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martedì 17 agosto 2010

Il libro del giorno: Il tesoro dell'imperatore di Steve Berry (Editrice Nord)




















È solo un incubo, ma sta diventando un'ossessione: Cotton Malone continua a rivivere in sogno l'attentato di Città del Messico in cui è rimasto ucciso Cai Thorvaldsen, un giovane e brillante diplomatico danese. Un attentato che lui non è riuscito a sventare e che gli ha cambiato la vita: dopo le dimissioni da agente operativo del dipartimento di Giustizia americano, Malone si è infatti trasferito a Copenhagen dove, grazie all'aiuto del padre della vittima, il miliardario Henrik Thorvaldsen, ha aperto una libreria antiquaria. Henrik però non ha mai smesso d'indagare sulla morte dell'amato figlio e adesso ha finalmente il nome del colpevole: Lord Graham Ashby, un losco trafficante d'opere d'arte, di recente reclutato dal Club di Parigi - una lobby di avidi speculatori europei - per scoprire dov'è stato nascosto il leggendario tesoro di Napoleone. Animato da un bruciante desiderio di vendetta, Henrik chiede allora a Cotton di ricostruire la storia del tesoro, di localizzarlo prima di Ashby e di sventare così i piani del Club di Parigi. E l'unico modo per riuscirci è rintracciare un enigmatico volume, citato da Napoleone nel proprio testamento e affidato al suo maggiordomo pochi giorni prima di morire. Ben presto, però, Malone viene a sapere che pure il governo degli Stati Uniti è interessato alla cattura di Ashby, perciò è costretto a fare una scelta: onorare il debito di riconoscenza nei confronti dell'amico o rimanere fedele al suo Paese...

La colpa di vivere di Barbara Goti (the Boopen led)


















La splendida Livorno. Uno dei più importanti porti italiani, ritenuta tra tutte le città toscane la più giovane, sebbene nel suo territorio siano presenti testimonianze storiche di epoche remote scampate ai massicci bombardamenti della seconda guerra mondiale. La ridente Livorno, sviluppatasi a partire dalla fine del XVI secolo per volontà dei Medici, rinomata per aver dato i natali a personalità di prestigio come Amedeo Pietro Mascagni, Giovanni Fattori e Carlo Azeglio Ciampi. E sin dai primi del Novecento, meta turistica di rilevanza internazionale per la presenza di notevoli stabilimenti balneari e termali, che conferirono alla città l'appellativo di Montecatini al mare.

Ho ancora in mente la descrizione del livornese data da Curzio Malaparte in “Maledetti Toscani”:« Se fossi un livornese, di quelli veri che dicono "deh" e parlano a mano aperta, muovendo le dita, come per far vedere che nelle loro parole non c'è imbroglio, vorrei star di casa in qualche Scalo della Venezia. Non già nei quartieri, nelle piazze, nelle strade disegnate con la matita dolce, con l'aiuto di squadra e di compasso, dagli ordinati e generosi architetti dei Granduchi, ma in questo quartiere che i livornesi chiamano La Venezia, qui nel cuore della città vecchia, a due passi dalle Carceri, dal Monte Pio, dai Bottini dell'Olio. Che bella vita sarebbe, che vita semplice e felice.». Già la splendida Livorno … eppure qualcuno come Barbara Goti, in un contesto come quello appena descritto, partorisce un romanzo che turberebbe i sogni di quanti sono abituati alla calma e alla tranquillità di un luogo tutto arte e cultura. Il romanzo pubblicato da The Boopen (led) dal titolo “La colpa di vivere” meticcia diversi generi letterari dal pulp al noir in un’alchimia ben riuscita, senza mai scadere in ovvietà o banalità. Anna Rodomonti, giornalista, la protagonista per intenderci, è sulle tracce di un serial killer che a Livorno adesca giovani vittime, le sventra e ruba loro come macabro trofeo, alcune ciocche di capelli. Anna, vedova, con un figlio a carico, porta avanti il suo lavoro con quasi una specie di monomania ossessivo/compulsiva, nemmeno fosse il detective Monk.

E tutti gli altri protagonisti del romanzo, legati indissolubilmente da una lotta contro il tempo alla ricerca di quest’efferato omicida, sono delineati dalla Goti a tutto tondo, tanto da farli apprezzare in maniera totale al lettore. E così in un plot che sembra figlio legittimo di C.S.I o Squadra di Polizia, la protagonista arriva alla soluzione del caso, ma un colpo di scena ben nascosto dall’autrice, lascerà tutti a bocca aperta. “La colpa di vivere” è un buon esordio che mi sento caldamente di consigliare tra le vostre letture estive, senza se e senza ma!

lunedì 16 agosto 2010

Il libro del giorno: Spinoza. Un libro serio a cura di S. Andreoli e A. Bonino (Aliberti)




















Spinoza.it è un sito che non ha grande bisogno di presentazioni. Nato nel 2005 per sorridere sulla contemporaneità, il progetto di satira collettiva curato da Stefano Andreoli e Alessandro Bonino è diventato il punto d'incontro delle penne più affilate del web, considerato una rivelazione dentro e fuori dalla rete. Letteralmente esploso nell'ultimo anno (è stato eletto miglior blog italiano alla Blogfest del 2009) e saccheggiato spesso e volentieri da giornali e tv, con la sua satira fulminante e scorretta Spinoza.it è un luogo di culto per gli amanti dell'umorismo più spietato. Coadiuvati da un manipolo di fedelissimi, i curatori filtrano, assemblano e coordinano l'intenso lavoro di una community di migliaia di appassionati che sfornano senza sosta battute su politica, cronaca e attualità, dando vita al primo notiziario satirico collettivo della rete. Questo libro contiene gli esempi più geniali, caustici e irriverenti della comicità spinoziana e un'irresistibile selezione di battute inedite mai pubblicate sul sito. Prefazione di Marco Travaglio.

La Notte Noir a Soleto il 19 agosto 2010



















Soleto, patria del famoso alchimista Matteo Tafuri che, si narra, edificò la torre campanaria in una sola notte con l’aiuto del demonio, città delle streghe e degli stregoni, inserita negli itinerari dei principali siti internet e guide ai luoghi misteriosi d’Italia, rende omaggio al mistero e al “lato oscuro dell’animo” con la sesta edizione del festival "Soletoperalnero" promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Sol...eto grazie al supporto di Unione Europea (P.O. FESR 2007 – 2013) e Regione Puglia (Assessorato al Mediterraneo) in collaborazione con Associazione Andrea Pazienza e Cool Club.

Giovedì 19 agosto appuntamento con la seconda edizione della Notte Noir. L’intera manifestazione, dedicata a delitti, crimini, investigazioni e storie oscure tra musica, teatro e cinema, si svolgerà a partire dalle 21.00 all’interno della Villa Comunale, allestita per l’occasione come la scena di un crimine in cui gli indizi e una mappa permetteranno al pubblico di scoprire gli spettacoli. L’evento principale della serata sarà il concerto di Franco Micalizzi & The Big Bubbling Band, una grande occasione per gli appassionati di Cinema per rivivere le emozionanti sequenze musicali mozzafiato dei polizieschi italiani degli anni ’70 eseguiti dal vivo da un orchestra di 18 elementi diretta dal Maestro Franco Micalizzi, tra i grandi compositori di colonne sonore divenuto famoso per aver firmato, tra gli altri, le musiche di film cult come “Roma a mano armata”, “La banda del Gobbo”, “Il cinico, l’infame, Il violento”, “Lo chiamavano Trinità”, lavorando con registi come Corbucci, Lenzi e Salce ed entrando così in totale sintonia con il filone poliziesco italiano a cui Quentin Tarantino ha dichiarato di essersi ispirato. Durante il concerto non mancheranno contributi video, tratti dai celebri film di cui il Maestro Micalizzi ha firmato le colonne sonore, proiettati sul grande schermo di un cinema che ha conservato intatto il fascino forte delle sale di un tempo, tra bouganville e grandi spazi che evocano una indimenticata tradizione da preservare, tutelare e valorizzare.

