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venerdì 26 maggio 2017
giovedì 25 maggio 2017
Storia della nascente televisione italiana e dei suoi uomini dimenticati di Romana de Angelis Bertolotti. Dal 1 giugno 2017 in libreria per Odoya
A partire dalla figura
del marito, l’ingegnere Sergio Bertolotti, pioniere della televisione italiana,
Romana De Angelis Bertolotti racconta storia e preistoria (radiofonica) della
nascita della RAI. Questo libro mette in luce l’enorme sforzo tecnico di giovani
periti industriali, radiotecnici ed elettrotecnici diplomati di tutti gli
Istituti Industriali d’Italia che nel Secondo dopoguerra resero possibili le
prime trasmissioni. Il primo impianto
risale al 1948, quando, all’ombra della Mole Antonelliana, in un cortile ancora
ingombro di macerie, Bertolotti e uno sparuto drappello di tecnici diedero
inizio alle prove tecniche di trasmissione. I tentativi di installare centri di
trasmissione funzionali furono quasi eroici, ma in quegli anni “il disservizio
non era contemplato” dato l’enorme sforzo collettivo per far funzionare la TV
nella penisola. Per esempio il Centro Beigua (dal monte omonimo) sorgeva in
un’area isolata, a 1300 metri di altitudine sull’Appennino Ligure. Unico
conforto ai tecnici un particolare “postino”: il pastore tedesco Nestor, che
percorreva mille metri di dislivello in salita e in discesa quotidianamente per
portare in uno zainetto posta e viveri dal paese più vicino. Peccato che il
cane un giorno “si innamorò” e sparì per una settimana, lasciando i tecnici
nello sconforto. Alcune tecnologie sviluppate durante la guerra erano tornate
utili a Bertolotti e colleghi, ma il know how in Italia non è mai mancato. De
Angelis Bertolotti racconta tutto: dall’installazione dei tralicci al faticoso
passaggio da una rete a due, fino all’avvento del colore (1976).
L’appassionante racconto di uno dei piccoli miracoli italiani, che finì con
l’epoca della spartizione politica dei canali e della RAI “moderna”, ma questa
è un’altra storia…
Roma de Angelis
Bertolotti archeologa, ha condotto restauri e scavi archeologici, organizzato e
partecipato a mostre e pubblicato numerosi lavori scientifici per riviste
italiane e straniere, collaborando con la Soprintendenza ai Monumenti Antichi e
Scavi del Comune di Roma e con la Soprintendenza Archeologica di Roma. I suoi
interessi si sono quindi diversificati e ha pubblicato la monografia storica
Capri. La natura e la storia (Fratelli Palombi Editore 1990, 1994; Zanichelli
2000), Capri dal Regno d’Italia agli anni del fascismo (Editoriale Scientifica
2001), Roma. I teatri della musica dal Tordinona all’Auditorio (De Luca Editori
d’Arte 2003). Attualmente è in corso di stampa il volume Coincidenze di
incontri in una casa famosa di Capri (Editoriale Scientifica).
mercoledì 24 maggio 2017
CAROLINA E LE ALTRE di Sandro Merz (NOVECENTO EDITORE)
«Non so se sia più
abietto il vizio o rivolgersi a un medico per curarlo. Per difendersi dalle
emozioni può bastare un’armatura di acciaio, come quelle che i rigattieri
vendono a buon prezzo, e, nei casi più gravi, può andar bene il manganello del
poliziotto, rivestito di gomma ma con l’anima di ferro. Purtroppo acciaio e
ferro non giovano contro una calamita. Sono infinite le cose che subiamo, anche
quelle piacevoli». Nuovi amori per Zerm in un rocambolesco giro del mondo che
lo porterà da Padova a Caracas e poi da Las Vegas sino all'isola di Cuba,
sempre in fuga con il cuore rapito da Olga, Lena, Caterina, Sabrina, Valentina,
Regina e infine dalla bella Carolina, l'unica che forse potrebbe guarirlo. Donne
che lo incantano e lo irretiscono senza possibilità di fuga perché nella vita
di Zerm sono sempre i sentimenti a prevalere sulla ragione, soprattutto di
notte quando le ombre sono tutte uguali. Ha mano felice Sandro Merz a disegnare
scenari e viaggi intercontinentali, tra fughe e diavoli custodi, servizi
segreti, contrabbandieri, zie, nonne e nipoti e piccoli omicidi in famiglia. Un
po' uomo di legge, un po' avventuriero come il più scalcagnato degli aspiranti
007. Un divertimento letterario malinconico e ispirato per un romanzo che si
legge con il sorriso amaro che si riserva a un amore vissuto in gioventù e
diventato presto pietra di paragone per tutte le nostre storie future. Non a
caso il protagonista, Alessandro Zerm, non fa mai quello che fanno gli altri e
Sandro Merz, magistrato e professore universitario, sogna di essere come lui.
