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venerdì 6 maggio 2011

I misitici dell'occidente - Baustelle



Si intitola "I Mistici dell'Occidente" il quinto album dei Baustelle. "Le canzoni prendono spunto dall'antologia di Elémire Zolla - spiega Francesco Bianconi -, piccoli racconti ispirati anche ai mistici dall'antica Grecia alla modernità con un messaggio: questa che viviamo non è l'unica realtà possibile". Tra i 12 brani "Groupies": "Sull'amore, che oggi spesso coincide solo con l'idea del sesso, e sulla compassione per la donna". Servizio di Andrea Conti.

fonte YouTube/Primopiano

Il Regno animale di Francesco Bianconi (Mondadori)




















Francesco Bianconi, ha scritto canzoni per Anna Oxa, Paola Turci, Irene Grandi e Noemi. Ora l’esordio per Mondadori con il suo primo romanzo: Il regno animale. Domenica 15 maggio, l’autore parteciperà ad un incontro al Salone del Libro. Tra multiversi indie, e derive sub/metropolitane, in questo libro rivivono quelle stesse atmosfere di una “Vita Agra” di Luciano Bianciardi, lo stesso Bianciardi a cui i Baustelle hanno “regalato” il lavoro “Un romantico a Milano”. Il primo romanzo di Francesco Bianconi dunque sbalordisce, perché fonde poesia e ritmo in un prodotto che diventa detonante. Un inno malsano o meglio malevolo al nostro tempo. Alberto è arrivato a Milano dalla provincia toscana, attirato da un lavoro precario. Vorrebbe fare lo scrittore, o almeno il giornalista. E ha dei problemi di erezione. Susi è bella e magra,vorrebbe volare via da quel puzzo di piscio, hashish, benzina, cocaina bruciata e Chanel numero 5 e i milioni di essenze del piano terra della Rinascente. Nel frattempo si taglia il corpo con una lametta. Sandro da bambino pescava le rane con Alberto. Lui è rimasto in provincia, è molto ingrassato, è in cassa integrazione e sta ubriaco di Fernet al bancone del bar. Francesco, cantante di una band indie di successo, è l'unica vittima di un attentato in una festa alla moda nella quale si sentiva pure un po' a disagio. Le loro vite sprecate si toccano in una Milano dalle mille sfaccettature in un mondo in cui sembra perduta ogni speranza di purezza. Lirico, spietato, immaginifico e sfacciatamente contemporaneo

Il libro del giorno: Tania Lorandi e Sandro Montalto (a cura di), Temperamento Sanguineti (Edizioni Joker)












Temperamento Sanguineti vuole rendere omaggio in maniera inconsueta, trasversale e multimediale, a Edoardo Sanguineti: un intellettuale libero e aperto alle sollecitazioni, universale nonostante la sua scoperta parzialità, insofferente nei confronti degli steccati e delle etichette di comodo; un poeta che ha saputo farsi catalizzatore per le arti e giocare con le parole senza mai negare l’emozione; un avanguardista che non ha mai smesso di rileggere il passato; uno scrittore e critico che non ha mai tradito la vocazione anche politica della sua missione. E un cultore di musica, cinema ed arte, un lessicografo, un commediografo, un traduttore, un docente, un polemista e un parodista, un pensatore e un performer, un giocoliere delle parole e un patafisico. In questo volume sono raccolti omaggi in prosa e in versi, memorie, interventi giocosi e seri scritti da colleghi, amici e sodali, ma anche disegni, dipinti, collages, fotografie. Il libro diventa così un amplissimo ed appassionante percorso, reticolare e labirintico, costruito grazie all’opera di diverse sensibilità che reagendo liberamente con la figura di Sanguineti, quindi in un modo che crediamo gli sarebbe piaciuto, hanno cooperato alla costruzione, con affetto e ironia, di un «monumentale monumentello, quantunque cartaceo», per usare un suo verso. Tutti gli autori hanno voluto ricordare questo grande intellettuale, esaltarne le caratteristiche principali e l’evidente attualità, con contributi per la massima parte inediti, o comunque rari e preziosi. Non poteva infine mancare, in questo omaggio ad un poeta che ha tanto amato la parola anche come suono e recitazione, musica e comunicazione diretta, un omaggio audiovisivo, disponibile nel DVD allegato.
Scritti di: Paolo Albani, Raffaele Aragona, Enrico Baj, Nanni Balestrini, Germano Beringheli, Ido Breza, Luciano Caprile, Alberto Casiraghi, Antonio Castronuovo, Aureliano Cattaneo, Nadia Cavalera, Stefano Colangelo,Vittorio Coletti, Collegio di ‘Patafisica, Marco Conti, Tullio De Mauro, Umberto Eco, Giò Ferri, Antonio Fomez, Marcello Frixione, Emilio Giordano, Dario Giugliano, Institutum Pataphysicum Mediolanense, Istituto Patafisico Vitellianenese, Andrea Laiolo, Tommaso Lisa, Tania Lorandi, Niva Lorenzini, Mario Lunetta, Gian Ruggero Manzoni, Sandro Montalto, Francesco Muzzioli, Aldo Nove, OPLEPO, Erminia Passannanti, Ennio Peres, Francesco Pirella, Andrea Plebe, Raffaele Rizzo, Edoardo Sanguineti, Federico Sanguineti, Stefano Scodanibbio, Pasko Simone, Afro Somenzari, Domenico Tavernini, Enrico Testa, Gianni Vattimo, Ciro Vitiello
Opere grafiche e filmati di: Anna Antolisei, Enrico Baj, Carlo Battisti, Gretel Fehr, Antonio Fomez, Massimo Geranio, I Santini del Prete, Andrea Liberovici, Tania Lorandi, Marco Maiocchi, Stelio Maria Martini, Rosaria Matarese, Sonya Orfalian, Mario Persico, Francesco Pirella, Marco Nereo Rotelli, Saul Saguatti, Edoardo Sanguineti, Aldo Spinelli, André Stas, Domenico Tavernini, Ettore Tripodi, Pim van Boxsel
Fotografie di: Silvia Ambrosi, Carlo Battisti, Giancarlo Donatini, Davide Gnola, Mauro Montanari, Stefano Strazzabosco

