Vent'anni dopo il libro
che l'ha reso celebre, Chuck Palahniuk ha deciso di tornare a raccontare la
storia dell'uomo nel quale si nasconde il sovversivo Tyler Durden. Il narratore
senza nome del romanzo originale ora si fa chiamare Sebastian, ha sposato Marla
Singer e insieme hanno un bambino... che costruisce bombe fatte in casa. E
quando Marla comincia ad avere nostalgia di Tyler, decide di ritoccare i
dosaggi dei suoi farmaci, e succede qualcosa di irreparabile. Al mondo.
Coadiuvato dai bellissimi disegni di Cameron Stewart, che per questo progetto è
andato a vivere a Portland, per poter lavorare gomito a gomito con lui,
Palahniuk reinventa il suo stesso canone con un'inventiva verbale e visiva
perfetta per il medium Fumetto. Il volume contiene anche la rivisitazione del
finale del romanzo originale.
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giovedì 6 ottobre 2016
E io che intanto parlo. Poesie 1990-2015 di Anna M. Carpi (Marcos y Marcos)
"Il desiderio, e
non la disperazione, sembra essere il motore della parola poetica. E il
desiderio si configura prima di tutto in una sorti di nomadismo continuo, quasi
picaresco: nomadismo spaziale e geografico, perché questa è anche una poesia in
movimento, percorre l'Europa da Londra alle 'Fiandre fatali' a Mosca,
oltrepassa gli Urali, si addentra nella Russia asiatica, giunge alla Siberia,
nomadismo mai pago di nessuna meta e tutto teso al suo nervoso movimento di
scoperte e ripartenze, delusioni e nuovi slanci; ma anche nomadismo temporale e
culturale, che consente all'autrice di spostarsi velocemente dall'oggi al passato
più o meno distante (dalla Guerra dei Trent'anni, poniamo, a Stalingrado),
dialogando con personaggi scomparsi e con maestri defunti, e di chiamare a sé,
come compagni di strada, i nomi più cari e più distanti. Però il nomadismo
investe più sotterraneamente la stessa parola, il suo costante essere in
movimento attraverso il ritmo e la sintassi: ritmo e sintassi piani,
comprensibili, persino tradizionali (come il ricorso alle misure canoniche,
alle rime), argini necessari e voluti per indirizzare il flusso del desiderio
che percorre le sillabe, trasformando ogni singola parola in accampamento
provvisorio, in 'parola-tenda', il 'Zelt-wort' di Paul Celan esplicitamente
ricordato in 'Compagni corpi'." (dall'introduzione di Fabio Pusterla)
mercoledì 5 ottobre 2016
La piuma del Simorgh di Roberto Mussapi (Mondadori)
Roberto Mussapi
prosegue, con la impeccabile lucidità del visionario autentico, nella
costruzione d'incanto dei suoi sapienti percorsi di narrazione lirica.
Innumerevoli sono le figure e i personaggi in cui coinvolge il lettore nelle
diverse sequenze, nei diversi "sogni", di questo suo nuovo libro,
dove, come ha scritto Yves Bonnefoy, torna a porsi in uno "spazio di
poesia antropologica aperta alle proposte di differenti culture". Lo
possiamo ben vedere dai riferimenti e dalle presenze più diverse, in apparenza
inconciliabili, ma perfettamente legate tra di loro dalla singolare ampiezza
del fraseggio, dalla libertà di un tono elevato e propenso a una comunicazione
aperta, forse quasi teatrale. E dunque dalla felicità dello stile di Mussapi.
Presenze che possono essere quelle dell'eroe Achille, della piuma del Simorgh,
l'uccello divino della mitologia persiana, o quelle di grandi autori d'oggi
come Wole Soyinka o lo stesso Bonnefoy, di artisti del nostro tempo, come Marco
Nereo Rotelli o Omar Galliani, ma anche figure direttamente prelevate dalle più
grandi e più note fiabe, a cui il poeta dedica un capitolo, fino al racconto in
versi dedicato a Maria. E insieme allude al grande cinema di Kurosawa, torna su
opere poetiche remote e mirabili, di cui ci fornisce versioni dove il ritmo, la
pronuncia, le eleganti volute della sua dizione, della sua musica, si ritrovano
in naturale sintonia con le altre visioni sempre in equilibrio tra luci e
ombre, tra mito e comune realtà.
