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domenica 30 novembre 2008

GRAND GUIGNOL DIABOLIQUE

Questo è il loro profilo:

Benvenuti a bordo del GRAND GUIGNOL DIABOLIQUE!!!
Questo progetto ha origine approssimativamente tra il 2004 e il 2005 dalle ceneri di un altra band di culto, i BEAT BABOL. Tutte le canzoni di questo album sono gli inediti DEMOS che servivano alla band per preparare i concerti live. Nel Giugno del 2008 il compositore originale riprese a mano i masters originali per completarli tutti, cercando però sempre di mantenere intatto il "sound originale" e le atmosfere. Queste 10 canzoni tolgono il respiro ora come allora. Anche i testi sono incredibilmente attuali, in quanto mettono l'essere umano nel bel mezzo del suo piccolo/grande universo, faccia a faccia coi suoi enormi problemi e contraddizioni amplificate. Apparentemente 100% pessimista è invece 99% ottimista in quanto scherza con tutto questo pazzo circo umano, si prende gioco di lui, con grande umorismo "drammatico". Le registrazioni sono grezze, le vibrazioni, le sensazioni no. Ecco perchè amiamo così tanto questo nuovo progetto targato Pedale Baroque. E ora che la musica cominci, entri il GRAND GUIGNOL DIABOLIQUE!

li trovate qui...

http://www.myspace.com/grandguignoldiabolique

venerdì 28 novembre 2008

Tra le pagine chiare e le pagine scure







XIV Rassegna nazionale degli autori e degli editori
Città del Libro di Campi 2008

Tra le pagine chiare e le pagine scure
II edizione



Domenica 30 novembre 2008 h. 19.30 Salone - Centro Servizi



Anche per quest’anno torna la seconda edizione preparata appositamente per la Città del Libro di Campi, della rassegna poetica dal titolo Tra le pagine chiare e le pagine scure. Organizzata da Besa editrice. La rassegna che comincia ad avere una sua tradizione all’interno della kermesse salentina diventa oltre ad un incontro poetico-performativo, anche un modo per rendere omaggio alla Poesia


Vito Antonio Conte, Giovanni Santese, Margherita Macrì, Irene Leo, Alessandra Nicita, Elio Coriano, Luciano Pagano, Stefano Donno, Gloria De Vitis, Maria Pia Romano, Gioia Perrone, Simone Giorgino, Elena Cantarone, Angelo Petrelli, Caterina Stasi, Marthia Carrozzo, Stefano Cristante, Giuseppe Cristaldi, Luisa Ruggio, Walter Spennato, Cristel Caccetta, Luca Nicolì, Massimiliano Manieri.

giovedì 27 novembre 2008

Ecologia ed evoluzione della religione di Ferdinando Boero a Campi


XIV Rassegna nazionale degli autori e degli editori
Città del Libro di Campi 2008

Sabato 29 novembre 2008- - Auditorium h. 8,30 a.m.

Ferdinando Boero
Ecologia ed evoluzione della religione

Controluce edizioni (www.edizionicontroluce.it)




Introduce Stefano Donno


La religione da sempre ha trattato di scienza, con ingerenze spesso dirompenti. La scienza, dal canto suo, tratta la religione come un prodotto della mente umana, non riconoscendole alcun nesso con il mondo fisico. In Ecologia ed evoluzione della religione, emblematici episodi autobiografici dalle "forti connotazioni extranaturali" diventano il pretesto per analizzare la genesi della religione come elaborazione culturale di "qualcosa" che forse esiste davvero. Ecologia e biologia evoluzionistica ci mostrano un carattere prettamente "funzionalista" della religione: da sempre conferisce vantaggi agli uomini per cooperare, per preservare e conservare l'ambiente naturale e sociale. Molte le variabili "ambientali" prese in considerazione: dall'antropologia alla cinematografia di Terminator e Robocop, dall'epistemologia al genio di Frank Zappa, con un risultato divertente e intelligente. A dimostrazione che non è un ossimoro un agnostico che parla di religione, o lo è tanto quanto un religioso che parla di scienza.

Ferdinando Boero ha lavorato e vissuto in molte parti del mondo, studiando la vita marina. Nel 2006 ha ricevuto la Médaille Albert Ier, Prince de Monaco per l'oceanografia dall'Institut Océanographique di Parigi. Ha pubblicato Ecologia della bellezza (Besa, 2006), oltre a centinaia di lavori scientifici e monografie.

mercoledì 26 novembre 2008

Dopo lunga e penosa malattia, di Andrea Vitali, Garzanti (Milano, 2008). Recensione di Nunzio Festa

Il nuovo romanzo di Andrea Vitali, Dopo lunga e penosa malattia, è l’ennesima consacrazione di un grande scrittore italiano. E nonostante quel che ne dicano o vogliano dirne critici e finti tali, in Italia esempi di bravura – tra l’altro così fatta di costanza – di tale spessore ci sono ma non si pesano in milioni. In questa ultima e fresca opera, addirittura (ma inteso non in senso dispregiativo e per sminuire), Vitali si confronta e vince la partita/confronto con il giallo. Innanzitutto, lo scrittore rendere perfettamente vivi e vivibili personaggi e luoghi, luoghi reali e personaggi realistici. Ogni persona tratteggiata da Andrea Vitali è un mondo, un'umanità compiuta e interessante. Dalle tante e diverse donne, ai maschi professionisti e, per esempio il protagonista del romanzo, spesso accaldati da piccoli o grandi timori. Racconta, Vitali, grazie per giunta a una scorrevolezza bellissima e suadente temi universali e umani. Partendo dal sentimento del dolore, passando comunque dalla tremenda e saltellante paura della morte. Il dottor Lonati in una notte piovosa deve correre a prendere atto della morte del suo amico notaio, libero professionista con il quale per anni ha condiviso tempo libero. Galimberti Luciano, notaio, è morto per un infarto. Per puro caso, però, l'amico scopre tracce che lo faranno praticamente diventare come un detective. Dunque Carlo Lonati si pone la grande domanda: perché Luciano è morto? E il testo strano del manifesto funebre arriva a dare maggiori problemi di chiarezza, anzi fa da benzina che accende il motore della ricerca. Tanti saranno, durante la narrazione a dir poco avvincente, i colpi di scena. In un'ambientazione che aiuta ed è aiutata a essere tema essa stessa importante del volume. La verità è oltre la già nota Bellano, si trova dalle parti della Dongo d'oltre lago. Quando però il ragno dell'angina mette in pericolo la persona del Lonati. Galimberti e Lonati condividevano anche quel problema fisico, quella malattia che tanti guai e subbugli vitali porta. La moglie del medico, sin dall'inizio dell'opera, è in tensione proprio per questo. Vede, Elsa, una morte che potrebbe colpire vicino a lei. Come forse potrebbe veramente capitare o succederà. La tensione è un filo lungo e teso che A. Vitali mai fa spezzare. I brividi tengono, a tratti, per mano. Nel frattempo ci si può arrabbiare, tanto per citare temi utilissimi alla valorizzazione complessiva di Dopo lunga e penosa malattia, per una serie di bugie e finzioni che la vita quotidiana può nascondere. Donne e uomini sono anche questo. E allorché le vicende rappresentano alcune scene possiamo chiederci quanto comportamenti e atteggiamenti già stanno in casi riconosciuti dalle cronache vere. Vitali, con quella attenzione verso la lingua – di nuovo semplice eppure infallibile – sperimenta un genere per lui nuovo. Ma il carattere giallo non è che un elemento secondario. Andrea Vitali assegna alle pagine il ruolo dell'avventura, qualcosa che allo stesso tempo racconta dei tempi. La lettura è piacevolissima, nonostante i grigi necessari. L'autore, in certi casi per dare momenti di ripresa, invita a sorridere. La magia è quella di tenere tutto insieme. Comunque Vitali non è un mago. E' molto di più. Vitali è un grande scrittore. Andrea Vitali è il narratore che puntualmente convince. Che tiene gli occhi vigili e li agita bene.

Dopo lunga e penosa malattia, di Andrea Vitali, Garzanti (Milano, 2008), pag. 176, euro 14.60.

foto da bookswebtv

martedì 25 novembre 2008

Bepress... start now!






Bepress
edizioni in movimento

Le edizioni Bepress nascono nel 2008 da una collaborazione sinergica tra l'agenzia Bfake, le Officine Ergot di Lecce e la Mimesis edizioni di Milano.
Bepress si appoggia sulla forte esperienza dei fondatori che da diversi anni lavorano nel campo delle culture e della produzione di eventi sull'asse Lecce Milano.

Il progetto Bepress parte dalla ricerca sociologica legata al filone critico delle culture alternative, si estende attraverso l'estetica, la letteratura, la saggistica, nella prospettiva di dare voce editoriale ai fenomeni sommersi, alle diversità, ai giovani ricercatori che come Bepress amano mordere le parole ed i libri estraendone linfa vitale e socio culturale.

Grazie all'esperienza ed ai rapporti internazionali intessuti negli anni precedenti la nascita delle edizioni bepress, presto saranno disponibili sul mercato italiano numerosi testi di fondamentale importanza ma mai tradotti nella nostra lingua.

La prima collana in ordine di nascita è ACIDE REALTA', un abecedario delle sostanze psicotrope, un'enciclopedia minore delle droghe, un punto di riferimento per chi lavora, ricerca o sperimenta nel variegato mondo quasi del tutto da alfabetizzare, delle sostanze psicoattive.

La collana UNKNOWN come già indicato dal titolo conterrà i testi stranieri mai pubblicati in italia che con lavoro meticoloso di traslazione saranno finalmente resi disponibili nella nostra lingua.

La collana ATOMI in formato tascabile 12x17 dal prezzo di copertina contenuto, ospiterà la narrativa giovane da una selezione tra i più bravi e creativi narratori che ogni anno ci faranno pervenire i propri lavori con il concorso perenne COGLI L'ATOMO.

La collana ANTROPOS attraverso i circuiti universitari elaborerà le migliori ricerche nel campo delle scienze sociali per dare vita a prodotti editoriali di approfondimenti sociologici e filosofici di elevato spessore culturale.

Bepress è distribuita in libreria su tutto il territorio nazionale tramite il circuito pde con promozione pea. I libri pubblicati con licenza creative commons sono resi disponibili sul nostro sito (www.bepress.it) in formato pdf.

domenica 23 novembre 2008

10 racconti in Noir per Stampa Alternativa. Consiglio caldamente!!!