L'esordiente, di Raul Montanari (Dalai Editore). Intervento di Nunzio Festa














Fra amore e invidia. Non fra solitudine e amicizia; perché sarà anche che Livio Aragona è diventato alla fine uomo solo e scrittore furbetto, ma senza dubbio le mosse della più giovane e accattivante Veronica Markus un giorno allo stesso esito porteranno. Nella stessa terra di maturità e furberie, appunto. Intanto in “L'esordiente” Raul Montanari, con una brillantezza che mai scontenta, anzi che il più delle volte, appunto, magnifica il fatto che lo scrittore/maturo è maturo pure in ogni senso di proprietà di linguaggio, inventa un corso di scrittura creativa che lo stesso Aragona, personaggio centrale del romanzo, tiene alla maniera del Montanari stesso. E dunque L. Aragona non è che alter ego, probabilmente, dell'autore dell'opera. Ovvero è il personaggio del personaggio. Perché Montanari fa un mito-personaggio così vicino alla realtà da essere prototipo per vivere tutte le vicende, ammantate d'assurdo, di dentro e fuori il sogno d'amicizia ma soprattutto invidia. Sentimenti che sono la struttura del romanzo. E che vanno dentro come ai lati dell'Amore. Tranne, naturalmente, di quello per la mammina. Insomma alla scuola Aragona incontra una ragazza bella e facoltosa con la quale essenzialmente scoperà. Ma pure una ragazza che gli fa completamente perdere la testa dal collo stanco. Tanto, in pratica, da non fargli capire esattamente dell'altro pericolo che corre al suo fianco: Emiliano. Vera, 'sto Emiliano, creatura bellissima nata dalla testa dell'esperto scrittore (Raul Montanari, soprattutto – forse persino Aragona L.). A parte il fatto che trattasi del nuovo compagno della consorte, persino non ancora ex moglie, di Livio. Non saremo così cattivi da dire altro ancora, perché la suspense, non del nero non del thriller non del giallo è tantissima. Con eventi improvvisi che sono addirittura più divertenti e sorprendenti di certi colpi di scena da mercato editoriale. Nonostante, appunto, si tratti molto di comprendere certe dinamiche, se pur già parecchie di queste molto frequentate e conosciute, dell'editoria delle major. Dove, fra le altre cose, ci sono critici che fanno di più che tirarsela e sono al servizio essenzialmente delle merci mentre dovrebbero servire la letteratura. Per non parlare, ancora, di scrittrici e scrittori. Eppure dall'”Esordiente” si potrebbe andare avanti per giorni e giorni. Quando i meccanismi sono tanti: rodati e differenziati per giunta. Il libro di Raul Montanari fa molto riflettere. Oltre che ritrovarci. Dunque si tratta d'un testo dotato di proprietà utili alla rivalutazione delle lettere.

giovedì 5 maggio 2011

Faccio un salto all'Avana



Fedele è intrappolato in una vita che non sopporta, schiavo di moglie e cognata da quando suo fratello Vittorio è morto in un incidente. Vittorio, però, è vivo e vegeto e se la sta spassando a Cuba.

Regia di Dario Baldi. Con Enrico Brignano, Francesco Pannofino, Aurora Cossio, Paola Minaccioni, Virginia Raffaele.

fonte Youtube/televisionet

La baia delle gocce notturne a cura di Danilo Manera (Edizioni Controluce)













Tra i vari miti a cui Cuba ha dato origine, c’è sicuramente anche quello della sensualità della sua gente e non è da perdere l’occasione di ascoltare su questo tema la voce di una generazione di cubani che ha conosciuto solo la Cuba post-rivoluzionaria e si è trovata a fare i conti con il suo momento forse più carico di problemi e contrasti, ma anche di speranze e cambiamenti. Storie di Alexis Díaz Pimienta, Michel Encinosa Fú, Ana María Guerrero, Milena Rodríguez, José, Miguel Sánchez “Yoss”, Karla Suárez. Con una narrazione di Danilo Manera.

Il libro del giorno: La storia sporca di Marco Minicangeli (Edizioni Controluce, collana Pixel diretta da Francesca Giannone)








Splendido film Serpico. Mi riferisco al film del 1973 diretto da Sidney Lumet e interpretato da Al Pacino. Brutta storia quella di Serpico, senza ombra di dubbio. Il film si basa sulla storia vera del poliziotto italo-americano Frank Serpico, in servizio nel dipartimento di polizia di New York tra il ‘59 e il ‘72. Brutta storia perché Serpico scoprì e denunciò un malevolo caso di corruzione fra i suoi colleghi ufficiali, dopo che gli avevano fatto del “mobbing” pesante, prima con la loro indifferenza poi diffidenza e poi con minacce e intimidazioni. Mi ricorda un po’ questo il lavoro di Marco Minicangeli “La storia sporca” edito da Controluce Edizioni. Siamo a Roma. Piazza Cavour. Siamo in un commissariato. Alessio Zeni viene affiancato al collega Nicola Sperlo, uno che la giustizia se la fa a modo suo. Il Male si annida tra i meandri di un’’indagine oscura, una storia sporca di traffici narcotici in mano a extracomunitari senza scrupoli, che hanno occupato gli spazi liberi lasciati dalla banda della Magliana, e mignotte straniere tutte con il nome di Irina o Svetlana, invischiate in porno hard core a limiti dell’umano dove rischiano anche la pelle Zeni si lascia sedurre morbosamente dal male, segue le regole di Sperlo e scopre la verità. Il prezzo da pagare però è alto, perché una volta risucchiati dalla Città della Notte non c’è via d’uscita: o si muore o si perde tutto, senza via di scampo.

Marco Minicangeli nasce a Roma nel 1963. è stato tra i fondatori della rivista “Il paradiso degli orchi” e redattore dell’inserto librario “Il topo di libreria” (per il quotidiano “Liberazione”). Da anni si occupa di noir e true crime: suoi racconti sono stati pubblicati in varie antologie del movimento Neonoir, di cui ha fatto parte sin dall’inizio. Tra le sue ultime pubblicazioni: Malaroma (Castelvecchi 2000), Breve storia del Mossad (Datanews 2001), Ammazzo tutti (Stampa Alternativa 2004), Triangoli diabolici (Stampa Alternativa 2006), Uomon (nella collana Segretissimo di Mondadori 2010).

Vinicio Capossela: il trailer di "Marinai, profeti e balene"



Il trailer di "Marinai, profeti e balene", il nuovo disco di Vinicio Capossela. Fonte Youtube/Rockrol

Vinicio Capossela. Ri-cognizione geografica di una flânerie di Loredana Piro (Mimesis)




















La città e le sue strade, i suoi bar, le sue reti e la vita che le attraversa. Un’opera che spinge ad indagare la natura profonda dei nostri spazi, il loro assumere il valore di luoghi. Un intenso percorso dialettico tra due discipline, la geografia e la letteratura, introdotto a partire da uno degli artisti di maggior valore nel panorama italiano. Vinicio Capossela, il Flâneur post-moderno, l’esempio più tangibile della complessità e dell’instabilità della nostra epoca. Un’opera per ripensare in termini filosofici e intimi le nostre città e riviverle
in tutti i loro molteplici aspetti.
Loredana Piro, studiosa di Geografia sociale e urbana, collabora con la Cattedra di Geografia dell’Università di Palermo. Conduce studi su rappresentazione letteraria e geografia.

