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venerdì 23 ottobre 2009

Riportando tutto a casa di Nicola Lagioia (Einaudi)

Dopo lo splendido“Occidente per principianti”, “Riportando tutto a casa”, è il terzo romanzo di Nicola Lagioia, il secondo pubblicato da Einaudi. Libro che stravolge ogni tipologia di stereotipo, raccontando in maniera alternativa cose che perché così vicine al nostro modo di pensare e di vivere ritenevamo di conoscere fin troppo bene. Non so se si possa definire un romanzo arrabbiato, di certo non è nemmeno un romanzo di formazione, e in tutta sincerità posso dire che la scrittura di Lagioia ha raggiunto una maturità tale da far provare al lettore uno spettro ampissimo di emozioni, tanto profondo è lo scandaglio dei contesti, e la precisione chirurgica con cui l’autore disseziona l’animo dei protagonisti, lavorando a carne scoperta sui loro umori e rivelandone tensioni e paranoie. Una lingua quello dello scrittore barese che vive di vita propria, si contorce, si deforma per raccontarci come il destino di alcuni precipita verso il niente, quel niente che ha rappresentato gran parte di quella nostra quotidianità proprio negli anni in cui la storia si sviluppa. Fondamentalmente si parla di amicizia, di conflitti generazionali, di un’impossibilità comunicativa abissale e tumorale che dilaga in famiglie sempre più instupidite da sogni spettacolari da tubo catodico, alla spasmodica ricerca del successo personale, in un Italia ammaliata dal fascino reaganiano, dallo star system di una Hollywood sempre più incline ad essere portavoce delle industrie militari ( Rambo docet!) e della morale da squali del “self made man” come in Wall Street con il mitico Michael Douglas. Potere e Spettacolo, gli unici imperativi categorici che hanno alimentato meschinamente l’immaginario di una generazione. Come la mia, quella dei Mazinga Z, di Happy Days, Drive In e Sabrina Salerno! La vicenda è ambientata nella Bari della seconda metà degli anni ’80. Una delle capitali del boom economico di una nazione, la nostra, oramai in quel periodo, considerata la sesta potenza a livello mondiale. La Bari insomma di Palazzo Mincuzzi, del Bar Esperia e le serate al Cellar. La voce narrante è quella del figlio unico di una famiglia che ha cambiato il suo status socio-economico grazie ai salotti bene che il padre (ex venditore porta a porta) riesce a gestirsi con grande appetito; un benessere che ha trasformato la madre in una dipendente cronica da carta di credito e che ha disintegrato qualsiasi vincolo del nucleo familiare stesso. Gli altri protagonisti sono il grassoccio Giuseppe, figlio di un elettricista diventato ricchissimo e sempre pieno di soldi, e Vincenzo figlio di un avvocato, tenebroso e sicuro già di un destino da deriva. I fatti sono raccontati un ventennio dopo, con un intreccio che non “scapella” di una virgola. E questo lo rende già un piccolo grande capolavoro! Imperdibile.

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