Questa antologia è il risultato di due passioni: quella, diffusa, per la letteratura definita "di genere" ma che spesso valica i confini del noir per diventare rappresentazione della vita e della società; e quella per la condivisione della cultura, una passione che rifiuta l'imposizione del "tutti i diritti riservati" per restituire (e restituirsi) il diritto di essere autori, lettori ed eco della cultura, e non semplici fruitori, consumatori passivi di "prodotti".
Ecco com'è nata l'idea di un concorso letterario che è stato poi battezzato "Creative Commons in Noir". E alle due passioni di cui sopra - raccontare e condividere - se n'è aggiunta un'altra, che a Stampa Alternativa è piaciuta perché fa parte del tessuto connettivo di questa casa editrice: andare alla ricerca di voci, scandagliare tra chi scrive e trovare narrazioni nuove.
Quest'ottica, una volta che è stata condivisa all'interno di Stampa Alternativa, è stata presentata alle persone a cui si è chiesto di far parte della giuria: Maurizio Matrone, che ha accettato di diventarne presidente, Juan Carlos De Martin, responsabile di Creative Commons Italia, Loredana Lipperini, scrittrice e critica letteraria, Monica Mazzitelli, scrittrice e coordinatrice de iQuindici, Edi Pernici, lettore, Luciano Comida, giornalista e scrittore, e Carla Melli, consigliere della Provincia di Trieste.
Gli autori: Davide Bacchilega, Euro Carrello, Luciano Pagano, Alberto Prunetti, Alberto Giorgi, Michele Frisia, Karim Mangino, Angela Venuti, Antonio Pagliaro, Paolo Ferrari

fonte iconografica di Jonas Dagar

martedì 18 novembre 2008

Maria Beatrice Protino in arte Almadressa parla Street Art Sweet Art edito da Skira

DALLA CULTURA HIP POP ALLA GENERAZIONE POP UP: STREET ART SWEET ART
“La street art è indomabile, sexy e caustica.” (Jacopo Perfetti)
“Quando di tratta di rivolta nessuno di noi ha antenati.” (Andrè Breton)

Pubblicato da Skira editore nel 2007, il volume - uscito per suggellare anche su la carta stampata il successo della mostra tenuta al PAC di Milano nel marzo 2007, sotto la supervisione di Alessandro Riva e il benestare dell’assessore alla cultura del Comune di Milano Vittorio Sgarbi - dal titolo “Street Art Sweet Art”, raccoglie i lavori e le interviste di oltre trenta fra i talenti più interessanti della street art italiana, oltre ad approfondite introduzioni critiche di Alessandro Riva e Jacopo Perfetti su quella che si riconosce come nuova e acclamata corrente artistica.
I cd graffitari sono artisti la cui arte si nutre di un'estetica diffusa - che trova le sue radici nel writing storico e nell'estetica della bomboletta spray, ma anche in linguaggi e tecniche più nuove, dagli stikers agli stencil alle tante forme di "disordinazione urbana" presenti ormai ovunque nelle città di oggi – ma, soprattutto, di quella psicologia della "guerrilla marketing" o guerriglia comunicazionale, per cui l’utilizzo di tecniche di comunicazione non convenzionale consentono di ottenere il massimo della visibilità con un minimo degli investimenti.
Come sottolinea Riva, si tratta della generazione cresciuta a spot televisivi, a forum e chat su Internet; la generazione che convive con un concetto di trash ormai sempre meno ristretto, che mangia e partecipa reality e che capisce bene che per arrivare a colpire l’immaginario collettivo occorre usare i mezzi più semplici: la strada o qualsiasi posto in cui capiti, appunto. È la generazione “sospesa tra hip pop e iperpop”: la generazione pop up, che appare e scompare all’improvviso e in modo inaspettato. Ma, oltre a questo, si tratta di giovani artisti lontani dagli schemi dell’arte snob e colta, che recupera, invece, una genuinità e una spontaneità aperta alla condivisione. “Ogni artista è parte di un’opera collettiva che si frantuma tra le vie della polis creando significati molteplici di un significato unico” (Jacopo Perfetti).
Il contesto popolare e anonimo della città - spesso umiliata da un’edilizia selvaggia - viene decostruito per divenire finalmente un luogo nuovo con un significato nuovo, in cui la strada è essa stessa non solo luogo ideale, ma l’unico per operare.
Nelle interviste pubblicate gli artisti rivelano uno sguardo attento alla realtà, uno sguardo che “parte dal basso”, che quasi studia un paese che si muove spesso “attraverso rotte di mode importate dall’estero” e lo fa con passione, col semplice desiderio di comunicare qualcosa, magari proprio in disaccordo con ciò che accade spesso nel “sistema dell’arte”. Gli strumenti non sono solo le bombolette spray, ma “la carta, la colla.. il tutto condito con una buona dose di ironia, dissacrazione mistica, masochismo, pornografia, ..cronaca contemporanea e gossip.. la critica sociale e politica” (tratto dall’intervista di Chiara Canali a Abbominevole) e rabbia, la stessa che li spinge alla ri-conquista di quegli spazi urbani – metafora di spazi mentali – resi oggettivamente indisponibili da un concetto di illegalità che, invece, spesso significa indifferenza: “il racconto del writer si genera nella coscienza e nell’immaginazione dell’artista liberato e liberatore nel momento in cui occupa uno spazio strappandolo all’inerzia. I graffitisti producono energia” (Vittorio Sgarbi).

Domenico Protino a Milano




MONDADORI MULTICENTER

C.SO VITTORIO EMANUELE II - MILANO



GIOVEDÌ 20/11 2008 ORE 18.00



DOMENICO PROTINO

INCONTRA IL PUBBLICO E PRESENTA ALCUNI BRANI DEL SUO ALBUM OMONIMO DISTRIBUITO DA WARNER



Presenterà MASSIMO COTTO

Domenico Protino si appassiona alla musica all'età di cinque anni per poi scoprire il suo amore per la chitarra, la musica cantautoriale italiana e il pop internazionale.

A partire dal 2000 si esibisce con diverse cover band e partecipa, in qualità di cantautore, a concorsi canori nazionali che gli permettono di prendere confidenza con dei palcoscenici sempre più importanti,. Domenico viene premiato insieme a grandi esponenti del panorama musicale italiano quali Laura Pausini, Nek, Francesco Baccini, Fabio Concato, Antonella Ruggiero, Avion Travel e tanti altri.

Questo premio gli apre le porte a importanti Festival come il Premio Mia Martini, il Solarolo Song Festival, il M.E.I., Sanremoff e Premio Bindi.

Sempre nel luglio 2007, Domenico si aggiudica il Premio Salentino con il brano "La nuova aurora", scritto per una produzione televisiva che in seguito andrà in onda su emittenti RAI.

Nel 2008 viene selezionato per rappresentare l’Italia al Festival Internazionale della Canzone di Viña del Mar del Cile (il più importante festival dell’intera America Latina); vince con il brano "La guerra dei trent'anni” aggiudicandosi due “gaviotas de plata” ovvero i premi come migliore autore e migliore interprete.

lunedì 17 novembre 2008

Agostino Palmisano: estratto da "Una volta ero strafatto" EC (Edizioni Clandestine)


PREFAZIONE
IL PAGLIACCIO E’ IN PENSIONE

Una piccola spiegazione.
Tutto ciò che segue è atto di ribellione inutile -ma onesto- di un individuo alle prese con un esame di coscienza. Egli non si guarda dentro per giudicarsi e darsi delle punizioni da scontare, bensì scava per trovare le tracce che il passato a lasciato nel presente e che il presente stesso potrebbe regalare al futuro. Dico regalare perché l’istante perpetuo del presente è condotto sempre con un po’ d’avventatezza, senza reale cognizione di causa. Si rallenta la mente per paura di andare troppo avanti rischiando di rimanere per sempre indietro rispetto ad una quotidianità che girà vorticosamente su se stessa. E la propria storia viene scritta di conseguenza.
Siamo un disco graffiato senza rimedio. Bisognerebbe lasciarsi fluire completamente nella propria mente.
Tutte queste poesie contengono tutto quello che volete: amore, sangue, morte, dolcezza, sesso, cattiveria, pietà, fratellanza, rabbia, ecc. Tutto il bene ed il male si uniformano all’esigenze dell’individuo che cerca la sua pienezza, anche a costo di diventare scontato, ipocrita, qualunquista, ecc. Voglio essere di tutto perché non voglio essere nessuno. Voglio solo vedermi dentro come un qualsiasi spettatore, magari più interessato del normale.
Ma l’atteggiamento introspettivo non è quello tipico d’un vecchio ormai giunto alla fine che cerca di trovare scuse atte all’apertura delle porte del paradiso dopo la morte fisica. L’introspezione è condotta razionalmente e con tutta la lucidità possibile perché priva d’un fine ultimo. Dopo la morte c’è qualcosa che non ci riguarda. Inoltre l’introspezione assume forme più dilatate che comprendono anche l’humus sociale dell’individuo. Egli ghigna contro il mal di vivere, ride senza ritegno dell’angoscia e dei dolori universali, si fa beffe perfino di se stesso. Ma subito dopo è capace di scoppiare in un pianto infantile chiedendo amore ed affetto, conscio di non meritarne.
In fondo ciò che un uomo chiede è comprensione, soprattutto negli sbagli. Bisogna capire la propria umanità.
Chi scrive ama, anche con rabbia. E se mostra violenza è perché l’oggetto del proprio amore lo delude.




UNA VOLTA ERO STRAFATTO

1
DICHIARAZIONE D’INDIPENDENZA


Finalmente abbiamo finito di campare
hanno spento la nostra musica e ce ne siamo accorti
-acqua nel serbatoio dei nostri motori-
sappiamo che è finita e che la banda è crepata
non più autostrade ma strade soltanto
niente più bar dove farci ripulire dalla nostra ignoranza
niente più noia del troppo tempo da vivere
ma solo noia aspettando di sognare
in letti riscaldati dalle nostre famiglie.
Abbiamo raggiunto un altro livello di percezione
abbiamo assaporato le nostre mancanze
non abbiamo vergogna delle nostre amputazioni sociali
-la stanchezza non sarà bandita dai nostri occhi-
e avremo i ritmi che ci meritiamo
avremo la musica che ci rispetta
assaggeremo solo quello che ci inebria
-quello che gli altri credono fa schifo-
avremo sguardi furtivi che chiederanno salive
avremo posture degne dei migliori falsari
niente grandezza altrui
niente banchetti dal vino guasto
niente strade che ci portino ad altre strade
sempre più vuote e cariche di carne fredda
ci meritiamo la saggezza col disprezzo degli amici
vogliamo il fallimento della personalità
e la vogliamo con la nostra grandezza
e niente giudizi.
Prendiamoci tutto ciò che vogliamo
prendiamoci tutti i banchetti del cazzo
prendiamoci tutti gli sguardi che arrapano
prendiamoci il diritto a non dover prendere a tutti i costi
vogliamo la voglia della grandezza
vogliamo girare senza essere visti
senza che qualcuno s’agganci e vampirizzi
-senza dover dire bè che si dice tutto bene ciao-
vogliamo vedere un bel culo
e non desiderare di papparcelo
vogliamo poter dire che siamo delle teste vuote
senza dover fare la faccia dei bravi bimbi
non vogliamo salvare la situazione
perché nessuno farebbe altrettanto
non vogliamo conoscere ragazze per farci amicizia
noi vogliamo scopare
e sogniamo di scopare
fin anche il mondo balordo che va in malora
grazie a noi.





2


Le torri sono spacciate
crolleranno per rinascere sabbia
e le distese finiranno
tranciate dalle reti elettriche
come ragnatele della società
e tutto sarà attirato
verso le correnti potenti
peggio dei gorghi d’oceano
pressurizzando verso l’abisso
pieno di timpani esplosi
-flusso di povertà
-flusso di ricchezza
-flusso infinito
limite che tende a zero
equazioni impossibili
logaritmi statici
ergonomia
matrice vuota
saturazione non dimostrabile.
Tutto sarà dimostrato
tutto morto
tutto nuovo
tutto spento
il passato spiegato dal sesso
il futuro castrato
il presente ignoranza
il presente indifferenziato.




in foto l'autore

domenica 16 novembre 2008

Con Brisingr Christopher Paolini erede di Tolkien!