Gli angeli neri. Storia degli anarchici italiani da Pisacane ai Circoli di Carrara, di Manlio Cancogni (Mursia). Intervento di Nunzio Festa












La più interessante di tutte queste lunghe e tribolate storie d'angeli neri è senza ombra di dubbi quella del russo Bakunin. Ma ogni figura evocata da Cancogni, si deve precisare, in questa Storia degli anarchici italiani è degna di ricordo, di rispetto. Dona tantissimo senso di curiosità. Grazie a uno sguardo esterno che è veramente esterno. Persino a volte freddo. Implacabile e tagliente. Che non lascia fuori dalla porta alcune considerazioni che potrebbero, se fossero state messe in pagina da un anarchico o da un anti-anarchico, suonare sgradevoli. E che invece nell'analisi e cronaca di Manlio Cancogni sono un ottimo di più al contenuto. Perché realmente con il saggio, pieno di forza narrativa e coraggio d'invettiva, entriamo nelle vicende e nell'intimità di personalità quali Pisacane, Malatesta, Costa e tante altre. Ma appunto ripartendo dalla premessa che l'anarchico Bakunin fu e disse molto per gli anarchici nostrani (a parte essere essenzialmente un viaggiatore). Per gli italiani che fino a quel momento, invece, non sapevano che di Mazzini e degli ideali mazziniani e al massimo del Garibaldi condottiero privo di timori e macchie. Mentre l'Anarchia nasce dal fumo delle parole e dà parole col fumo delle osterie popolari o delle case spesso borghesi. Perché gli anarchici parlano molto dell'Idea. E, nella maggior parte dei casi, per l'Idea sono pronti a morire. Qualche volta a uccidere. L'espertissimo Manlio Cancogni, classe 1916, che dopo un discorso con Montanelli cominciò a lavorare all''inchiesta' “Gli angeli neri. Storia degli anarchici italiani da Pisacane ai Circoli di Carrara” - raccolta appunto sotto questi segni oggi - con l'opera e con le opere fa, come si dice o come appuntiamo noi qualunquisti, il quadro della situazione. Nel senso che ripercorrendo personaggi fa rivivere la Storia. Con un linguaggio che, poi, mette nelle condizioni di divincolarci dalla morsa d'una fluidità portatrice di chiarezza e fascino indiscreto. Nessun'altra penna, oggigiorno, molto probabilmente, meglio avrebbe fatto il compito. Cancogni, narratore e saggista, giornalista e insegnante, veramente una delle voci imponenti della narrativa post-bellica, con un'operazione efficace sconfigge ogni pregiudizio, ma, soprattutto, elimina le scie più malsane e maleodoranti lasciate dal luogo comune e sostanzialmente sempre riservato ai volti delle persone libere. A soffocare ogni tentativo di riscatto.

mercoledì 4 maggio 2011

LUCIANA LITTIZZETTO da FABIO FAZIO A CHE TEMPO CHE FA PARLA DEL CASO RUBY: "l'affare si ingrossa..."



Fonte Youtube/Rai.tv . Che tempo che fa - Anche Luciana Littizzetto si interessa al caso della settimana, dispensando consigli e suggerimenti per tutti i protagonisti della vicenda... GUARDA TUTTI I VIDEO DI LUCIANA LITTIZZETTO SU: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-8999a72a-191f-4e17-8ec...

Il libro del giorno: I dolori del giovane Walter di Luciana Littizzetto (Mondadori)













"Per noi la Jolanda è un oggetto d'uso. Ci basta che funzioni bene e fine. Per i maschi, invece, il Walter è come l'automobile: uno status symbol. Allora ecco che inventano la pomata che lo fa risvegliare di colpo: da spinacio a zucchina in un nanosecondo. E per te maschio che soffri di caduta libera, che hai il walter che fa bungee-jumping, c'è la calamita che te lo tira su come il ponte levatoio dei castelli. Senti anche il rumore: sradadadadan... E poi c'avete sfrantecato con 'sta storia del vostro lato femminile. Non ne possiamo più di vedere uomini che si depilano, tutti Ponzi Depilati. I maschi di oggi son tutti senza peli come pesche noci. Certo, anche noi donne abbiamo i nostri sporchi trucchi. Tipo il Virginity Soap, un sapone che serve a ricostruire la verginità. Se prima della insaponata la vostra Jolanda era una autostrada a quattro corsie, dopo diventa una mulattiera. Se prima era una saccoccia da grembiule, dopo diventa un'asola. Se prima era una nave scuola, dopo diventa una gondola." Parlare di Walter e Jolanda è una sfida per l’autrice di parlare del mondo che ci circonda, tanto che la metafora e le metafore attorno ai nostri organi genitali diventano sublimazione metafisica che racchiudono l’intero significato del cosmo. E in questa “transustanziazione” la comicità si slabbra e diventa satira.

Laura Gianetti present Hidden Leaves in My Mind curated by Mario Margani









Grimmuseum è felice di presentare la prima personale di Laura Gianetti a Berlino, terzo appuntamento del programma Grim Solo che presenta artisti inediti per la scena artistica berlinese. “Hidden Leaves in My Mind” è un nuovo progetto in progress legato al disegno in contensti inusuali. All’interno della mostra dialogherà con una selezione di lavori che delineano alcuni dei temi affrontati dal momento del trasferimento di Laura a Berlino.

Grimmuseum is happy to present the first Laura Gianetti solo show in Berlin as the third exhibition of the Grim Solo program, devoted to young and emerging artists still unknown to the wider Berlin public. “Hidden Leaves in My Mind” consist of a new in progress drawing-project that will be put in dialogue with a selection of Gianetti´s latest works, outlining some of the topics Laura approached since she moved to Berlin. The artist’s studio is not necessarily the main place for the production of an artwork anymore. Artists are working more and more into the public space, but sometimes a work can unexpectedly come to the light between the long waits and the void gaps of a second job. This latter can provide for financial safety, allowing the development of an art career, but it can be frustrating, taking out time and energies. Laura’s experience with this kind of double life, between the willing to follow her own research – mainly through photography and painting – and an aseptic call center, has given birth to a drawing series. Everything that was available were just a pen and a sheet of paper, but thanks to the huge amount of time spent while waiting for a call they turned into the best instruments to draw sequences of accurate and surreal visions, distorted bodies, growing plants and an haunting invasion of leaves. It’s well known that the leaf is the most important organ in plants life: it allows photosyntesis, respiration, transpiration, guttation. A fully artificial place such as a call center lacks of any natural light or fresh air, so being unsuitable for leaves as well as for living beings. On the other hand, the leaves come back to the paper both as a sign of the willing to escape and as a relieving iterative gesture: expression of a mood and cathartic ritual. “This Was Supposed To Be the Future” is a painting series on jute portraying six animals – a sheep, a monkey, a cavy, a rooster, a living pig and a dead one – which was carried and positioned in different areas inside a snowy park – the Volkspark Hasenheide - during a performance in 2010. We can picture Laura shifting in few hours from one of the highest expressions of artificial life to a natural open space where she placed her "animals", as if it was the only spot in which they should actually live. In spite of the large gap in size – from an A4 format to a large canvas – the amount of working hours on one drawing and on a painting is almost identical. The only differences are the location of work and the state of mind. Establishing a photographic comparison between negative and positive, the monochrome drawings from the "darkroom" of a call center hide energetic paintings and reinvigorating walks. Presenting together two opposite poles of her experience is a way for Laura to close the circle, but it also witnesses to the fact that a chance to create is often hidden in unpredictable places and states that are recognized cliché of creative castration.