In apertura un salotto letterario accoglierà gli scrittori Angela Leucci, autrice di "Nani, ballerine e altre suggestioni" Edizioni Akkuaria, raccolta di racconti gialli ambientati nel Salento, Elisabetta Liguori (Argo, Pequod, Besa editrice), leccese, autrice di tre romanzi che pratica il genere noir con un certo successo, Omar Di Monopoli, di Manduria, autore di una trilogia western pugliese, che esce dagli schemi classici del genere e ambienta le sue storie in una Puglia terra di frontiera, Alfredo Ancora, di cui è da poco uscito “Un processo per caso”, Glocal editrice, saggio sulla Giustizia attraverso il racconto di un caso esemplare, avvenuto in un piccolo centro del sud della Puglia, Alda Teodarani, toscana, autrice di numerosi romanzi e racconti che spaziano dal giallo all’horror all’erotico. Modera l’incontro Stefano Donno, poeta, scrittore e critico letterario.

Dopo l’incontro l’attore salentino Simone Franco leggerà il racconto noir grottesco “Uxoricidio” di Tommaso Landolfi, contenuto nella raccolta Le Labrene (Adelphi), accompagnato al flauto da Gianluca Milanese e dall’artista visuale Orodè che si esibirà in una estemporanea pittorica guidato dalla voce dell’attore e dalla musica. Fabio Tinella, accompagnato da Raffaele Vasquez interpreterà “L’angelo e il porco” tratto liberamente dal libro “I giorni dell’ira” di Giancarlo De Cataldo e Paolo Crepet.

domenica 15 agosto 2010

Il libro del giorno: Promessi Vampiri di Beth Fantaskey (Giunti editore)



















Un liceo, una ragazza e un vampiro irresistibile: non troppo originale come inizio per un romanzo, si potrebbe pensare Tuttavia questo libro lascia l'orda di fan di Twilight interdetta sin dall'inizio. Jessica Packwood, una semplice liceale patita di matematica, entra nel panico quando, a pochi mesi dal suo diciottesimo compleanno, un ragazzo rumeno, Lucius Vladescu, compare sulla sua soglia per informarla che lui e lei sono entrambi vampiri (appartenenti alle due più potenti e rivali famiglie) e sono promessi sposi sin dalla nascita. Come se non bastasse, i suoi genitori adottivi confermano la versione del ragazzo, ribadendo che anche i suoi veri genitori fossero, di fatto, dei vampiri. Lucius inizia un corteggiamento serrato nei confronti della sua promessa, ma dopo essere stato rifiutato più volte, rivolge le sue attenzioni verso la bellissima cheerleader della scuola. Jessica si trova così a dover lottare per riconquistare il suo principe, evitare una guerra fra vampiri e salvare l'anima del suo Lucius dalla dannazione eterna.

Arance rosso sangue di John Hawkes (Minimum Fax)




















“Amore tesse il suo arazzo, torce il suo filo d’oro, con il suo dolce alito infonde vita ai suoi misteri: bucolici, sensuali, delicati come gli occhi delle margherite o gravidi di dolore. E con la sua musica crea la carne della nostra vita. Dove cantano gli uccelli, non lontano ci saranno i nudi. Perfino il dialogare delle rane risuona d’estasi. Quanto a me, da quando ho smesso di essere un bambino e sono diventato un uomo, e per più di diciott’anni di un matrimonio quasi perfetto, ho sempre assunto qualunque forma mi venisse destinata nell’intreccio serico del paesaggio rosa d’Amore. Sono sempre andato lì dove s’intrecciava il filo. Nessun imbarazzo né esitazione, nessun orgoglio distruttivo”. Con questo romanzo i lettori italiani possono finalmente riscoprire John Hawkes, uno dei grandi maestri del postmoderno americano, dai cui corsi di scrittura sono usciti narratori del calibro di Jeffrey Eugenides e Rick Moody. La storia è ambientata in una contemporaneità sfumata, che assume quasi i contorni del mito, sulla costa di un paese mediterraneo dalla bellezza solare, primitiva e sensuale. Qui si svolge la vicenda di due coppie sposate: Cyril e Fiona, che abitano in una grande villa del posto, legati da un amore profondo ma aperto alla promiscuità, e Hugh e Catherine, che, bloccati nella zona da un imprevisto, vengono ospitati nella villa adiacente. Fra i quattro si crea subito un gioco di complicità: Cyril e Catherine diventano amanti, Fiona tenta apertamente di sedurre Hugh, che prima le resiste e poi cede; ma il gioioso clima di poligamia è percorso da profonde tensioni...

Alternando toni lirici e scene di fresca carnalità, momenti idilliaci ed episodi cupi e brutali, Hawkes crea un ritratto anticonvenzionale dell’amore, un romanzo trasgressivo e spiazzante sulle passioni umane.


sabato 14 agosto 2010

Il libro del giorno: Tecniche di resurrezione di Gianfranco Manfredi (Gargoyle Books)















1803. I gemelli Aline e Valcour de Valmont, ricercatrice scientifica lei e medicochirurgo lui, sono tornati in Europa dopo una tragica esperienza americana che ha lasciato in entrambi ricordi angosciosi. A Londra, Valcour assiste a una dimostrazione galvanica dello studioso Giovanni Aldini, condotta sul cadavere di un impiccato. Nel corso dell’esperimento, Valcour rianima un uomo colpito da infarto. Il brillante successo riportato lo precipita pero' in un agghiacciante intrigo. Proprio mentre gli esperimenti di rianimazione stanno aprendo nuove prospettive alla medicina, un chirurgo folle che si fa chiamare Doctor Ending si rende responsabile di efferati omicidi, trafugamenti di cadaveri e clamorose provocazioni. Nel frattempo Aline si trova a Parigi, nella speranza di recuperare alcuni beni di famiglia sequestrati dopo la Rivoluzione, ed entra in contatto con la corte di Napoleone. In Francia, una generazione di novelli 'medici dell’anima' si avvale delle prime esperienze ipnotiche per esplorare i segreti della psiche umana. Un caso in particolare, per quanto tenuto segreto, suscita inquietanti interrogativi. Salvy San Subra, una ex guida di Napoleone durante la campagna d’Egitto, e' vittima di un processo di degenerazione cellulare che lo sta progressivamente mummificando. La sua anima e' forse posseduta dallo spirito inquieto di un antico egizio? Quando Valcour raggiunge sua sorella a Parigi, scopre che tra il caso di Doctor Ending e quello di San Subra, intercorrono sotterranei quanto inspiegabili legami. La vicenda assume presto i contorni di un incubo che rischia di inghiottire i due fratelli...

Mai lontano dall'istante di Leandro Picarella (LietoColle)
















A fianco del vissuto, e del suo rapporto quasi pudico con la creazione poetica, l'immagine e la leggibilità dell'immagine hanno grande rilevanza nella sua scrittura. In realtà non ci si troverà davanti a delle poesie per così dire naturalistiche, gli ambienti non sono veramente riconoscibili, ma tutto apparirà molto nitido, molto visibile appunto. È un fatto curioso questo, significativo di tutto l'impianto dei versi, sospesi tra una candida apparenza del mondo e l'invisibile parete che impedisce di toccarlo.[...]. Mai lontano dall'istante, in principio era semplicemente un titolo che mi piaceva (questo è l'effetto che farà a molti questa scrittura), poi ho creduto di capirne un valore meno superficiale, quando mi sono accorto che è una - non intenzionale - variazione sul tema dell'hic et nunc; un titolo, cioè, che svela un atteggiamento poetico preciso, di chi, scrivendo, tenta di fissare i punti della propria situazione, come dimostrerebbe anche la struttura narrativa del libro. (dalla prefazione di Valerio Nardoni)

dalla sezione TRINACRIA

Gli arpeggi si ripetevano,/continuamente,/si ripetevano./I suoni crescevano./Rumori./ Sibili di venti lontani./I canti mai cantati/dritti al cuore./ Gli occhi chiusi senza un motivo,/umidi senza un motivo,/o forse un motivo che non ricordavi./Cresceva la musica./L'anima si espandeva/e riaffioravano ricordi con lo scirocco dritto in faccia./ Si alza la polvere, e gonfia/ in un gigante gomitolo d'occhi e ossa,/gigante gomitolo di ghiaccio e roccia/ e luci e sabbia e onde e scogli/ poi il silenzio.../lentamente vicino/sempre più/vicino./Erano zingari/di lacrime e note.