Christopher Paolini, autore di Eragon ed Eldest, ora esce con un nuovo lavoro dal titolo Brisingr edito da Rizzoli. Esordisce giovanissimo e diviene un caso letterario, anche se con una certa lentezza rispetto alle esplosioni letterarie di scrittori un pò più maturi come Dan Brown e il Codice Da Vinci. Da subito si intuisce leggendo tutte e tre i suoi lavori che dentro c'è il succo letterario assorbito da frequentazioni con il mondo de Il Signore degli Anelli di Tolkien, ma anche una profonda conoscenza delle atmosfere proprie delle categorie iconografiche del gotico internazionale (vedasi la resa di ambienti architettonici e paesaggi) e di certa letteratura magica di provenienza celtica, soprattutto nel riferimento a certe figure mostruose mitologiche come i Troll. Ma la figura forse più bella e interessante nelle storie raccontate da Paolini, rimane Saphira simbolo seppur mostruoso del legame tra fantastico e realtà, dove l'unione mentale tra il drago ed Eragon, rappresenta la chiave di volta per leggere tutto questo come un legame di crescita spirituale e affettiva tra due esseri che vengono da mondi e dimensioni differenti: altro che interculturalità!

Daniela Pispico



La trama:

Eragon, Roran, e Saphira sono in viaggio verso l'Helgrind, la dimora dei Ra'zac, dove la promessa sposa di Roran, Katrina, è stata tenuta prigioniera. Eragon cura la ferita che è stata inflitta a Roran da un Ra'zac nell'accampamento a Carvahall. Insieme, si infiltrano nella fortezza e vengono attaccati dai Ra'zac. Roran uccide uno dei due Ra'zac e salva Katrina. Eragon trova Sloan, il padre di Katrina e traditore a Carvahall, imprigionato. Eragon decide di rimanere nell'Helgrind per uccidere il restante Ra'zac e trattare con Sloan. Egli dice a Saphira di tornare dai Varden con Roran e Katrina. Poi trova e uccide l'ultimo Ra'zac con facilità. Eragon poi lascia l'Helgrind con Sloan e, utilizzando il vero nome di Sloan, gli ordina di viaggiare verso la terra degli Elfi, e Eragon ritorna dai Varden. Nel frattempo, Saphira arriva al campo dei Varden senza Eragon, così Arya parte per trovarlo. Arya trova Eragon e tornano dai Varden insieme. Al campo dei Varden, Eragon corregge la maledizione che ha accidentalmente imposto a Elva, ma solo parzialmente. Ora può scegliere se ignorare la maledizione o meno. Egli paga inoltre il suo debito verso Gedric, dal quale ha rubato le pelli per la sella di Saphira, e poi fa visita a Jeod e dà alla moglie un regalo. Murtagh e il suo drago, Castigo, attaccano i Varden poco dopo il ritorno di Eragon. Gli Elfi aiutano Eragon nella sua lotta contro Murtagh, costringendo lui e Castigo a fuggire. Dopo la lotta, Eragon sposa Roran e Katrina. Nasuada ordina a Eragon di partecipare all'elezione del nuovo re dei nani senza Saphira, ed Eragon accetta di malavoglia. Tra i nani, Eragon è a favore di Orik, il capo del clan del Dûrgrimst Ingeitum. Un tentativo di uccidere Eragon viene effettuato dal clan del Dûrgrimst Az Sweldn rak Anhûin, che è ostile nei confronti di Eragon. Orik presenta elementi di prova per i capi-clan, che bandiscono l'Az Sweldn rak Anhuin. Dopo aver ricevuto la fiducia dei nani, Orik viene eletto come nuovo re dei nani. All'incoronazione di Orik, Saphira aggiusta Isidar Mithrim, che Arya aveva frantumato nel tentativo di salvare Eragon dallo Spettro, Durza. Eragon e Saphira decidono di tornare a Ellesméra per continuare il loro addestramento. Eragon viene a conoscenza da Oromis e Glaedr che Morzan non è suo padre e che è Brom. Il giorno successivo, Eragon capisce la fonte del potere di Galbatorix; un Eldunarí, o un cuore dei cuori, è un cuore di drago, che contiene la loro coscienza ed esiste in eterno. Glaedr spiega che Galbatorix controlla centinaia di questi, che sono la fonte del suo potere. Essi discutono con Eragon della necessità di avere una nuova spada. Eragon fa visita a Rhunön, l'elfa fabbro, e le chiede di forgiare una nuova lama per lui. Lei accetta, solo dopo che egli recupera il materiale necessario, l'acciaioluce, ed Eragon chiama la spada "Brisingr". Quando Eragon decide di tornare dai Varden, scopre che anche Oromis e Glaedr sono in partenza. Oromis spiega che è giunto il momento di opporsi a Galbatorix accanto a Islanzadí e Glaedr dà il suo Eldunarí a Eragon e Saphira prima della loro partenza. Eragon e Saphira tornano dai Varden, che sono impegnati in un assedio alla città di Feinster, e si ricongiunge con Arya. Eragon e Arya trovano la Signora della città, Lady Lorana, ma scoprono che i suoi tre maghi stanno tentando di creare uno Spettro. Eragon e Arya corrono a uccidere i maghi, che però riescono a trasformare un uomo in uno Spettro. Tuttavia, Eragon vede attraverso l'Eldunarí di Glaedr lo scontro fra Oromis e Murtagh; Galbatorix prende il controllo di Murtagh e tiene bloccati i due Cavalieri. Oromis si irrigidisce a causa della sua malattia e viene trafitto dalla spada di Murtagh che uccide anche Glaedr. Appena Eragon riacquista coscienza, lui e Arya lottano con lo Spettro, Varaug, che viene ucciso dall'elfa. Dopo il successo dell'assedio, Nasuada informa Eragon che il piano dei Varden è di marciare verso Belatona, quindi a Dras-Leona e da lì a Uru'baen, dove cercheranno di uccidere Galbatorix.

fonte Wikipedia

mercoledì 5 novembre 2008

Barack Obama è il nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America

Tralasciando entusiasmi e facili paragoni (come ha fatto un’emittente radiofonica italiana che ha idealmente affiancato Barack Obama a Papa Giovanni Paolo II) con illustri personaggi della storia dell’umanità confondendo generi e ambiti di azione, la vittoria di Barack Obama, è sintomo di un cambiamento epocale non solo per gli U.S.A. ma per tutto il mondo. Il presidente di colore, vince in Virginia, California, in Pennsylvania. Il neo-eletto presidente, davanti a una folla acclamante il suo imperativo categorico “Yes, We Can!”, dichiara di voler costruire una nuova America, con l’aiuto di tutti (dalle comunità ispano-americane, afro-americane, alle comunità – impensabile sotto un’amministrazione Bush – gay che lo hanno sostenuto) mattone per mattone. Questo significa un impegno che non sarà solo unilaterale e dogmaticamente verticalistico dall’alto verso il basso (le amministrazioni Reagan, Bush senior, Bush Jr), ma un nuovo modo di intendere la politica sul piano interno fatta su un reale dialogo tra le diverse componenti la società civile (quella che deve scegliere a causa di un sistema sanitario gestito dalle compagnie di assicurazione se mangiare o curarsi) e la leadership della White House. Sul piano internazionale maggiore apertura verso la Russia, e paesi hot come Corea e Cina, pianificazione costruttiva di progetti regolamentativi per una maggiore stabilizzazione del sistema ecologico mondiale oramai ai limiti del collasso. Ora non ci resta che sperare che Obama ( Il Presidente nero, come il titolo dell’opera di Lobato edito da Controluce) dichiari al mondo cosa si nasconde nell’Area 51 e attendere una splendida analisi di Noam Chomsky sul nuovo democratico ordine mondiale

martedì 4 novembre 2008

Le larve, di Claudio Morandini, Pendragon, (Bologna, 2008). Di Nunzio Festa

Peggio, per bruttezza, delle larve. Il protagonista del romanzo di Morandini, quello principale e non il ritratto che fa da cornice a tutta la storia, che è un ricco abominevole, dovrebbe essere mangiato dagli insetti; mentre, per esempio, tratta male le sue serve, esattamente o forse solo idealmente come suo nonno-padre da lui vorrebbe. Che, per dirla tutta, il ragazzo è figlio del nonno. E non del padre. A volte (sembrerebbe) le cose non sono nella maniera esatta di come te le raccontano quando sei un bambino. La trama nebulosa, ma non per insufficienza di doti bensì per scelta, è impregnata del clima ampiamente asfittico del palazzaccio nel quale i fatti succedono. In qualche passaggio, Claudio Morandini somiglia alla Chiara Cretella di Annunciazione in metropolitana; principalmente per alcune scene e piccoli risvolti psicologici di alcuni personaggi. La storia, la quale si svolge in vite rurali e perfettamente borghesi, è zeppa della terra più melmosa che esista. Siamo di fronte, addirittura, a più generazioni di larve. D’esseri, anzi, ripugnanti come e molto più delle larve. Le larve non proprio astrali. Forse, più esattamente il male annidato in cellule di uomini persi. La trama ci fa sentire tutto quel profumo, a volte claustrofobico, delle temperature gotiche. Gli eventi sono carichi, ancora, di male. Una donna è fatta impazzire. Un omicidio. Una vita a stare perfettamente e di continuo contro gli altri. Il dominio del padrone. Una serie di elementi ficcati nel corpo della narrazione, narrazione di un io-narrante scrupoloso e duro. Il protagonista, a tratti, è sospeso tra sogno-incubo e realtà. Il fattore salvifico, invece, è rappresentato appunto dalla terra. Quella iniziale e vitale, nonostante sempre le larve. Claudio Morandini riesce nell'operazione di scrivere con cautela e ricchezza, chiaramente funzionali ai luoghi. Morandini, però, capisce persino che deve permettere a lettrici e lettori d'entrare meglio e di più nelle menti dei personaggi, ed è capace allo stesso tempo del “lavoro”. Con questo romanzo si può dunque giungere nel territorio delle miserie umane, delle bassezze, leggendo facce di uomini orribili. Le larve è un romanzo fitto di contenuti. Parte dell'umanità, e delle sue 'passioni' è tenuta in vita con la forza delle parole.