Laura Gianetti (1980, Livorno) lives and works between Berlin and Italy. She graduated at the Fine Arts Academy of Rome in painting and photography and has worked as assistant for Paolo W. Tamburella. Some of her works are published on magazines, books, cd, vynil and videos. She is currently working as photoreporter for art events and venues in Berlin. Latest solo exhibitions: “You can find me if you want me in the garden”, Prodezze Fuori Area, Rome, 2011; “Corpographie”, Casale della Cervelletta, Rome, 2008. Main group exhibitions: “Biennale Internazionale di Pittura, Scultura e Grafica”, Castello Carlo V, Lecce, 2010; “Lib(e)ro d’arte”, Museo Hendrick C. Andersen (Galleria Nazionale d’Arte Moderna), Rome, 2008; “Premio Sinestesie”, Museo Michetti, Chieti, 2008; “Primaverile Romana”, Galleria il Saggiatore, Rome, 2008; “Premio Nazionale delle Arti”, Galleria d’Arte Moderna alle Ciminiere, Catania, 2008; “5° Premio Internazionale Biennale d'Incisione", Pistoia, 2007; "Fiera Immagina", S.I.P.E.R. Fiere di Reggio Emilia, 2006.

Hidden Leaves in My Mind by Laura Gianetti

curated by Mario Margani

Opening reception 5. May 2011

6. - 22. May 2011

Opening hours: wed-sun 14-19

Free entry

Grimmuseum

www.grimmuseum.com

Fichte Strasse 2 - Berlin

Prima dei mass media di Stefano Cristante (Egea). Dalla presentazione












La sociologia della comunicazione ha indagato con grande ampiezza lo sviluppo dei media di massa novecenteschi, dalla radio al cinema, dalla televisione a internet. Contributi molto importanti e numerosi hanno riguardato la creazione e lo sviluppo della stampa e della fotografia, del telegrafo e del fonografo, cioè dei principali mezzi di comunicazione ottocenteschi. Bisogna dunque pensare che non esistessero forme comunicative potenti ed efficaci nelle società susseguitesi nel corso del tempo storico, prima che i media moderni fossero portati a evidenza e a compimento tecnico? In assenza di società di massa e quindi di mass media, bisogna forse pensare che le forme della comunicazione abbiano svolto un ruolo marginale sino all'affermazione del capitalismo e dell'epoca moderna? Il rapporto “comunicazione-società”, centrale per l'analisi delle scienze sociali, inizia in epoche storiche lontane millenni: da quando esistono le comunità umane la ricerca di modi efficaci per comunicare caratterizza l'azione umana. Ecco allora che è possibile – utilizzando fonti provenienti dall'immenso territorio delle interpretazioni storiche – fissare uno sguardo su processi ed eventi che hanno consentito al genere umano di inventare proprie forme di contatto, di avvertimento, di apprendimento, di scambio, di racconto, di rappresentazione. Detto altrimenti, è possibile rivisitare la storia umana dal punto di vista della comunicazione. Si tratta infatti – ed è la strategia e l'idea-forza di questo libro – di una variabile fondamentale della storia umana: comunicazione e condivisione sociale viaggiano di pari passo. Prima ancora che si stabilizzassero le antichissime società tribali il genere umano è stato in grado di inventare modi per mettere in comune informazioni utili alla sopravvivenza della specie, consentendo uno sviluppo della conoscenza e un progressivo adattamento all'ambiente, modificando nel contempo l'ambiente stesso. Prima dei mass media seleziona e ripercorre le tappe fondamentali di questi processi: a partire dal corpo umano inteso come dispositivo primigenio di comunicazione, il volume si addentra nell'elaborazione dell'oralità e delle sue conseguenze aggregative, sottolineando il crogiolo espressivo in cui presero forma le diverse forme espressive della rappresentazione iconografica e della scrittura, evitando la successione lineare tra i diversi ambienti comunicativi e mettendo invece in risalto le contaminazioni sempre esistite tra le diverse forme espressive. Prima dei mass media si occupa di restituire alla storia sociale della comunicazione attraverso una triplice accentuazione concettuale: la creazione di reti, la costruzione del sapere e l'esercizio del potere. Dai piccolissimi gruppi nomadi precedenti ai primi insediamenti urbani fino all'organizzazione delle società di lettura del tardo Seicento inglese e francese, gli strumenti del comunicare hanno lavorato per includere (o per escludere) individui dentro uno stesso ambito di interazione. La creazione di reti, intese nel loro significato generale di collegamenti tra singoli fruitori e contributori di mezzi e tecnologie, risponde all'essenza relazionale della comunicazione. In sostanza, una volta definita la comunicazione come un'azione dotata di senso, le domande da cui prende l'avvio il volume sono: con chi agisce l'individuo addestrato a un mezzo? Quali settori sociali sono stati maggiormente toccati dalle specifiche tecnologie della comunicazione? Come hanno funzionato rispetto alle loro esigenze complessive? Ad esempio: la figura del mercante che emerge dalla cornice medievale come si avvantaggia della scrittura in epoca precedente alla stampa a caratteri mobili? Attraverso quali particolari iniziative mette in condivisione la propria esperienza? La seconda questione concettuale investe la costruzione del sapere: si tratta in questo caso di cogliere come i mezzi di comunicazione abbiano contribuito all'accumulo di conoscenze umane. Il riferimento più immediato va alla scrittura, in particolare alfabetica, in grado di costituirsi in piattaforma permanente per tutti i saperi, varcando le barriere dello spazio e del tempo, opponendosi alla friabilità dei saperi orali, sottoposti alla possibilità di estinzione. In realtà molti altri media hanno contribuito al permanere e all'espansione delle conoscenze, non solo tecnico-scientifiche ma più ampiamente culturali. Si tratta, ad esempio, della sfaccettata presenza sociale delle opere d'arte, in grado di sprigionare energie comunicative, nel senso che evidenziano un cumulo di conoscenze (tecniche, filosofiche, poetiche, architettoniche e così via) senza smentire le connessioni con la formazione e l'addestramento ad una estetica condivisa, fondata su linguaggi ad alto tasso di penetrazione collettiva. Infine, si è lavorato sul nodo dell'esercizio del potere: i mezzi inventati e perfezionati nelle diverse società sono stati utilizzati per organizzare le società e per governarle. A partire dall'oralità e dalla scrittura, lo spazio urbano compiuto – la polis – ha risentito in misura crescente dello sviluppo dei media e li ha usati per includere e per escludere gruppi sociali dal potere. Gli imperi dell'antichità classica hanno progettato e quindi realizzato grandi vie e grandi infrastrutture dove correvano messaggi scritti su papiro, leggeri per i cavalieri ma spesso pesanti per gli ordini contenuti. Grazie alla tecnologia alfabetica un territorio immenso poteva comunicare al proprio interno ed essere governato. Il sistema mediatico della corrispondenza consentì alla chiesa cattolica di resistere agli ultimi sconquassi delle invasioni barbariche e di tenere in piedi il principio dell'autorità occidentale. Per altri versi, l'opulenta comunicazione dei grandi eventi culturali rinascimentali indica con chiarezza il ruolo di rappresentazione del potere affidata alle forme espressive, e ne affida l'organizzazione a individui, famiglie e gruppi che sanno perfettamente di dominare attraverso immagini e coreografie, esibendosi personalmente come leader e come strateghi. Né smette di stupire la poderosa esibizione spettacolare di Federico II di Svevia, un imperatore che non esitava ad abbigliarsi alla foggia saracena e a portare nei suoi lunghi spostamenti di governo una quantità di bestie esotiche, particolari che contribuirono a farne una personalità eccezionale ed eccezionalmente chiacchierata. Inoltre, facendoci più prossimi alla nostra epoca, la vicenda dei giornali stampati racconta in modo estremamente chiaro la battaglia che sui mezzi di comunicazione venne combattuta tra fautori ed oppositori del potere assoluto, un potere che sembrava eterno e che invece poteva essere delegittimato attraverso informazioni e notizie ricavate da osservatori che inventavano le tecniche del giornalismo, e le mettevano a disposizione di nuovi e vasti pubblici, in attesa che nuovi media (a cominciare dal telegrafo) sancissero il ruolo della comunicazione di massa in una società a base metropolitana.