venerdì 13 agosto 2010

Il libro del giorno: A Mon Dragone c'è il diavolo! di Giona A. Nazzaro (Perdisa Pop)











«Chi sei?» chiesi con un filo di voce. Al che Lui, come se dovesse dar retta a uno scolaro un po’ tardo, rispose: «Qualunque cosa la gente dica io sia, è ciò che non sono». Una terra offesa e depredata, scavata tra colline brulle e spiagge devastate, che potrebbe essere il meridione d'Italia ma forse è solo l’Inferno: un luogo angusto e minaccioso, fatto di uomini spenti e donne stanche che reggono il peso di giorni in apparenza tutti uguali, dove ogni mattina si ricomincia a morire e ogni notte si prega e si trema, perché qui le presenze diaboliche sono reali quanto la pazzia e si susseguono senza tregua.
Nove avvolgenti racconti di angoscia e di orrore: bambini che incontrano il Diavolo, apparizioni perverse, possessioni, esorcismi e menzogne della mente, come altrettante metafore del lato oscuro della realtà…

Giona A. Nazzaro (Zurigo, 1965) è giornalista pubblicista e critico cinematografico. È autore di Action! Forme di un transgenere cinematografico (Le Mani, 2000, menzione speciale al Premio Barbaro/Filmcritica). Ha scritto, insieme ad Andrea Tagliacozzo: Il cinema di Hong Kong: spade, kung-fu, pistole e fantasmi (Le Mani, 1997), John Woo – La nuova leggenda del cinema d’azione (Le Mani, 2000) e Il dizionario del cinema di Hong Kong (Universitaria Editrice, 2005). È inoltre autore di saggi dedicati al mondo della musica e ha curato libri su Abel Ferrara, Spike Lee, Gus Van Sant.

"Architettura contadina del Salento. Muretti a secco e pagghiari" (Capone editore) di Rossella Barletta. Intervento di Luciano Pagano











Per i tipi di Capone Editore è stato di recente pubblicato un saggio scritto da Rossella Barletta dal titolo “Architettura contadina del Salento. Muretti a secco e pagghiari”. Un testo che con un approccio scientifico e rigoroso ma dal taglio prettamente divulgativo affronta uno dei temi più interessanti legato al paesaggio del Salento. Il testo è dedicato ai due elementi architettonici che accomunano la nostra terra: i muretti a secco e i “pagghiari”. Entrambe le architetture nascono da un’esigenza del territorio, quella di utilizzare la materia a disposizione, la pietra calcarea, come elemento architettonico abitativo e delimitativo. I “pagghiari”, anticamente utilizzati come abitazioni, forni, depositi, costituivano i centri propulsori delle campagne dell’antichità. I muretti a secco, oggi più che mai frutto di una rivalutazione, venivano costruiti con una tecnica che permetteva di ‘incastonare’ pietra su pietra, per ottenere un duplice effetto, pratico nella durata e di sicuro impatto estetico. Rossella Barletta ripercorre la storia delle architetture rurali salentine, grazie a una disamina della quale colpiscono la precisione metodologica oltre che la ricchezza dei particolari e del glossario che via via va costituendosi, quasi un dizionario per immagini e parole nel quale si colgono gli strumenti e gli oggetti, dalla ‘chiesura’ – luogo cintato da oliveto – o campagna in senso lato, (riferimento che dal nostro dialetto trova riscontro nella “enclosure” anglosassone), fino agli strumenti utilizzati per assemblare i pagghiari. Ogni capitolo del libro è dedicato all’approfondimento di un elemento architettonico.

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giovedì 12 agosto 2010

Il libro del giorno: Evermore di Alyson Noël (Fanucci)




















Da quando tutta la sua famiglia è stata spazzata via da un terribile incidente, Ever riesce a vedere l'aura delle persone, ma anche a sentirne i pensieri, e conoscere la storia della vita di chi sfiora. Il peso di questo dono è tale che decide di evitare per sempre qualsiasi contatto con gli altri esseri umani, ma il suo strano e inspiegabile comportamento fa sì che nella sua nuova scuola tutti la indichino come una specie di mostro; ma tutto cambia di colpo il giorno in cui conosce Damen Auguste, un ragazzo bellissimo, dal fascino esotico e ricco. Ma, soprattutto, è l'unica persona in grado di ridurre al silenzio le voci e l'energia che vorticano nella mente di Ever, con un tocco magico talmente intenso da sembrare in grado di arrivare direttamente alla sua anima. E mentre Ever si immerge sempre più in questo seducente mondo fatto di magia e misteri, nuove domande la assillano: chi è, o cosa è veramente Damen? L'unica certezza è che si sta perdutamente innamorando di lui...

Barbara Baraldi, Lullaby - La ninna nanna della morte (Castelvecchi Editore)





















Sulla via della salvezza, soltanto una traccia di sangue che danza al ritmo di una ninna nanna mortale...

Mi concentro.
Respiro e insapono.
Inspiro e insapono.
Respiro e insapono.
Inspiro e insapono.
Sto già meglio.
Respiro e insapono.
Inspiro e insapono.
Lavo via i cattivi pensieri.
Lavo via

Una ragazzina fragile, un aspirante scrittore, un uomo alle prese con un'inquietante crisi personale e una madre soffocante. Tutti insieme, avvinti dall'orrore, si ritroveranno uniti da una catena di omicidi apparentemente inspiegabili e decisamente efferati. Sulla via della salvezza, soltanto una traccia di sangue che danza al ritmo di una ninna nanna mortale. Una musica ossessiva e un pugno di domande spaventose: cosa spinge una giovane studentessa a sprofondare in continue crisi di autolesionismo? È possibile uccidere nel nome della dea Ispirazione? Quale segreto è nascosto nel passato di quella che sembra una famiglia modello? Lullaby è una struggente melodia da cui non è possibile liberarsi, un incubo a occhi aperti, la macabra visione di un assassino prigioniero del suo stesso rituale.

mercoledì 11 agosto 2010

Il libro del giorno: Tipologie di un amore fantasma di Mauro Cao e Adriano Barone (Edizioni Voilier)








Italia, oggi. Dopo il fenomeno conosciuto come “il Disastro”, i destini di due persone si sfiorano più volte: Adriano insegue incessantemente Eva, senza riuscire a incontrarla, e quando l’incontro avviene, ecco che la discordanza dei sentimenti reciproci ha conseguenze devastanti.
L’Italia scomparsa dalla cartina geografica, un reality show in cui la posta in palio è la vita, una malattia che si diffonde senza controllo, morti che tornano dalle tombe, storie parallele sullo sfondo di un amore non corrisposto.
Perché ogni storia raccontata sembra essere contenuta a sua volta in un’altra storia?
Perché sembra che il Disastro assuma di volta in volta una forma diversa?
Realtà parallele? Riflessione metanarrativa?
“Decadono le stelle, nuove ne sorgono. Tempo infinito, e infinito moto. Tutto. Si. Sparge.”
In una vertiginosa myse en abime, una riflessione sull’amore, sull’Italia e sul fumetto.
Citando nel titolo l’opera di Alain Robbe Grillet “Topologie d’une cité fantôme”, ispirandosi a “Italia De Profundis” di Giuseppe Genna e “2046” di Wong Kar-Wai, Adriano Barone, avvalendosi dei disegni straordinariamente espressivi di Mauro Cao, crea un vero e proprio romanzo a fumetti postmoderno: “Tipologie di un amore fantasma”.