Eurosprechi. Tutti i soldi che l'Unione butta via a nostra insaputa di Roberto Ippolito (Chiarelettere)
Questo libro fa venire
alla luce e rende di dominio pubblico sprechi miliardari spaventosi dell’Unione
Europea: autostrade con poche auto nonostante immani investimenti, aeroporti
nuovi eppure deserti, tonno pagato sei volte di più, dipendenti gratificati da
un’indennità extra anche se malati, la proliferazione di enti perfino con nomi
simili, la media di un immobile su cinque al mondo non adoperato. E poi errori
che inficiano il 4,4 per cento di tutti i pagamenti. Eurosprechi mette nero su
bianco che, così com’è, l’Unione non funziona, è un sogno rovinato. Fa rabbia
che la casa comune, creata per assicurare una vita migliore ai suoi cittadini,
butti via con i soldi se stessa. Dagli innumerevoli episodi raccontati
dettagliatamente emerge un’Europa che annaspa nelle piccole convenienze
quotidiane con grandi costi. Ci sono sperperi senza fine che nessuno potrebbe
mai neanche immaginare. Con un paradosso: il deficit di bilancio balza al 4,8
per cento, molto oltre il tetto di Maastricht. Chi crede nell’Unione Europea
non può chiudere gli occhi, non deve: gli eurosprechi sono troppi e troppo
abbondanti. Gli europeisti sono davvero impegnati per togliere pretesti
all’azione disgregatrice? L’Unione può superare le resistenze e crescere se,
oltre a ritrovare la forza dello slancio ideale e una visione solidale,
affronta adeguatamente la questione dei soldi. Gli eurosprechi sono un macigno
sulla strada di chi vuole gridare ancora: “Viva l’Europa”.
martedì 4 ottobre 2016
Lo sgurz di David Riondino (Nottetempo)
Lo sgurz è qualcosa di
indefinibile che talora appare negli eventi e nelle persone. Cercavamo di
inseguirlo e di definirlo in uno spettacolo a metà anni ottanta dal titolo
"Chiamatemi Kowalsky", in cui Paolo Rossi e io, si presumeva che
questo tal Kowalsky, di cui raccontavamo le gesta, avesse lo sgurz. Quando gli
prendeva un colpo di sgurz faceva cose apparentemente poco logiche e coerenti,
entrava in un'altra dimensione. Il termine poi precipitò in un film di
Salvatores, "Kamikazen - ultima notte a Milano", che aveva nella
locandina la dicitura "il primo film con lo sgurz", nientemeno. Sgurz
mi ricorda una Milano viva, sentimentale, intelligente, in anni nei quali si
contrapponeva alla Milano da bere un vitalismo malinconico e sensuale, sempre sorretto
da una forte vocazione alla gioia, che circolava tra le canzoni di Jannacci e
di Gaber, nei poemi di De André e Guccini, nei romanzi di Benni, e, in giro per
l'Italia, nei disegni di Pazienza e nelle azioni del manipolo di Tango (Staino,
Hendel, Pietrangeli).
Candore di Mario Desiati (Einaudi)
Privo di moralismo e
morbosità, Candore è un viaggio ironico e avventuroso nel mondo della
pornografia. Il romanzo sul desiderio e sulla trasgressione che non era ancora
stato scritto. Il romanzo di chi almeno per un giorno ha desiderato essere
estremo, perverso, senza avere la forza di andare fino in fondo. «Le amavo
tutte. Mi crogiolavo nei dettagli, gli anelli alle mani, la posa di una
caviglia sui tacchi alti, la grana del nylon in una calza scesa.» Martino Bux è
un diciottenne in libera uscita durante la visita di leva quando scopre che i
sogni possono diventare realtà. Le donne irraggiungibili sono lì davanti ai
suoi occhi in un cinema a luci rosse, può guardarle senza essere visto, può
goderne senza dover rendere conto a nessuno. Ma ben presto per Martino la
pornografia diviene un'ossessione. Invece di frequentare l'università, si perde
bighellonando nei locali più equivoci della capitale. E soprattutto perde
Fabiana, esasperata dalla sua inconcludenza, dalla sua pervicace inadeguatezza
alla vita adulta. Fabiana studia per diventare medico, mentre per Martino quel
suo camice bianco è soprattutto un dettaglio che accende le fantasie erotiche.
Le donne in carne e ossa, quelle che si potrebbero abbracciare, perdono via via
consistenza e verità. Si innamora solo di ragazze che somigliano ad attrici
hard, lavora solo in posti in cui regnano libertinaggio e sensualità esplicita,
si affida a chiunque possa concedergli un attimo di felicità del corpo.
Attraversa così un trentennio di storia del porno, passando per i giornaletti,
i film di Rocco Siffredi, i locali di striptease, e poi internet e i privé,
fino ad arrivare a oggi. Sullo sfondo, la città di Roma e l'Italia, fatta di
cialtroneria, finta opulenza, in continua oscillazione tra bigottismo e
trasgressione, moralismo e voyeurismo.
lunedì 3 ottobre 2016
domenica 2 ottobre 2016
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