su BookRepublic

martedì 3 maggio 2011

Il libro del giorno: Dall’Altopiano al Mayumbe di Marco Crestani, (Giuseppe Meligrana Editor)












Mescola narrativa e microstoria, racconti fedeli, appunti, note, annotazioni, ricordi. Tutto parte dalla scoperta di un taccuino-promemoria che ha più di cento anni e racconta la storia di Giuseppe che il 3 gennaio 1903 parte da contrà Tortima sull’Altopiano di Asiago, e muore a Luki, in Congo Belga, il 27 agosto dell’anno successivo, dopo aver attraversato due volte l’Oceano Atlantico: la prima, dal porto di Genova fino a quello di Buenos Aires; la seconda, dall’Argentina al Sudafrica. In seguito, puntando verso nord, arriva fin dentro il “cuore di tenebra” del continente africano dove muore di febbre gialla. Può anche essere definito un racconto basato su una vicenda biografica che, inquadrata storicamente, scopre ai nostri occhi valenze antropologiche e letterarie molto significative, soprattutto oggi, spingendoci a ricordare il tempo in cui gli italiani, appena riuniti sotto un’unica bandiera, erano costretti a lasciare la patria per cercare lavoro altrove.

Fantozzi al biliardo!



Una delle migliori scene di orgoglio "ragionieristico"

fonte Youtube

Mi dichi. Prontuario comico della lingua italiana di Paolo Villaggio (Mondadori)





















Secondo voi "kibbutz" è un'espressione usata dalle contadine di Alberobello quando sentono bussare alla porta del trullo? "Venerea" si dice di donna bellissima e diafana? "Prostata" di persona sdraiata a terra, a faccia in giù, in atto di adorazione? "Kandinsky" è un dolce nazionale ungherese? E, passando al latino, Memento mori significa "il mio mento sembra quello di un negro"? Brevi manu "tenere le mani all'altezza delle ascelle"? Deus ex machina "perdio, che macchina!"? Allora avete bisogno di questo Prontuario comico della lingua italiana, un saggio tanto divertente quanto impietoso, scritto da una delle più grandi voci umoristiche della nostra storia. Villaggio ci fa ridere e riflettere sull'italiano scritto e quello parlato, la neolingua degli SMS e dei computer, i congiuntivi degli accademici e il linguaggio degli intellettuali di sinistra. Così l'inventore di Fantozzi torna a fustigare, esaltare, fotografare l'italiano medio. Inteso, stavolta, come lingua.

Crank di Ellen Hopkins (Fazi editore)





















Crank, libro più censurato nelle scuole americane, primo romanzo in versi, cui seguono Burned e Fall out, è entrato nella bestseller list del New York Times, conquistando centinaia di migliaia di giovani lettori(un milione di copie vendute in USA. Kristina Georgia Snow è la figlia perfetta: una studentessa modello, seria e tranquilla. Quando si trasferisce a casa del padre la sua vita cambia: la ragazza giudiziosa scompare e una nuova personalità sembra emergere, quella di Bree.
L'incontro con il mostro, Crank, avverrà per opera di Adam, il ragazzo dei suoi sogni, tutto muscoli scolpiti e sorrisi smaglianti, di cui lei si innamorerà, senza realizzare che quell'amore ne farà a pezzi la vitalità, la giovinezza, l'entusiasmo. Quella che inizialmente sembrava una montagna russa di emozioni e di svaghi ben presto si trasformerà nell'inferno della dipendenza e di una totale perdita di controllo. Bree tenterà di trovare una via di scampo, tra mille difficoltà, e la sua sarà una battaglia per recuperare la sua anima e la sua mente: in altri termini, la sua vita.