Le larve, di Claudio Morandini, Pendragon, (Bologna, 2008), pag. 227, euro 14,00.

sabato 1 novembre 2008

Enrico Rava Quartet Standards
















Giovedì 20 novembre
doppio set: 20,00 (primo) – 22,00 (secondo)

Enrico Rava Quartet Standards

Enrico Rava, tromba
Luca Mannutza, pianoforte
Dario Deidda, basso
Roberto Gatto, batteria


Secondo prestigioso appuntamento per il Jazz Club Ueffilo – Cantina a Sud (Via Donato Boscia 21 – Gioia del Colle), in collaborazione con Jazzitalia e con MPS Banca Personale (Gruppo Montepaschi).
Giovedì 20 novembre le mura rinascimentali del Ueffilo ospiteranno – in un esclusivo doppio set ( 20,00/22,00) uno tra i più grandi musicisti del jazz mondiale: Enrico Rava.
Rava è, senza dubbio, uno dei più eleganti e creativi musicisti europei, dall’innato senso melodico. Da sempre impegnato nelle esperienze più diverse e più stimolanti, è apparso sulla scena jazzistica a metà degli anni sessanta, segnando il suo percorso con collaborazioni prestigiose come quelle con Gato Barbieri, Cecil Taylor, Jack de Johnette, Pat Metheny, Miroslav Vitous, John Abercrombie, Richard Galliano, Steve Lacy, Joe Henderson, Michel Petrucciani.
Il trombettista triestino sarà accompagnato, in questo inconsueto percorso musicale, dalle invenzioni pianistiche di Luca Mannutza nonché da una solida e scoppiettante sezione ritmica formata dall’impareggiabile drumming di Roberto Gatto alla batteria e dalle pulsanti vibrazioni di Dario Deidda al basso elettrico.
L’ appuntamento sarà arricchito dalla degustazione di prodotti tipici, frutto della rinnovata offerta enogastronomica del Ueffilo.
Food and Music: 30 euro.
Il Ueffilo – Cantina a Sud è in Gioia del Colle(Ba)-via Donato Boscia 21.
Info e prevendite: 339/8613434 – 080/3430946 - Centro Musica : 080 - 521.17.77
web: www.ueffilo.com. info@ueffilo.com

Grazie infinite per la collaborazione.

Alceste Ayroldi
Responsabile dell’ Ufficio Relazioni Esterne
e Comunicazione Ueffilo Jazz Club
339/2986949

BIOGRAFIE


ENRICO RAVA
Enrico Rava, nato a Trieste nel '39, è indubbiamente il jazzista italiano più conosciuto a livello internazionale. In trent'anni di carriera, il trombettista, flicornista, compositore ha al proprio attivo oltre settanta incisioni, di cui sedici a proprio nome. Avvicinatosi alla tromba nel '57, grande ammiratore di Miles Davis e Chet Baker, Enrico Rava comincia a suonare giovanissimo nei club torinesi. Nel '63, conosce Gato Barbieri, al cui fianco due anni dopo incide la colonna sonora del film di Montaldo Una bella grinta. In quegli anni incontra Don Cherry, Mal Waldron e Steve Lacy, con il quale suona free jazz in quartetto tra Londra e Buenos Aires (ed è in Argentina, nel '66, che il quartetto registra l'album The Forest and The Zoo). Nel '67, Rava è a New York ed entra in contatto con l'avanguardia free, tra cui Roswell Rudd, Marion Brown, Rashid Ali, Cecil Taylor, Carla Bley. Dopo una parentesi italiana, che lo vede esibirsi con vari musicisti, tra cui Franco D'Andrea, e registrare a Roma con Lee Konitz e a Brema con Manfred Schoof, nel '69 riparte per New York, dove rimarrà per otto anni. I primi tempi suona soprattutto con Rudd, Bill Dixon e la Jazz Composer's Orchestra di Carla Bley, sotto la cui direzione partecipa all'incisione di Escalator Over the Hill. A partire dal '72, anno in cui pubblica Il giro del giorno in 80 mondi, il primo disco a suo nome, Rava dirige quartetti (sia nei club newyorkesi che in tournée in Europa e Argentina) quasi sempre privi di pianoforte. Le collaborazioni e le incisioni si susseguono, preziose, a ritmo serrato, al fianco di prestigiosi musicisti italiani, europei, americani: tra questi John Abercrombie, Joe Henderson, Roswell Rudd, Cecil Taylor, Ray Anderson, Dollar Brand, Franco D'Andrea, Urbani, Miroslav Vitous, Daniel Humair, Paul Motian, John Taylor, Archie Shepp, Misha Mengelberg, Richard Galliano, Lee Konitz, etc. etc. Musicista rigoroso e strumentista raffinato, questo poeta della tromba è anche un sensibile ed abile compositore, amante del jazz, ma capace di suonare nei più disparati contesti e di fondere nel suo personalissimo stile influenze musicali molteplici, dalla musica sudamericana al funk, al rock.
ROBERTO GATTO
Nato A Roma il 6 ottobre 1958. IL suo debutto professionale risale al 1975 con il Trio di Roma (Danilo Rea, Enzo Pietropaoli).
Ha suonato in tutta Europa e nel resto del mondo con i suoi gruppi ed insieme ad artisti internazionali. Le formazioni a suo nome sono caratterizzate, oltre che da un interessante ricerca timbrica, e un impeccabile tecnica esecutiva, da un grande calore tipico della cultura mediterranea. Questo fa sicuramente di Roberto Gatto uno dei più interessanti batteristi e compositori in Europa e nel Mondo.
Numerose sono le collaborazioni con Bob Berg, Steve Lacy, Johnny Griffin, George Coleman, Dave Liebman, Phil Woods, James Moody, Barney Wilen, Ronnie Cuber, Sal Nistico, Michael Brecker, Tony Scott, Paul Jeffrey, Bill Smith, Joe Lovano, Curtis Fuller, Kay Winding, Albert Mangelsdorff, Cedar Walton, Tommy Flanagan, Kenny Kirkland, Mal Waldron, Ben Sidran, Enrico Pieranunzi, Franco D'Andrea, John Scofield, John Abercrombie, Billy Cobham, Bobby Hutcherson, Didier Lockwood, Richard Galliano, Christian Escoudè , Joe Zawinul, Bireli Lagrene, Pat Metheny.
Come leader ha all'attivo nove album: Notes, Ask, Luna, Jungle Three, Improvvisi, Sing Sing Sing, Roberto Gatto Plays Rugantino.
Da anni si dedica anche alla composizione di musiche da film realizzando, insieme a Maurizio Giammarco, la colonna sonora di "Nudo di donna" per la regia di Nino Manfredi, ed insieme a Battista Lena quelle di "Mignon è partita" di Francesca Archibugi vincitore di cinque David di Donatello, di "Verso Sera" e "Il grande cocomero" della stessa Archibugi.
Nel 1983 vince il referendum del mensile Fare Musica come "miglior batterista italiano".
Nel 1985 e nel 1987 con il gruppo Lingomania si classifica al primo posto del referendum "Top jazz" indetto dalla rivista Musica Jazz nella categoria "Miglior gruppo".
Nel 1988, 1989, 1990, nell'ambito dell'inchiesta "i vostri preferiti" a cura del mensile Guitar Club, è al primo posto della categoria "2Batteristi". Nel 1993 realizza due Video didattici dal titolo "Batteria" vol. 1 e 2.
Si è esibito recentemente nella prestigiosa sala della Town Hall a New York.
E' stato direttore artistico del Teatro Dell'Angelo di Roma per la rassegna "Jazz in progess".

Collaborazioni come sideman con: Mina, Lucio Dalla, Pino Daniele, Gino Paoli, Ivano Fossati, Gianni Morandi, Riccardo Cocciante, Ron, Mango, Renzo Arbore, Teresa De Sio, Ornella Vanoni, Sergio Caputo, Gilberto Gil, Mimmo Locasciulli, Riz Ortolani, Piero Umiliani, Franco Piersanti, Lalo Schifrin, Armando Trovaioli, Ennio Morricone, Domenico Modugno.
La sua biografia è inserita nella prestigiosa "Biographical Encyclopedia of Jazz" di Leonard Feather & Ira Gitler.

LUCA MANNUTZA

Nato a Cagliari il 22.09.1968 si avvicina alla musica giovanissimo grazie al padre che gli impartisce i primi rudimenti musicali e pianistici all'età di soli quattro anni. Nel 1974 inizia privatamente lo studio del pianoforte classico per poi iscriversi nel 1979 al Conservatorio "G.P. da Palestrina" di Cagliari. A tredici anni partecipa al Concorso pianistico Internazionale "Ennio Porrino" aggiudicandosi il terzo posto ex aequo (non verranno assegnati i primi due). Si diploma in pianoforte al Conservatorio di Cagliari diciotto anni, con ottimi risultati. Nel frattempo matura esperienza musicale con vari gruppi di rock progressivo e fusion.
Conosce il jazz solo nel 1990 e l'intensità della sua attività musicale jazzistica inizia a crescere a partire dal 1992 quando viene chiamato dal sassofonista argentino Hector Costita con cui collaborerà per tre anni. Nello stesso anno conosce il trombettista newyorkese Andy Gravish che lo recluta per le sue serate in Italia.

Dal 1993 inizia ad esibirsi a fianco di alcuni dei migliori musicisti italiani tra i quali Paolo Fresu, Emanuele Cisi, Maurizio Giammarco, Bebo Ferra, Francesco Sotgiu, Steve Grossman.

Nel 1999 si trasferisce a Roma dove inizia a collaborare con la cantante Susanna Stivali con cui partecipa ai concorsi "Barga Jazz", "Viva il jazz" ed al "Festival Jazz di Malta".

Nell'estate del 2000 partecipa nuovamente al concorso "Barga Jazz" insieme al contrabbassista Piero di Rienzo ed al batterista Billy Sechi ricevendo dalla giuria una menzione speciale. Dal dicembre del 2000 diventa pianista accompagnatore del quartetto gospel "Vocintransito".

Nel giugno 2002 vince il Premio Massimo Urbani. Nello stesso anno, ad agosto, partecipa con il quartetto del sassofonista Max Ionata al concorso Tramplin Jazz di Avignone, Francia, vincendo il premio del pubblico e a ottobre arriva alla fase finale del terzo Concorso Internazionale di piano jazz Martial Solal a Parigi.
Nel gennaio 2003 inizia ad insegnare piano jazz al Seminario Invernale di Nuoro e successivamente piano jazz al Conservatorio di Cagliari.
Ha collaborato con i migliori musicisti della scena italiana, e non (Jeremy Pelt), ed ha partecipato ai più importanti festival internazionali di jazz tra i quali Umbria Jazz, Jazz Italiano a New York, Parc Floral di Parigi. Attualmente è membro degli High Five (Bosso – Scannapieco 5tt), del Roberto Gatto 4tt, delle Trombe del Re (Boltro – Bosso 5tt), del Fabrizio Bosso 4tt, Ada Montellanico 4tt e Max Ionata 4tt.







DARIO DEIDDA
Diplomato in contrabbasso e basso elettrico.

Principali collaborazioni nel circuito jazzistico:
M. Giammarco, R. Gatto, D. Rea, U. Fiorentino, E. Pierannunzi, P. Fresu, C. Mayer, R. Marcotulli, E. Rava, T. De Piscopo, M. Urbani, S. Di Battista, R. Giuliani, F. D’Andrea, P. Condorelli, R. Zifarelli, J. Girotto, M. De Vito, G. Amato,tra gli altri..

Tra i musicisti stranieri ha collaborato con:
G. Coleman, J. Bergonzi, J. Moody, M. Miller, K. Lightsey, G. Garzone, S. Turre, V. Colaiuta, R.Brecker, K. Wheleer, S. Grossman, D. Liebman, B. Sidran, A. Johnson, H. Hernandez, Ernesttico, J. Garrison, P. Sery, M. Petrucciani, J. Griffin, B. Golson, G. Coleman e altri ancora.