Susanne Wenger di Paola Caboara Luzzatto (Mef, Firenze Atheneum)


















Susanne Wenger, nasce a Graz, in Austria. Muore nel gennaio 2009 a Oshogbo, in Nigeria, dove si era trasferita dal 1949. Susanne Wenger è stata un punto di riferimento nella cultura e nella tradizione religiosa dei culti yoruba. Era Susanne Wenger che innalzava templi alle loro divinità e addirittura era una sacerdotessa in alcuni di quei culti. Nel 2005 l'UNESCO ha riconosciuto la zona delle Sacre Grotte da lei costruite ad Oshogbo come patrimonio mondiale dell'umanità. Il libro “Susanne Wenger, artista e sacerdotessa” (Mef – Firenze Atheneum) rigorosamente con una sezione in italiano ed una in lingua inglese che ho ricevuto dall’autrice/curatrice Paola Caboara Luzzato narra le vicende di questa donna straordinaria.

La Luzzato che ha vissuto in Nigeria per ben dieci anni, ha avuto modo di conoscere la Wenger e dal 1972 ha cominciato la sua avventura di scrittura e redazione di tracciati, sensazioni, mondi che ruotavano attorno a questo personaggio singolarissimo e inquieto. Ora l’approccio metodologico a mio avviso seguito nella stesura dei contenuti di questo lavoro, è certamente da ricollegarsi a quello dell’antropologia culturale, ma senza ombra di dubbio posso asserire che la puntualità e il rigore adottati dall’autrice/curatrice non inficiano la bellezza e l’estrema fluidità con cui si legge il libro. Dunque si parla di una donna, un’artista, una sacerdotessa che incarna esattamente il senso di non appartenenza ad alcuna filosofia, dogma, o credo politico tipico degli artisti e intellettuali cresciuti tra la prima e la seconda guerra mondiale.

La Wenger si affida alla Luzzato in una testimonianza che ha molto di confessione auto/terapeutica, ma con tutta l’anticonvenzionalità di rigide categorie psicanalitiche a noi note soprattutto come tradizione junghiana e freudiana: ovvero questo suo parlare lo fa da donna, femmina, e mistica. Un libro che parla di una necessità atavica della Wenger a stabilire una sua propria identità, a cercarla, attraverso la ritualistica dei culti degli yoruba in un continuo oscillare tra pulsioni inconsce, subconscie e iperuraniche. Un lavoro splendido, che fa luce su un personaggio davvero immenso ancora tutto da scoprire

martedì 10 agosto 2010

Il libro del giorno: La rivincita delle zitelle. Storie tragicomiche di amori, sesso e cerette di Pietro Angela (Sperling & Kupfer)



















Non chiamatela "single" e dimenticate Sex and the City. Angela è una zitella vera, e in questo esilarante libro, tratto dal suo blog, racconta le quotidiane battaglie di una donna nel cuore degli "anta" dedita all'hobby più antico del mondo: la ricerca dell'uomo giusto. Fra improbabili fidanzati, irresistibili sexy chat, e infruttuosa manutenzione della persona (dalla ceretta all'ennesimo, inutile, abbonamento in palestra), il manifesto della zitella moderna: intelligente, divertente e senza peli sulla lingua (l'unico posto dove le tecniche depilatorie più avanzate non hanno successo). Ma, soprattutto, irrimediabilmente speranzosa.

L’Aquila 2010. Il miracolo che non c’è, di Sabrina Pisu e Alessandro Zardetto, prefazione di Curzio Maltese (Castelvecchi), Intervento di Nunzio Festa











L’Aquila che non c’è. Il 6 aprile del 2009, come è largamente noto, L’Aquila, un’intera città, per intero una città, è stata cancellata. Distrutta da uno dei terremoti maggiormente devastanti della storia. E, a un anno dal sisma, due giornalisti, giovani e indipendenti, Sabrina Pisu e Alessandro Zardetto, sono stati capaci, dopo un meticoloso lavoro di ricerca e registrazione, di far comprendere quanto ed esattamente in che maniera quel che rimane della vera city è divenuto un non-luogo. Oltre che, ovviamente, in che direzioni sono andati, quando sono andati, e per merito di chi, i soldi. Oltre che, per di più, di come e in che misura si può benissimo parlare, senza ormai rischiare d’esser tacciati per anti-italiani e non patriottici, d’una delle bugie più grosse ed eclatanti della storia moderna. Il destino del progetto C.A.S.E., infatti, per esempio, non può esser altro che la rappresentazione stessa d’un fallimento sociale e culturale. A parte economico. Anzi sconfitta in termini economici per la collettività, grazie al pubblico stesso, che fa rima baciata con il successo, la vittoria assoluta e definitiva, tranne per conseguenze eventualmente penali, di tantissimi, si dice, interessi in pole. Mister Bertolaso, l’uomo, il cosiddetto secondo Berlusconi, grazie al quale in miracolo è stato presentato ma non è avvenuto, è egli stesso l’emblema d’un’apparenza utile a gestire emergenze e catastrofi e, nel contempo, a fornire strumenti di lavoro ad amici e amici dei soliti amici. Il racconto, in forma d’inchiesta giornalistica minuziosa e fatto d’una puntigliosità dotata della voglia di sprofondare in parallelismi giustificati ove non giustificabili dalla cronologia strutturale del volume e opportuni, più interviste inopportune in quanto scomode, è infine utile a rendere presenza analizzate e finanche certissima d’uomini importanti per l’inizio e la fine, magari la prosecuzione, dei sogni d’aquilane e aquilani. Non a caso, il libro è chiosato dall’intervista al primo cittadino dell’Aquila, e forse benissimo non ne esce, buono sì quale “incidente” di percorso ma utile a una scena tanto grande da sembrare disponibile di spazi aggiunti appunto per questi soggetti minore. Ma l’umanità è spinata nelle nostre vene, invece, dalle testimonianze di persone pronte a spiegare pubblicamente un dramma custodito nelle segrete stanze d’una casa mai ottenuta, d’una dimora che non c’è. Al pari delle città sfumata. E che per sempre ricorderà i rintocchi del centro storico che fu.

L’Aquila 2010. Il miracolo che non c’è, di Sabrina Pisu e Alessandro Zardetto, prefazione di Curzio Maltese, Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 254, euro 14.00.


lunedì 9 agosto 2010

Il libro del giorno: Nefilim di Asa Schwarz (Fanucci)




















La diciannovenne Nova Barakel, attivista di Greenpeace, vive a Stoccolma e ha appena perso sua madre in un incidente d'auto. Una sera, armata di vernice spray, penetra in casa dell'amministratore delegato di un'importante azienda che scarica quantità eccessive di gas tossici nell'atmosfera, per scrivere slogan accusatori su specchi e mobili, ma giunta nella stanza da letto scopre che il dirigente e sua moglie sono stati orrendamente massacrati. Nel frattempo George McAlley, veterano di guerra e scienziato, che ha dedicato molti anni alla ricerca dell'Arca di Noè, sta per rivelare i risultati delle sue scoperte negli Stati Uniti, ma viene brutalmente giustiziato da una donna misteriosa. Una citazione biblica relativa alla Genesi e all'episodio dell'Arca di Noè sulla scrivania della madre di Nova collega le due storie. Mentre Nova comincia ad essere sospettata del duplice omicidio, apprende con stupore di aver ereditato dalla madre un'ingente somma di denaro, metà della quale è destinata a una misteriosa fondazione, la FON (Friends of Nefilim), rappresentata da un certo Dagon. Chi sono in realtà i Nefilim, e che ruolo aveva sua madre al loro interno?