Ellen Hopkins è nata a Palm Springs, in California. Scrive poesie dall'età di nove anni. Ha iniziato la sua carriera come scrittrice di non-fiction per ragazzi, pubblicando all'incirca venti libri. Nel 2004 esordisce con Crank, il suo primo romanzo in versi, cui seguiranno Burned, Impulse, Identical, Glass e Tricks, tutti editi negli Stati Uniti da Simon & Shuster.

link per leggere le prime 33 pagine del libro di
Ellen Hopkins, Crank, traduzione di Velia Februari, Fazi Editore

Elogio della lettura e della finzione di Mario Vargas Llosa (Einaudi). Intervento di Roberto Martalò













A pochi mesi di distanza dal conferimento del Premio Nobel per la letteratura a Mario Vargas Llosa nel dicembre 2010, Einaudi pubblica il discorso pronunciato dallo scrittore peruviano a Stoccolma. Una dissertazione sull'importanza della lettura e della finzione nel progresso della storia dell'umanità, un panegirico alla letteratura e al ruolo che questa occupa nel processo di emancipazione dallo stato animale a quello tipicamente umano, dalla tirannia alla democrazia, dalla schiavitù alla libertà. Mario Vargas Llosa ripercorre le tappe più importanti della sua vita riuscendo a estrarne alcuni momenti salienti per il valore e il peso che questi hanno avuto nella sua vita e collegandoli a temi più ampi, anche di stretta attualità, come la libertà, il terrorismo, la Patria ecc.. Un viaggio che ha come filo conduttore l'amore per la scrittura e per la lettura, atti distinti ma indissolubilmente legati, per la capacità tutta umana di saper inventare storie, di fissarle su quel magico supporto che è il libro e di farle girare per il mondo fino a farle diventare patrimonio esclusivo dell'umanità intera e non solo di chi ha compiuto quello splendido atto di creazione. Letteratura come mezzo per vivere meglio, per uscire dai limiti imposti dalla realtà, vivere altri mondi e come stimolo e impegno a migliorare la propria condizione, singolare e collettiva. Letteratura come arma di difesa e ribellione da ogni forma di tirannia, da ogni tentativo di repressione delle libertà. Letteratura come strumento di fratellanza universale e che rende ogni uomo cittadino del mondo: a questo proposito, bellissimo e incredibilmente odierno il passo in cui, l'autore scrive: “..assieme alla religione (inteso come fanatismo religioso, nda), il nazionalismo ha rappresentato le causa delle peggiori carneficine della storia..non bisogna confondere il cieco nazionalismo e il suo rifiuto dell' “altro”, sempre seme di violenza, con il patriottismo, sentimento sano e generoso..”. Insomma, un opuscolo da leggere continuamente e da far leggere a tutti per ricordare quanto conta la cultura per l'umanità, in un'epoca in cui è l'ignoranza a fungere da oppio dei popoli.

lunedì 2 maggio 2011

Habemus papam il nuovo film di Nanni Moretti



http://www.habemuspapam.it
Trailer ufficiale di Habemus Papam, il nuovo film di Nanni Moretti con Michel Piccoli, Margherita Buy. Fonte Youtube/Fandango

Le cinque perle di Giovanni Paolo II. I gesti di Wojtyla che hanno cambiato la storia di Alberto Melloni (Mondadori)















Il lungo pontificato di Giovanni Paolo II è spesso considerato come un susseguirsi di record: dai continui viaggi in ogni parte del globo agli innumerevoli documenti scritti, alle infinite immagini televisive. Nell'anno della beatificazione di Wojtyla, decretata al termine di un processo che ha bruciato tutte le tappe, lo storico Alberto Melloni propone una chiave di lettura diversa del suo papato, preferendo a una sintesi di ampio respiro l'approfondimento di alcuni eventi che hanno lasciato il segno e "hanno bisogno di essere compresi in una prospettiva autonoma". Melloni sceglie cinque di questi gesti fondamentali. L'assise straordinaria dei vescovi del 1985, a venti anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II. L'incontro con il rabbino Toaff e la comunità ebraica nel Tempio Maggiore di Roma, nel 1986. Nell'ottobre dello stesso anno, ad Assisi, il papa allarga questa volontà di dialogo a tutte le religioni, promuovendo un incontro di preghiera senza precedenti, che è espressione del suo grande impegno per la pace. Un impegno che molti anni dopo, nel 2003, prenderà corpo nell'appassionato appello di un pontefice ormai anziano e malato, ma indomito, contro la guerra in Iraq. Non meno incisiva e dirompente era stata nel 2000, in occasione del Giubileo, la solenne richiesta di perdono per le violenze e le ingiustizie commesse nel corso dei secoli in nome della fede

L' ALLENATORE NEL PALLONE - IL GRANDE LINO BANFI CON IL SUO ORONZO CANA'



fonte PiccoloSchermoTv/Youtube

Il chèlcio secondo Oronzo Canà di Lino Banfi (Mondadori)












Non tutti sanno chi ha inventato il catenaccio, chi il calcio totale, le ripartenze o il 4-4-2. Ma tutti sanno chi ha inventato la bizona: Oronzo Canà. Il divertentissimo personaggio cinematografico, interpretato da Lino Banfi, è un ex calciatore (lo chiamavano La Iena del Tavoliere) che diventa allenatore della mitica Longobarda, neopromossa in Serie A. Le sue lezioni di "tèttica" in italo-barese sono entrate di diritto nella storia dell'umorismo italiano, così come gli altri personaggi che popolano il suo piccolo mondo: il bomber Aristoteles, il presidente Borlotti, il libero Speroni e il direttore sportivo maneggione Andrea Bergonzoni. In questo libro Lino Banfi si diverte a raccontare che cosa c'è alla base del pensiero calcio-umoristico di Canà, con straordinaria verve comica. Svela che la sua celeberrima "saghècia tèttica" deve molto a Liedholm ed Herrera, ma è anche frutto delle discussioni al bar dell'amico Omero Carnemolla, arricchite dai contributi di Aristarco Bottasecca e di Tarcisio Trottola, oltre che dagli studi di Oberdan La Fava, allevatore di polli.

Il libro del giorno: GOTHAM POLAROID di Francesco Cortonesi (Coolibri, Lupo editore)







LASCIAMI DORMIRE PER FAVORE - “NERO: Però non faresti del male a nessuno. BIANCO: No. Certo che no! NERO: Sei sicuro?” (Cormac McCarthy – Sunset Limited)

Un braccio che sembra spezzato. Materia cerebrale e sabbia. Gli occhi spalancati. L’orribile idea che ci sia stato un bacio prima dell’addio. Non sente più nulla. Non si accorge di chi le sfiora il viso. Non sorride a chi filma il suo cadavere. Non risponde a chi cercherà di aiutarla. E’ sola. Nel sangue e nella sabbia. Con il suo vestito a fiori. Intorno a lei c’è Gotham. E la misteriosa storia di un pipistrello fantasma.” Come tutte le grandi città, Gotham è ricca di storie e leggende, alcune reali, altre meno. Tra le sue strade, tra i suoi palazzi, sulla sua spiaggia si consumano ogni giorno grandi e piccole tragedie. Una ragazza che viene trovata morta, un ragazzo che deve girare un film sulla sua città, un vecchio poliziotto in pensione e un detective privato che cercano un serial killer che sogna scarafaggi, una donna che scopre di avere una rara malattia, un uomo depresso che… Su tutti Charlie, voce di Radio Gotham che, come Lupo solitario di American Graffiti, ci guida tra le storie e le strade di Gotham, con la sua voce, le sue canzoni, il suo amore per la città.

