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lunedì 21 agosto 2017
sabato 19 agosto 2017
Letteratura e fotografia di Silvia Albertazzi (Carocci)
La fotografia, fin dal
suo apparire, ha influito sulla letteratura sia a livello tematico sia sulla
stessa scrittura, mutandone attitudini, modi e ritmi e aumentandone
l'autocoscienza. Il volume considera tanto la tematizzazione attraverso il
ricorso a elementi quali il ritratto fotografico, l'album di famiglia, la foto
vernacolare e l'apparizione del fotografo investe di personaggio e/o narratore
quanto l'imporsi di una vera e propria "scrittura fotografica". Da
Nathaniel Hawthorne àiphoto-books contemporanei, dal dagherrotipo al digitale,
si propongono varie letture (e usi) della fotografia in letteratura:
dall'utilizzo metanarrativo della figura del fotografo alla metafora della
fantasmatizzazione, frammentazione e perdita di identità; dall'ausilio per la
memoria all'esaltazione del feticcio e del simulacro; dalla riflessione sul
tempo e sulla mortalità alla poetica dell'istante decisivo.
venerdì 18 agosto 2017
Il buon vino del signor Weston di Theodore F. Powys. Traduttore: G. Pannofino (Adelphi)
Con questo romanzo del
1927, da molti considerato il suo capolavoro, Powys sembra essere riuscito a
condensare più che in ogni altro suo libro – protetto dall’onnipresente «humour
di pece» – la qualità essenziale del Male: impedire al Bene di essere riconosciuto.
Un pomeriggio di fine novembre del 1923, un vecchio furgoncino Ford con a bordo
due uomini fa il suo ingresso in un piccolo villaggio della campagna inglese,
seguito dall'apparizione in cielo di una grande scritta luminosa: «Il buon vino
del signor Weston». Nella locanda al centro del villaggio, dove gli uomini si
ritrovano ogni sera intorno al fuoco «come miti piante carnivore», il vecchio
orologio a pendolo si ferma e un inspiegabile senso di attesa si diffonde fra
gli ignari e malvagi abitanti, accompagnato solo dal vago presentimento «che
sarebbe successo qualcosa»: come se di lì a breve «la vacca zoppa stesse per
partorire un vitello a sei zampe». Da dove vengono quei due stranieri dall'aria
familiare? Cosa si nasconde all'interno del furgone e che cosa sono venuti a
vendere? Con questo romanzo del 1927, da molti considerato il suo capolavoro,
Powys sembra essere riuscito a condensare più che in ogni altro suo libro –
protetto dall’onnipresente «humour di pece» – la qualità essenziale del Male: impedire
al Bene di essere riconosciuto. Perché «come tutti sanno, l'evento più
importante e gravido di conseguenze passa spesso inosservato e viene ignorato
da quasi tutti i nostri simili. E se davvero un giorno l'Eternità arrivasse,
potete star certi che nessuno ci farebbe caso».
giovedì 17 agosto 2017
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