martedì 23 maggio 2017
Crepapelle di Paola Rondini (Intrecci Edizioni)
Un foglio di carta
(carta buona e spessa) pieno di frasi all’apparenza senza senso e firmato
Crepapelle è ciò che Edo, anziano dalla
pelle ambrata e dalle spalle resistenti, maestro nel fare il nodo alla
cravatta, distribuisce una volta al mese agli automobilisti fermi al semaforo,
distogliendoli dalla frenesia di un'altra giornata frettolosa. Per Giacomo,
chirurgo plastico dal successo programmato con cura maniacale, quel foglio e
quella firma diventano un elemento di disturbo che offusca l'occhio
millimetrico e rende insicuro il bisturi. La sua routine trionfale salta e,
nell'esplosione, si frantuma anche la vita di una sua paziente, già sedata e
pronta a ricevere la sua dose di futuro. Lei è Greta, una ragazza di
cinquant'anni, fresca di divorzio e in corsa per la sua seconda chance. Da quel
momento, per i due protagonisti niente sarà più come prima e niente tornerà al
suo posto. Rondini esplora il caos che,
ingovernabile, inceppa gli ingranaggi, li devia, e lo fa muovendosi tra
solitudini eroiche e smania di perfezione, e suggestive incursioni nel passato
dove l'amore (o la follia) ha vinto tutto, anche la morte, forse. Una nota particolare va dedicata alla
copertina, omaggio dell’artista americano Zio Ziegler al romanzo, all’autrice e all’editore, e che riassume alla perfezione
Edo, il suo sguardo sul mondo e le imperscrutabili intersezioni che legano i
vari protagonisti e, di riflesso, i lettori.
Paola Rondini nasce a
Città di Castello. Nel 2003, il suo primo racconto breve dal titolo “Stop-Play”
viene inserito in un’antologia della casa editrice Liberodiscrivere. Nel 2007, esce
per Fanucci il suo primo romanzo “Miniature”, tradotto anche in Germania e
Spagna. In Germania esce poi la versione in e-book di “Letal”, nella selezione
del Club degli Editori tedesco. Ma la scrittura per la Rondini è soprattutto
ricerca, nella libertà di confini mentali e territoriali, e così nel 2010, e
sempre per Fanucci, pubblica il secondo romanzo “I fiori di Hong Kong”. Nel
frattempo l’autrice continua a coltivare la sua passione per i racconti brevi e
uno di questi “Double-Face” esce nella rivista Flair e un secondo, “Per Elisa”,
viene pubblicato nell’antologia UmbriaNoir ( Giulio Perrone Editore) . Dopo
queste prime esperienze di pubblicazione, Paola Rondini inizia una nuova fase
della sua scrittura che la distanzia dal genere thriller e l’avvicina al
romanzo di più ampio respiro nella totale libertà espressiva e di
sperimentazione e nel 2014 pubblica con Fernandel “Il salto della rana”. Dal
2016 collabora con la rivista Wall
Street International Magazine, dove ogni mese pubblica racconti. Sempre nel
2016 scrive la prefazione del libro fotografico "Going Slowly" del
pluripremiato fotografo Stefano Giogli presentato al Maxxi di Roma. Quando non
viaggia, vive in Umbria, dove spesso collabora con eventi culturali
d’importanza internazionale. Da segnalare
che Paola Rondini è stata inserita in Mondi&Esperienze, l’antologia
italiana per la scuola secondaria superiore
della casa editrice G.B. Palumbo: nel capitolo dedicato a ‘Le diverse vie del romanzo contemporaneo’,
insieme a brani di Roberto Saviano, Paolo Giordano e Alessandro D’Avenia, è
presente il suo I Fiori di Hong Kong (Fanucci 2010). Il testo antologico è curato dalla
professoressa Marisa Carlà, un’autrice sempre attenta a rinnovare il canone
scolastico delle letture da proporre agli studenti. La scelta della studiosa è
ricaduta su di lei perché considerata una delle voci più interessanti, vive,
vivaci e originali del panorama letterario contemporaneoper l’abilità di
intersecare vicende private con vicende sociali fortemente calate nella contemporaneità.
