici anni della vita di una nazione concentrati in quindici piccoli pezzi letteratura.


domenica 11 marzo 2007

Ri-proporre il pop non è reato!

Nino G. D’Attis , Montezuma Airbag your Pardon, Marsilio X, pp.160
(da www.musicaos.it)

Un libro davvero interessante e singolare quello di Nino G. D’Attis, classe 1966, salentino di nascita e romano d’adozione, in questa sua opera d’esordio per Marsilio X. Una storia che di certo nulla ha a che vedere con i precedenti retaggi della letteratura italiana come l’esperimento di Brolli nel ’96 per i tipi di Einaudi Stile Libero (Gioventù Cannibale), o con le più vicine dimensioni del narrare panico e schizofrenia da precariato come alcuni hanno avuto modo di leggere nelle opere di Mario Desiati, Marco Mancassola, Michela Murgia, Angelo Ferracuti e Andrea Bajani. E D’Attis non cede alle lusinghe di questa moda letteraria, e di moda si tratta che l’impegno per un narrare e poetare di lotta e resistenza civile è ben altra cosa, non vuole fare parte di questo movimento, e guai a chiamarlo così che a qualcuno gli girano le palle, dei lavoratori interinali o semplici disoccupati che guardano alla loro vita con un riso amaro, di quelli insomma che a furia di stringere la cinghia, si consumano e muoiono avendo vissuto una vita grama, fatta di qualche successo letterario (esistono gli scrittori precari?) perché il tempo di scrivere un romanzo si trova, spezzettata in week end scroccati a casa di amici, devastata da forti patologie digestive, a botta di pranzi last-minute (panino, snack, bottiglietta da mezzo litro d’acqua presa al distributore automatico). La storia narrata riguarda un uomo del sud trapiantato a Bologna, nel 1999, prima del nuovo millennio con D’Alema al Governo e la lira ancora in circolo, dichiaratamente fascista (semi-radical-chic, ndc), addetto alla sicurezza in un centro commerciale, alle prese quotidianamente con zingare e taccheggiatori. La sua esistenza, quella di un erotomane, sbruffone, manesco e chi più ne ha più ne metta, è scissa in due, tra il desiderio di una vita fatta da macchine di lusso, soubrettes alla GQ da scoparsi, e tanti soldi da spendere in locali, crociere e altri ninnoli da vorrei ma non posso, e l’altra faccia dell’esserci in questo mondo, dove trovano spazio incontri con mature ninfomani, mignotte e trans (come succede nelle migliori famiglie dove l’onesto padre di famiglia va a puttane e poi tra le sue quattro pareti domestiche cerca perbenisticamente di salvare le apparenze spruzzandosi un pò di deo Borotalco sulla sua anima pregna di un olezzo nauseabondo), amicizie esasperate ed esasperanti, ed un matrimonio alla deriva, con una donna sciatta, complice in toto di una cronaca di una morte coniugale annunciata, dove il dialogo si riduce a insulto e umiliazione, le pubbliche relazioni riconfermano clichè del buon vicinato, delle cene con amici a parlare del valore nutrizionale delle pappette per bambini, dell’ultimo modello di passeggino, e di interminabili conversazioni telefoniche con mammina, dove scatta la fatidica frase ma non era così all’inizio .... Poi il colpo di scena, il fantasma di una donna proveniente dalle brume oscure del passato, determinata a tormentarlo, soffocarlo nei sensi di colpa, fino a farlo sbiellare. Un libro che si lascia leggere con particolare facilità, anche perché Nino D’Attis ama costruire questo romanzo giocando le sue carte migliori: la prima risulta essere una spiccata forza nello slancio poetico, di un tipo acido, metallico quasi da scrittura automatica che torreggia imponente, de-strutturato dal contesto formale dell’intreccio (…andare a fondo sempre più a fondo di quello che avresti voluto essere è stato come scivolare sotto uno spesso strato di ghiaccio neo con la mia carne piagata quando il sangue ha smesso di pompare … pag. 42) ; la seconda una capacità impressionante di mantenere il ritmo della narrazione, in maniera incalzante, con frequenti fratture periodali che tengono desta l’attenzione del lettore. Ci fa piacere poi notare, un’ulteriore abilità scritturale di D’Attis, oltre all’aver citato posti della sua madre patria come Lecce, Santa Cesarea Terme, San Cataldo… a differenza di Livio Romano in Mistandivò, che tenta di sublimare maldestramente il dialetto salentino con la speranza di rendere le sue peculiarità sintagmatiche icone pop degli standard linguistici del nostro Bel Paese, ipodermaticamente inserisce nel tessuto connettivo del raccontare le vicende, parole e slang del Salento, che non infastidiscono, anzi, apprezzabili perché prive di quel sapore di plastica delle operazioni commerciali, preparate a tavolino. Ora Montezuma Air Bag Your Pardon (un titolo che non se ve lo segnate su carta correte il rischio di fare una brutta figura andandolo ad acquistare in libreria) ha degli effetti collaterali, devastanti, ma che comunque non vi impediranno di amarlo, nonostante questo nostro breve prospetto critico metta in chiaro come stanno le cose. Innanzitutto verrete respinti da tutto ciò che il protagonista del libro verrà a toccare nella sua dimensione pagina dopo pagina, da quello che dirà, da come agirà, perché sentirete che non si può condividere quell’orizzonte sub-umano che D’Attis propone in maniera nuda e cruda. Perché forse avete la coscienza sporca? No…non è questo, a farvi venire tanto ribrezzo, quanto il fatto che anche voi siete a rischio, anche voi non avete fatto i conti con la vostra metà oscura. Nino D’Attis ci fa capire che continuando a tenere Hyde in catene e sotto sedativi, non potremmo mai essere liberi dal controllare la nostra vita, in fondo dimostrazione rigorosa di come Dio giochi a dadi con l’universo. Finite queste 166 pagine sarete in preda ad una rabbia cieca, verso tutto e verso tutti, odierete i vostri giorni, i vostri cari, parenti ed amici, un odio smisurato come il vostro ego, gonfiato da attese disilluse, di rospi duri da ingoiare, di fantasmi ciechi e idioti tanto provenienti dal passato quanto ricercati nel futuro.

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