Ha fatto parte della band di Pino Daniele nel 1999 e della band della cantante Barbara Cola (1997).

Suona stabilmente nei tours italiani di Carl Anderson (Giuda nel film “Jesus Christ Superstar”).

Fa parte dei “Pure Funk Live”di Gegè Telesforo registrando anche il nuovo cd per la “Go Jazz” (We couldn’t be happier)

E’ il bassista dei “Cuban Stories”, band di Latin e Salsa Jazz del fratello Alfonso ed Ernestico Rodriguez (Jovanotti band), coi quali ha inciso il prossimo cd.

Ha appena registrato il primo cd a proprio nome per la “Go Jazz” (USA) con Julian Oliver Mazzariello, al piano e organo, e Stephane Huchard (Blue Note) alla batteria, piu importanti ospiti: S.DiBattista, Bob Malach, M. Rinalduzzi, G. Fasano, G. Telesforo, Sandro e Alfonso Deidda. Il cd uscirà in autunno.

Ha inoltre formato con i “colleghi”e amici Marco Siniscalco e Luca Pirozzi, un trio di soli bassi elettrici denominato “Bassic Istint”.

Ha fatto parte di numerose band televisive:con S. Palatresi e R. Arbore in “Il caso Sanremo”(1990), ”D.O.C.” (1988), ”M. Costanzo Show” con T. De Piscopo, ”Comici”, “Saranno Promossi”, ”L’ottavo nano”con S.Dandini,C.Guzzanti e Lele Marchitelli,” “Roxy Bar” con R.Gatto. Nei suddetti programmi televisivi ha collaborato con:Carmen Consoli, Marina Rei, Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Elisa, Max Gazzè, Niccolò Fabi, Samuele Bersani, Alex Britti, Luca Carboni.

Ha partecipato a circa 20 cd di vario genere con alcuni dei sopracitati artisti e svolge attività di insegnante in varie scuole. Dal 1999 è endorser delle corde “R.Cocco Strings” e dal 2001 endorser degli ampli per basso “Mark Bass”.

venerdì 31 ottobre 2008

Paolo Pacciolla e Anna Luisa Spagna e Lecce per parlare dell'India


PAOLO PACCIOLLA ANNA LUISA SPAGNA
LA GIOIA E IL POTERE (Besa editrice)

Lecce - 31 ottobre 2008 alle ore 19,00
presso il Convento dei Teatini.

Interverranno l'on. Adriana Poli Bortone e il prof. Roberto Perinù.






Un percorso storico nella musica e nella danza dell’organismo sociale indiano: la musica vedica della casta sacerdotale, che sottolineava e dava forza ai vari momenti dei riti sacrificali; le esecuzioni orchestrali e le danze nelle splendide corti dell’India – da quelle antiche, buddiste o indù, a quelle musulmane e poi inglesi – dove musica e danza erano affidate alle donne ma erano praticate anche dai re e dai guerrieri; musica e danza nei templi medioevali e moderni, i palazzi degli dei attorno ai quali ruotava la vita delle città; la scena cittadina, con le processioni sacre e regali e le varie forme di intrattenimento. Ma anche un’analisi delle idee estetiche che le arti dello spettacolo dovevano esprimere e veicolare: le ragioni e le finalità delle arti, il rapporto con le cosmogonie e l’analogia con i culti e le pratiche spirituali. E, ancora, il rapporto delle arti con le forme naturali, in particolare quelle della vita vegetale. Inoltre, un’esposizione degli elementi grammaticali fondamentali e delle principali forme musicali e coreutiche. Una ricerca sulla musica e la danza che restituisce a queste arti la centralità che avevano nel pensiero e nella società dell’India di tutte le epoche.


PAOLO PACCIOLLA inizia la ricerca sulla musica classica indiana (Dhrupad Pakhawaj) nel 1995. Ha pubblicato la monografia Il pensare musicale indiano (Besa, 2005). Suoi scritti sono apparsi sulle riviste “Melissi”, “In Corso d’Opera” e negli Atti del XI, XII e XIII Convegno Nazionale di Studi Sanscriti, tenutisi a Milano (2002), Parma (2004), Roma (2006).
Compone ed esegue le musiche per gli spettacoli di Sutra - Arti Performative, presentati in diverse rassegne e festival in Italia e all’estero.

ANNA LUISA SPAGNA inizia la ricerca sulla danza classica indiana (Odissi e Chhau di Seraikella) nel 1995. Suoi scritti sono apparsi sulle riviste “Melissi” e “In Corso d’Opera”. Con il nome Racconti del Corpo sviluppa una ricerca fra danza e pedagogia legata al tema del femminino.
È coreografa e danzatrice negli spettacoli di Sutra - Arti Performative, presentati in diverse rassegne e festival in Italia e all’estero.

giovedì 30 ottobre 2008

Enzo Fileno Carabba - Le colline oscure - Armi da taglio 3 (Barbera editore)


IL LIBRO

Angelo di mestiere tenta di insegnare l’amore per i libri alla fauna studentesca che popola il labirintico Istituto ogni giorno più grande. Nel tempo libero ruba giocattoli ai bambini ricchi e li rivende. Sarebbe un’esistenza già abbastanza bizzarra se non fosse che la campagna attorno a lui comincia a popolarsi di Madonne: appaiono, marciano tra gli alberi e a volte si scontrano con ferocia. Da dove vengono? Che cosa vogliono?

In una realtà attraversata da misteri e da rivelazioni, da tafani e da tagliole, si intrecciano le vicende di turisti americani new age e bambini muti, vecchie zie e manager d’assalto, donne che Angelo ama e donne che dovrebbe amare. Ed è così che pagina dopo pagina la scrittura incantevole di Enzo Fileno Carabba ci trasporta in un mondo fantastico e ci porta a scoprire l’unica verità possibile: il Maligno si annida dappertutto, le colline incombono oscure e occorre organizzarsi per provare a resistere allargando spiragli di luce.



L’AUTORE

Enzo Fileno Carabba (Firenze, 1966) è autore di diversi libri, tra cui Jakob Pesciolini (Premio Calvino 1991), La regola del silenzio e La foresta finale, tutti editi da Einaudi. Il suo ultimo romanzo prima di Le colline oscure è stato Pessimi segnali, uscito in Francia nel 2003 nella prestigiosa Série Noire di Gallimard e l’anno dopo in Italia da Marsilio: lì compariva per la prima volta Angelo, protagonista anche di queste pagine.

martedì 28 ottobre 2008

Marcello Sacco parla del Presidente Nero di Lobato

Il motivo per presentare al lettore italiano Il presidente nero [...] sembrerebbe quasi ovvio, nell’anno della campagna elettorale di Barack Obama, John McCain, Hillary Clinton e Sarah Palin.
Diceva Aldous Huxley, nella prefazione del 1946 al suo Brave New World, che un libro sul futuro, qualunque sia la sua qualità artistica o filosofica, ci interessa solo nella misura in cui le profezie che contiene possono avverarsi o no. Ebbene Il presidente nero [...] fu scritto quando neanche l’egemonia mondiale degli USA si poteva considerare così ovvia [...] e già ci parla di una società futura in cui vige il telelavoro e il voto telematico, l’opinione pubblica si orienta leggendo giornali proiettati su schermi luminosi presenti in ogni casa, l’elettorato ha accantonato la lotta di classe e si identifica con i suoi leader secondo sesso, colore della pelle e fotogenia, mentre è in corso una campagna elettorale in cui, a contendersi la Casa Bianca, ci sono un conservatore bianco, un leader nero e una donna. [...] Ma Lobato non prevede solo questo. Prevede lo shopping e l’università a distanza, le ferie coniugali (cioè brevi separazioni periodiche in luogo del divorzio), i villaggi turistici, la dittatura sociale della moda e quella domestica del bambino. [...] E a proposito di capitalismo, Lobato vede nel fordismo e nell’industrialismo americano la fine dei contrasti fra capitale e lavoro; considerazione che oggi molti sottoscriverebbero e molti altri non riuscirebbero a leggere senza sorridere o inorridire. Ma tra il sorridere e l’inorridire si annida appunto una delle questioni cruciali che la lettura di questo libro solleva. Come valutare la distanza tra l’autore e la materia trattata? Fino a che punto il futuro descritto è auspicato e fino a che punto temuto? Questo è infatti un libro in cui il teorico della letteratura interroga il testo e domanda al suo autore empirico: “Ci fai o ci sei?”
Monteiro Lobato, va detto subito, con questo romanzo si guadagnò la fama di scrittore razzista, non tanto (o non solo) per la sua visione stereotipata delle razze, quanto per le teorie eugenetiche che circolano in queste pagine. Ma un libro sul futuro si fa leggere innanzitutto se propone profezie realizzabili (anche se dovessero far più paura ai lettori che al profeta) [...].
Sull’eugenetica, la dottrina formulata da Francis Galton per “migliorare” la razza umana, forse si sa molto e molto poco [...]. Quando alla fine degli anni ‘10 viene introdotta in Brasile, l’eugenetica sembra dare inizialmente voce, nella sua versione più moderata, alla necessità di migliorare le condizioni igieniche delle classi più povere, tanto nei suburbi come nelle campagne. Tuttavia, il suo côté razzialista, pur non provocando l’orrore dei campi di concentramento europei, genera un dibattito che oggi, se non scandalizza, fa quasi tenerezza. Nel paese meticcio per eccellenza [...] intellettuali e scienziati brasiliani si domandavano se la condizione creola del loro popolo non l’avesse per caso reso inadatto alle sfide della modernità [...].
L’incontro di Lobato con l’eugenetica avviene in questa fase. Più che un intellettuale “impegnato”, nel senso che si dà oggi al termine, lui è un intellettuale impresario. Per tutta la vita non farà che realizzare o teorizzare imprese, affari, linee guida economiche, investimenti [...], abbraccia e respinge con disinvoltura vari credi. Compare sulla scena letteraria con una polemica contro il caboclo, il contadino di ascendenza india che vive di un’arretrata agricoltura di sussistenza, descrivendolo come un fungo, un parassita, ma negli anni ci si affeziona e ci ripensa, scoprendo coi marxisti che è uno sfruttato; idolatra l’economia USA, ma ammira anche Lenin; apprezza il ruolo della donna nella rivoluzione sovietica, ma maschera di sarcasmo la sua antipatia per le suffragiste inglesi; critica gli artisti connazionali che imitano il Futurismo, ma tesse elogi marinettiani alla guerra igiene del mondo; spera che l’eugenetica possa effettivamente purificare il sangue brasiliano, ma non esita ad osannare Gilberto Freyre, il sociologo che a New York, con Franz Boas, aveva imparato a distinguere determinismo razziale da influsso culturale e ravvisò proprio nel meticciato l’identità del Brasile e del colonialismo lusitano. Teoria, questa, che se ha a sua volta rischiato di generare l’idea autoassolutoria di un colonialismo buono, ha anche avuto il merito, fra gli altri, di estrarre il Brasile dalle sabbie mobili di ridicoli complessi d’inferiorità, incamminandolo verso quell’orgoglio creolo che oggi si ritrova un po’ dappertutto, dal pensiero sociale alla musica popolare. È il Brasile sincretico e multirazziale cantato da Vinicius de Moraes (“bello come la pelle soffice di Oxum”, la venere mulatta del candomblé), ma anche quel microcosmo misto eppur rigorosamente gerarchizzato, con le sue balie ingenue e i negri da cortile, che ritroviamo proprio nella letteratura infantile di Monteiro Lobato.
Per lui il paradosso statunitense sta proprio in quella sorta di segregazionismo rigido e tuttavia fortemente egualitario, coerente e democratico fino ad affacciarsi sull’abisso di una nuova guerra civile. [...] Una visione del melting pot a stelle e strisce in bilico fra utopia agghiacciante e distopia involontaria, tra profezia catastrofistica e wishful thinking in agguato. Dunque a un delirio letterario come questo si può scavare una nicchia in quel subgenere della fantascienza che è il romanzo distopico, proprio accanto a Brave New World o 1984, con buona o cattiva pace del suo autore empirico e dei suoi coinquilini anglosassoni. Perché, quale che sia l’adesione della persona reale alle idee delle sue personae, certe affermazioni – che rappresentano oggi un curioso florilegio di dottrine protonaziste – poste in bocca a una perturbante Beatrice ariana, frullate in una trama romanzesca improbabile, punteggiate di svenevoli commenti amorosi di un timido travet carioca che ascolta basito aneddoti giunti direttamente dal futuro remoto, oggi suonano a “modeste proposte” swiftiane e sembra davvero impossibile, quando il climax narrativo porta il delirio ai suoi piani più alti, pensare che non si rida anche un po’ col (e non del) loro autore.