Pensa Multimedia crea una collana dedicata a Arthur Schopenhauer e diretta da Domenico Fazio







Quando pensiamo ad Arthur Schopenhauer, pensiamo alla sua vera affermazione che si ebbe solo a partire dal 1851, e grazie alla pubblicazione del volume “Parerga e paralipomena”, uno scritto più facile per stile e approccio che fece conoscere il pensatore al grande pubblico. Quando pensiamo a uno straordinario personaggio come Arthur Schopenhauer, pensiamo al suo rigore morale e alla sua grandezza intellettuale e a come finì la sua esistenza fuori dai clamori della mondanità dei salotti dell’intellighenzia prussiana, e soprattutto circondato dai suoi devoti “apostoli”, tra cui il compositore Wagner. Ora c’è una casa editrice salentina Pensa Multimedia che a questo gigantesco pensatore della filosofia moderna, dedica un’intera collana la “Schopenhaueriana” con l’apporto del Centro interdipartimentale di ricerca su Arthur Schopenhauer e la sua scuola dell’Università del Salento diretta da Domenico M. Fazio, Matthias Koßler e Ludger Lütkehaus. Una collana con un comitato scientifico di tutto rispetto che annovera tra gli altri Sandro Barbera (Università di Pisa), Dieter Birnbacher (Università di Düsseldorf), Giuseppe A. Camerino (Università del Salento), Oswaldo Giacoia Jr. (Università di Campinas), Sossio Giametta (Bruxelles), Giuseppe Invernizzi (Università di Milano), Yasuo Kamata (Kwansei Gakuin University), Matthias Koßler (Università di Mainz), Ludger Lütkehaus (Università di Freiburg i. Br.), Winfried H. Müller-Seyfarth (Berlin), Marco Segala (Università de L’Aquila), Jochen Stollberg (Dresden), Anacleto Verrecchia (Torino), Franco Volpi (Università di Padova).

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domenica 8 agosto 2010

Ill libro del giorno: Venuto al mondo di Margaret Mazzantini (Mondadori)




















Una mattina Gemma sale su un aereo, trascinandosi dietro un figlio di oggi, Pietro, un ragazzo di sedici anni. Destinazione Sarajevo, città-confine tra Occidente e Oriente, ferita da un passato ancora vicino. Ad attenderla all'aeroporto, Gojko, poeta bosniaco, amico, fratello, amore mancato, che ai tempi festosi delle Olimpiadi invernali del 1984 traghettò Gemma verso l'amore della sua vita, Diego, il fotografo di pozzanghere. Il romanzo racconta la storia di questo amore, una storia di ragazzi farneticanti che si rincontrano oggi invecchiati in un dopoguerra recente. Una storia d'amore appassionata, imperfetta come gli amori veri. Ma anche la storia di una maternità cercata, negata, risarcita. Il cammino misterioso di una nascita che fa piazza pulita della scienza, della biologia, e si addentra nella placenta preistorica di una guerra che mentre uccide procrea. L'avventura di Gemma e Diego è anche la storia di tutti noi, perché questo è un romanzo contemporaneo. Di pace e di guerra. La pace è l'aridità fumosa di un Occidente flaccido di egoismi, perso nella salamoia del benessere. La guerra è quella di una donna che ingaggia contro la natura una battaglia estrema e oltraggiosa. L'assedio di Sarajevo diventa l'assedio di ogni personaggio di questa vicenda di non eroi scaraventati dalla storia in un destino che sembra in attesa di loro come un tiratore scelto. Un romanzo-mondo, di forte impegno etico, spiazzante come un thriller, emblematico come una parabola.

Storie di sesso e di ringhiera di Anna Petruzzelli (Aisara)




















Le vicende raccontate nel libro della barese Teresa Petruzzelli dal titolo accattivante “Storie di sesso e di ringhiera” edito da Aìsara, devono essere considerati dei ritratti vendicativi e imperdonabili, dove i lettori sono costretti a riflettere non solo sui clichès della sessualità, ma anche su tutta quella fenomenologia della seduzione, senza mai però aspettarsi una descrizione di lati oscuri della corporeità. Anzi, l’opera in questione illumina temi antichi attraverso l’inquietante atmosfera di tranquilla decadenza che costituisce particolari tipologie di vite ai margini. La prosa della Petruzzelli è a tratti soave, a tratti tramortisce per eccesso di scandaglio interiore dei personaggi, a tratti sensuale, ma mai troppo esplicita. Ho trovato interessante l’incalzante senso di claustrofobia in crescendo, dovuto ad un inenarrabile senso di sconfitta che aleggia su ogni personaggio delle storie raccontate tra queste pagine, e soprattutto perché a mio avviso c’è un forte senso di critica a tutta quella modernità invadente che danneggia chi cerca un po’ di tranquillità in qualche ultimo scampolo di zona temporaneamente autonoma come direbbe Hakim Bey.

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sabato 7 agosto 2010

Il libro del giorno: Bikini di Paetro Maxine e James Patterson (Tea)



















Un servizio di moda nello splendido scenario hawaiano si trasforma in un incubo quando una delle modelle sparisce misteriosamente e viene ritrovata morta dopo qualche giorno. È solo il primo omicidio, perché al killer non basta. Henri Benoit, infatti, uccide per piacere e per lavoro, visto che vende in esclusiva i filmati dei suoi delitti a un'enclave di ricchi pervertiti. Ma quando un nuovo omicidio non finisce in quel circuito, l'enclave si domanda: perché? Semplice, perché al killer non basta. Lui ha in mente un disegno più grande: vuole che tutto il mondo lo conosca, che tutti sappiano di che cosa è capace, vuole che qualcuno scriva la sua biografia... E quando sulla scena arriva Ben Hawkins, un ex poliziotto riciclatosi come giornalista e mediocre scrittore di gialli, Henri capisce di avere sottomano la persona giusta. Ma ancora non basta. Niente è come appare e nel gioco spietato che il killer inizia si moltiplicano le inversioni di ruolo, in una vertigine sempre più accelerata che terminerà solo con una domanda: chi riuscirà a dire basta?

Esce "Irregolare", romanzo di fantascienza cyberpunk del giovane autore pescarese Vincenzo Bosica (Edizioni Solfanelli)


















Irregolare è un romanzo cyberpunk, una fantascienza noir distopica, dalla forte personalità, che lascia poco spazio ai sentimenti comprensivi e benevoli e arriva a imbrigliare il lettore in una morsa adrenalinica con la sua velocità di narrazione. L’opera riesce a riproporre le leggendarie ambientazioni alla Blade Runner in un thriller/poliziesco futuristico. I risvolti tecnologici sono estremamente dettagliati, mentre i protagonisti sono complessi e imperfetti, contaminati da difetti e con i nervi a fior di pelle. La trama si dipana attraverso una torbida e pericolosa investigazione su un efferato omicidio, che finisce per intrecciare eventi e personaggi a un ritmo vertiginoso, in un mondo corroso dalla violenza e inquinato oltre limite, nel quale la vita media ha superato il secolo grazie agli impianti cibernetici sostitutivi e potenzianti. In questo futuro verosimile e non così lontano, dove il collasso demografico viene scongiurato attraverso un rigidissimo controllo delle nascite, il detective Shaun Morrison indaga sul caso con tutti i mezzi tecnologici a disposizione fino a trovarsi davanti a qualcuno che va oltre la Legge, oltre la normalità, oltre le regole: un irregolare.

Irregolare si legge tutto d’un fiato nonostante la costante presenza fantascientifica e tecnologica; è un opera alla portata di tutti, non solamente per gli appassionati del genere, che regala sfolgoranti intermezzi d’azione, un intreccio degno dei migliori gialli e, soprattutto, riesce a dare una ventata di freschezza alla narrativa fantascientifica italiana.


Vincenzo Bosica (Pescara 1977) è un giovane autore la cui creatività ricca e sfaccettata lo spinge spesso ad approfondire aspetti dell'esistenza tutt'altro che banali. Sostenuto da un percorso di studi scientifici e filosofici, è attratto da quanto è misterioso, eccentrico e indecifrabile; dagli sviluppi spesso straordinari a cui potranno condurre le scoperte scientifiche; dalla direzione che prenderà il futuro; da quanto e come l'uomo sarà capace di adattarvisi. Il suo primo racconto, "Capsule" ("IF-Insolito e Fantastico", n. 2/2009), è quasi un saggio sulla scienza moderna. declinato con ironia e uno stile personalissimo, che gli giova grandi consensi di pubblico e di critica. "Irregolare" è il suo primo romanzo, ambientato in un futuro non troppo distante e non troppo inverosimile.

