«C’è uno stesso popolo,
con la stessa religione e la stessa lingua, spesso sono membri di una stessa
famiglia che nell’Ottocento è stata separata da una linea dritta e irreale
tracciata da un francese e da un inglese. Diresti che è una linea immaginaria disegnata
su una carta e che quindi non ha alcun effetto sulle persone che invece stanno sulla
terra. E però non è così». Un girovagare erotico e geografico che scardina le
trappole dell'identità e dell’amore romantico
In una Milano onirica e
nevrotica si intrecciano le vite di Luisa, Simona, Seedia, Assane e Rodrigo tra
le note di tango fusion e jazz manouche. A suggerirci che forse, alla fine,
siamo tutti migranti. La capra è uno dei segni dello zodiaco cinese. Ce ne
parla un violinista romeno appassionato di astrologia. C'è poi una coppia
italo-gambiana: lei suona al piano le Variazioni Goldberg imitando Glenn Gould,
lui è arrivato in Europa con un barcone sfidando la morte. Hanno problemi di
comprensione. Ma quale coppia non ne ha? “Ogni coppia è mista, ma qualcuna lo è
di più” ci ricorda con saggezza un senegalese giunto in Italia negli anni
Ottanta, quando si arrivava in aereo e stava al capriccio dell'ufficiale di
frontiera ammetterti. Il nuovo romanzo di Irene Chias è un libro policentrico:
sullo sfondo della metropoli tra partite di volley, film di Fellini,
innamoramenti e agende, riflessioni sulla vita di coppia, viaggi a Zanzibar,
discorsi profondi con un intellettuale fricchettone che vende vinili si
riflette su cosa sia davvero l'amore, quello vero, capace di coprire ogni
distanza.