Marcello Sacco ha curato la post-fazione al volume

Il presidente nero, Controluce, Nardò 2008

mercoledì 22 ottobre 2008

Roberto Pazzi nel Salento












Roberto Pazzi torna nel Salento per presentare il suo sedicesimo romanzo
"Dopo primavera" - edito da Frassinelli


La vita di Aldo Mercalli, passata a scrivere libri di successo e a inseguire fantasmi amorosi, cambia la sera in cui, rientrato in casa, trova ad attenderlo un uomo identico a lui. La sorpresa iniziale si tramuta presto in fastidio e, alla fine, in apatica rassegnazione alla convivenza coatta, fino a quando il protagonista si lascia sedurre dalla tentazione di servirsi del misterioso gemello per emendare gli errori e le scelte di un’esistenza imperfetta, dominata dall’ansia di salvare gesti e parole dall’inevitabile decadimento della durata. La faustiana complicità con il diabolico servitore entra in crisi nel momento in cui, dal passato, riemerge una donna. Sveva non si accorge subito di ricevere, nell’amante, le attenzioni di due uomini diversi... Ma poi sarà lei a porgere ad Aldo il filo per uscire dallo sdoppiamento. L’autore di Vangelo di Giuda e di Conclave, calandosi in uno dei dualismi più sofferti – lo scarto fra quel che si è e quel che si sarebbe voluto essere – ritrova nelle finzioni della scrittura uno specchio tra i più limpidi per rappresentare e capire misteri e ambiguità della natura umana.

Roberto Pazzi, tradotto in 27 lingue, è stato collaboratore del C. della Sera ed ora del New York Times.

Due volte finalista al Premio Strega, ha vinto, tra gli altri, i premi Comisso, Montale, Superflaiano, Stresa e Scanno.

The OBSERVER ha scritto di lui: “E’ un fuoriclasse della scrittura. E’ il successore di Calvino”.

“Pazzi sa dare vita ad allegorie fantasiose che ricordano al lettore la magia e la forza immaginifica di Calvino” (The New York Times)

“Pazzi ha la stoffa del grande narratore” (L’Express)

“E’ un narratore raffinato e incantato di fatti che non accaddero o che si verificarono soltanto in quella storia che ha luogo al di là dello specchio di Alice”

(C. Sgorlon)


Gli appuntamenti con Roberto Pazzi:


Giovedì 23 ottobre 2008


Martignano : Palazzo Palmieri
ore 20,00
Presenta Elio Coriano, interviene Luigino Sergio


Venerdì 24 ottobre 2008
Università di Lecce

ore 17,00

conferenza nell’aula Ferrari dell’Ateneo. Patrocinio della Facoltà di Scienza della Formazione.

Conferenza: “Perché scrivere, perché leggere”.

Introduce il prof. Giovanni Invitto, presenta il prof. Carlo Alberto Augieri



III^ Circoscrizione Lecce
Leuca – Ferrovia - Stadio

ore 19;30

Quartiere in festa
Evento “Piovono libri”
Sede del IV Circolo
Via Cantobelli

Presenta Raffaele Polo



Sabato 25 ottobre 2008
Lecce
ore 18:00

c/o la Sala lettura Biblioteca Provinciale “N. Bernardini”.
Presenta M. G. De Judicibus, Presidente Pro loco di Lecce.
L'incontro è curato dalla Pro Loco e dalla FIDAPA di Lecce.
Seguirà degustazione


info: Alessandro Turco

lunedì 20 ottobre 2008

Immaginaria 08

















La fabbrica dei gesti
riparte con
"IMMAGInARIA"
Laboratorio Coreografico/Teatrale
condotto da

Silvia Lodi e Stefania Mariano

Lezione Prova
Venerdì 31 ottobre 2008


Formazione e ricerca dove scoprire, apprendere, creare, lavorare sulla danza ed il teatro attraverso il training fisico e gli elementi fondamentali della dinamica, peso e respirazione. E ancora: l'improvvisazione personale e di gruppo, la composizione, il lavoro con il testo, gli elementi di base della danza contemporanea e l'uso della voce.

Il laboratorio è rivolto a danzatori, attori e musicisti provvisti di esperienza, e a chiunque abbia la curiosità e l'interesse a scoprire e risvegliare le proprie capacità sensoriali, espressive e creative. L'obiettivo del lavoro è espandere e coltivare la propria capacità di comunicazione con gli altri e con lo spazio. Il laboratorio intende, attraverso gli strumenti pratici e teorici, sviluppare una coscienza corporea con l'intento di far dialogare i due linguaggi: teatro e danza. Inoltre, si vuole approfondire il piacere della ricerca, concedendosi il giusto tempo per analizzare e scavare, svelando un percorso che va sempre più in profondità.

Sono previsti percorsi di studio per due livelli: principianti - avanzati. Il laboratorio si concluderà a giugno 2009, presentando al pubblico un primo studio sul lavoro svolto.

La lezione PROVA è fissata per venerdì 31 ottobre 2008, dalle 18.00 alle 20.00, con l'obbligo di prenotazione.

Max 12 partecipanti.
Non si può effettuare più di una lezione prova gratuita.
La frequenza è bisettimanale.

Per prenotarsi: chiamare il n. 347.5424126
fabbricadeigesti@gmail.com

giovedì 16 ottobre 2008

La città perfetta, di Angelo Petrella, Garzanti (Milano, 2008) di Nunzio Festa

La Napoli di Petrella va oltre Rea e La Capria. Con questo romanzo, oggi chiaramente, possiamo decisamente dire – e con tutto il rispetto che arriva da modestie antiche e giovani – che Angelo Petrella è uno degli scrittori al momento più importanti da leggere e ricordare; che Petrella – oggigiorno è salito più in alto di un Ermanno Rea della Dismissione come di tanti La Capria ugualmente significativi. E questo giusto per pensare a due compaesani, diciamo. Ma questo solamente per esempio (appunto…). I centri operativi mobili e immobili del narratore napoletano, quelli che sanno di divise a dir poco sporchissime e allo stesso tempo di anni stati di Pantera e occupazioni, sono bagnati nella Napoli che è mondo intero, immenso, per certi versi spropositato. Nella lettura più attenta, occorre ammettere subito, ci aiuterà un bravo Fattori e il super attento F. Forlani. Dal Napoli, ancora, allo stadio alla lotta armata. I protagonisti del romanzo sono creati per testimoniare con dettagli speciali una storia presente nutrita di qualche anno fa e della possibilità che molte cose descritte possano ripetersi o farsi. Sanguetta è un adolescente dei Quartieri Spagnoli e ha in carcere la grande scelta di diventare informatore dei servizi segreti. Chimicone è uno studente di liceo che farà la Barricata Silenziosa per azionare la lotta armata dopo la fine delle occupazioni studentesche ed è follemente innamorato di Betta. L’Americano è un cocainomane digossino in cerca d’una vendetta. Intanto la bella Napoli è di proprietà del camorrista Sarracino. Siamo, occorre preannunciare, in un periodo che inizia dal 1988 e termina nel 2003. L’autore è nato nel ’78 e con cura vuole occuparsi di un paio di decenni più avanti, di anni che saranno pure quasi completamente suoi. Con la Città perfetta Petrella, dopo i bellissimi noir creati con Meridiano zero, mette insieme un mare di documentazione e una fiction che ricorda il cinema, ma specialmente è capace di mescolare un linguaggio corposo e tagliente quanto denso di tante particolarità altre e uniche al magma che sono i cuori umani. Si corre il rischio, è anche vero, di farsi corteggiare da soldi e sangue, da vicende malavitose e scelte politiche le più varie. Dalle grandi svolte, come un pizzico di PCI e alcuni grammi di calcio maradonesco, alle certezze più crude. Una su tutte la fluida gestione delle questioni che alla medesima maniera Stato e camorra tante volte somministrano alle persone ignare. Con questo superbo libro molto si riesce a vivere. Le dinamiche che vengono fuori con suono delle bombe e gli altri colpi sparati sono le relazioni e le macchinazioni celebrali che stanno intorno e dentro a tanti corpi disegnati e persino facilmente da parallelo con la realtà. Però non basta. Infatti il libro ha la lingua scelta perché addirittura a pezzi inventata e il linguaggio originale di Angelo Petrella messa insieme ai ritmi voluti e assegnati dallo scrittore. La critica e il pubblico dovrebbero applaudire all’eccellente penna.

martedì 14 ottobre 2008

La poesia ... a distanza




















In fondo, siamo un paese di santi, poeti e parlatori. Per questo e per tutti, la
rivista letteraria internazionale Storie e la casa editrice Leconte
presentano il primo

CORSO di POESIA a distanza

I metodi e lo stile dei grandi poeti contemporanei per scrivere e migliorare
le proprie poesie.

Lezioni, Interventi, interviste didattiche, poesie inedite di:
Raymond Carver, Tess Gallagher, Ariel Dorfman, Gerald Malanga,
Molly Peacock, James Ragan, Michael Hogan, Dario Bellezza,
Anne Winters, Ayse Lahur Kirtunc, Ira Cohen e Liliana Ursu, fra gli altri.
Dal verso libero alla poesia in prosa, fino all’haiku e alla poesia Slam.

30 lezioni a tema, 2 dispense didattiche, 2 libri-saggio di Gregory Corso e su
Charles Bukowski, 8 tutor a disposizione, 12 esercizi e 6 esercitazioni,
un Forum dedicato agli allievi e in più un Concorso a Premi (Premio Fatti Poetici
2009) riservato agli iscritti.

Diploma in 6 mesi con valore di credito formativo.