Informazioni


http://irregolare-sf.blogspot.com/

venerdì 6 agosto 2010

Il libro del giorno: I delitti di uno srittore imperfetto di Mikkel Birkegaard (Longanesi)




















In attesa dell'uscita del suo nuovo romanzo, Frank Føns vive rinchiuso in una villa sul mare del Nord. È solo. A tenergli compagnia, l'immancabile bottiglia di whisky e i ricordi. Ricordi dei tempi in cui i suoi thriller non lo avevano ancora reso uno degli autori più famosi in Danimarca, e lui era solo un giovane squattrinato, un marito innamorato e un padre felice. Ora tutto è cambiato. Il successo, si sa, ha un prezzo. Quello che Føns ancora non sa è quanto sia alto. Lo capisce quando la polizia ritrova il cadavere di una ragazza annegata nelle acque del porto di una tranquilla cittadina costiera, morta in circostanze che sembrano copiate minuziosamente dal romanzo che è in procinto di presentare alla fiera del libro di Copenaghen. Ma perché qualcuno dovrebbe ispirarsi a un omicidio del suo libro? E in quanti possono conoscere il contenuto di un'opera ancora inedita? Føns è un uomo difficile, incline a non pochi vizi e capace di attirare su di sé un notevole interesse femminile: la sconcertante analogia fra i due delitti lo sconvolge e lo induce a iniziare un'indagine tutta sua. Quando si trova a Copenaghen per la fiera, vede compiersi un altro omicidio del tutto simile a uno di quelli descritti in un suo romanzo. La stessa efferata violenza, la stessa insopportabile crudeltà. Solo allora la possibile coincidenza assumerà i connotati di una vera e propria persecuzione, di un folle gioco fra lo scrittore e un lettore, a quanto pare, molto attento. E sempre un passo avanti...

"Un processo per caso" di Alfredo Ancora Glocal Editrice












Saggio sulla Giustizia attraverso il racconto di un caso esemplare, avvenuto in un piccolo centro del sud della Puglia, Calimera. Una storia tra politica e persecuzione giudiziaria di tre pubblici amministratori, raccontata da uno dei protagonisti. Non è un fatto locale, come si potrebbe pensare, poiché la vicenda è talmente emblematica e unica che diventa un caso universale nel panorama della “malagiustizia” italiana. Non era mai successo, infatti, che tre pubblici amministratori venissero arrestati per una semplice lettera di dimissioni dal consiglio comunale presentata da uno di loro, con un accanimento persecutorio da parte di un giudice che entra a gamba tesa in una vicenda squisitamente politica. Ma il “colpo di scena”, se così si può dire, sta nel fatto che proprio quel giudice che si era tanto accanito all’epoca contro i tre amministratori, un giudice noto in Puglia per essere stato prima procuratore aggiunto a Lecce, poi procuratore capo a Taranto e, infine, di nuovo procuratore capo al Tribunale dei minorenni di Lecce, Aldo Petrucci, è passato di recente agli onori della cronaca, pugliese e nazionale, perché imputato di corruzione e peculato in un’inchiesta sulle “toghe sporche” a Taranto (poi è stato prosciolto dall’accusa di corruzione ma rinviato a giudizio per peculato). Indipendentemente, comunque, dalle conclusioni della vicenda giudiziaria, è la fase istruttoria dell’inchiesta che ha riguardato Petrucci che ha fatto scattare la voglia di raccontare la sua esperienza ad Ancora, mettendo in parallelo proprio la diversità di trattamento avuta dai diversi imputati nelle fasi istruttorie delle due inchieste: da una parte, tre onesti amministratori (sono stati infatti poi tutti assolti) che vengono arrestati per una semplice lettera di dimissioni e, dall’altra, un magistrato che, per reati molto più gravi, come corruzione e peculato, non viene privato della libertà. Al di là di quello che potrebbe sembrare una sorta di curioso contrappasso dantesco, comunque, la vicenda dei tre amministratori è emblematica per come certa giustizia può accanirsi sui semplici cittadini impotenti a difendersi e come invece il corso della giustizia possa essere frenato o aggirato facilmente dagli uomini di potere. Il dibattito sulla giustizia è aperto ed è, anzi, oggi al centro della vita pubblica italiana: la vicenda raccontata da Ancora ne è a pieno titolo uno dei tasselli di cui bisogna discutere.

Alfredo ANCORA è nato a Zollino nel 1953. Dal 1976 vive a Calimera con la mia famiglia. Si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Bari discutendo una tesi sul rapporto di lavoro giornalistico. Sin da quando si è stabilito a Calimera, ha iniziato un’intensa attività pubblicistica. E’ stato infatti direttore del giornale “Il ponte”, poi de “La civetta”, ho collaborato con “Calimera città futura” e con la “Kinita”, tutti giornali editi a Calimera. Assunto dal “Quotidiano di Lecce” nel 1979, è diventato giornalista pubblicista nel 1982 e professionista nel 1999. E’ stato membro del Comitato di redazione del “Quotidiano”. Negli anni ’90 ha assunto la direzione di Radio Salentina. Nel 2003 ha iniziato la sua collaborazione con la rivista dell’Università di Lecce, “Unile”, durata due anni, quanto la rivista. Sempre nel 2003 ha iniziato la collaborazione con il “Corriere del Mezzogiorno”, protrattasi per alcuni anni, e con il settimanale “Città Magazine” diretto allora dal collega Mino De Masi. Attualmente collabora con il “Nuovo Quotidiano di Puglia”. Nella sua attività giornalistica si è sempre interessato soprattutto di politica, di politica-amministrativa e di giustizia amministrativa. E’ stato consigliere comunale di Calimera dal 1985 al 1996, prima eletto come indipendente nelle liste del Pci, poi in quelle del Pds. Durante questa esperienza politica è accaduta la vicenda raccontata nel libro “Un processo per caso”.

UN PROCESSO PER CASO
Storia di tre arresti per dimissioni

di Alfredo Ancora, Luglio 2010, Pagg. 208, Euro 14,00, ISBN 9788890154867, GLOCAL EDITRICE

giovedì 5 agosto 2010

Totally Wired. Post-Punk.Il libro del giorno: Dietro le quinte di Simon Reynolds (ISBN edizioni)















«Il modo migliore di pensare al post-punk non è nei termini di un genere ma ma in quelli di uno spazio di possibilità dal quale è emerso uno spettro di nuovi generi: dark, industrial, synthpop, mutant disco eccetera», afferma Simon Reynolds nell’intervista a se stesso che chiude doverosamente questo volume. L’autore di Postpunk (Isbn Edizioni 2006) riapre gli archivi di quel monumentale racconto di una delle epoche più avventurose della musica rock, tra il 1978 e il 1984, selezionando le trentadue interviste che hanno rappresentato il cuore del suo lavoro: da David Byrne dei Talking Heads a Alan Vega dei Suicide , da Gerald Casale dei Devo allo storico dj della BBC Jonh Peel. Estraneo a qualsiasi logica nostalgica, Reynolds ricostruisce per i lettori di oggi la caotica vitalità e la portata culturale che ebbe quella scena, dando a tutti un’opportuità in più per capire non "come eravamo", ma "chi siamo oggi".

Simon Reynolds è nato nel 1963 a Londra. Giornalista e critico musicale di fama mondiale, ha coniato il temine «post-rock». Ha scritto per New York Times, Guardian, Rolling Stone, Observer, Wire, e pubblicato vari libri sul rock, tra cui Post-punk 1978-1984 e Hip - Hop - Rock (2006 e 2008, entrambi Isbn Edizioni). Vive nell’East Village a New York.

Il compendio dell'immaginario postmoderno: "Cruel Restaurant". Intervento di Angela Leucci













Quando Ihab Assan scrisse “Lo smembramento di Orfeo”, non pensava certo che il postmoderno si sarebbe evoluto in questo modo. Tutti stanno imparando fin troppo bene il gioco delle citazioni di Quentin Tarantino, e allora che fare, se non farsi beffa dei celebrati maestri del nuovo cinema e del postmodernismo in toto?