Ricette del sottopiatto di Marina Pizzi (Besa, collana Poet/Bar)













(16) - “Ha turno ancora il male morto// le conchiglie frantumate veci di monete// la nettezza panica del caso certo// alunno consumato infante// fantoccio di sé senza tremore al nulla.// L’ausilio dell’antenna coma di vecchi// particolari nidi di coriandoli vederli// accanto al coro della venia in cantica// tic di altare contatto di frescura.” Nella poesia di Marina Pizzi il pronunciarsi del Sacrificio è un dire destinale sulla resa dei conti che ciascuno di noi prima o poi è destinato a fare, per non rimanere con un pugno di mosche in tasca. E in questo monologo, perché fondamentalmente si tratta di questo, l’animo viene smembrato da forti gradazioni di Bene e Male, quasi si stesse svolgendo una lotta sanguinaria contro il Cielo.

Marina Pizzi è nata a Roma nel 1955, dove tuttora vive. Ha pubblicato numerose raccolte di poesia, molte delle quali sono state tradotte in persiano, inglese e tedesco. Tra i suoi ultimi libri: Dallo stesso altrove (Roma 2008), L’inchino del predone (Piacenza 2009), Il solicello del basto (Roma 2010). Attualmente cura sul web i blog di poesia Sconforti di consorte, Brindisi e cipressi, Sorprese del pane nero.

Contagio di Scott Sigler (Fanucci)












In questo horror-thriller avvincente, dei semi alieni provenienti dallo spazio infettano alcuni esseri umani, che iniziano a sviluppare inusuali sintomi e a manifestare escrescenze blu triangolari sulla loro pelle, diventando infine dei maniaci omicidi. L’agente della Cia Dew Phillips è incaricato di scoprire perché questi docili cittadini sono diventati preda di una furia omicida, e per farlo si avvale della collaborazione dell’epidemiologa Margaret Montoya, che ha riferito il primo degli strani casi. Uno degli infettati, l’ex giocatore di football Perry Dawsey, cerca di resistere all’attacco: egli sa fin troppo bene che, se non controlla la sua irascibilità, la gente può farsi male sul serio. Dopo un lungo percorso, ha finalmente chiuso con il suo passato violento, ma le presenze aliene che abitano il suo corpo reclamano la sua attenzione e non gli daranno tregua finché non le ascolterà.
Scott Sigler è un autore americano di fantascienza e horror. Originario del Michigan, attualmente risiede a San Francisco, in California, con la moglie e due cani. Nel 2006 Sigler ha concorso ai Parsec Awards con il racconto Hero nella categoria Best Fiction dedicata alla narrativa breve e con Infected nella categoria Best Fiction dedicata ai romanzi. Nel 2008, Contagious, il seguito di Infected, ha esordito al 33° posto della classifica dei best seller del New York Times. Nello stesso anno Scott Sigler ha vinto il Parsec Award nella categoria Best Speculative Fiction Story (Short Form) con il romanzo Red Man.
Un estratto

“Capitano Jinky- «Linea diretta del mattino sulle frequenze 92.5, cos’hai da raccontarci?»
«Li ho uccisi tutti.»
Marsha Stubbins gemette. L’ennesima testa di cazzo che si riteneva divertente e cercava di farsi mandare in onda giocando la carta della follia.
«Davvero? Bravo.»
«Devo parlare con il Capitano Jinky. Il mondo deve sapere.»
Marsha annuì. Erano le 6:15 del mattino, proprio l’ora in cui i pazzi e gli idioti si buttavano giù dal letto, ascoltavano il Capitano Jinky e gli Zoolander del mattino battere la fiacca in onda e sentivano di dover intervenire nel programma. Succedeva ogni mattina. Ogni... singola... mattina.
«Cosa deve sapere il Capitano Jinky?»
«Deve sapere dei triangoli.» La voce era sommessa. Le parole giungevano tra profondi sospiri, come se qualcuno cercasse di parlare appena dopo essersi sottoposto a un allenamento sfiancante.
«Bene, i triangoli. Mi sembra più un problema personale.»
«Non farmi la lezione, testa di cazzo!»
«Ehi, non puoi urlarmi in questo modo solo perché sono quella che passa al vaglio le chiamate, intesi?»
«Si tratta dei triangoli! Dobbiamo fare qualcosa. Mettimi in contatto con Jinky, altrimenti vengo lì e ti ficco un coltello in un occhio, cazzo!»
«Uh-uh» esclamò Marsha. «Un coltello in un occhio. Caspita.»
«Ho appena sterminato tutta la mia famiglia, non capisci? Sono ricoperto del loro sangue! Ho dovuto farlo! Perché me l’hanno detto loro!»
«Non è divertente, idiota, e comunque sei il terzo pluriomicida che ci ha chiamato stamattina. Se richiami, telefono alla polizia.»
L’uomo riattaccò. Marsha ebbe l’impressione che fosse stato sul punto di dire qualcosa, di inveire di nuovo contro di lei, fino a quando non aveva pronunciato la parola polizia. Poi aveva riattaccato e l’aveva fatto in tutta fretta. Marsha si massaggiò il volto. Aveva desiderato quello stage, e chi non l’avrebbe fatto? Il programma mattutino del Capitano Jinky era uno dei più apprezzati dell’Ohio. Ma, accidenti, l’incarico di passare al vaglio le chiamate, con le telefonate assurde che ricevevano giorno dopo giorno... Là fuori c’erano un sacco di ritardati convinti di essere divertenti.

domenica 1 maggio 2011

Lucio Dalla e Francesco De Gregori intervistati da Vincenzo Mollica



Lucio Dalla e Francesco De Gregori di nuovo insieme. Trent'anni anni dopo "Banana Republic" i due grandi cantautori firmano un nuovo lavoro, "Work in progress" che li ha portati a esibirsi con successo in giro per l'Italia. Intervista di Vincenzo Mollica.

fonte Youtube/Tg1 (Rai)

Il libro del giorno: FRANCESCO DE GREGORI. FRA LE PAGINE CHIARE E LE PAGINE SCURE di Claudio Faretti (Arcana)