Scopo del Corso è quello di stimolare ogni iscritto a scoprire, esercitare
o perfezionare la propria attitudine alla scrittura in versi. Un esauriente compendio
della produzione poetica contemporanea italiana e internazionale che si avvale
di una quantità di nozioni, consigli, esempi, esercizi ed esercitazioni progettate
per incoraggiare la necessità quasi terapeutica di leggere e scrivere poesia.
Un programma studiato per illustrare gli aspetti fondamentali della materia
e che, al tempo stesso, si pone come punto di partenza per l'elaborazione di
uno stile poetico personale.

Le migliori poesie dei corsisti saranno pubblicate su Storie e su due antologie
a tema allegate alla stessa rivista.

Per saperne di più, questo il promo del Corso:
http://www.storie.it/promocorsodipoesia.htm

Per ulteriori informazioni: www.storie.it - 06.6148777

E che la poesia sia con voi.

in foto il poeta Gregory Corso

domenica 12 ottobre 2008

Estratto da Il paese delle spose infelici di Mario Desiati (Mondadori 2008)

Ho avuto parte della mia infanzia e adolescenza sterminata dal disagio, uncini metallici che hanno forato l’anima delle sue espressioni più vive. L’eroina aveva sterminato i nostri fratelli maggiori. I residui di quella generazione giravano abbruttiti tra un centro polivalente e l’altro. Avevano il cervello bruciato, le facce erano scavate con i tratti smussati dalla tossicodipendenza. Venivano chiamati metallari perché come i componenti di quei gruppi hard andavano vestiti di scuro e portavano in faccia un colore esangue (ma non era cipria, era il vuoto dei loro globuli rossi). Tuttavia gli sbagli di quei fratelli maggiori non erano esemplari. Della mia adolescenza ricordo questa costellazione di amicizie, problematiche, tremende, autodistruttive. La mia famiglia bella e perbene non capiva le ragioni per cui annegassi in quei gruppi disadattati. Non capiva perché rifiutavo le piscine, i corsi di inglese in America o in Inghilterra, le scuole salesiane, i miei coetanei di bella famiglia, i pomeriggi con i rotariani e i lions. Non capivano perché ero sempre sulla strada o a Pezza Mammarella a farmi insultare e malmenare da un pallone sbucciato. Non capivano che per me l’Esperia e le sue decine di storie intrecciate erano la mia vita, sin dal primo momento in cui avevo iniziato a viverle.Non capivano perché Daniele, il figlio del grande avvocato che stava percorrendo la strada paterna, fosse per me un nemico mortale e non un luminoso esempio o più semplicemente un amico.

fonte www.vertigine.wordpress.com
diretta da Rossano Astremo

mercoledì 8 ottobre 2008

Scripta

















"Scripta" dei modi dello scrivere e del dire poesia


Rassegna breve di scritture, voci, espressioni che dal 15 ottobre 2008, al 14 gennaio 2009 sarà ospitata dalla Biblioteca Provinciale "N. BERNARDINI" di Lecce





Con: Margherita Macrì, Biagio Lieti, Antonio Natile, Irene Leo, Massimiliano Manieri, Nicola Verderame, Gianni Minerva, Marthia Carrozzo




SCRIPTA è ciò che è scritto, o che, chissà, come dimostreremo, può rendersi tangibile anche nella voce, aprendo a nuove possibilità del dire poesia, non più relegato tra le pagine rilegate, non più costretta in caratteri tipografici, ma libera di svincolarsi per essere nell'inconsistenza dell'ascolto che la riceve.
Nostro filo di raccordo sarà poi, per questa prima edizione, il Corpo:
corpo dello scrivere e del dire, corpo che fa scrivere; attraverso cui veicolare voci, espressioni; corpo con cui afferrare e fermare allora nei versi il sentire di ciascuno. Scritti sul corpo, o per il corpo, versi dei poeti qui proposti, proveranno ad intessere un dialogo forte e attento con l'ascolto, andando a rivitalizzare il vecchio corpo polveroso di questo luogo, il corpo storico che ci accoglierà negli interstizi sottili delle sue memorie, facendolo poi riverberare e pulsare attraverso ciò che parte dalla pagina e dalla pagina si diparte, chiaro input ad una nuova coscienza del dire poetico dei nostri giorni.

Direzione artistica di Marthia Carrozzo

lunedì 29 settembre 2008

Luigi Neglia e Miss Digital World




Quando ero un po’ più giovane, e avevo un futuro da coltivare pensavo a cosa avrei fatto da grande, e questo pensiero generava scenari fantastici. Neil Armstrong aveva da poco messo il piede su un altro pianeta e il futuro letto in centinaia di romanzi di fantascienza prendeva consistenza e si trasformava in realtà. Quel futuro fatto di città tecnologicamente evolute, case avveneristiche, marciapiedi mobili, ed auto volanti, sarebbe stato il mio presente, ed io ne sarei stato uno degli artefici. Il tempo è trascorso e adesso che ho un passato da tramandare, mi guardo attorno ,
e vedo che poco o nulla è cambiato da allora , ci sono ancora le baraccopoli, macchine volanti non se ne vedono, nè i marciapiedi mobili sono mai stati costruiti (che a dire il vero già allora mi sembravano una cazzata!) ed io nel frattempo cosa sono diventato? Un coraggioso astronauta?
Un grande scienziato? Un salvatore dell’umanità?...No…Io alla fine sono diventato un…..
Oste! Non rimpiango di non essere diventato quello che avrei voluto essere perché alla fine ho avuto di più: sono in mezzo ai giovani, insieme a gente felice, allegra, a volte un po’ su di giri, vivo di riflesso le loro vite, le loro aspirazioni, i loro problemi, i loro progetti, e il futuro che si stanno anche loro costruendo giorno per giorno.


La mia vita

Da bambino ero un appassionato di chimica e di letture di fantascienza (anni sessanta). A quattordici anni comprai la mia prima rivista di elettronica e da allora la mia vita è cambiata. Qualche anno dopo (anni settanta) avevo il mio primo computer! Lo avevo assemblato io e utilizzava un processore Z80, aveva un display alfanumerico e una manciata di bit di memoria.
A venti anni mi sono appassionato di fotografia e da quel momento la tecnica si è unita all’arte: quelle erano le basi della computer grafica. Se mi chiedete cosa ho fatto in tutti questi anni (mezzo secolo) la mia risposta è: niente di concreto! Solo test, prove incompiute oppure pile di quadernoni con progetti mai completati, ma tutti iniziati e portati avanti fino al limite delle mie capacità o delle mie finanze e tutto questo non è stato negativo, perché anche se in realtà non sono esperto in alcunché, ho quella conoscenza generale che mi permette di aver comunque una visione completa di ogni cosa. Però ora che ci penso una cosa l’ho fatta:

Banshee

Banshee è una donna virtuale, generata al computer tramite alcuni programmi (modellazione poligonale, animazione, sincronismo labiale ecc.) e con mia grande sorpresa è arrivata alla finalissima di Miss Digital World, (la versione digitale di Miss Mondo). Finalissima composta da 14 modelle selezionate tra tutte le partecipanti provenienti da ogni parte del mondo). Beh! Devo dire alla fine che è un bel risultato per uno che fa l’oste di professione! Questa che segue è una delle tante interviste rilasciate su internet dopo la qualificazione alle finali del concorso:

Cuoco di professione e gestore di uno dei pub più antichi del Salento, Luigi Neglia, è un giovane leccese appassionato di computer grafica. Un’ ottima conoscenza dell’uso dei più svariati programmi di computer grafica. Una conoscenza data tutta dalla passione, che talvolta è il propulsore principale per l’apprendimento, passione che gli ha permesso di creare Banshee, una delle 14 donne virtuali più belle del mondo secondo la giuria del concorso di Miss Digital Word.


Come nasce Banshee?

Banshee l’ho modellata prendendo spunto da alcune foto di mia moglie da giovane, mentre ho voluto darle il carattere di una ragazza dei giorni nostri. Banshee cammina, si muove, parla… La voce di Banshee è quella di mia figlia,17 anni. Volevo in qualche modo realizzare e porre le basi del suo sogno: fare la doppiatrice. Banshee è l'unica tra le partecipanti al concorso ad avere una voce ed un carattere ben preciso.

Parlaci del concorso!

Banshee piacque tanto agli organizzatori che decisero di ammettere l'intero video, anche se era lungo il doppio del limite massimo consentito. Il concorso era strutturato in una prima accettazione e poi in due semifinali ed una finale. Banshee è arrivata in finale ossia tra le quattordici ragazze più
belle del 2006-2007 e questo è quello che conta perché per arrivare in finale doveva essere un buon lavoro: c'erano partecipanti da ogni parte del mondo. Orgoglioso del risultato ma consapevole di non poter sperare che questa passione potesse divenire un lavoro…

Luigi precisa:

Preferisco che la computer grafica rimanga una passione, e quello del cuoco rimanga il mio lavoro.

Lavorare per le grandi case :

La Pixar di Steve jobs, la Walt Disney Pictures di Michael Eisner o la Dreamworks di Spielberg,
è la massima aspirazione di tutti quelli che amano fare computer grafica.
Conosco persone che venderebbero la loro madre pur di vedere apparire il proprio nome nei titoli di coda di film d’animazione come :

Shrek (Dreamworks),

Madagascar (Dreamworks),

Toy story (Pixar)

Alla ricerca di Nemo (Pixar),

ecc. ecc.

e conosco persone che lavorano per queste grandi case, i cui nomi appaiono nei titoli di coda dei più grandi films di animazione dei nostri tempi, che sognano di scappare via.
Quando qualcuno, dopo una vita di sacrifici, arriva a varcare il portone d’ingresso di questi “luoghi sacri, dell’animazione, con un contratto di lavoro nella mano destra, e una valigia piena di sogni nella mano sinistra, è convinto che ha finalmente raggiunto lo scopo della sua vita: lavorerà al fianco di gente come spielberg, e relizzerà films al pari di jurassik park, o Kung Fu Panda porteranno anche la sua firma, magari un po’ più sotto di quella di Spielberg, metterà la sua fantasia e la sua arte al servizio del grande maestro, e magari nel suo più profondo sogno spererà di essere notato e apprezzato dalle persone che contano. Ben presto però capirà che la realtà è molto diversa:

regola n°1

la tua arte e la tua fantasia non interessano a nessuno ,
anzi sono severamente vietate in quanto intralcerebbe il progetto generale ,



regola n°2

eseguire il lavoro che ti è stato assegnato senza fare domande (rallenterebbero i tempi di produzione) nel tempo che ti è stato concesso (pochissimo) e senza conoscere il progetto generale (tanto quello che devi fare e tutto scritto nel tuo foglio di lavoro)



regola n° 3

se vuoi continuare a lavorare per loro, non contestare mai il lavoro che ti è stato assegnato, tu non sei nessuno, e i tuoi superiori sono tali perché superiori a te. Presto ti renderai conto che questi posti sono solo enormi macchine per fare soldi, e ti usano solo perché sai usare alla perfezione quel determinato programma, lo stesso programma che tu usavi quando davi forma alle tue idee, quando passavi intere nottate tentando di riprodurre quel sorriso che ti aveva tanto colpito, o quando vedevi al rallentatore per la duecentesima volta quella espressione di naomi watts che ti aveva letteralmente stregato, e tentavi di riprodurla sulla tua modella digitale per dargli lo stesso patos.
Lì negli “studios” invece il tuo compito si ridurrà probabilmente a creare la testa di un coniglio, uguale al disegno (fatto da qualcun’altro) che ti è stato consegnato, con l’imposizione di riprodurlo nel modo più esatto possibile, poi qualcuno’altro creerà il corpo, qualcun’altro lo ricoprirà di pelo, qualcun altro lo animerà, qualcun’altro creerà l’espressione, qualcun’altro lo illuminerà qualcun’altro gestirà il corpo con l’ambiente, qualcun’altro gestirà gli FX (effetti speciali) qualcun’altro calcolerà la maschera delle trasparenze ecc. ecc. e alla fine quel coniglio si vedrà in lontananza per una frazione di secondo in mezzo alla boscaglia , ma probabilmente nessuno degli spettatori lo noterà . L’arte che si vede in queste grandi produzioni (quando c’è) è lontana dalla tua postazione … tu stai lontano dalla luce, sei nella sala macchine a spalar carbone, mentre in alto molto più in alto, brillano le “mille luci di hollywood”. La mia Banshee che ormai è già vecchiotta (è stata creata quasi due anni fa).