Sito: www.paolarondini.it
lunedì 22 maggio 2017
Anatomia di un giocatore d'azzardo di Jonathan Lethem (La nave di Teseo)
Affascinante, sempre
elegantissimo, Bruno Alexander viaggia per il mondo arricchendosi a spese degli
sventurati dilettanti che pensano di poter sfidare il suo ineguagliabile
talento di giocatore di backgammon. Spinto dal suo manager, pallido e
vampiresco, Bruno arriva a Berlino dopo una serie di partite a Singapore, dove
è accaduto qualcosa che lo ha sorpreso. Forse a causa dell’incontro con un suo
volgare amico d’infanzia e la sua bollente fidanzata, o forse per una
misteriosa macchia comparsa improvvisamente che gli impedisce di vedere con
precisione il gioco, il suo infallibile intuito, capace di leggere nella mente
del suo sfidante, sembra essersi inceppato. A Berlino la situazione non
migliora affatto. Bruno continua a perdere al gioco; il flirt con una donna
bionda, troppo bionda, non va a finire bene, la macchia cresce e la diagnosi
medica è impietosa. Bruno è costretto allora a tornare in California, dopo una
vita passata all’estero, per affrontare un intervento chirurgico: la macchia,
dopo avergli danneggiato la vista, rischia ora di ucciderlo. L’unico che può
operarlo è un chirurgo hippie, che ha messo a punto una tecnica sperimentale e
che lo terrà sotto i ferri per nove ore ascoltando Jimi Hendrix a tutto volume.
Con questa operazione Bruno potrebbe riacquistare tutto il suo potere al gioco,
ma a che prezzo? Sarà sempre lui? E l’America che gli si mostrerà davanti sarà
la medesima che aveva lasciato e che ricordava? E una domanda inizierà a
rincorrerlo: forse lui, giocatore d’azzardo, è stato “giocato” dalla vita e dai
suoi modesti interpreti?
venerdì 19 maggio 2017
NUOVO MEDIOEVO di Nikolaj Berdjaev (Fazi editore)
«La rivoluzione in
Russia c’è stata. Questo è un fatto, e non resta che prenderne atto. Constatare
un fatto non vuol dire apprezzarlo. La rivoluzione è un fenomeno naturale, come
il terremoto in Giappone, e non ha senso discutere se riconoscerla oppure no.
La Rivoluzione russa è una grande disgrazia. Non vi è mai stata una rivoluzione
felice. Ma le rivoluzioni sono opera della saggezza divina, e per questo i
popoli hanno molto da impararne».
Pubblicato a Berlino
nel 1923, grazie alla sua prosa incalzante e visionaria e alle sue intuizioni
sorprendenti, Nuovo Medioevo è il libro che ha dato a Berdjaev celebrità
internazionale. Il filosofo russo articola la sua concezione della storia a
partire dal Rinascimento, quel momento in cui in Italia, e in Europa, si
raggiunsero le vette più alte del pensiero e della produzione artistica: da
Giotto a Michelangelo, da Dante a Piero della Francesca. La vera forza
propulsiva del Rinascimento, però, va scovata nella convivenza tra la
spiritualità cristiana medievale e una nuova visione del mondo, l’umanesimo. Se
la modernità non è altro che la storia del progressivo smarrimento dei valori
cristiani in favore della completa egemonia dell’umanesimo, la Rivoluzione
russa rappresenta la loro completa dissoluzione e il fallimento dell’umanesimo
stesso. Questo deserto spirituale, però, non è un esito, ma solo un’ulteriore
tappa della storia: a riscattarci da questa condizione sarà il Nuovo Medioevo.
Non un’epoca buia, ma un periodo di rifioritura spirituale e culturale.
Nikolaj Berdjaev
Singolare figura di filosofo e scrittore, appassionato di Dostoevskij,
tormentato dal fondo nichilistico dell'anima russa, Nikolaj Berdjaev
(1874-1948) ha elaborato una "filosofia cristiana della libertà" dal
forte timbro aristocratico. Travolto dalla rivoluzione bolscevica, di cui pure
subì la grandiosa fascinazione, passò il resto dell'esistenza in esilio, prima
a Berlino poi a Parigi, partecipando attivamente alla vita culturale francese.
Tra le sue opere, Il senso della creazione, Filosofia dell'ineguaglianza, La
concezione di Dostoevskij, L'idea russa.
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