Guardando “Cruel restaurant”, lo spettatore non sa davvero cosa aspettarsi. Ci si approccia come a un normale horror giapponese: bambini orrorifici che ti trascinano nel loro personale inferno fatto di unghie rotte e scarpe da donna; paure ataviche ereditate da tradizioni estranee, come quella statunitense; tanta acqua, perché chi ha concepito i cliché dell'horror in Giappone, evidentemente, è stato buttato da piccolo in una piscina, pur non sapendo nuotare.

“Cruel restaurant” inizia in medias res: delle membra umane appaiono in riva al mare, e giornalisti e sbirri si ritrovano a parlare di uno strano ristorante di ravioli, in cui si dice che il ripieno contenga carne umana. Qualunque spettatore con un po' di acume dice: “Ok, non è possibile che fin dall'inizio sia svelato il mistero”. E allora si fa affidamento su Mihiro, pornostar di comprovata fama, che per un giorno diventa la Beatrix Kiddo dei lavioli al vapole (o raviori al vapore, come possiamo leggere su qualunque menu al ristorante cinese, che pecchi di ipercorrettivismo). Già, perché per fare dei buoni ravioli, bisogna allenarsi. Arti marziali e altro, come il maestro simil hentai le insegna, in un tour de force sessuale.

Una storia al penultimo sangue, quello dell'ennesima vittima, che lascia presagire che davvero la carne umana sia utilizzata per il ripieno dei ravioli. Uno show politically correct per vegani, a una prima occhiata. Finché non si scopre il mistero, il segreto degli ottimi ravioli di Mihiro, che non riveleremo, perché questo non è uno spoiler. O forse sì.

Perché appena prima dei titoli di coda Mihiro fa i ravioli. Dopo un bel bagno caldo naturalmente. Si posiziona e spluf!

Il mistero di questo film, che continua persino durante i titoli di coda, è tutto in uno spluf. Per buona pace di chi si aspettava che la pellicola parlasse di bambini.

mercoledì 4 agosto 2010

Il libro del giorno: La mappa di pietra di James Rollins (Tea)




















Un gruppo di individui, vestiti da monaci, fa irruzione nella cattedrale di Colonia durante la celebrazione di una messa solenne, uccide tutti i presenti e s'impadronisce delle reliquie custodite in un sarcofago sotto l'altare: le ossa dei re Magi. Per il segretario di Stato vaticano non ci sono dubbi: quella strage è un attacco al cuore della Cristianità e i suoi responsabili vanno fermati prima che altri spaventosi sacrilegi siano compiuti. Ma nessuna forza di polizia ufficiale può risolvere un caso tanto cruento e apparentemente incomprensibile, e infatti il Vaticano incarica delle indagini monsignor Veroni, agente del servizio segreto della Santa Sede, e sua nipote Sara, tenente dei carabinieri esperta nei furti di oggetti sacri...

martedì 3 agosto 2010

Da "Io sto con le tartarughe" (Simonetta Bumbi) a "Note di Parole" (Simonetta Bumbi, Orlando Andreucci) editi da Edizioni Smasher














Dolcezza e caos si alternano, come in una eterna lotta tra Bene e Male che non può mai avere fine, (perché per sua stessa natura una battaglia di questo tipo va oltre il tempo e lo spazio), nel lavoro di Simonetta Bumbi edito da Edizioni Smasher dal titolo “Io sto con le tartarughe”. Si tratta di una carrellata di storie, situazioni, eventi, talvolta dolorosi, talvolta delicati come il volo di una foglia secca da un ramo, che appartengono al tracciato biografico dell’autrice che senza alcuna remora vuole proprio dirla tutta su quello che noi chiamiamo vita sotto tutti i punti di vista. Ma questo non perché Simonetta sia depositaria di una verità assoluta in grado di rivoluzionare le sorti del mondo, ma perchè nel suo piccolo sente che con quel poco che ha da raccontare può donare molto, può donare tanto. Un libro comunque difficile se poi non si ha molta dimestichezza con i sentimenti, se non si ha molta voglia di sentirsi delle cicatrici sulla pelle, se si vuole allontanare perché fanno male tutte le sensazioni autentiche, con un vissuto messo nero su bianco a volte talmente intimo che si percepisce quasi una sorta di imbarazzo nello sfogliare questo libro, la cui linfa vitale appartiene a quanto la Bumbi ha scritto sul suo blog personale. Lavoro alternativo, caratterizzato da uno stile semplice, diretto, ma che sa affondare gli artigli della scrittura sulla nuda sensibilità del lettore. Simonetta Bumbi (scrittrice) poi con Orlando Andreucci (musicista), prendono suoni, immagini, odori, crocevia che possono nascere da un’avventura e la trasformano in un viaggio chiamato “Note di parole” ovvero libro + cd sempre edito da Edizioni Smasher. La Bumbi qui lavora di fino, ovvero trasforma la sua forza scritturale in una sorta di progettualità iconica tesa a voler rendere il suo passato, il suo presente, il suo futuro in un unico corpo martoriato da un’ansioginìa psicotica fatta di sangue e violenza. Andreucci tenta l’armonizzazione del Dis/ordine, tracciando una serie di percorsi musicali sperimentali di alto valore e pregio, soprattutto perché la grammatica proposta da Orlando Andreucci parla di saggezza nel pensiero e virtù del Verbo che si fa nota, tono, ritmo. Dieci sono le canzoni di Andreucci registrate durante un concerto romano; una originariamente tratta dal suo primo album, quattro dal secondo, una dal terzo. Più quattro bonus trucks. I brani vedono la collaborazione di artisti come Primiano di Biase ed Ermanno Dodaro.

Un libro anche questo degno di essere posseduto nella propria biblioteca personale, e realizzato da due personaggi che della comunicazione hanno fatto la loro scelta di vita soprattutto da intendersi come ermeneutica dell’esistenza.

Belli di papillon verso il sacrificio di Giuseppe Cristaldi (Edizioni Controluce) il 4 agosto a Gallipoli




















In una Taranto della mente, un ragazzo erige un monumento al padre morto. Cozzaro, contrabbandiere, corista, teatrante, uomo dalle mille risorse, don Papà, come lo chiama il figlio, è uno della razza dei ddritti, nato e cresciuto nel quartiere Tamburi dove ha alimentato favole e racconti sulle proprie gesta. Spinto alla disperazione da un’ingiunzione di trasloco, l’uomo farà a pezzi, nel tempo di una notte frenetica, con l’aiuto del figlio, la casa, prima di compiere il suo ultimo capolavoro, un suicidio esemplare come estrema ingiuria verso i potenti e riaffermazione della vita fin dentro la morte, lasciando al ragazzo il compito di tradurre in una scrittura di rara potenza visionaria la vitavissuta.
Belli di papillon verso il sacrificio non è soltanto un romanzo sulla città di Taranto, è molto di più: romanzo di formazione, romanzo sui padri, su come e chi eravamo, su come siamo adesso sotto il cielo di nubi tossiche.
Giuseppe Cristaldi sprovincializza il linguaggio plastificato dai media, con una scrittura nervosa, espressionista, barocca nella quale l’urgenza di comunicare assurge a vera liturgia della parola.

Giuseppe Cristaldi (1983) vive e lavora a Parabita (Le). Dopo la sua prima opera Storia di un metronomo capovolto, ha pubblicato Un rumore di gabbiani in cui traspare tutta la sua sensibilità verso problematiche di carattere civile.