Alcune foto qui : http://www.poseration.org/gallery/browseimages.php?c=38&userid=

In realtà l’animazione è piena di errori grossolani , in quanto il lavoro è stato redatto in fretta e furia, qualche giorno prima della consegna, in quanto ho cambiato tre volte progetto: il primo progetto (molto ambizioso) voleva essere il trailer di un ipotetico film in cui Banshee, nata nei vicoli della città vecchia, era depositaria di un potere tremendo, vedeva quando e come le persone morivano, da qui il nome di Banshee (la fata dei morti). Ma dopo un mese di lavoro ero riuscito solo a creare una delle 4 ambientazioni previste, quindi decisi di dirottare verso una animazione più semplificata e con ambiente unico: ossia la pubblicità di un prodotto per neonati in cui Banshee ne combinava di tutti i colori con una sequenza di disastri a catena (sul genere di Anna Never in Dylan Dog) che culminano con il crollo dell’intero set di ripresa: ma anche qui dopo aver creato il carattere del neonato, con le sue espressioni, la sua personalità i suoi tic ecc. Mi rendo conto che mancava solo una settimana alla consegna, e non c’è l’avrei mai fatta a finire, quindi stop anche qui, e in fretta e furia imbastisco una semplice intervista sul modello della pubblicità del Bacardi Breezer che andava in onda qualche anno fa. Mi rendo conto che l’animazione avrebbe avuto bisogno di almeno altre due settimane per correggere gli evidenti difetti (tremolii, applicazione della fisica nel ballo e nei movimenti del cavallo, espressività illuminazione ecc, ecc, e ancora ecc.) ma il tempo era terminato, avevo a disposizione solo 24 ore di cui venti utilizzate per rendere il finale e quattro per montaggio, creazione di una copia in bassa risoluzione per il web e confezionamento finale. E con mia grande sorpresa ho superato tutte le fasi fino ad arrivare in finale Adesso a distanza di quasi due anni da banche ho diversi progetti che porto avanti. Alcuni di questi sono già pronti per essere iniziati:

Il primo

Titolo provvisorio “Dolly fatta” riguarda una pecora che odia stare nel branco, ed è in continuo conflitto col cane pastore, in una delle sue continue scappatelle finisce in un campo sconosciuto e comincia a brucare la strana “erba “che vi cresce, l’erba in questione è naturalmente marjuana, e da qui comincia la storia con una serie di “gag” da fare invidia ai più blasonati cartoni, il cortometraggio animato, naturalmente è esilarante, passando però attraverso momenti altamente drammatici, come quando viene catturata dai propietari del campo e viene messa in una gabbia per essere macellata, e a momenti di grande altruismo, come quando scappa dal macello mettendo in salvo gli agnellini anche essi imprigionati per essere sgozzati. Naturalmente come ci si aspetta in questi casi, il finale è a sorpresa.


Un’altra storia che è quasi pronta per essere animata riguarda una storia realmente accaduta



L'isoletta della fanciulla è uno scoglio isolato che è situato ad ovest della Torre dei Pali, a circa cento metri dalla spiaggia. La leggenda narra che, durante una delle sue incursioni lungo le coste del Salento, il Corsaro Dragut inviò i suoi uomini a depredare alcune delle masserie ubicate nelle campagne del territorio di Salve. Dopo aver saccheggiato e distrutto tutto ciò che incontravano, i saraceni catturarono anche la figlia di un colono di una masseria con l'intento di portarla in Africa e rivenderla come schiava. Ma la giovane si oppose con ogni mezzo ai corsari, tentando più volte la fuga. La fanciulla venne spietatamente uccisa e gettata in mare dallo stesso Dragut. Qualche giorno più tardi, il corpo della fanciulla fu ritrovato da alcuni pescatori sull'isoletta, ricoperto da un velo di sabbia. Da quel momento lo scoglio venne chiamato l'Isola della Fanciulla. Questa animazione vorrei ricrearla utilizzando una difficile tecnica che mischia riprese fatte con la telecamera (tutto il paesaggio sarà reale) con i personaggi generati al computer e integrati all’interno della ripresa. La storia altamente drammatica (e purtroppo reale) ho immaginato che sia avvenuta nel momento più dolce della vita di una persona ossia il primo innamoramento, in questo momento magico dove tutto sembra bellissimo è il futuro diventa radioso e dolcissimo arriva la morte nel modo più violento e odioso, naturalmente non mancano altre storie in fase di allestimento come anna e maria una storia d ‘amore tra due ragazze ambientata nel profondo sud e ormony una semplice animazione nata da un fatterello che parla di un vecchietto che sbava dietro ad una superfiga…

sabato 27 settembre 2008

Dylan Thomas. Essere un poeta e vivere d’astuzia e di birra (Fidenza, 2008) di Nunzio Festa

Quella che si direbbe una monumentale biografia. Ma che invece d’istallare un monumento ci restituisce la vita d’un grande poeta. Il gallese Dylan Thomas – quello che si scoprirà persino col nome che omaggia il mare - , quel poeta di grazia e disgrazia, di follia (irriverenza, soprattutto) e qualche piccola potente solitudine, è raccontato dal giornalista e romanziere Ferris. L’opera importantissima, appunto, è frutto del lavoro d’un Paul Ferris anch’egli nato a Swansea, città che vide nascere pure il fosforescente astro D. Thomas. La sconvolgente vita di Thomas, che campò sino alla semplice età di 39 anni, è imbottita d’alcol e debiti. Costituita da arte e fama. Contornata di tormenti, e afflizioni. Eppure sempre scandita dal cammino dei versi. La prova che il poeta era in vita, addirittura, era fatta proprio dallo scoppio dei versi. Ferris apre pagine di vita e conduce nelle tante relazioni del poeta. Grazie alla scorrevolezza della biografia, ovviamente, si riesce ad arrivare meglio nel fiato umano. Si sente un lamento. E si vedono le avventure quotidiane d’un uomo bravo e cattivo a giocare con la birra e il denaro. Anche spiacendosene, a volte. Che il poeta vuole la natura e sente la natura, ma si trova perfettamente a suo agio nei salotti accoglienti del lusso. “Nel pieno di una reading – scrive tra le altre cose Serino, in sede di passo introduttivo - davanti ad una platea universitaria, era capace di mettersi a carponi e di emettere suoni animaleschi finché qualcuno non lo accarezzava sulla testa. Allora si acquietava. Come un cane. Oppure iniziava a mordere i presenti o ad aver un comportamento talmente spietato e cinico che faceva scomparire la normalità sbriciolandola. Quando i critici commentavano le sue poesie davanti a lui, invece, si gettava per terra ed iniziava a contorcersi come un indemoniato”. Qui era teatro puro. Allo stesso tempo in quegli spazi temporali era la sua poesia. La moglie non fu propriamente felice della vita con lui, lasciata sola in un pezzettino provincialotto di Galles. Caitlin, fortunatamente per lei, comunque riusciva a non farsi fregare dalla desolazione. Con questa biografia si riesca a scendere e salire in tanti aspetti d’una vita umana e si deve sempre tener presente che si entra nelle stanze d’un poeta a dir poco eccentrico. Siamo nella camera d’un poeta pazzesco. In tanti casi. Dylan Thomas fu menefreghismo spicciolo, occorre aggiungere. La spietatezza che fu era ricambiata da goccioline di spietatezza che la vita reale riusciva ad assicurargli. Il verso è libero, come libero sarà per centinaia d’anni ancora di volteggiare nei tempi.




Dylan Thomas. Essere un poeta e vivere d’astuzia e di birra, di Paul Ferris, a cura di Cecilia Mutti, traduzione di Francesca Pratesi, prefazione di Gian Paolo Serino, appendice con due poesie inedite (Fidenza, 2008), pag. 520, euro 20,00.

mercoledì 24 settembre 2008

Domenico Protino e La Guerra dei trent'anni







DOMENICO PROTINO e “LA GUERRA DEI TRENT’ANNI”

Domenico Protino nasce a Torre Santa Susanna. Sin da giovanissimo si appassiona alla musica e al suo mondo.. Il 2000 per lui è una data fatidica: decide che la musica sarà la sua vita e allora a capofitto comincia, a crearsi ogni possibilità di esibizioni live - in cover band ma anche da solista nelle vesti di cantautore – partecipando a concorsi canori nazionali man mano sempre più prestigiosi fino ad arrivare alla vittoria del rinomato Premio Lunezia Giovani Autori 2007 che riconosce il valore sia musicale che testuale delle canzoni italiane, con il brano dal titolo "W la vita". Il 2008 è l’anno che lo porta su scenari internazionali, e per la precisione oltre oceano: Domenico viene selezionato come unico rappresentante italiano al Festival Internazionale della Canzone di Viña del Mar in Cile (il più importante festival dell’America Latina e unico gemellato con il Festival di Sanremo) vincendo con il brano "La guerra dei trent'anni” aggiudicandosi due “gaviotas de plata” ovvero i premi come migliore autore e migliore interprete. Parliamo di un giovane cantautore, che gestisce diversi codici sonori (orecchiabili, curati in ogni suo aspetto) e diversi impegni sul senso testuale, che ama non limitarsi a essere bardo di se stesso, ma occhio critico attento a quello che succede oggi Il suo primo album “Domenico Protino”, consta di 10 brani. Registrato presso gli studi Panpot di Brindisi e mixato allo Studio S.Anna di Castel Franco Emilia (Modena) e al Creative Mastering di Forlì, suonato interamente, oltre che da Domenico, da musicisti pugliesi, è realizzato sia in lingua italiana che in lingua spagnola per il mercato latino-americano; scaricabile da iTunes e in vendita nei negozi dal 26/9 distribuito da Warner Music Italia Srl.
Il prossimo venerdì 26 settembre, presso la Feltrinelli di Bari (h. 18.30) si svolgerà lo showcase di presentazione, nella sua terra, la Puglia.


la canzone in video di Domenico Protino ha come titolo L'odore dei ricordi

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Tower of god. Vol. 13 di Siu

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