Camminando sui pezzi di vetro, Francesco De Gregori è giunto al traguardo dei sessant’anni forte del suo istinto di cantastorie e di una rinnovata voglia di divertirsi sul palco. Dalle prime ballate folk agli album storici e alla dimensione concertistica dell’ultimo periodo, è stata un'evoluzione nella continuità. Sempre a rigorosa distanza di sicurezza dalle mode e dai rituali dello show business. Il suo canzoniere è un compendio di sentimenti sospesi, evocati con tocco visionario, cinematografico. Un percorso che, lungo le curve della memoria, attraversa le fasi più oscure e controverse della storia italiana – dal fascismo agli anni di piombo, da Piazza Fontana a Tangentopoli – acquistando al contempo un respiro universale, all'insegna di un umanesimo laico che anela al riscatto da ogni sofferenza e prevaricazione. Ma nei suoi versi, misteriosi e affascinanti, si è compiuta anche una rivoluzione lessicale decisiva per la canzone italiana. Fra le pagine chiare e le pagine scure è un viaggio nel songbook degregoriano che si snoda attorno ai suoi principali nuclei tematici, in bilico tra personale e sociale, realtà e fantasia, soffermandosi anche su alcune tappe cruciali: l'epopea del Folkstudio, il processo del Palalido, il sodalizio con Lucio Dalla – da BANANA REPUBLIC al ritorno di fiamma di WORK IN PROGRESS – le altre svariate collaborazioni, fino al recente suggello del nume Dylan. L'obiettivo del volume di raccontare, attraverso le sue canzoni e le sue parole, un protagonista assoluto della nostra musica.
CLAUDIO FABRETTI - Giornalista, redattore del quotidiano «Leggo», dirige una delle prime e più seguite webzine musicali italiane, Onda-Rock, e la sua “gemella” OndaCinema. È stato redattore del settimanale Avvenimenti e inviato in Serbia durante il conflitto nella ex Jugoslavia. Ha collaborato con «l’Espresso», «Onda Magazine», «Rockstar» e «Blow Up».

Un Papa che non muore : L’eredità di Giovanni Paolo II di Gian Franco Svidercoschi (edizioni San Paolo)









Dopo la morte di Giovanni Paolo II, avvenuta il 2 aprile 2005, la memoria del Papa che maggiormente ha segnato il XX secolo è stata tenuta viva dalla fede di quanti, ogni giorno, fanno riferimento alla sua testimonianza e al suo insegnamento. Una vera e propria “eredità” di cui solo ora si cominciano a cogliere compiutamente i tratti. In un testo ricco di fatti inediti e privati della vita del papa, eppure capace di sondare in profondità le intuizioni e le scelte profetiche del grande Pastore della Chiesa, Gian Franco Svidercoschi presenta un’analisi lucida e appassionante dell’eredità lasciata da Giovanni Paolo II. Il testo è racchiuso tra due istantanee della morte di Karol Wojtyla e ricostruisce le origini polacche del pontefice, la sua storia personale, i cambiamenti mondiali ai quali ha partecipato e dei quali è stato spesso ispiratore, le sfide del dialogo interreligioso, della pace, della santità.

Gian Franco Svidercoschi, italiano di origini polacche, inizia la carriera giornalistica giovanissimo nel 1959. Fu inviato dell’Ansa al Concilio Vaticano II e successivamente ricoprì l’incarico di vicedirettore de L’Osservatore Romano. Degna di nota la collaborazione con Papa Giovanni Paolo II alla stesura di Dono e Mistero nel 1996 e la pubblicazione con Stanislao Dziwisz di Una vita con Karol nel 2007. Tra gli altri suoi libri ricordiamo: Ho conosciuto nazismo e comunismo. Karol Wojtyla, un papa tra due totalitarismi (1998); Un Concilio che continua. Cronaca, bilancio, prospettive del Vaticano II (2002); L’esercito del papa (2003).

Nightside di Simon Green (Fanucci)










“Quando arriva la grana - Esistono investigatori privati di tutti i tipi, ma non hanno niente a che vedere con le star televisive. Alcuni si occupano di assicurazioni, altri bazzicano alberghi dozzinali con la telecamera, sperando di ottenere prove per casi di divorzio, mentre a pochissimi capita di indagare su complicati misteri delittuosi. Certi danno la caccia a cose che non esistono, o che non dovrebbero esistere. Io, le cose le trovo. Avolte preferirei non trovarle, ma questo fa parte del territorio in cui opero. All’epoca, sulla targa scrostata della porta, c’era scritto TAYLOR INVESTIGAZIONI. Taylor sono io. Alto, scuro e non particolarmente bello. Porto con orgoglio le cicatrici dei vecchi casi e non deludo mai i clienti. Apatto che mi abbiano dato perlomeno un anticipo. Il mio ufficio di allora era accogliente, se si voleva essere benevoli, o minuscolo, a essere sinceri. Ci trascorrevo un sacco di tempo, perché era meno impegnativo di doversi fare una vita. Si trattava di un ufficio poco costoso in un’area poco costosa. Tutte le attività commerciali che avessero un senso si stavano trasferendo altrove, lasciando spazio a quelli che come me operavano nelle zone grigie tra il legale e l’illegale. Perfino i topi erano soltanto di passaggio, diretti in un luogo più civilizzato. I miei vicini erano un dentista e un commercialista, entrambi radiati, entrambi più ricchi di me. Pioveva forte la sera in cui Joanna Barrett venne a farmi visita. Era la tipica pioggia fredda, battente e impietosa, che ti fa pensare a quanto è bello trovarsi all’asciutto. Avrei fatto bene a prenderlo come un presagio, ma non sono mai stato bravo a cogliere gli indizi. Era tardi, ben oltre il calare della sera, e tutti gli altri lavoratori avevano lasciato l’edificio. Io ero ancora seduto alla scrivania e guardavo distrattamente il televisore portatile con il volume abbassato, mentre un uomo al telefono mi sbraitava nell’orecchio. Voleva i soldi, l’idiota. Mostrandomi comprensivo nei momenti opportuni, aspettavo che si stancasse e riagganciasse, quando a un tratto mi si drizzarono le orecchie. Nel corridoio si udivano dei passi, diretti verso la mia porta. Regolari, lenti... era una donna. Interessante. Le donne sono sempre i clienti migliori. Dicono che vogliono informazioni, ma in realtà quello che desiderano è ottenere vendetta; e non sono taccagne quando si tratta di pagare per quello che vogliono. Per quello di cui hanno bisogno. Donna iraconda, mare senza sponda; e io ne sapevo qualcosa”
John Taylor è un investigatore privato che ha il dono di ritrovare le cose perdute. Una sera nel suo ufficio di Londra entra Joanna Barrett, una ricca e affascinante donna d’affari. Sta cercando la figlia scomparsa e Taylor rappresenta la sua ultima speranza. Joanna possiede un unico indizio: sua figlia Cathy è fuggita a Nightside. E Taylor quel posto lo conosce bene... La ricerca della fuggiasca non si rivela facile: John si troverà ad affrontare una vorticosa serie peripezie e di slittamenti temporali, che metteranno a repentaglio la sua stessa vita.
Simon Richard Green è nato nel 1955 nell’Inghilterra del sud, ed è autore di numerosissimi romanzi fantasy e di fantascienza. Ha conseguito la laurea in Lingua inglese moderna e Letteratura americana presso l’Università di Leicester. Ha iniziato la sua carriera di scrittore nel 1973, e da allora ha pubblicato oltre cinquanta tra romanzi e racconti. Nel 1989 ha ricevuto l’incarico di scrivere il romanzo tratto dal film di Kevin Costner Robin Hood: principe dei ladri, vendendo oltre 370.000 copie.

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