Belli di papillon verso il sacrificio di Giuseppe Cristaldi (Edizioni Controluce) 4 agosto h 21.00 Nostoi libreria e galleria d'arti visive - via cinque 22 Gallipoli, nei pressi della stazione ferroviaria - tel.0833/263701
Interverranno:l'autore Giuseppe Cristaldi , Pino Petruzzi ed Elio Corianò

Info:
http://www.edizionicontroluce.it/

Il libro del giorno: Almeno il cappello di Andrea Vitali (Garzanti Libri)




















Ad accogliere i viaggiatori che d'estate sbarcano sul molo di Sellano dal traghetto Savoia c'è solo la scalcagnata fanfara guidata dal maestro Zaccaria Vergottini, prima cornetta e direttore. Un organico di otto elementi che fa sfigurare l'intero paese, anche se nel gruppetto svetta il virtuoso del bombardino, Lindo Nasazzi, fresco vedovo alle prese con la giovane e robusta seconda moglie Noemi. Per dare alla città un Corpo Musicale degno di questo nome ci vuole un uomo di polso, un visionario che sappia però districarsi nelle trame e nelle inerzie della politica e della burocrazia, che riesca a metter d'accordo il podestà Parpaiola, il segretario comunale Fainetti, il segretario della locale sezione del Partito Bongioanni, il parroco e tutti i notabili della zona. Un insieme di imprevedibili circostanze - assai fortunato per alcuni, e invece piuttosto sfortunato per altri - può forse portare verso Sellano il ragionier Onorato Geminazzi, che vive sull'altra sponda del lago, a Menaggio, con la consorte Estenuata e la numerosa prole. "Almeno il cappello" racconta la gloriosa avventura del Corpo Musicale Bellanese, le mille difficoltà dell'impresa e la determinazione di chi volle farsene artefice. A ritmo di valzer e mazurca, con il contorno di marcette e inni, Andrea Vitali s'inventa un'altra storia tutta italiana, fatta di furbizie e sogni, ripicche e generosità, pettegolezzi e amori.

Nasce InVersi per Edizioni della Sera diretta da Monica Maggi


















Nasce uno spazio per la Poesia Giovane. Edizioni della sera presenta la nuova collana dedicata alla Poesia “under trenta” “InVersi”. A settembre la prima raccolta di Irene Ester LeoUna terra che nessuno ha mai detto”. L’idea è quella di un laboratorio poetico in continuo movimentocome una nostra sfida che siamo sicuri di vincere. Lavorando con serietà – non chiederemo mai contributo economico, di nessun tipo, agli autori – e qualità – quella che ci ha contraddistinto sin dalle prime pubblicazioni – vogliamo creare un piccolo, ma sostanzioso, spazio in cui penetrino tutte le “ricerche”, le suggestioni, le innovazioni che offre la poetica contemporanea. Vogliamo provare, aiutati da quell’immensa officina culturale che è la rete, ad attirare a noi la generazione degli anni zero. Ci rivolgiamo a loro, agli “under trenta”, ma non solo. Il piacere della lettura e, soprattutto, il piacere della poesia devono diventare piaceri condivisi. Un piacere o, ancora meglio, un patrimonio e un bene di tutti”>>. Tutto questo con la passione per un genere che regala al lettore, capace di calarsi nell’atmosfera poetica, emozioni uniche che solo la poesia riesce a trasmettere.

La collana “InVersi” sarà curata dalla scrittrice e giornalista Monica Maggi, titolare della libreria Libra.

Con reading, presentazioni a tema, discussioni in libreria, Edizioni della Sera darà voce ai giovani poeti.

lunedì 2 agosto 2010

Il libro del giorno: Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron (Adelphi)




















James ha 18 anni e vive a New York. Finita la scuola, lavoricchia nella galleria d'arte della madre, dove non entra mai nessuno: sarebbe arduo, d'altra parte, suscitare clamore intorno a opere di tendenza come le pattumiere dell'artista giapponese che vuole restare Senza Nome. Per ingannare il tempo, e nella speranza di trovare un'alternativa all'università ("Ho passato tutta la vita con i miei coetanei e non mi piacciono granché"), James cerca in rete una casa nel Midwest dove coltivare in pace le sue attività preferite - la lettura e la solitudine -, ma per sua fortuna gli incauti agenti immobiliari gli riveleranno alcuni allarmanti inconvenienti della vita di provincia. Finché un giorno James entra in una chat di cuori solitari e, sotto falso nome, propone a John, il gestore della galleria che ne è un utente compulsivo, un appuntamento al buio...

Se la colpa è di chi muore, di Fabrizio Ricci, prefazione di Beppe Giulietti (Castelvecchi). Intervento di Nunzio Festa



















Fabrizio Ricci è un giornalista perugino che ha seguito l’assassinio per mano del lavoro di Giuseppe Coletti, Tullio Mottini, Vladimir Thode e Maurizio Manili. Con “Se la colpa è di chi muore”, di conseguenza, e in virtù d’un’indignazione che non sconvolge la meticolosità professionale della ricerca, il giornalista Ricci mette insieme una ‘controinchiesta’ proprio sul disastro che mise termine, per mezzo d’un’esplosione assurda, il 25 novembre del 2006, a vite innocenti che sono ‘nient’altro’ che un tassello della lista nera e rossa di sangue portatrice dei 1300 nomi che scompaiono ogni anno nei cantieri italiani. Dell’elenco che abbandona famiglie e cari. La preziosa collana “tazebao” dell’editore Castelvecchi, dunque, accoglie un altro volume capace di portare a conoscenza del vasto pubblico e del pubblico più vasto, anche quello che non si scolla e/o incolla a seconda del volere della televisione di stato e contro-stato, la vicenda che dovrebbe aver sconvolto l’Italia intera e per più motivi. Innanzitutto, i fatti. Che i tre dipendenti della Manili si trovavano già da più giorni a lavorare presso, cosa che tra l’altro pure in passato avevano ripetuto, con il titolare dell’azienda (Maurizio) sui silos della Umbria Olii di Giorgio Del Papa di Campello sul Clitunno e per aver innescato un’esplosione grazie all’azione della saldatrice sono volati via e sono stati carbonizzati sul posto d’impiego. Che il fuoco era almeno pari a quello d’un petrolchimico e i silos, lo dimostra una delle foto contenute nel volume, sono volati per decine e decine di metri, come i quintali d’olio scappato hanno imprigionato il fiume Clitunno e inzuppato mortalmente i terreni agricoli dell’area. Che il processo dopo tre anni ancora sarebbe dovuto cominciare. Che il Del Papa, tramite mossa del suo avvocato, ha chiesto alla famiglie delle vittime e all’unico sopravvissuto della strage un risarcimento d’oltre 35 milioni d’euro: “se la colpa è di chi muore”: tutto questo normalmente dovrebbe accadere? L’inchiesta di Ricci, documentata e agganciata ai limiti o alle mancanze della legislazione sulla sicurezza del lavoro, come ugualmente al volere di chi per giunta queste leggi ‘speciali’ – in grado di diminuire l’impatto degli incidenti – puntualmente ostacola. Fabrizio Ricci, leggendo ogni variazione e tutta la regolarità del filo della cronaca, per mezzo d’un linguaggio semplice e appropriato, e persino la scelta d’aprire i capitoli con citazioni e passaggi buoni a sintetizzare quello che s’apprenderà in seguito, presenta a lettrici e lettori ogni tensione e tutta la rabbia di questo esempio che va a braccetto, dannatamente, con il massacro della Tyssen e altri ancora; ricordandoci che di certo, se si continuerà a seguire questa strada, i moniti di Napolitano non basteranno a stoppare la mattanza. In contemporanea, Ricci è stato bravo a far sentire ogni pulsazione emanata da un processo che va lento e procede a colpi di scena, fotografando un pezzo della realtà italica, il peso d’un imprenditore che rivolta l’indice dell’accusa su chi ha subito l’aggressione, i cavilli presi di mira in pezzetti di legge che invece d’essere presi quali salvaguardia del lavoratore e dell’azienda sono fatti sorbire alla maniera del vincolo allo “sviluppo aziendale”. Ciò che sembra, e che riporta il libro del giornalista, è quello che è. Perché l’attento giornalista ha fatto parlare documenti e atti, certezze documentate e non prese di posizione e di parte che sconfiggono il perseguimento della verità storica e, ci s’augura, giuridica, sempre e normalmente contrastata da molti soggetti. Siamo l’Italia. Da amare e da criticare.


Se la colpa è di chi muore, di Fabrizio Ricci, prefazione di Beppe Giulietti, Castelvecchi (Roma, 2010), pag. 187, euro 15.00.

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